Ciao
e benvenuti a un nuovo articolo della rubrica "A Bordo di
Libro", la serie che ci accompagna nei viaggi della letteratura.
L'articolo di oggi riguarda il folle viaggio degli Argonauti, un
gruppo di 50 eroi dell'antica Grecia che, capitanati da Giasone,
hanno il compito di riportare in patria il misterioso vello d'oro
situato a est, ai confini del mondo, in Colchide (l'attuale Georgia).
Lì incontrano Medea, l'eroina che stiamo seguendo assieme quest'anno
con due articoli che potete trovare QUI e QUA e con un altro che
necessita di questo per essere introdotto. Infatti oggi non la
vedremo quasi per nulla ma ci concentreremo sul viaggio degli eroi
che, di per sé, merita un articolo a parte: infatti sarà, per i
nostri, ancora più complesso tornare a casa di quanto non fu per
Ulisse, come ci racconta Omero nell' "Odissea". Insomma, un
vero viaggio epico pieno di sfide impossibili, sesso e morte
raccontato dalla penna di un grande poeta quale fu Apollonio Rodio (295 a.C.-215 a.C.),
scrittore del periodo alessandrino! Ma non perdiamo altro tempo e
tuffiamoci in questa frizzante avventura! Se vi perdete ho messo una cartina spoilerosa a fine articolo!
Gli
antefatti ve li ho già spiegati all'inizio del primo articolo su
Medea ma, per non costringervi ad andarveli a leggere di là,
vediamo di recuperarli assieme. Pelia, re di Iolco, ha preso il
potere sottraendolo illegittimamente a suo fratello. Un giorno riceve
una profezia: la prima persona che si sarebbe presentato da lui senza
una scarpa lo avrebbe scalzato dalla sua posizione prendendo il
potere. Ed ecco che, da lì a poco, gli fa visita il figlio di suo
fratello, Giasone, un giovane della campagna che nel tragitto per
arrivare alla reggia aveva perso un sandalo in un fiume! Pelia è
sconvolto, teme di perdere il potere e allora escogita un modo per
mandare fuori dalle palle il giovane: gli intima di dirigersi fino alla selvaggia Colchide a prendere il vello dorato di quel montone
magico che, anni prima, aveva portato in volo Elle e Frisso, due
personaggi mitici figli di Atamante, lontani dal padre che li voleva
sacrificare. L'eroe non viaggerà da solo ma sarà accompagnato dai
50 eroi più famosi di tutta la Grecia tra cui Argo, che costruirà
l'omonima nave, Ercole e i Dioscuri, giusto per dirne alcuni. E da
qui inizia il viaggio vero e proprio.
Non
è facile riassumervi in breve le tappe ma giuro ci provo. L'isola di
Lemno è la prima tappa. Qui le donne avevano, precedentemente,
ucciso tutti gli uomini dell'isola perché si rifiutavano di
accoppiarsi con loro in quanto "puzzavano" per via di una
qualche maledizione divina. Loro, che non ci vedevano più dalla
voglia di... bhe ci siamo capiti, accolsero con GRANDISSIMA gioia il
gruppone dei cinquata bellissimi e muscolosissimi eroi e li
intrattennero... per ben un anno! Ercole, dopo un po', stufo della
situazione, riporterà tutti alla ragione facendoli imbracare di
nuovo. Gli argonauti, dopo essere stati ospiti del re Cizico in Tracia e aver
sconfitto con lui dei giganti a sei braccia figli della Terra,
partiranno nella notte ma, perdendosi, torneranno sulle stesse
spiagge dove, non riconoscendo nessuno nel buio, stermineranno
l'esercito dei loro benefattori, regnante compreso. Resisi conto
dello sbaglio leggermente troppo tardi, riprenderanno la navigazione
verso un'altra isola. Qui il giovane Ila, bellissimo e delicatissimo
scudiero-amante di Eracle, viene rapito da delle ninfe e portato
sott'acqua. Il gigante, pazzo di dolore, non seguirà più il viaggio
con gli Argonauti che si vedranno costretti a risalpare senza il
fortissimo compagno che proseguirà con le sue fatiche. Dopo un incontro di pugilato tra
uno dei Dioscuri e il figlio di Nettuno Amico, sconfitto e ucciso, la
