martedì 27 ottobre 2015

Speciale Halloween (2): yokai e manga: tra cultura pop e tradizione.

Ciao e bentornati a un nuovo articolo! Oggi torniamo a parlare di yokai e della loro enorme influenza nella cultura fumettistica giapponese. Se non sapete di cosa sto parlando vi consiglio vivamente di andarvi a leggere il mio ultimo articolo (QUI), giusto per vedere cos'è uno "yokai". Altra piccola premessa prima di iniziare. Ho scelto, oggi, di parlare di yokai e manga solo per un discorso di comodità, non pensate, però, che l'influenza di queste creature si sia limitata solo a questa forma di intrattenimento. Statue, dipinti e incisioni hanno come soggetto gli yokai e si possono osservare quotidianamente in Giappone: qua vi offro solo una finestra su un panorama complesso e intricato, non una visione completa della loro influenza. Per lo stesso motivo non posso parlare di tutti manga e di tutti i riferimenti ma solo di alcuni a me più noti, segnalatemi voi nei commenti quelli che mi son perso!

Il mangaka che più di tutti si è occupato del "fenomeno" yokai è, senza ombra di dubbio, Shigeru Mizuki, una vera pietra miliare della storia del genere. Molto poco conosciuto in Europa, in Giappone ha cresciuto intere generazioni e dalla sua opera più famosa, "Kitaro dei Cimiteri" (Ge Ge Ge no Kitaro, sì, proprio quello della canzone di Caparezza), continuano ad essere tratti film ancora oggi. Il protagonista è un piccolo mostro che vive straordinarie avventure insieme al padre reincarnatosi nel suo occhio
sinistro (non a caso si chiama Daddy Eyeball): incontreranno ogni volta nuovi e sorprendenti yokai, frutto delle decennali ricerche per i vari paesini della campagna da parte dell'autore. Il risultato di queste complicate ricerche è poi esposto dallo stesso Shigeru Mizuki in una bellissima "Enciclopedia dei Mostri Giapponesi" edita in Italia dalla Kappa Edizioni. A Sakaiminato, città natale dell'autore, è stato dedicato un museo al mangaka e ai suoi yokai mentre la via principale è costellata di statuette di bronzo raffiguranti i mostri diventati celebri ormai in tutto il Giappone. Ci sono stato 4 anni fa ed è certamente una tappa che merita se siete interessati all'argomento!

Gli yokai di Shigeru Mizuki hanno formato generazioni di mangaka ma, sinceramente, negli anni passati non ho mai visto una rappresentazione sbalorditiva e stupefacente come quella che si trova in Gantz tra i capitoli 228 e 282, la celebre saga di Osaka. Sfortunatamente i volumetti corrispondenti (22-26) in Italia sono praticamente introvabili ma ora sono in corso di ristampa, quindi tra non troppo potrete gustarvi questa parte! In ogni caso, tanto per riassumere la vicenda, la città Osaka viene invasa da alieni-yokai spietati e incazzatissimi. Da notare come l'autore, Hiroya Oku, abbia rispettato tutti i caratteri tipici delle creature raccolte da Mizuki (il "re degli Yokai" esiste realmente e ha quell'aspetto) ma ne ha proposta una rivisitazione. Se i primi appaiono innocui e cartooneschi, quasi simpatici e giocosi, i secondi, invece, rivelano la loro natura di mostri terribili e sanguinari, brutti nei loro dettagli resi in maniera così vivida e realistica.

"Kamaitachi"
Gli yokai che, invece, più spesso vengono ripresi sono i Tanuki e i Kappa anche se, a dire il vero, il primato spetta a un'altra creatura. Si tratta del Kamaitachi, una donnola in grado di generare un potente vento tagliente. Come potete immaginare, quindi, in ogni shonen c'è almeno uno spadaccino in grado di utilizzare una tecnica simile: da Naruto a One Piece, passando per Bleach e Shaman King, la lista si allunga ai meno conosciuti e commerciali!

Le creature che, però, forse hanno tratto più ispirazione dagli yokai sono di certo i Pokémon. Ora, questi sono più di 500 e di certo non posso mettermi a fare l'analisi di ciascuno punto per punto ma, giusto facendo qualche esempio, ricordo che Sneasel, Golduck, Jynx, Klefki, Shiftri, Snorunt, Froslass e molti altri sono, più o meno esplicitamente, ispirati a degli yokai!

