mercoledì 25 maggio 2016
Elogio dei Falsi
Due paroline veloci veloci per dirvi che, sul mio portale Medium, ho pubblicato un nuovo articolo! "Elogio dei Falsi" ero molto indeciso se metterlo di qui o d là e quindi vi rinvio all'altro portale, basta che clicchiate QUA! Buona lettura e... fatemi sapere!
domenica 22 maggio 2016
Piccolo Viaggio nella Storia della Letteratura (5): il 1600
Andando
avanti in questa nostra sommaria storia della letteratura (qua trovate l'ultima puntata) è giunto il momento di lasciarci alle
spalle lo splendore del rinascimento italiano del 1500 e di approdare
al 1600. Di tutti i secoli questo è, secondo il mio gusto, uno dei
meno affascinanti: la controriforma cattolica (1563), risposta al
protestantesimo nato con Lutero (1483-1546), annulla diverse forme di
licenza artistica e il gusto si adatta, sempre più, a quello
esclusivo dei potenti. Questa classe sociale, oramai
abituata ai
fasti del secolo precedente, diventa così tanto forte ed estranea al
vivere comune, come una fortezza in mezzo all'oceano, che inizia
letteralmente ad annoiarsi e, Dio mi sia testimone, non vi è nulla
di così terribile come la noia. Per questo motivo si cercava sempre
il "diverso", il "particolare", il "nuovo"
cercando di stravolgere i canoni e i gusti precedenti. Ed è da
questi antecedenti che attecchisce e cresce il manierismo barocco.
"Manieriso"
è, appunto, tutto ciò che non è canonico: inizialmente si trattava
di piccoli aggiustamenti, dettagli quasi, ma piano piano si arrivò a
una vera rivoluzione nel gusto. Gli esiti più felici si ebbero
nell'ambito delle arti figurative: architettura, pittura e scultura
ricevettero una spinta enorme. Si può decisamente pensare a questo
secolo come diviso inesorabilmente tra lo spirituale della
controriforma e il plastico, il corporeo, delle passioni e della
moda. Questo è visibile da una parte con la "Gerusalemme
Liberata" dell'irreprensibile Torquato Tasso (1544-1595),
ossessionato dall'ombra del cattolicesimo inquisitorio, e dall'altro
con le opere dello spensierato Giambattista Marino (1569-1625),
autore protagonista del secolo.
Avventuriero,
poeta di corte e abile politicante, Giambattista Marino visse in modo
roccambolesco attraversando diverse corti in Europa. Egli incarna
appieno il gusto e la genialità dell'epoca. A proposito dell'amore
per le arti figurative va ricordata la sua "Galleria"
(1620) dove, come se ci si trovasse al museo, racconta e descrive
diverse opere d'arte celebri alla sua epoca e che ebbe modo di
osservare presso i vari ambienti nobiliari che frequentò. Tuttavia
viene ricordato principalmente per la straordinaria poesia
cortigiana
in grado di parlare dei temi più oziosi in modo aulico e
provocatorio allo stesso tempo, da vero manierista: celebre, in tal
senso, il componimento sui pidocchi ("Onde Dorate")! Il suo
capolavoro, vero fulcro del genio Marinesco, fu "l'Adone"
(1623), forse il poema più lungo della storia della letteratura
italiana (sì, più della Commedia Dantesca comprensiva dei 100
canti!), in cui si narrano le vicende d'amore tra, appunto, Adone e
la dea Afrodite. Se avete studiato quest'autore a scuola è
quantomeno possibile che avrete letto il momento della morte
dell'eroe, trafitto dalle zanne di un cinghiale che, innamorato di
lui, se lo voleva far suo (non sto scherzando). Tuttavia celebre è
anche il passo in cui vengono descritti i vari giardini in cui si
ritrovano i due amanti tra cui quello del tatto in cui, ovviamente,
accadono cose. Questo per evidenziarvi le contraddizioni,
sostanzialmente volute, tra il contenuto di certe opere e il
comportamento della classe nobiliare e, di rimando, la chiusura del
cattolicesimo imperante.
