Ciao
e bentornati ad un nuovo articolo! In questo periodo, come forse già
sapete, sono sempre impegnatissimo e non ho molto tempo per scrivere
e, quindi, oggi l'articolo sarà un po' più breve e concentrato del
solito (anche se dalla settimana prossima si torna a pieno regime,
promesso!). Però datemi un'altra settimana, due massimo, e tutto si
dovrebbe aggiustare! L'argomento di cui tratto oggi non è collegato a
una singolo lavoro di un solo autore ma a più saggi: io citerò,
volta per volta, da dove prendo le informazioni ma l'opera in sé,
più o meno esplicitamente, in realtà parla d'altro quindi se poi
doveste andare a recuperare qualche testo non aspettatevi una
trattazione come la faccio qui a voi! Quest'articolo però non è
come gli altri: si chiama "approfondimento" e non a caso!
Diciamo che è diviso in 2 parti: la prima più "tecnica"
ma non di difficile comprensione in cui spiego qual'è il tema e la
seconda di riflessione e discussione su temi di attualità alla luce
di quanto detto prima. Quindi no, non aspettatevi grandi battute
all'inizio (anche se ovviamente la lettura è scorrevole) ma,
superata qualche riga potrete trovare, appunto, una parte di
discussione che spero vi appassionerà! Il tema nasce da una sorta di
riflessione personale che ha accompagnato lo sviluppo di un numero di
un giornalino, "Punti di Vista", a cui collaboro con altri
ragazzi da un 2 o 3 annetti. La piccolissima rivista (si tratta di un
paio di pagine stampate) è assolutamente gratuita e, se mi
contattate, posso farvela avere anche in formato multimediale. Il
numero è monotematico e il mio editoriale è una sorta di riassunto,
ancora più stringato, della prima parte: se lo volete fate un
fischio!
Il
tema di oggi è la "Cultura". Ci sono parole, nella nostra
lingua, che la maggior parte della gente o sbaglia ad attribuirle
significato (scoprire che "ovvero" significa, in realtà,
"oppure" mi ha sconvolto l'esistenza all'università) o non sa che vogliano
dire del tutto. La difficoltà di esprimere un concetto non è una
cosa da poco e ci sono tantissimi studiosi che si sono inutilmente
spaccati la testa da 3000 anni a questa parte per capire che
cosa facesse della gamba di una sedia una gamba della sedia: quale,
quindi, l'elemento ESSENZIALE (di cui non si può far altrimenti) di
una cosa? Per quanto riguarda la "cultura" ovvio che non stiamo parlando di
un vero "oggetto fisico" ma il termine richiede comunque
che noi ci facciamo un paio di domande. Se volessimo trovare una
definizione molto semplice di "cultura" sarebbe: tutto
ciò che è stato manipolato dall'uomo da un iniziale stato di natura
per poi usarlo a proprio piacimento. Come potrete ben capire il
fulcro sta proprio nell'opposizione "cultura" e "natura"
che formano due mondi distinti, seppur con varie eccezioni, che
virtualmente (nemmeno troppo a dire il vero) si oppongono.
Questa
opposizione uomo/natura era ben nota fin dai tempi antichi a un
livello più o meno conscio così come lo è pure oggi: non tutti voi
magari sapevate di questa differenza esplicitamente ma, dentro di
voi, avevate già chiara la questione (ad esempio sentendo parlare di OGM, energia nucleare e edilizia selvaggia). Nel Medioevo, ad
esempio, come ci racconta il celebre storico Jaques Le Goff
nell'articolo "Il Deserto-Foresta nell'Occidente Medievale" (edito in Italia in "Il Meraviglioso e il Quotidiano
nell'Occidente Medievale" dall'editore Laterza) vi erano due
gruppi opposti ben distinti: la foresta (natura) e la città
(cultura). Da una parte gli eremiti cercavano di vivere come Adamo
cibandosi di quello che trovavano mentre, dall'altra, il cittadino
viveva circondato tutti i giorni da cultura e con questa, per questa
e grazie a questa sopravviveva: l'inizio dei commerci ne è un chiaro
esempio. Il selvaggio non era solo il simbolo di avvicinamento a Dio
ma al divino in genere e, quindi, anche al Diavolo. Così in Dante
tutti i dannati e i demoni hanno attributi bestiali e naturali
sebbene lo stesso Dio sia paragonato al Sole e il Paradiso Terrestre
si tratti comunque di un giardino, non di una città (che si trova
all'Inferno, tanto per intenderci).
