"Good
evening ladies and gentlemen" e benvenuti non solo a un nuovo
articolo, ma anche a una nuova, nuovissima rubrica. "Letterarte's Meaning of Life", titolo ispirato al celebre film
dei Monty Python (il mio preferito), si propone il compito
di porMi e porVi delle domande. Domande, queste, non di facile e
unica soluzione ma, anzi, molto Grandi e Importanti. Il "destino"
(chiamiamolo così per ora) ci pone davanti situazioni molto dure da
affrontare, realtà con cui è quasi impossibile convivere senza
diventar folli e agghiaccianti dubbi che non fanno dormire la notte.
Possiamo trovare una risposta univoca a certi quesiti? No, è
impossibile. Possiamo, però, cercare di affrontare il problema sotto
molteplici punti di vista e con un'ottica particolare per cercare di
sedare le nostre paure senza, però, poterle curare.
Mi
sembra chiaro che ci siano due noccioli duri da tener presente per
questo tipo di articoli: discussione e relativismo. Entrambi,
strettamente correlati, vogliono porre l'attenzione sul fatto che le
opinioni qui espresse sono le Mie, seppur ragionate, e non si tratta di risposte universalmente corrette: fatemi sentire le vostre! Ma bando alle
premesse, e iniziamo con la domanda di oggi:
In
Italia siamo 60 milioni e passa di esseri umani. Sulla Terra più di 7 miliardi. La
Terra è uno dei pianeti più piccoli del sistema solare. Il sistema
solare è uno dei miliardi di sistemi che compongono la nostra
galassia. Ci sono centinaia di migliaia di galassie, anche più
grandi della nostra. Ora, la nostra singola vita, quando si ha a che
fare con questa realtà schiacciante e opprimente, ha senso di
esistere? Serve a qualcosa? La nostra vita è inutile? Secondo me NO,
e ora vi spiego perché.
Giusto per intenderci, esistono stelle così grande che, a confronto, il Sole nemmeno si vedrebbe! |
O
meglio, non lo è sotto un punto di vista ma sotto un altro lo è.
Sì, è inutile se confrontata con l'universo infinito e misterioso:
non conosciamo il 99.99999% del suo "funzionamento", non
sappiamo bene da dove viene o da dove veniamo noi stessi, del perché
del miracolo della vita e della nostra coscienza. Siamo come granelli
di polvere che fluttuano nel nulla cosmico, pronti a essere
schiacciati da un momento all'altro. Potremmo essere soli o in
tantissimi, al centro o in estrema periferia, persi in qualcosa che
va oltre la nostra comprensione.
Sì, in relazione a tutto questo la nostra vita è a conti fatti
inutile, che moriamo o viviamo i pianeti continueranno a muoversi per
conto loro, seguendo l'inesorabile moto impostogli dalla Natura.
MA
allo stesso tempo NO, la nostra vita non è mai inutile. L'uomo, si
sa, è un animale sociale e ha continue relazioni coi suoi simili, pur non volendo: anche l'eremita che si ciba di muschi e licheni in
Siberia penserà, volente o nolente, con un linguaggio umano
comunicabile, anche se non ha mai avuto modo di sperimentarlo. La
nostra relazione, virtuale o reale, con un "altro" crea,
automaticamente, un micro-universo formato da persone-pianeti,
ambienti-galassie e circostanze-moti universali. Poco importa se
asteroidi di passaggio o centri di gravità permanente, entreremo tra
i giri di "conoscenze" di un altro individuo anche solo
incrociando il suo sguardo per strada. Nel momento, quindi, che si va
a creare questo micro-universo siamo diventati importantissimi:
pensate se il Sole, stella più che modesta nell'universo, si
spostasse anche solo di poche migliaia di chilometri in una direzione!
L'intero sistema solare, e quindi a sua volta la galassia intera, ne
risentirebbe parecchio. Così pure noi diventiamo importanti anche
per il senzatetto che incroceremo all'angolo della strada. Certo, per
lui non saremo che un asteroide che vola lontano ma, come per magia,
se ogni mattina gli doneremo un euro diverremo dei piccoli pianeti a
suoi occhi. E lo stesso vale, ovviamente, anche al contrario ma non
per forza in modo proporzionale: potrebbe, infatti, non essere un
personaggio così essenziale nella nostra esistenza come lo siamo noi
per lui.
Ogni
azione genera delle conseguenze che saranno, in un modo o nell'altro, recepite dagli altri e produrranno reazioni. Così la nascita di un
bambino o la morte di un uomo sono sempre destinati ad avere la loro
dovuta importanza agli occhi degli altri, in qualunque caso, ma non
a quelli impassibili ed eterni dell'universo. Il nostro tempo di
permanenza su questo piano d'esistenza è breve, brevissimo, ma
possiamo fare veramente tanto per migliorare (o peggiorare, occhio!)
la vita al nostro vicino, basta un piccolo gesto.
A
questo punto lascio la parola a voi. Essendo il primo articolo non ho
voluto essere troppo prolisso ma presentarvi il mio punto di vista in
maniera molto sintetica. Ora mi piacerebbe sentire cos'avete,
invece, da dire voi: siete d'accordo? Sì? No? Perché? Vi ricordo
che potete farlo sia qui sotto (commenti aperti a tutti gente!) sia
sulla pagina Facebook. Mentre riflettete su cosa dirmi, vi do
appuntamento a martedì prossimo con un nuovo articolo!
Non solo sono d'accordo, ma credo che tutto ciò che hai detto sia proprio il messaggio della mia fede religiosa: il Buddhismo .
RispondiEliminaIo sono approdato a questa fede necessariamente, quando ,dopo essere stato un ateo nichilista, ho capito che in realtà l'universo è un organismo impersonale, che segue "automaticamente" determinate regole (dharma)!
Un commento veramente splendido! Pure io traggo (o cerco di trarre) molta ispirazione dal Buddhismo visto come filosofia più che come religione (anche se molti tratti sono affascinanti). Per il prossimo argomento, però, non sarà certamente questa la fonte d'ispirazione...
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