I
libri, come tutte le cose, vanno giudicati secondo criteri diversi ma
che convivono contemporaneamente: un romanzo può essere sì scritto
bene ma avere, allo stesso tempo, una trama banale e raffazzonata.
Per questo recensire e parlare di un'opera non è semplice perché
bisogna fare un bilanciamento tra tantissimi fattori diversi e, a
volte, in forte contrasto. E questo è il caso anche de "La
collina dei conigli" di Richard Adams (1972). Ed è anche il
motivo per cui questa recensione è particolarmente "fredda"
e poco sentita: non mi sento di promuovere l'opera in toto ma nemmeno
di affondarla, quindi immagino che l'ultima parola spetti a voi!
Premesso
che per motivi personali ho impiegato un mesetto a leggermi tutto il
romanzo (comunque di quasi 500 pagine),
provo sensazioni contrastanti nel parlarne. Profondamente noioso a
tratti, è riuscito, nell'ultimo capitolo, a farmi sinceramente
emozionare. Lo stile, mi infastidisce ammetterlo, è fin troppo
spesso semplice e banale ai limiti della noia. Si può adattare molto
bene a una fiaba quale questa non è: non tanto per la trama,
semplice e banalotta, quanto per ambientazione e coerenza che hanno
dello straordinario!
"La
collina dei conigli" parla delle peripezie di un gruppo,
appunto, di conigli nella campagna Inglese in fuga dalla loro
conigliera verso un luogo migliore, desiderosi di fondare una nuova
colonia. Si tratta di animali che vivono in un mondo animale
perfettamente coerente e ben strutturato, per nulla umanizzato.
Nomi, modo di esprimersi e, perfino, la mitologia (!!!)
senza contare etimologia delle parole, religione e costumi sono perfettamente
coerenti e pertinenti per un mondo di conigli e non di conigli-uomo.
La cosa che, anzi, mi ha più sorpreso è stata la ripresa di
caratteri antropologici nella narrazione dei miti che vengono narrati
tra le pagine del romanzo. Simboli, forme e nomi creano un vero
universo conigliesco che respira di vita propria.
La
profondità della narrazione e dei messaggi è molto poca,
soprattutto se prendete come modello di riferimento "La fattoria
degli animali" di Orwell, un libro solo apparentemente simile.
In entrambe le opere vi sono animali parlanti, è vero, ma che
differenza tra una metafora politica sulla Russia rivoluzionaria e
una storiella come tante altre! Vi consiglio "La collina dei
conigli" solo se ancora non avete letto il capolavoro di Orwell:
solo così riuscirete ad apprezzarla pienamente! Molto godibile anche la rappresentazione di una campagna inglese verde,
lussureggiante e viva nella sua quotidianità. Una natura abitata
dall'uomo che passa come figura non solo esclusivamente negativa.
Vero, sopratutto all'inizio non ci fa una gran bella figura ma sul
finale le cose cambiano (vi è anche un cameo dell'autore stesso!).
Un
libro un po' "meh", sicuramente curioso ma non così tanto
da dover essere letto a tutti i costi. Va bene per ragazzi dalle
medie fino ai primi anni di liceo o per qualche lettura estiva molto
poco impegnata sotto l'ombrellone. Se l'avete letto mi piacerebbe,
ovviamente sapere la vostra opinione qui nei commenti o su Facebook.
Altrimenti l'appuntamento è, ora più che mai, per settimana
prossima!
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