Il
mondo del pensiero europeo si tinge, in quegli anni, del nero del
pensiero ispirato dalla fede: Campanella, Bruno, Pascal, Spinoza e
Cartesio sono i filosofi più importanti di quegli anni, tutti
concentrati sul capire quale fosse la natura delle cose e di Dio.
L'unico che cercò, almeno in Italia, di mantenere uno sguardo più
scientifico sul mondo fu Galileo Galilei (1564-1642) che,
istituzionalizzando il così detto "metodo scientifico",
formalizzò e consolidò un procedimento già insito nella natura
dell'uomo (quello della prova e dell'errore per raggiungere una forma
più completa di realizzazione). Sfortunatamente non amo affatto la
sua prosa, in un italiano complesso e poco fluido: per comprendere a
pieno la figura del geniale scienziato consiglio sempre, invece,
"Vita di Galileo" di Bertold Brecht, celebre drammaturgo
tedesco del 1900.
Tuttavia
la storia, come già ho avuto modo di dirvi, è composta di spinte e
controspinte. Quindi, come potrete facilmente intuire, a un periodo
così suntuoso e pesante se ne contrappose presto uno più leggero,
definito e netto. Parlo della scuola dell' "Arcadia",
un'accademia romana in cui la creme de la creme romana si ritrovava
per comporre semplici poesiole a carattere pastorale e bucolico (che
avessero come tema portante la vita di campagna). Una poesia
completamente disimpegnata, volutamente lontana dalla complessità
della vita di corte, eppure, nonostante ciò, molto attenta alla
buona etichetta e alla formalità. A capo di questo movimento vi fu
un giovane prodigio, lo scrittore di melodrammi Pietro Trapassi
(1698-1782), in arte Metastasio. Abituato a essere trattato come il
classico bambino prodigio "nato imparato", in grado di
rallegrare i salotti della meglio nobiltà, divenne molto presto una
celebrità di fama europea, invitato alle migliori corti in
circolazione.
Questo
movimento, apparentemente tanto inutile e di secondo piano, con la
sua semplificazione dello stile e dei temi spalancò le porte al
periodo che vedremo assieme la prossima volta: l'illuminismo del
1700!
Dopo
aver brutalmente saltato il rapporto col popolo arabo (Battaglia di Lepanto 1571) e con le Americhe, il romanzo picaresco spagnolo
culminato col "Quishotte" (1605) di Cervantes (15347-1616)
e il movimento libertino di Montaigne, spero che abbiate trovato
anche solo minimamente curiosa e interessante questa guida, volta a
rinfrescare la memoria di chi certi periodi già li conosce o
incuriosire chi non ne sapeva nulla! Per qualunque approfondimento
sono sempre disponibile qui sotto e in pagina o, altrimenti, ci si
vede al prossimo articolo!
venerdì 13 maggio 2016
L'Uomo e la Violenza: storia di un amore agitato
Ci
sono alcuni aspetti dell'uomo che, per quanto ci si sforzi, non
saranno mai estirpabili fin dalla nascita: fanno parte di noi, sono
insiti nel nostro animo, nella specie umana, inalienabili al livello
biologico. Sono elementi che ci rendono non solo uomini ma anche
creature viventi: impulsi, istinti, reazioni che hanno fatto sì che
la specie si potesse preservare. Siamo uomini e, in quanto tali, se
siamo arrivati fin qua è grazie anche a determinati meccanismi che
oggi, senza analizzarli, possono sembrarci scomodi. Tra questi vi è,
senza dubbio, la violenza, assimilabile a una più generica pulsione
antagonista volta alla sopravvivenza nel senso più grezzo del
termine.
