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o filosofo? Genio o folle? Sadico o incompreso? Quel che è certo è
che il marchese De Sade (1740-1814) è una delle figure più discusse
e celebri della storia del pensiero europeo. Manco a dirlo, viene
spesso frainteso e, per questo, vi ho dedicato diversi articoli
(questo il più recente). Figura molto carismatica, fece una vita sì avventurosa ma
non come ce la si aspetterebbe, inseguito dal fantasma delle sue
opere e dalla cattiva fama che ne seguiva. Al divin marchese dobbiamo
il termine "sadismo" dalle mille sfaccettature, pratiche e
morali. Oggi non voglio spezzare ulteriori lance in suo favore, non
più di quanto abbia fatto in precedenza. Mio intento, invece,
spiegarvi in breve il clima culturale che l'ha portato a comporre
quel che compose.
Libertino.
Un termine che nasce nel 1600, quasi a cavallo col secolo precedente,
e che, nella sua sfumatura originaria, non voleva coprire per forza
la sfera della sessualità. Con il termine si identificava, molto più
semplicemente, chi aveva una visione, un punto di vista, differente
rispetto a quello ufficiale cattolico. Una libertà di pensiero che,
concretamente, si affacciava sull'uomo dopo un millennio di
accettazione dogmatica dei canoni imposti dall'alto. Ovviamente chi
stava dall'altra parte, chi teneva le redini del gioco, non era molto
contento della cosa e iniziò, poco alla volta, una vera campagna di
demonizzazione del libertino a più livelli tra cui, appunto, quello
sessuale. Visti come demoni lussuriosi, quasi per osmosi di pensiero,
alcuni di loro iniziarono a sperimentare una relativa libertà di
espressione in ambito erotico che riversarono contro re e chierici sotto
forma di brevi scritti satirici (tanto tempo fa vi parlai di questo). Il
filone della letteratura antimonarchica, Maria Antonietta meretrice
di corte sopra tutte, divenne molto florido. Quindi, ricapitolando: i
libertini sviluppano autonomia di pensiero, i nemici li accusano di
eccessi sessuali e perversioni immonde, loro prendono la palla al balzo e
scrivono di certi temi contro chi voleva screditarli in tal senso.
Ciò, beninteso, non vuol dire che, allora, il libertino fosse un
santo sempre e comunque! Diciamo che l'attendibilità storica, sia da
una parte sia dall'altra, è quasi nulla ed è quindi futile parlarne
sperando di arrivare a conclusioni, almeno in questa sede, troppo
approfondite. Fatto sta che questi autori vanno a rivendicare una
sessualità comune, popolare, che la monarchia aveva tenuto per sé
stessa molto a lungo. Parlano di pratiche molto estreme, coronate da
un linguaggio tecnico che raramente prima era riuscito a emergere: era la liberazione del vocabolario, la liberazione dei corpi."Ma Constitution" |
In
questo clima di scontri sessuali, se così si può dire, va poco alla
volta innestandosi quel clima rivoluzionario che, da lì a poco,
avrebbe sconvolto la Francia e, con lei, l'Europa intera. Ed è qui
che si colloca il barone De Sade, nobile in una situazione economica
non esattamente floridissima e che compone scritti filosofici in cui
inneggia a una morale non classica. Giustifica quelle che, agli occhi
dei più, possono sembrare delle barbarie con uno stile ora pesante
ora tagliente. Una cosa appare fin da subito chiara: esalta, fino al
parossismo, tutti quegli stereotipi che la monarchia attribuiva ai
libertini fino agli estremi più terribili. De Sade adora gli
eccessi, si eccita all'idea, dal gusto squisitamente antropologico,
di varcare ogni confine della decenza, infrangendo al suolò i più
rigidi tabù. Egli vive in un clima di caos e confusione, in cui gli
amici di oggi sono i nemici di domani e gli alleati di dopodomani, in
un'atmosfera elettrica e datura di terrore e incertezza. Adora essere
villipeso dai suoi contemporanei, considerato come un demone, e più
viene nutrito di sterco infamante più cresce nella sua stessa
lussuria, reale, immaginifica o leggendaria che fosse.
Ed
ecco come De Sade ci appare, tutt'un tratto, assolutamente
contestualizzato e a suo agio in un mondo che, oggi, facciamo fatica
a guardare con gli occhi di chi, a quel tempo, ci visse. Ora esaltato
come un genio, ora bistrattato, dopo anni che leggo le sue opere e
cerco di approfondirlo nei limiti del possibile, posso dire che sta a
metà. Uno scrittore certamente mediocre, che riesce a rendere noioso
il sesso (e ragazzi, ce ne vuole!) e che espone le sue teorie in modo
confuso, spesso ridondante e contraddittorio. Tuttavia innegabile il
suo fascino dell'eccesso, incredibilmente pungenti le osservazioni
sulla società e la filosofia di fondo.
Che
forse, se le cose vanno male, forse un po' colpa dell'uomo è!
Premettendo che non ho mai letto né studiato De Sade, mi permetto di esprimere una mia opinione "a caldo". Mi sembra un genio nel suo voler sfruttare quegli stereotipi che gli sono assegnati dai rivali per scriverci sopra qualcosa in cui li esagera. Ma allo stesso tempo nella sua accettazione di questi estremi e stravaganze si conferma essere nient'altro quello che prende in giro, come hai messo anche tu in evidenza. Resta il fatto che io non lo leggerei, consapevole di questo supporto nei confronti di cioé che lui stesso critica.
RispondiEliminaQuesto rapporto è particolare e ti do ragione. Bisogna però capire quanto di quel che ridicolizzava fosse nella realtà. Basta però leggere qualche pagina per capire che tantissime di quelle pratiche semplicemente non possono essere messe in pratica (fidati). In ogni caso, ovviamente, può essere più o meno apprezzato!
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