Un posto tranquillo dove passare le vacanze con gli amici |
Distinzioni, quindi, sì
chiare ma anche fragili per cui tutto si confonde: capire cos'è
natura e cultura non è per nulla facile molte volte e noi potremmo
essere tratti in inganno. Ma facciamo un paio di esempi. Il gioco:
natura o cultura? "Cultura!"
direte voi e, invece, si tratta di natura. Come ci insegna infatti in
"Homo Ludens" il famosissimo Johan Huizinga (sì, anche se
non lo avete mai sentito sappiate che è famoso) il gioco è un
attività "preculturale" (e dunque naturale) in quanto è
presente anche tra gli animali che la utilizzano come forma di
apprendimento.
Col povero pesce blob però nessuno voleva mai giocare. Povero pesce blob! |
Al contrario, invece, il cibo è completamente
un'attività culturale dall'inizio alla fine: chi di voi si mette nei
campi a masticare spighe di grano dure ancora attaccate al suolo
invece di mangiare del pane? Il nostro cibo, sia per come viene
prodotto sia per come viene scelto e consumato non è MAI naturale
(nè mai lo è stato casomai ve lo steste chiedendo). Ne parla più
diffusamente Massimo Montanari in "Il Cibo come Cultura"
edito da Laterza ma, se non avete voglia di leggerlo, abbiate fiducia
e pazienza perchè ci tengo a trattarlo a parte in un futuro articolo.
E lui? Natura o Cultura? |
Ma
quindi, che cosa non è VERAMENTE natura? Ormai ben poco in quanto, a
parte gli istinti primordiali (ma non tutti) e poco altro non c'è
ormai nulla, nemmeno nelle cose che ci vengono propinate per
pubblicità come tali: non fatevi fottere! Ma poi quanto è
effettivamente giusto ricercare questa natura tentando, idealmente (quanto inutilmente),
di ritornare alle origini dell'uomo? Il concetto del "si stava
meglio quando si stava peggio" è effettivamente attuabile o ne
vale la pena portarlo avanti? Questo tema è stato, ad esempio,
cantato perfettamente dai Talking Heads in "Nothing but
Flowers".
Ma noi stessi possiamo fare a meno della cultura? E
qui una piccola riflessione personale: nella nostra società di
adesso quanti vogliono veramente tornare a uno stato di piena unione
con la natura? Ogni giorno sentiamo parlare di vegani, ecoterroristi
e di associazione che ammazzerebbero il loro vicino di casa pur di
salvare un cagnolino come di movimenti che sempre di più "invadono"
il nostro territorio. Perchè parliamoci chiaro, un conto è avere
dei principi generali da seguire e ci può stare, ce li ho pure io:
non è che con la scusa della cultura brucio le gomme della macchina
per strada o butto borse di plastica direttamente in bocca alle
testuggini. Però, come per tutte le cose, bisognerebbe, a mio
avviso, non esagerare nell'eccessivo fanatismo di chi non vuole o non
riesce a scendere a compromessi. E voi, che ne pensate? Quanto hanno
ragione di esistere i vegani, gli eco terroristi e gli attivisti
della PETA più estremi oggi? Può effettivamente essere ora di
tornare indietro e di cambiare visione della vita? Sbizzarritevi qua
sotto o sulla mia pagina fb e creiamo un bel dibattito! Ora vi lascio con un'altra canzone e ci vediamo settimana prossima!
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