Un'ultima menzione che ho volutamente lasciato alla fine per SPOILER riguarda il manga Toriko, quindi occhio a non rovinarvi la sorpresa e, se preferite, passate oltre. Infatti l'ingordo protagonista insieme alla sua compagnia giunge in un paese, nella zona selvaggia del mondo, popolato interamente da yokai: kappa, tengu e altre strane creature (anche se il Daruma non è un mostro) custodiscono, nel loro territorio, una vera prelibatezza! Interessante come qua si sia tornati su un piano più alla Shigeru Mizuki, giocoso e "user friendly", al contrario del crudo realismo di Gantz, pur dando delle nuove linee agli yokai, diverse da quelle "tipiche" dei vecchi manga tradizionali (alla Doraemon, per intenderci).

In giro trovate decine di fan art di pokémon rappresentati come yokai: sono bellissime!



Pensate forse che abbia finito qui? Ovviamente no! Infatti il 31 uscirà un articolo scritto a quattro mani con il buon Panda de "Il Laboratorio di Vegapunk" sul suo blog dal titolo "Speciale Halloween: Yokai, dal folklore a One Piece" come completamento di questo! Ovviamente vi farò avere il link e vi terrò aggiornati anche sulla pagina Facebook. Per il momento vi saluto, e vi auguro una buona settimana!

martedì 20 ottobre 2015

Speciale Halloween (1): Yokai, i Mostri Giapponesi!



Ogni cultura, anche la più lontana dalla nostra, ha sviluppato, nel corso dei secoli, e continua tutt'ora, a sviluppare un immaginario fantastico. Con "immaginario fantastico" intendo una serie di figure inventate che popolano le menti della gente immersa nella banalità e povertà quotidiana per farle evadere dalla realtà. Queste forme, che possono avere le origini più disparate, hanno due caratteristiche fondamentali: l'eternità e l'assorbimento
Tofu Kozo
inconscio. L' "immaginario fantastico" è in continuo movimento e formazione, creandosi e annullandosi col passare del tempo: si generano costantemente nuove immagini mentre altre si perdono. Un esempio? Il mostro di Frankenstein, da noi sempre associato ad Halloween o, in generale, all'immaginario macabro Europeo viene accostato al lupo mannaro che, invece, nasce già al tempo dei romani. Altre figure, invece, si sono perse più o meno completamente: Barbablù si è trasformato da mostro a fatto di cronaca. L'assorbimento inconscio, invece, si spiega abbastanza da sé e, in parte, ne ho già accennato prima. Il mostro di Frankenstein, sempre. Quanti di voi hanno letto il romanzo di Mary Shelley? Non tutti, ma TUTTI sanno chi sia questa creatura e che aspetto abbia, non c'è bisogno di raccontarlo. Così, per dire, se in giro vediamo il disegno di un personaggio con due viti nelle tempie cogliamo immediatamente la citazione, senza doverla interpretare.

Miage-Nyudo
Questi presupposti, magari un po' noiosetti e apparentemente inutili, sono fondamentali per poter comprendere che cosa sono gli "Yokai". Potremmo tradurli in vari modi e ciascuno sarebbe, a suo modo, solo parzialmente corretto: mostri, demoni, spiriti tutti, però, di origine Giapponese. Il fenomeno, infatti, è importante notare come sia proprio di questa terra profondamente tradizionalista e che fino al 1843 è rimasta chiusa in sé stessa. Questo ha portato a un rafforzamento notevole delle tradizioni locali e a un fortissimo assorbimento nell'immaginario fantastico collettivo. Per questo molti riferimenti nell'arte o nei fumetti possono sembrarci confusi o insignificanti mente per loro sottendono un insieme di significati molto forti.

Come detto, non esiste una traduzione univoca perché possono essere di tantissimi e numerosissimi tipi. I più famosi sono i Tanuki e i Kappa, il primo un procione trasformista, il secondo una sorta di folletto anfibio che vive negli stagni. Ma, in realtà, possono anche essere oggetti dimenticati che si animano (Bakezori), figure demoniache (Kageonna), mostri terribili (Satori) ma anche spiritelli dispettosi (Betobeto San) e creature mistiche (Baku). Al di là di tutti i mostri che si possono incontrare (sono più di 200 e con lunghe descrizioni!) è interessante chiedersi come nascono e perché sono così importanti nella società Giapponese.
Satori
La maggior parte nasce, molto "banalmente", per spiegare fenomeni sconosciuti che, infatti, spesso avvenivano la notte quando non si vede nulla. Così uno yokai nuvoletta che si nasconde nei campi e imprigiona i piedi dei malcapitati che lo calpestano non è che un cumulo di melma particolarmente denso, una distesa di mani che ti accarezza delle canne
Namahage
smosse dal vento e una trave volante che schiaccia le persone un tragico incidente. Come potete intuire da questi esempi la stragrande maggioranza degli yokai popola la campagna, buia e oscura, e ogni avvenimento che non si riesce a spiegare è attribuito a un essere speciale. Questo vale anche per sensazioni spiacevoli come quella di essere seguiti (Betobeto San) o per luoghi poco piacevoli in cui stare al buio come le latrine (soprattutto se non ci sono fogne). Altri spiriti ancora sono la concretizzazione di moniti o atteggiamenti da seguire o meno: il demone dell'accidia che perseguita chi non fa il proprio dovere (stiamo sempre parlando del Giappone, non a caso) e l'orchessa che si nutre dei bambini che, in città, si rivolgono agli sconosciuti sono ottimi esempi. Altri tipi di yokai sono quegli esseri che provengono dal mare: come nel Medioevo in Europa, anche in Giappone vi era molto timore delle creature che abitavano le profondità marine. Curioso il fatto che vi sono, inoltre, creature molto simili tra le due culture: anche loro hanno le sirene e i "monaci di mari", una sorta di tritoni dalla parte superiore simile a un religioso. Infine, categoria quasi a sé stante, quella dei vecchi oggetti dimenticati. Anche questi hanno, per gli orientali, una loro anima che reclama attenzione: potenzialmente TUTTO può essere uno Yokai!

