Ci
sono alcuni aspetti dell'uomo che, per quanto ci si sforzi, non
saranno mai estirpabili fin dalla nascita: fanno parte di noi, sono
insiti nel nostro animo, nella specie umana, inalienabili al livello
biologico. Sono elementi che ci rendono non solo uomini ma anche
creature viventi: impulsi, istinti, reazioni che hanno fatto sì che
la specie si potesse preservare. Siamo uomini e, in quanto tali, se
siamo arrivati fin qua è grazie anche a determinati meccanismi che
oggi, senza analizzarli, possono sembrarci scomodi. Tra questi vi è,
senza dubbio, la violenza, assimilabile a una più generica pulsione
antagonista volta alla sopravvivenza nel senso più grezzo del
termine.
Nel
corso dei secoli si è concretizzata nei modi più vari e disparati:
guerre, esecuzioni pubbliche, combattimenti più o meno legali, dagli
scontri nei colossei alle lotte clandestine tra animali, fino ad
approdare a forme agonistiche meno "dirette" come ad
esempio il calcio che, però, rivelano sempre una controparte
violenta. E non mi riferisco solo agli "innocui" scontri
tra ultrà ma a casi come quello del celebre Serbia-Albania del 2014
in cui, per motivi ideologici, gli schieramenti di due nazioni
diverse hanno dato luogo a una gigantesca rissa: uno sport diventa il
riflesso di uno scontro internazionale tra due stati-etnie. L'uomo ha
bisogno di sangue, scontri e rivalità e l'ha dimostrato anche in
tempi di relativa pace in cui non c'era necessariamente bisogno di
antagonismo. Un esempio tra tutti gli scontri carnevaleschi dell'
Italia dei comuni con le terribili "battagliole"
(combattimenti a suon di legnate e sassate tra due fazioni in pace
al fine di ricostruire un campo di battaglia umile e popolare, i cui
echi sono riscontrabili nel carnevale delle arance di Ivrea, ad
esempio). I casi non si contano e si dislocano nel tempo e nello
spazio con caratteristiche sempre uguali.
Il
senso di fascino e di disgusto, mischiati nella stessa immagine,
vengono parzialmente superati con l'eccitazione per il sangue e la
sottomissione, caratteristiche fondamentali del fenomeno violenza che
prevede, in ogni sua forma, il perdurare di questi caratteri anche in
maniera metaforica. Il calcio, già citato, ha la parte di
sottomissione, ravvisabile nel gesto del gol, della supremazia
numerica, e una parte più violenta che si riversa sulle tribune.
Ma
non solo. Anche un banale show televisivo o quiz fa in modo che si
possa propendere per una fazione o l'altra. L'uomo ha bisogno di
antagonismo, di non perdere questo suo istinto che lo condurrebbe
alla rovina. Posto, dunque, che un carattere antropologico come
quello della violenza-sopravvivenza non si può eludere, resta il
fatto che si possa incanalare in esternazioni pacifiche come quelle
sportivo agonistiche. Il fair play, modernizzazione dello
spirito cavalleresco Occidentale e dell'onore del guerriero
Giapponese, è un ottimo esempio di come si vogliano regolarizzare e
ordinare certe pulsioni dotandole dello strumento più efficace dato
all'uomo per cooperare: un sistema legislativo.
Imposto
dall'alto, instauratosi in seguito ad antichissime consuetudini o
autoprodotto nell'estremo stato di necessità, un sistema normativo,
dotato necessariamente di una sua formalità (o ritualità,
chiamatela come preferite) è di vitale importanza. Nato per regolare tensioni e
situazioni poco piacevoli, viene, in realtà, utilizzato per
sistematizzare meccanismi pacifici che, però, a loro volta, possono nascondere una
rivalità intrinseca. Avete presente quando andate a casa di un amico per cena e portate un
dolce? Ecco, egli di sicuro, la volta dopo, quando verrà da voi,
porterà qualcosa di valore leggermente superiore. Quel dono,
investito di un valore ben determinato e carico di messaggi (pensate,
a proposito, alla differenza tra un alcolico e un ingrediente
particolare), creerà una "sfida all'ultima cortesia"
secondo un intricato sistema di regole che vivono tra il detto e il
non detto. Non posso dilungarmi troppo oltre su questo bellissimo
argomento che mi interessa incredibilmente ma, per chi fosse
interessato, si senta libero di cercare cosa sia il "Pothlac".
La
violenza, carattere indispensabile, può essere meglio mediata
dall'uomo attraverso sistemi che blocchino un eccessivo spreco di
risorse, pur rimanendo un carattere ineliminabile se non in tempi a
dir poco biblici (o meglio evoluzionistici). Per oggi l'articolo
giunge, quindi al termine!
Domani,
sabato 14 maggio, sarò presente al salone internazionale del libro
di Torino: qualora aveste piacere a far due chiacchiere col
sottoscritto, sappiate che mi troverete alle ore 14 di fronte allo
stand della Feltrinelli! Se non ci sarete controllate la pagina Facebook per futuri annunci perché stanno per arrivare le cose
belle, davvero!
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