Ciao
a tutti quanti e benvenuti ad un nuovo articolo! Questa volta niente ringraziamenti (non ho sinceramente voglia e
tanto nemmeno voi) e, quindi, passiamo a introdurre subito il nostro primo autore di questo soleggiato aprile: Poggio Bracciolini (1380 d.C.-1459 d.C.)!
Prima
di vedere che cos'ha fatto nella sua vita quest'uomo dal nome che tradisce il sadismo dei genitori concentriamoci sul gruppo di intellettuali in cui viene di solito catalogato: gli
umanisti. Il XV secolo (il 1400 per intenderci) è un secolo molto
particolare dal punto di vista culturale. Infatti a cambiare non
sono solo le idee e le convinzioni dei vari studiosi ma viene a
modificarsi tutto il modo di vedere la realtà e l'universo con lo
sviluppo di un pensiero più critico e cosciente delle proprie
possibilità intellettuali. In parte questa cosa l'avevo già
spiegata qui nell'articolo sulla magia e, quindi,
per il discorso sulla nuova visione antropocentrica in
contrasto con quella vecchia teocentrica vi rimando lì: se invece
siete così sicuri di ricordarvi e sapere tutto procedete pure con
me! Gli studiosi, quindi, cominciarono a pensare con una testa loro e
non più seguendo solamente quello che diceva la Bibbia o il
Papa e scoprirono un qualcosa di strano che non tutti sapevano di
possedere: la ragione (sì, ce l'avete pure voi, non spaventatevi, basta usarla).
Ora,
bisogna però dire che di questa loro scoperta non conveniva che gli
altri venissero a conoscenza, soprattutto se erano vestiti di nero e
predicavano tutte le domeniche nelle chiese. Infatti, ciò che diceva
agli umanisti il Vangelo (che l'anima è immortale, tanto per dire),
la ragione subito diceva che non era vero (l'anima muore con il corpo
in questo caso come la sintassi con questa frase). E ripeto, dire queste eresia in modo troppo
esplicito non conveniva se non si voleva essere arrostiti come
castagne sul fuoco d'inverno (cosa che invece accadde a Giordano Bruno
qualche tempo più in là). E quindi, che fare? La voce della ragione
d'altra parte era molto forte, difficile non sentirla! E fu così che
i signori umanisti allora escogitarono un bel trucchetto che,
riassunto brevemente, potrebbe suonare come: <<Sì, è vero,
la ragione mi sta dicendo proprio questo, ovvero che l'anima è
mortale, ma sulla Bibbia c'è scritto il contrario e allora do
ascolto a lei... cero che però la ragione... ma fa niente, non
pensiamoci!>>.
Questo atteggiamento che può sembrare (e in una certa misura è)
ipocrita in realtà era l'unico espediente con cui diversi
celebri studiosi, come anche il nostro Poggio Bracciolini, potevano salvarsi dalle fiamme del barbecue.
Sulla condotta morale del nostro autore però in molti si son espressi e, spesso e volentieri, con pareri non proprio positivi: c'è
chi dice che fosse una persona viscida e terribile che, potendo,
avrebbe rinnegato del tutto la fede ma che, nonostante ciò,
continuava a lavorare per il Papa (o, meglio, per uno dei Papi ma non
entriamo nel dettaglio storico) mentre altri, tutto sommato, lo
difendono anche se non completamente.
Certo è che il buon Poggio non fu proprio uno stinco di
santo ma, al contrario, ch'aveva un bel fuoco nelle mutande! Infatti nel 1436, a
56 anni, molla la donna con cui conviveva da tempo ( e da cui aveva
avuto 14 figli, ma questo è un dettaglio) per sposare la giovane e
freschissima diciottenne Vaggia (un nome un programma) e, a parte
questi fatti di vita privata, seppe anche muoversi all'interno della
curia papale presso cui lavorava abbastanza bene e senza farsi troppi scrupoli.
