Salve a
tutti, e benvenuti a un nuovo capitolo! Oggi, dopo i soliti ringraziamenti
(grazie), passiamo subito a questo articolo “extra”: infatti non tratterò di
un’opera nel dettaglio ma della vita di due grandissimi autori, Luciano e
Apuleio, che mi servirà da base per parlare soprattutto del primo nel dettaglio
senza dovervi ripetere tutto ogni volta.
Innanzitutto,
perché dedicare un capitolo a parte proprio per queste due figure? Della loro
vita, in effetti, sappiamo molto poco ma le analogie tra i due sono così
particolari e misteriose che meritano di essere analizzate perché creano un
caso unico ed eccezionale nella storia della letteratura.
Ma iniziamo subito con quello di cui più mi preme
parlare, Luciano di Samosata (120 d.C.-190 d.C. circa). Egli nacque in Siria,
all’estremità orientale dell’impero romano, a pochissimi passi dal regno dei
Parti, o Persiani a dir si voglia, da una famiglia di ceto medio. Molte
informazioni sulla sua infanzia ci vengono fornite dall’ opera autobiografica
“Il Sogno” in cui racconta come, vista la sua predisposizione da bambino a fare piccole statuette di animaletti di
cera a scuola, sia stato introdotto nella bottega dello zio scultore. E questi,
che il giorno che c’era lezione di pedagogia a scuola aveva la febbre, al primo
sbaglio del piccolo Luciano, lo riempì di botte costringendolo a tornare a casa
piangendo dalla mamma. La notte però fece un sogno molto strano: due donne, una
grossa e rude, personificazione della Scultura, e l’altra aggraziata e
delicata, la Letteratura, gli apparvero per cercare di convincerlo a scegliere
una di loro. Ma il giovane Luciano, dopo la brutta giornata passata, non ebbe
dubbi: Letteratura non fece nemmeno in tempo finire il suo discorso che il
ragazzo già si era lanciato tra le sue braccia. L’opera, molto breve e semplice,
presenta qualche tratto interessante che mi ha colpito. Innanzitutto tutti i
nomi dei familiari, del nonno e del padre in questo caso, sono stati
volutamente censurati dall’autore con una serie di asterischi. In un’epoca in
cui il concetto di privacy non era poi così importante la scelta risulta
particolare. Inoltre, se Luciano si fosse vergognato della sua famiglia di
origine, non avrebbe continuato per tutta la vita a vantare le sue origini
culturali siriane (nessuno al tempo gli chiedeva un kebab senza salsa bianca)
e, se fosse stato famoso presso i suoi contemporanei, perché evitare che la sua
fama ricadesse sui suoi parenti? Un’altra particolarità sta proprio nella
scelta dell’argomento. Un’opera autobiografica e elogiativa allo stesso tempo è
tipica solo di figure molto egocentriche (come Cicerone che, tra le righe, e
sono molte, si vanta di aver salvato tutta Roma da solo), non di autori
scherzosi e spiritosi come lui che anzi ridicolizzava questi personaggi
scrivendo feroci testi satirici. Certo, scrisse molte opere strane come l’ ”Elogio
della Mosca”, ma questo perché faceva parte dei neosofisti, una corrente
filosofica che sosteneva che si potesse parlare di qualunque cosa sostenendo,
grazie all’uso illimitato della parola, tutto e il contrario di tutto (ma
diciamo pure che ci tornerò su un’altra volta, se sto a spiegarvi tutto ora non
ce le caviamo più). Per il resto, della sua vita, non sappiamo troppo: si mosse
prevalentemente tra l’Italia, la Grecia e l’attuale Turchia diventando maestro
di retorica e ricoprendo incarichi politici vari. Egli attraversò diversi
periodi di produzione, da quello puramente satirico (il “Dialogo dei Morti”) a
quello filosofico (“I Filosofi all’Asta”), fornendoci diverse biografie di
personaggi celebri del suo tempo con ritratti nitidi, particolareggiati e
spietati (“Alessandro o il Falso Profeta”). Ma di tutte queste opere ho deciso
che ne parlerò a parte: infatti, come avrete capito, Luciano è uno dei miei
autori preferiti di sempre e ci tengo a sviscerarlo bene ma con calma, così da
non confondervi le idee. Quel che mi importa ora è invece palare della sua
attività di romanziere con “La Storia Vera” e “l’Asino”, opera di cui ci
occuperemo oggi mentre l’altra la rimando al prossimo articolo!
