Roma.
Inizio anni '90. La vita scorre lenta, come una macchina in coda sul
GRA. I turisti infestano le strette stradine che si snodano per il
centro storico. Un impiegato esce sudato dalla banca, oppresso dalla
calura estiva, e poco più in là un mendicante cerca inutilmente di
vendere qualche braccialetto. Poi scende la sera, sfuma nella
notte e la città cambia. Roma si anima per poi spegnersi lentamente.
Ma non tutti vanno a dormire. I giovani sono per strada, di qualunque
estrazione sociale, e consumano un'esistenza diversa, alternativa.
Un'esistenza violenta.
Nella
periferia di Milano, contemporaneamente, tra i tristi palazzoni grigi
dell'interland, dei bambini giocano sotto il sole afoso di un
pomeriggio d'agosto. Una piccola gang, come a caccia, individua un
elemento debole su cui perpetrare violenze adulte nella torrida indifferenza silenziosa della periferia.
A
Genova, un Natale insolitamente caldo, tra le mura di un appartamento
si consuma una vendetta cotta a lungo, covata con ferma volontà. Una
vendetta di cui la vittima è consapevole. La vittima sa. E forse, sotto sotto, approva i tormenti che
il carnefice le infligge.
Storie
nere, di sesso e violenza, in cui il sangue scorre sporco tra le
righe, pagina dopo pagina. "Gioventù Cannibale" non è una
semplice raccolta di racconti, è il grido di un decadentismo
italiano di fine millennio che vuole farsi spazio dopo anni di
conformismo. Uno strappo, una lacerazione, un movimento brusco nella
letteratura che, se da un lato non rappresenta nulla di nuovo nel
panorama di come funziona l'alternarsi dei movimenti culturali in Europa, dall'altro ha il pregio di tirare uno schiaffo a chi non
vuole riconoscere una realtà in divenire. Dietro a questi racconti
un po' noir, un po' gialli ma sicuramente rosso pomodoro si
nascondono un Ellis, un Palahniuk o, andando sempre più indietro,
l'arroganza baudleriana e scapigliata di giovani disillusi
alcolizzati. I valori "di una volta", quelli in cui
i giovani "che non credono più a niente" schifano,
decadono, sono sostituiti da plastica, scritte al neon e jingle pubblicitari. Portare su carta la realtà, la
quotidianità, il verismo torbido, che fa male, ma che risveglia le
coscienze. I giovani cannibali si sono ribellati a un sistema che cercava di soffocare la bellezza sintetica di un'epoca in divenire.
Sono
passati 20 anni (!!!) dal 1996 ma questa raccolta mi sembra
validissima e attualissima per stile e temi trattati. Un immersione
nel pulp, nel gore, nella violenza gratuita che forse così gratuita
non è. Ho adorato le atmosfere sporche e cittadine, così
quotidiane, volutamente banali. Poi certo, ogni racconto è a sé
stante. Ammaniti incredibilmente audace insieme a Brancaccio in
"Seratina", "Il Mondo dell'Amore" di Nove
nauseabondo per l'eccesso di violenza, Luttazzi che si commenta da
solo. Galiazzo decisamente apprezzabile e poi molti molti altri.
Sono
11€ di edizione Einaudi "Stile Libero" trovabile molto
facilmente in qualunque libreria. Mi piacerebbe sapere se conoscete
questa raccolta di racconti e cosa ne pensate. Quali storie vi hanno
più affascinato? Essendo quest'anno il ventennale della raccolta avremo modo di riparlarne a breve, ve l'assicuro! Intanto vi do appuntamento al nuovo articolo e, per rimanere aggiornati, ricordatevi di venirmi a trovare in pagina!
Nessun commento:
Posta un commento