Infatti
egli là lavorava come segretario apostolico (ma non ci interessa
ora) mentre prima, dopo aver lavorato in diverse botteghe come
copista di testi antichi (oltretutto è molto celebre ancora oggi per la
sua calligrafia chiara e lineare dato che già molti testi antichi non li abbiamo, se poi quei pochi li scrivono pure male...) e come ricercatore di antichi
manoscritti: infatti come un rinascimentale Indiana Jones andava in
giro per le biblioteche a spolverare volumoni giganteschi, alcuni dei
quali fondamentali per la cultura del tempo, tentando di tradurli e
copiarli per portarli in salvo (infatti in quegli anni "Poggio
Bracciolini e la Biblioteca Perduta" fu campione di incassi e
ambiva a vincere dei premi anche per il festival di Avignone: peccato
che proprio nello stesso periodo fosse uscito pure il documentario denuncia "Anagni: Storia di una Tragedia" che si portò a casa
tutto). Il nostro autore di oggi abbiamo capito che quindi, più che
per le opere letterarie, è noto come personaggio storico senza il
quale la nostra cultura non avrebbe potuto evolversi come poi ha
fatto grazie al sapere rinascimentale basato sulla riscoperta di
alcuni testi classici che avrebbe acceso un vivace dibattito culturale.
Ed ecco che, quindi, è tempo di introdurre la sua opera di cui vi parlerò oggi: le "Facezie" ("Facetiae")! Queste
non sono che brevi storielle piene di oscenità e volgarità e che
venivano tramandate oralmente dalla parte più bassa del popolo e che furono messe per iscritto dal nostro Poggio in maniera molto particolare:
infatti invece di scrivere in volgare, la lingua del popolo, decise
di comporle in un latino aulico ed erudito, cosa che scandalizzò
tantissimo i suoi contemporanei e i critici letterari anche nei
secoli successivi. Infatti c'era la netta convinzione che opere basse
e poco importanti dovessero essere scritte in volgare, la lingua del popolo, mentre i
trattati e i saggi dei letterati dovessero riprodurre un latino
stilisticamente perfetto simile a quello degli autori dell'antica
Roma: l'influenza di Dante, Boccaccio e poi Petrarca, che per primi
iniziarono a usare la lingua popolare per comporre opere erudite, non
fu sufficiente a far cambiare idea alla maggior parte dei dotti che
nel 1400 faticavano ancora ad utilizzare questo linguaggio, e, effettivamente, non a torto. Ancora non era stata codificata una vera e propria
lingua (ancora nell'Inghilterra del 1500, che ha una tradizione
linguistica più solida della nostra, gli stessi autori non firmavano mai col loro
nome scritto sempre nello stesso modo: Marlowe era Marlow a volte o
Maerlowe e così via) come l'italiano oggi, ma al contrario esistevano tantissimi
dialetti e i precedenti tentativi (Marco Polo, per dire, sembra
scrivere come un bambino di prima elementare) non erano proprio
soddisfacenti. Inoltre Poggio, affrontando argomenti così scabrosi,
"imbrattava" il latino classico che narrava di coraggiosi
eroi e caste fanciulle. Il suo intento era però un altro: dimostrare che il latino poteva essere usato in qualunque contesto ed era talmente perfetto da suonare bene anche se narrava di sesso e di cacca (sì, proprio di cacca).