Ma ora
passiamo invece ad Apuleio (125 d.C.-170 d.C.)! Egli nacque a Madaura,
nell’attuale Algeria, ma non sappiamo nulla né della sua famiglia di origine né
ci sono pervenute troppe notizie certe sulla sua vita. Sappiamo che, di sicuro,
egli amava viaggiare tantissimo, tant’è che si recò pure in Egitto dove si
convertì al culto di Iside e Osiride (religione di cui ci parla anche Plutarco
in un trattato particolare, “Iside e Osiride” appunto). Tale scelta religiosa
fu talmente determinante da influenzare il suo più grande lavoro, le
“Metamorfosi o Lucio e l’Asino d’Oro”, soprattutto nel finale (di cui non vi
spoilero NULLA DI NULLA, andate a leggervi il romanzo che merita assolutamente!).
Ma, attraverso un suo lavoro autobiografico, “La Magia”, noi sappiamo che fu
accusato da della gente di un paese del nord Africa di essere uno stregone.
Quest’ accusa, ovviamente infondata, era stata fatta da dei parenti di una
vecchia e ricca vedova che il giovane Apuleio era stato accusato di aver
sedotto con dei filtri magici per poi sposarla (ma lui l’amava comunque,
sicuro). In quest’opera, che altro non è che il testo di difesa scritto e
pronunciato da Apuleio, sono presentati tutti gli indizi che avevano portato
gli accusatori a condurlo davanti al giudice e si basavano su fatti che noi
oggi definiremmo normali ma che per quell’epoca erano qualcosa di magico e
misterioso come… lavarsi i denti (cosa sconosciuta ad alcuni ancora oggi) con
del dentifricio (sì, c’era già ai tempi, e veniva importato dall’oriente) e
guardarsi allo specchio (il vetro ai tempi veniva poco usato perché
difficilissimo da realizzare). Non sappiamo poi come andò a finire il processo,
ma è probabile che Apuleio si sia salvato. Ma perché è così interessante questo
testo? Innanzitutto si tratta di una delle pochissime difese in tribunale che
ci è giunta per intero di quel periodo storico oltre ad essere l’unico vero
documento biografico sull’autore in nostro possesso. Come si può evincere dal
testo, Apuleio era molto interessato alle culture diverse dalla sua e assorbiva
usi e costumi particolari che lo rendevano misterioso e sospetto agli occhi
della gente (come un templare o un Maya, dicono le fonti). Per il resto non
sappiamo nulla, nemmeno come si chiamasse veramente! Il nome che ci è stato
tramandato, Lucio, è lo stesso di quello del protagonista della sua opera e la
cosa è alquanto sospetta. Come può essere successo? Vi ricordate forse di quel
patriarca bizantino, Fozio, a cui piaceva scrivere riassunti e di cui vi ho
parlato qualche articolo indietro? No? Malissimo, ma potete rimediare andando tutti
QUI per mettervi in pari! In ogni caso il sant’uomo (nel vero senso della
parola) decise di riassumere anche la
trama di quest’opera, forse attribuendo al suo autore il nome del protagonista,
confondendosi come un ubriaco a un Gay Pride (cose che capitano quando ancora
Wikipedia non esisteva anche se, diciamocelo, prima di scrivere certe cagate
poteva anche buttarci un occhio a quel che faceva o fare almeno un paio di
riletture). Ma, attenzione, il nostro Fozio potrebbe averne fatte anche di peggio! Infatti pure Luciano (forse, ma non si è certi sia lui) ha composto
un’opera molto molto simile, “L’Asino” appunto, di cui il nostro riassuntista
(o riassuntatore, fate voi) parla. Ora, che Luciano sia diventato il Lucio del
libro e questi a sua volta Lucio Apuleio? Molto probabile ma… tutte ste storie
di asini da dove spuntano (ma soprattutto, la mia voglia di parlare di questi
animali, da dove nasce?)? Perché c’è un mega romanzo al riguardo e poi un suo
riassunto con un finale completamente diverso? Da dove sono nate tutte queste
leggende? Non lo sappiamo. Non ci sono arrivati infatti altri romanzi o testi
che accennino ad alcun tipo di trama del genere. Però, senza un modello precedente,
non è possibile che due opere del genere siano nate nello stesso periodo e con
caratteristiche così sfacciatamente uguali! A questo punto diventa una semi
certezza ormai che Apuleio e Luciano (o chiunque abbia scritto quest’opera)
quantomeno si conoscessero o avessero a che fare con un circolo culturale
perlomeno simile.
