Manu Larcenet |
Non
so se mi è mai capitato di leggere un libro a febbraio e di
considerarlo,
con ogni probabilità, il migliore letto durante
l'anno. Sia chiaro, leggo molto in base all'umore e a quello che
voglio o devo approfondire, non vado mai alla ricerca del volume
"perfetto", quello che per forza ti emoziona in maniera
unica e particolare: eppure, quasi per caso, questa volta è successo.
Mi riferisco, come avrete capito dal titolo, a "Storia di un
Corpo" di Daniel Pennac nella sua versione ampliata e illustrata da Manu Larcenet, edizione che consiglio per via dell'altissima qualità dei disegni che la accompagnano.
Daniel Pennac |
Il
romanzo è scritto sotto forma di diario tenuto da un uomo (che rimane
tutto il tempo anonimo) e inizia nel 1936 fino ad arrivare al 2010.
Il periodo storico attraversato è dei più intensi ma non una parola
viene detta al riguardo: l'attenzione è tutta rivolta alla fisicità
del Corpo (termine che
ripeterò spesso ma è il punto centrale della
recensione, ESIGE di essere ripetuto!) con tutti i suoi acciacchi,
piaceri e dolori. Nessun pudore ferma l'autore: il corpo va accettato
nella sua interezza, senza freni o reticenze. In questo modo si passa
dagli escrementi alla consistenza della vellutata della pelle, dai
brufoli pieni di pus alla gioia del sesso, dalla vita alla morte.
Qualunque evento esterno riguardi il nostro protagonista (scuola,
lavoro, simpatie politiche e sportive) scompare: nella vita ci
dimentichiamo sempre della centralità che assume il nostro
corpo, motore attorno a cui ruota ogni nostra attività e che non può
in alcun modo essere sostituito ma, al massimo, supportato.
Il
corpo come crescita e il corpo come decadimento sono aspetti
fondamentali, due facce della stessa medaglia, che spesso si
dimenticano in base al periodo in cui ci troviamo. Il corpo altrui è
solo accessorio, viene raccontato solo quando viene a contatto col
nostro: non a caso il titolo del libro è "Storia di UN Corpo":
non siamo diversi gli uni dagli altri, quello che proviamo noi lo
provano anche gli altri. E questo solo apparentemente è un concetto
banale: la capacità di immedesimarsi in qualcun altro è un dono,
mai un punto solido di partenza come, invece, dovrebbe essere.
Nel
libro si susseguono nomi di persone che magari non si sono mai viste,
situazioni non spiegate (non si capisce bene dove viva il
protagonista o che lavoro faccia) e giudizi che non si basano un
pensiero che si sviluppa nel tempo. Ma in fondo tutte queste cose
sono estremamente superflue, dei semplici dettagli: ci si immedesima così tanto nel
protagonista che cresciamo con lui, si arriva a non avere una vera
percezione distinta dei nostri corpi, quasi fossero una cosa unica. Compare un nome nuovo? "Ma certo, sarà quel vecchio compagno di collegio di tantissimi anni fa..."
Avete
bisogno di altri suggerimenti per acquistare questo romanzo
immediatamente? Perfetto per i ragazzi che stanno crescendo, per gli
adulti per riconoscersi nel proprio sesso o nelle meraviglie
dell'altro, per i genitori per provare quello che provano i figli,
per i figli per provare quello che hanno vissuto e vivono i genitori.
Il viaggio di una vita è lungo ma se lo si affronta insieme non fa
più paura. Daniel Pennac ha raggiunto le vecchie cime del ciclo della "Famiglia Maloussen" e ci dimostra quanto sia potente la forza della vita.
Le recensioni sono "lampo" non a caso: sono piccoli pareri sulla piacevolezza di un'opera, non sul loro contenuto (per quello vi sono gli articoli). Ovviamente questo non è il primo libro letto quest'anno ma l'ho voluto scegliere come apertura di questa rubrica proprio perché speciale. Come vi pare come formato? Vi piace? Fatemelo sapere qua sotto con un commentino o sulla pagina Facebook che trovate QUA. Noi ci vediamo mercoledì con lo speciale di S. Valentino (anche se in ritardissimo) "120 Sfumature di Sodoma"! Ci vediamo!
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