Hashi Hime



Per oggi mi sembra di aver messo molta carne al fuoco ma non temete che martedì prossimo tornerò sull'argomento parlando dei riferimenti a questi Yokai nei manga. Ne parlo nel prossimo articolo, ma già vi anticipo, se volete, dove trovare tutto quello che vi serve su questi mostriciattoli. La Kappa Edizioni ha pubblicato "L'Enciclopedia dei Mostri" di Shigeru Mizuki, un grandissimo mangaka (autore di manga) che è anche la più grande fonte per quest'articolo. In questo bel volumetto troverete raccolti gli yokai in ordine alfabetico con bellissime illustrazioni (quelle di quest'articolo) e lunghe descrizioni! Altrimenti, per conoscerli tutti assieme, da qui fino al 31 ogni giorno a mezzanotte pubblicherò sulla pagina Facebook uno yokai con tanto di descrizione: venite a trovarmi oppure ci si vede martedì prossimo!


martedì 13 ottobre 2015

L'Anima della Riscoperta (3): l' "Anti-Justine" di Restif de la Bretonne


Di solito libri che compro non sono scelti a caso: ho, quantomeno, una vaga idea dell'argomento o dell'autore. Raramente, quindi, mi capita di rimanere talmente scioccato in negativo da un titolo da non riuscire a finirlo. Ho cercato per molto tempo "L'Anti Justine" (1798) di Restif de la Bretonne e, quando lo trovai alla Feltrinelli di Genova, ero fuori di me dalla gioia. Ma la sensazione durò poco, molto poco. Non sono riuscito né a finirlo né a riprenderlo in mano a due anni di distanza e non ne ho la benché minima intenzione al momento. Per rendervi partecipi del mio disagio andiamo a vedere insieme la trama!

La trama non esiste. L'anonimo protagonista dall'incredibile sfilza di nomi imbarazzanti si limiterà a riempire ogni concavità gli si pari davanti fin dalla tenerissima età. Fine. Parenti, animali, nobili, prostitute, paggi o oggetti: nulla può dirsi al sicuro! Non esiste una sottotrama di alcun tipo, neppure abbozzata, il che collabora a rendere il tutto estremamente patetico e ridicolo. I titoli dei vari capitoli, poi, sono un programma! Passiamo da Il
Bambino che Già Rizza” a La Madre Fottuta” passando per Il Più Delizioso Degli Incesti” e uno dei più divertenti: Consigli di un Padre Mentre Sta Chiavando la Figlia”. Non aiutano la comprensione dell'opera anche i nomi dei personaggi che diventano, man mano che si sposano, sempre più lunghi e complessi, cambiando quasi di capitolo in capitolo. Per stessa ammissione del traduttore, tra l'altro, ci vien detto che non solo i nomi sono ininfluenti in un’opera del genere, ma che lo stesso Restif sbaglia in più punti i vari rapporti di parentela!

Quello che mi ha fatto decisamente sorridere sono tutte le esagerazioni sessuali tipiche dei più ingenui e inesperti pornografi che pensano che "più è, meglio è". Oltre ai classici giganteschi peni mortali, al liquido seminale usato come colazione prima di andare dal promesso sposo e le prestazioni fisiche degne di un treno a vapore, quello che più mi ha sconvolto è la TOTALE incoerenza delle azioni. Non sono esseri umani, ma nemmeno animali, è un continuo susseguirsi di atteggiamenti assolutamente irreali, di molto al di là della barriera della plausibilità!