Quindi, per
riassumere, ci ritroviamo con due autori contemporanei parecchio misteriosi,
entrambi grandissimi viaggiatori e conoscitori di culture molto lontane che
hanno scritto opere molto molto simili (quella di Luciano è veramente un
riassunto di quella di Apuleio, riprende anche gli stessi episodi). Una cosa
del genere è destinata a non ripetersi mai più nella storia della letteratura e
ciò mi fa sospettare che sotto ci sia qualcosa di più di una banale
collaborazione o scambio di idee. Probabilmente è andato perso uno dei più
grandi romanzi mai stati scritti sulla faccia della terra e, che per un
motivo per l’altro, non ci è arrivato.
La stessa opera di Apuleio fu rinvenuta solo nel 1300 da Boccaccio (1313
d.C.-1375 d.C.) che la utilizzò come spunto per il suo “Decamerone” (1351). E
non è nemmeno difficile immaginare perché la trama sia stata così censurata dai
copisti medievali dati i contenuti parecchio spinti (il culmine viene raggiunto
con un episodio di zoofilia in cui l’asino, date le sue doti, è il protagonista
indiscusso tanto per intenderci). Inoltre, all’interno dell’opera di Apuleio, è
incastrata, proprio a metà, rompendo tutta la storia, la famosa favola di Amore
e Psiche che ispirò tantissime opere d’arte successivamente (tipo questa e
questa).
Prima della
conclusione qualche informazione per i consigli sugli acquisti! “La Magia” di
Apuleio io l’ho trovata in un’edizione sconosciuta ma molto accurata della
“Acquarelli”, una collana della Giunti penso introvabile (non c’è su il prezzo
per dirvi), però l’ho vista in giro anche in economica della BUR, per cui penso
venga 10€ o anche meno. Il “Sogno” e l’ “Asino” di Luciano li ho trovati
insieme al “Gallo”, un dialogo filosofico molto divertente, in un unico
libricino (di cui non trovo la copertina) della Oscar Mondadori a soli 9,50€ e, penso, non sia difficile da
trovare. Infine per le “Metamorfosi” di Apuleio andate sul sicuro con una
versione BUR completissima di note a soli 10,60€. Tutte queste opere sono
facili da leggere, interessanti ma soprattutto divertenti e godibilissime
quindi che aspettate a prenderle?
Ed eccoci
arrivati alla fine di questo articolo. So che non è stato magari dei più
brillanti ma mi serve come base per parlarvi tranquillamente di Luciano. Ed è
per questo che ho deciso di considerarlo un extra, qualcosa di piccolo e a
parte, che mi serve da introduzione al prossimo brano in cui parlerò della
“Storia Vera”, una delle mie opere preferite di sempre e su cui mi soffermerò
parecchio. L’unico dispiacere è di aver liquidato così in fretta il povero
Apuleio col suo straordinario romanzo ma, veramente, sono stufo di parlare di
asini, basta! Quindi nulla, se avete trovato un po’ giù di tono questo articolo
non preoccupatevi, col prossimo si ricomincia alla grande! Ovviamente COMMENTATE condividete e mi piacciate! Questo brano lo
dedico agli amici dell’associazione “Anche Fozio Ha un’Anima” che da anni si
batte per salvaguardare la figura del bistrattato santo bizantino che
altrimenti sarebbe bandito da ogni libro di testo.
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