Nel
corso dei secoli si è concretizzata nei modi più vari e disparati:
guerre, esecuzioni pubbliche, combattimenti più o meno legali, dagli
scontri nei colossei alle lotte clandestine tra animali, fino ad
approdare a forme agonistiche meno "dirette" come ad
esempio il calcio che, però, rivelano sempre una controparte
violenta. E non mi riferisco solo agli "innocui" scontri
tra ultrà ma a casi come quello del celebre Serbia-Albania del 2014
in cui, per motivi ideologici, gli schieramenti di due nazioni
diverse hanno dato luogo a una gigantesca rissa: uno sport diventa il
riflesso di uno scontro internazionale tra due stati-etnie. L'uomo ha
bisogno di sangue, scontri e rivalità e l'ha dimostrato anche in
tempi di relativa pace in cui non c'era necessariamente bisogno di
antagonismo. Un esempio tra tutti gli scontri carnevaleschi dell'
Italia dei comuni con le terribili "battagliole"
(combattimenti a suon di legnate e sassate tra due fazioni in pace
al fine di ricostruire un campo di battaglia umile e popolare, i cui
echi sono riscontrabili nel carnevale delle arance di Ivrea, ad
esempio). I casi non si contano e si dislocano nel tempo e nello
spazio con caratteristiche sempre uguali.
Il
senso di fascino e di disgusto, mischiati nella stessa immagine,
vengono parzialmente superati con l'eccitazione per il sangue e la
sottomissione, caratteristiche fondamentali del fenomeno violenza che
prevede, in ogni sua forma, il perdurare di questi caratteri anche in
maniera metaforica. Il calcio, già citato, ha la parte di
sottomissione, ravvisabile nel gesto del gol, della supremazia
numerica, e una parte più violenta che si riversa sulle tribune.
Ma
non solo. Anche un banale show televisivo o quiz fa in modo che si
possa propendere per una fazione o l'altra. L'uomo ha bisogno di
antagonismo, di non perdere questo suo istinto che lo condurrebbe
alla rovina. Posto, dunque, che un carattere antropologico come
quello della violenza-sopravvivenza non si può eludere, resta il
fatto che si possa incanalare in esternazioni pacifiche come quelle
sportivo agonistiche. Il fair play, modernizzazione dello
spirito cavalleresco Occidentale e dell'onore del guerriero
Giapponese, è un ottimo esempio di come si vogliano regolarizzare e
ordinare certe pulsioni dotandole dello strumento più efficace dato
all'uomo per cooperare: un sistema legislativo.
Imposto
dall'alto, instauratosi in seguito ad antichissime consuetudini o
autoprodotto nell'estremo stato di necessità, un sistema normativo,
dotato necessariamente di una sua formalità (o ritualità,
chiamatela come preferite) è di vitale importanza. Nato per regolare tensioni e
situazioni poco piacevoli, viene, in realtà, utilizzato per
sistematizzare meccanismi pacifici che, però, a loro volta, possono nascondere una
rivalità intrinseca. Avete presente quando andate a casa di un amico per cena e portate un
dolce? Ecco, egli di sicuro, la volta dopo, quando verrà da voi,
porterà qualcosa di valore leggermente superiore. Quel dono,
investito di un valore ben determinato e carico di messaggi (pensate,
a proposito, alla differenza tra un alcolico e un ingrediente
particolare), creerà una "sfida all'ultima cortesia"
secondo un intricato sistema di regole che vivono tra il detto e il
non detto. Non posso dilungarmi troppo oltre su questo bellissimo
argomento che mi interessa incredibilmente ma, per chi fosse
interessato, si senta libero di cercare cosa sia il "Pothlac".
La
violenza, carattere indispensabile, può essere meglio mediata
dall'uomo attraverso sistemi che blocchino un eccessivo spreco di
risorse, pur rimanendo un carattere ineliminabile se non in tempi a
dir poco biblici (o meglio evoluzionistici). Per oggi l'articolo
giunge, quindi al termine!
Domani,
sabato 14 maggio, sarò presente al salone internazionale del libro
di Torino: qualora aveste piacere a far due chiacchiere col
sottoscritto, sappiate che mi troverete alle ore 14 di fronte allo
stand della Feltrinelli! Se non ci sarete controllate la pagina Facebook per futuri annunci perché stanno per arrivare le cose
belle, davvero!
Etichette:
antropologia,
evoluzione,
uomo,
violenza
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