navigazione si avvicina alla volta dell stretto dei Dardanelli dove,
in un fittissimo mare di nebbia, le porte del passaggio si
schiantavano l'una contro l'altra continuamente, affondando ogni nave
di passaggio. L'impresa sembrava impossibile ma, grazie al segno
premonitore di una colomba che, illesa, ce l'aveva fatta, gli
eroi si fanno coraggio e riescono per un pelo a superare l'ostacolo
mortale: in questo frangente, tra le varie cose, la nave parlerà
agli Argonauti ma, dato il tenore degli avvenimenti, mi pare, tutto
sommato, un avvenimento nella norma. Lungo la costa nord della
Turchia bagnata dal mar Nero perdono svariati compagni fino a raggiungere la
temutissima isola di Marte. Qui uno stormo di uccelli di ferro li
attaccherà scagliandoli contro le piume a mo di lance: i nostri eroi
ci metteranno un po' a capire che, per sconfiggere il nemico, sarò
necessario creare un frastuono tale da farli fuggire. Riescono
finalmente ad approdare e a riposarsi. Da lì a poco, lungo la rotta
incontrano quattro naufraghi: sono nobili della Colchide i quali,
grati per il salvataggio, verranno condotti finalmente a destinazione. Da
qui in poi la storia, se avete letto gli articoli su Medea, la
dovreste conoscere ma il ritorno sarà un po'... avventuroso!
Infatti
prendono su Medea e vello d'oro inseguiti (nel caso di Apollonio, o con il suo
appoggio secondo altri) dal fratello di lei. Alla prima sosta la cara
sorellina lo fa a pezzi con l'aiuto di Giasone per distrarre il padre
ma si rendono conto, anche in questo caso un po' troppo tardi, di
aver commesso un peccato sgraditissimo alle divinità. A questo punto
non possono più nemmeno passare, come all'andata, dalle pietre che
si schiantano perché nessuna divinità li vuole proteggere e hanno bisogno di
trovare un'altra via di fuga. Questo sarà possibile solo grazie alla
concezione greca della geografia del mondo che vedeva tutti i fiumi connessi tra loro (e no, non sto scherzando). Quindi tenetevi forte perché saliranno
su dal Reno, da lì si ricongiungeranno con il Po', si faranno la
Lombardia e l'Emilia, sbucheranno nell'Adriatico ma da lì verranno rispediti
indietro e dovranno, rifacendo un pezzo di strada, uscire sul Tirreno dalla Liguria. Dopo poco saranno costretti a fare una sosta dalla maga
Circe, zia di Medea, che con riti antichissimi li purificherà dal
loro peccato. Ripartiti, vicino alle coste del Nord Africa si
areneranno sulle aride spiagge e dovranno, attenzione, portarsi
la nave SULLA SCHIENA per chilometri e chilometri in mezzo al
deserto. Fortuna vuole che dopo 12 giorni di cammino riescano a
trovare un lago in cui bere e lasciare la nave. Loro non lo sanno ma
questa "fortuna" è
dovuta solo al fatto che Eracle non li aveva più
seguiti ed era andato avanti con le sue fatiche, tra cui
quella che avrebbe fatto sorgere la sorgente, futura salvezza
per gli ormai non più 50. Nel mentre altri eroi continuano a morire riescono, in
cambio di un dono, a farsi portare la nave in mare da Tritone, figlio
di Nettuno. Solo a questo punto, finalmente, dopo tanti anni Giasone
riuscirà a tornare a casa col vello d'oro e Medea.Che? Vi siete persi? |
Quel
che accade da qui in poi lo potete scoprire con gli altri articoli.
Mi dispiace che non ci sia tempo per approfondire la figura di
Giasone e di Ercole, meriterebbero uno spazio a sé: magari in
futuro, perché no? Quest'articolo mi serviva soprattutto come base
per il conclusivo sulla "Medea" di Pasolini che racconta,
in parte, anche le vicende degli Argonauti. Per il resto non posso far altro che abbracciarvi, darvi il benvenuto in questo umido settembre e, ricordandovi di passare dalla pagina Facebook, vi do appuntamento alla settimana prossima!
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