Un
sacco di oggetti che noi utilizziamo tutti i giorni sono stati
inventati tantissimi anni fa: libri, forchette e bottoni sono solo
alcuni di questi ma l'elenco potrebbe essere molto più lungo. Oggi,
però, volevo soffermarmi su un oggetto in particolare per via della sua storia: gli occhiali.
Una
delle prime testimonianze ci arriva da Giordano da Pisa, un religioso, che nel 1305, durante una predica a Santa Maria Novella a Firenze, dice:
"Non
è ancora vent'anni che si trovò l'arte di fare gli occhiali, che
fanno vedere bene, ch'è una delle migliori arti e de le più
necessarie che l'mondo abbia, e è così poco che ssi trovò: arte
novella, che mmai non fu. E disse il lettore: io vidi colui che prima
la trovò e fece e favellaigli"
Da qui si capisce, se la matematica non è un'opinione, che gli
occhiali giravano più o meno dal 1285: ma chi li creò effettivamente? Fu
lo stesso Giordano o un suo amico/compagno? Sappiamo infatti che
fu un altro domenicano dello stesso convento a fabbricare gli occhiali: Alessandro della Spina. Il suo necrologio del 1313, tradotto dal latino, recita:
"Frate Alessandro
della Spina, uomo buono e modesto, era in grado di rifare tutto
quello che vedeva. Egli stesso fabbricò gli occhiali che un altro
aveva ideato per primo, non volendo però comunicare il segreto.
Alessandro, invece, ben lieto e disponibilissimo, insegnò a tutti il
modo di costruire gli occhiali"
E fin qui sembrerebbe tutto
tranquillo: Alessandro vede un altro fare gli occhiali e li fa pure
lui. Però nel 1600 delle aggiunte successive a questo testo da parte di alcuni studiosi ne
modificarono completamente il senso. Tra questi Carlo Roberto Dati
(1619-1676), allievo e discepolo di Galileo, si immagina, in un suo
libro sull'invenzione degli occhiali, che Alessandro
della Spina non
avesse riprodotto degli occhiali che aveva visto ma di cui aveva solo
sentito nominare aggiungendo un "tutto quello che udiva o
vedeva fare" al testo di prima. Questo principalmente per
due motivi: far passare gli occhiali come invenzione pisana al 100% vantandosene (se i comuni toscani si odiano oggi figuratevi allora) e fare un paragone con il maestro Galileo che aveva
inventato il telescopio, già precedentemente prodotto in Olanda,
senza averlo mai visto ma avendone solo sentito parlare. Ma non
cominciamo ad accusare il povero Dati: infatti egli stesso non sapeva
di aver sbagliato! Fu un altro studioso, Francesco Redi, ad avergli
mandato il passo già alterato (cosa che, tra l'altro, era solito
fare anche con altri testi)! C'è però da dire anche che il Dati già sapeva che il testo
non era proprio perfetto, come ci riporta una lettera inviata
precedentemente dal Redi stesso: diciamo che sapeva ma ha fatto finta di non sapere. Ma attenzione, perché la vera
truffa comincia solo ora!
Infatti, nel 1684, Ferdinando
Leopoldo Del Migliore dichiarò di aver scoperto chi fosse il VERO
inventore degli occhiali, quello da cui Alessandro della Spina
avrebbe rubato l'idea preso ispirazione. Egli avrebbe scoperto in un
sepoltuario (raccolta di epitaffi di sarcofagi poi rimossi) l' iscrizione del sepolcro di un certo Salvino degli Armati, sepolto in Santa Maria
Novella a Firenze, che recitava:
+ QUI DIACE SALVINO
D'ARMATO DEGL'ARMATI DI FIR. INVENTOR DEGL'OCCHIALI. DIO GLI PERDONI
LA PECCATA. ANNO D. MCCCXVII (1317)
Tutto molto bello, sì, se non
fosse per il fatto che NESSUNO ad oggi abbia mai visto questo
sepoltuario né, tanto meno, il sepolcro! Anche questa truffa
fu ideata per motivi politici: si voleva infatti dare più risalto a
Firenze,
in modo che torreggiasse sulla Pisa di Alessandro dalla Spina (l'avete capita, vero? eh?).
Ma il nostro Ferdinando Leopoldo commise vari errori sia nella
ricostruzione del testo (che utilizza termini finto antichi come
"inventor" per far sembrare il testo originale quando, invece,
nel 1300 quella parola era ancora sconosciuta) anche per la data di
morte di Salvino: egli infatti visse realmente ma morì nel 1340! La
data proposta (1317) è stata usata solo per farla combaciare con
l'ipotesi del Redi sulla data di invenzione degli occhiali, collocata
tra il 1280 e il 1311. Nonostante questi palesi errori ad un minimo
approfondimento... tutti gli credettero! Fu ricreato il suo busto con
tanto di lapide e fu posto in un chiostro di Santa Maria Maggiore, sempre a Firenze, che poi divenne Scuola Salvino degli Armati; in
seguito fu trasportato in una chiesa e posto su un sarcofago del 1200.
La nostra storia si potrebbe
chiudere qui se non fosse che nel 1925 Isidoro Del Lungo, uno
studioso, pubblicò un articolo in cui ricostruiva interamente la
vicenda che oggi vi ho raccontato smascherando la truffa. A sua volta
Chiara Frugoni in "Medioevo sul Naso" (di cui vi ho parlato QUI) ci riassume la vicenda come ve l'ho raccontata: se volete
andarvi a vedere un approfondimento sapete dove trovarlo! Per
chiudere la storia riporto una testimonianza, tratta dalle sue "Prose", sull'uso degli occhiali
da parte di un uomo che sicuramente avete studiato Tutti: Francesco
Petrarca! Noi ci vediamo venerdì con una recensione!
"Non mi vanto di aver
avuto una gran bellezza, ma in gioventù potevo piacere: di colore
vivo, tra bianco e bruno, occhi vivaci e per lungo tempo di una
grandissima acutezza, che contro ogni aspettativa mi tradì, passati
i sessanta, in modo da costringermi ricorrere con riluttanza
all'aiuto delle lenti."
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