I
temi di queste facezie (che non ho letto integralmente) sono molto
vari: per lo più sono risposte argute che lasciano spiazzato l'altro
o storie di tradimenti e equivoci ma tutte esclusivamente con
elementi osceni a sfondo sessuale o escatologico (facevano battute
sulla cacca come nei cinepanettoni dei fraelli Vanzina per farla
breve) mentre altre ancora ci presentano quadri tragici di amanti non
corrisposti o poveri contadini che muoiono in miseria (troppa allegria fa male). In ogni caso
si tratta, come già accennato, di storielle di tradizione popolare
che sono state tramandate in forma prevalentemente orale: non
troviamo quasi mai, nella storia della letteratura precedente, esempi
di autori che ce ne hanno tramandate anche se, nell'antica Roma,
esistevano diverse raccolte di queste storielle (chiamate "Fabulae
Milesiae") che però a noi non sono giunte ma, non per questo,
Poggio Bracciolini non poteva possedere qualche codice o testo
manoscritto che ne riportasse (se qualcuno ritrovasse in giro la concordanza dei verbi di questa frase non esiti a farsi avanti, grazie).
Mi
limiterò però, per problemi di tempo e di noia (a fine capitolo vi
spiego il perchè) a riportarvi una sola storiella, come esempio di
quanto detto fin'ora, per poi lasciarvi. Quest'opera è un insieme
disomogeneo di storielle che, alla lunga, potrebbero pure rivelarsi
simili e ripetitive e, inoltre, non vedo perchè riportarvene a
palate: ne bastano veramente una o due, non di più!
63-
Risposta di una Pisana
Sambacaria
di Pisa era una donna pronta a rispondere. Una volta un istrione le si
avvicinò, per prenderla n giro:
-Vi
saluta, disse, il cazzo di un asino -.
Allora
la pisana, prontamente:
-Uè,
disse, sembri proprio uno dei suoi coglioni! -.
E,
detta questa battuta, se ne andò.
E
così eccoci giunti alla fine! <<Ma come, di già?
Perchè è durato così poco l'articolo?>>
potrebbe dire qualcuno di voi e, devo ammettere, a ragion veduta. Il
fatto è che del signor Poggio Bracciolini e della sua opera sto
scrivendo proprio in questi giorni anche per il lavoro che sto
facendo per l'università e, molto semplicemente, su quest'opera
avrei diverse cose da dire ma che, senza nemmeno una minima
infarinatura su che cosa possa essere il diritto popolare e cose
simili, voi fatichereste a capire e non c'è nè lo spazio nè il
tempo ora (e nemmeno la voglia). E quindi, insomma, spero possiate capire, e perdonarmi, se
non eiaculi gioia nello scrivere per l'ennesima volta di
quest'autore. Inoltre non è l'unica brutta notizia che vi do: questo
libro è assolutamente INTROVABILE! Ebbene sì, è forse il mio primo
convinto e volontario prestito da una biblioteca (quella
universitaria per di più) e, anche così, quella a mia disposizione
altro non è se non una raccolta antologica minuscola a cura di
Francesco Capriglione del 1978 per la casa editrice Edital (inutile
dirvi che nemmeno c'è su il prezzo). Quindi che dire se non un "mi
dispiace tanto ma questo libro probabilmente non lo leggerete mai?
Sinceramente
spero che anche questo articolo vi sia piaciuto! Solo ora mi accorgo
di avervene parlato in modo molto generico ma, scusatemi la finezza,
ne ho pieni i coglioni di ste "Facezie" (sì, lo detto, va
bene? Contenti? Eh? NO? NO?)!! In ogni caso volevo dedicare questo
brano alla biblioteca che mi ha fatto compilare mille mila moduli
prima che potessi anche solo sfiorare questo libretto (non troppo
comodo, mi raccomando, il servizio bibliotecario)!
E
la prossima volta? Basta parlare di antichi barbuti noiosi, è tempo
di passare a qualcosa di moderno ma, non per questo, meno
sorprendente! Intanto qua sotto vi lascio anche il link, oltre a
quello dei canali con cui seguirmi, di un piccolo articolo che ho
scritto per un altro blog sulle differenze tra la "Storia Vera"
di Luciano di Samosata (di cui parlo qui) e il manga One Piece! Ci vediamo settimana prossima, nel frattempo se volete commentate o, ancora meglio, godetevi il sole!
Articolo
per il blog "I Don't Know"
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