venerdì 13 maggio 2016

L'Uomo e la Violenza: storia di un amore agitato

Ci sono alcuni aspetti dell'uomo che, per quanto ci si sforzi, non saranno mai estirpabili fin dalla nascita: fanno parte di noi, sono insiti nel nostro animo, nella specie umana, inalienabili al livello biologico. Sono elementi che ci rendono non solo uomini ma anche creature viventi: impulsi, istinti, reazioni che hanno fatto sì che la specie si potesse preservare. Siamo uomini e, in quanto tali, se siamo arrivati fin qua è grazie anche a determinati meccanismi che oggi, senza analizzarli, possono sembrarci scomodi. Tra questi vi è, senza dubbio, la violenza, assimilabile a una più generica pulsione antagonista volta alla sopravvivenza nel senso più grezzo del termine.



Nel corso dei secoli si è concretizzata nei modi più vari e disparati: guerre, esecuzioni pubbliche, combattimenti più o meno legali, dagli scontri nei colossei alle lotte clandestine tra animali, fino ad approdare a forme agonistiche meno "dirette" come ad esempio il calcio che, però, rivelano sempre una controparte violenta. E non mi riferisco solo agli "innocui" scontri tra ultrà ma a casi come quello del celebre Serbia-Albania del 2014 in cui, per motivi ideologici, gli schieramenti di due nazioni diverse hanno dato luogo a una gigantesca rissa: uno sport diventa il riflesso di uno scontro internazionale tra due stati-etnie. L'uomo ha bisogno di sangue, scontri e rivalità e l'ha dimostrato anche in tempi di relativa pace in cui non c'era necessariamente bisogno di antagonismo. Un esempio tra tutti gli scontri carnevaleschi dell' Italia dei comuni con le terribili "battagliole" (combattimenti a suon di legnate e sassate tra due fazioni in pace al fine di ricostruire un campo di battaglia umile e popolare, i cui echi sono riscontrabili nel carnevale delle arance di Ivrea, ad esempio). I casi non si contano e si dislocano nel tempo e nello spazio con caratteristiche sempre uguali.

Il senso di fascino e di disgusto, mischiati nella stessa immagine, vengono parzialmente superati con l'eccitazione per il sangue e la sottomissione, caratteristiche fondamentali del fenomeno violenza che prevede, in ogni sua forma, il perdurare di questi caratteri anche in maniera metaforica. Il calcio, già citato, ha la parte di sottomissione, ravvisabile nel gesto del gol, della supremazia numerica, e una parte più violenta che si riversa sulle tribune.
Ma non solo. Anche un banale show televisivo o quiz fa in modo che si possa propendere per una fazione o l'altra. L'uomo ha bisogno di antagonismo, di non perdere questo suo istinto che lo condurrebbe alla rovina. Posto, dunque, che un carattere antropologico come quello della violenza-sopravvivenza non si può eludere, resta il fatto che si possa incanalare in esternazioni pacifiche come quelle sportivo agonistiche. Il fair play, modernizzazione dello spirito cavalleresco Occidentale e dell'onore del guerriero Giapponese, è un ottimo esempio di come si vogliano regolarizzare e ordinare certe pulsioni dotandole dello strumento più efficace dato all'uomo per cooperare: un sistema legislativo.

Imposto dall'alto, instauratosi in seguito ad antichissime consuetudini o autoprodotto nell'estremo stato di necessità, un sistema normativo, dotato necessariamente di una sua formalità (o ritualità, chiamatela come preferite) è di vitale importanza. Nato per regolare tensioni e situazioni poco piacevoli, viene, in realtà, utilizzato per sistematizzare meccanismi pacifici che, però, a loro volta, possono nascondere una rivalità intrinseca. Avete presente quando andate a casa di un amico per cena e portate un dolce? Ecco, egli di sicuro, la volta dopo, quando verrà da voi, porterà qualcosa di valore leggermente superiore. Quel dono, investito di un valore ben determinato e carico di messaggi (pensate, a proposito, alla differenza tra un alcolico e un ingrediente particolare), creerà una "sfida all'ultima cortesia" secondo un intricato sistema di regole che vivono tra il detto e il non detto. Non posso dilungarmi troppo oltre su questo bellissimo argomento che mi interessa incredibilmente ma, per chi fosse interessato, si senta libero di cercare cosa sia il "Pothlac".



La violenza, carattere indispensabile, può essere meglio mediata dall'uomo attraverso sistemi che blocchino un eccessivo spreco di risorse, pur rimanendo un carattere ineliminabile se non in tempi a dir poco biblici (o meglio evoluzionistici). Per oggi l'articolo giunge, quindi al termine!


Domani, sabato 14 maggio, sarò presente al salone internazionale del libro di Torino: qualora aveste piacere a far due chiacchiere col sottoscritto, sappiate che mi troverete alle ore 14 di fronte allo stand della Feltrinelli! Se non ci sarete controllate la pagina Facebook per futuri annunci perché stanno per arrivare le cose belle, davvero! 

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