La differenza principale tra Restif e De Sade è che mentre il primo scrive quest' obbrobrio per stupire,per far vedere che anche lui non è da meno del suo rivale e che non servono tanti giochi per divertirsi o cose complicate, il secondo ha dato piena concretizzazione al pensiero filosofico del libertinismo portandolo agli estremi, creando una para-filosofia del peccato e aprendo di fronte all'uomo il baratro del Male. La differenza tra un pornografo e un filosofo.
Tirando le somme: un’opera nata dall’ invidia per il capolavoro del rivale e destinata a morire ignorata dai più che, invece, ammirano il capolavoro Sadiano. Bisogna aggiungere altro? L’edizione italiana è, in ogni caso, ottima e molto ben curata della ES da €21,00. Manco a dirlo, vi sconsiglio vivamente l’acquisto ma, se siete curiosi, perché no?
L'originale articolo di 6 pagine è stato tagliato a 2 eliminando volgarità inutili e imbarazzanti ma non pensiate che abbia tagliato dei contenuti, anzi! Sfortunatamente il libro è solo questo, un imbarazzante ammasso di volgarità! Le prossime volte ci sposteremo in estremo oriente e faremo un piccolo viaggio attraverso la cultura giapponese per approdare tutti insieme al 31! Per scoprire di che si tratta venitemi a trovare sulla pagina Facebook! Grazie a tutti per l'attenzione, ci vediao martedì prossimo!

martedì 6 ottobre 2015

La Storia dell'Elefante che Sconvolse l'Europa.

Gli animali passano sempre in secondo piano quando si analizza la storia e la società. Invece, a dispetto di quanto si possa credere, sono stati Fondamentali in moltissimi ambiti: medicina, diritto, scienze, letteratura e arte. E di tutti gli animali quelli più affascinanti, soprattutto per i Medievali che avevano, spesso, una limitata capacità di movimento a causa di situazioni politiche poco propense agli spostamenti, sono di certo le creature che provengono dall'estremo oriente, terra mitica in cui i vari viaggiatori testimoniavano di aver incontrato dei veri e propri prodigi. Basti pensare a quello che ci racconta Marco Polo: formiche giganti, uomini con la testa di
cane o acefali col viso sul petto e galline lanose grandi come cammelli! Di fronte queste descrizioni la fantasia dell'artista Medievale esplodeva e esigeva assolutamente di rappresentare l'animale in una bellissima e raffinatissima miniatura per decorare il manoscritto che stava copiando. Ma come fare? Le descrizioni non sono ricche di dettagli, lasciano troppo spazio alla fantasia e spesso si rischia di incappare in grossolani errori come nel caso del camaleonte, spesso scambiato per un grosso mammifero! Ma ecco che, ogni tanto, animali misteriosi riuscivano ad approdare sul continente Europeo e a essere studiati e osservati. Quella che vi racconterò oggi è la travagliata storia dell'elefante Abul-Abbas e della sua vita avventurosa!


Tutto inizia nella notte di Natale dell'800, quando Carlo Magno viene incoronato imperatore del Sacro Romano Impero da Papa Leone III nella basilica di S. Pietro. Dopo questa sfarzosa investitura il califfo di Baghdad Harun al-Rashid volle farsi amico il neo imperatore per marciare con lui contro Bisanzio. A tal proposito gli inviò numerosissimi e preziosissimi doni provenienti dall'estremo oriente tra cui animali esotici e bizzarri quasi mai visti in occidente. Però tra tutte le schiere di scimmie, cammelli e leopardi a noi interessano, in particolare, due bellissimi elefanti africani, il
fiore all'occhiello di tutto il serraglio! Sfortunatamente uno di questi annegò poco dopo essere partito da Alessandria d'Egitto ma, per fortuna, il più bello e grosso dei due si salvò e sbarcò felicemente a Pisa nell'801: si trattava proprio del nostro Abul-Abbas! Da lì venne portato su fino a Pavia dove Carlo Magno l'aspettava con gioia. Però il felice incontro durò molto poco: l'imperatore se ne tornò subito ad Aquisgrana mentre l'elefante venne portato in Liguria, imbarcato per la Marsilia e da lì risalì per tutta la Francia attraverso la valle del Rodano, la Saona e la Lorena fino a ricongiungersi col suo proprietario, dopo un'ultima sosta a Metz, solo nell'803. Lì divenne, da quel giorno, una vera e propria star: la gente veniva da ogni dove per poter vedere questo prodigio orientale che, tuttavia, durò pochi anni. Ci sono due versioni discordanti circa la sua morte: lo si vuole o morto durante una spedizione militare contro i Sassoni nell'810 o annegato nel Reno e il cadavere trascinato via dalla corrente. Forse, però, ci rimane un "piccolo" ricordo di Abul-Abbas: la tradizione vuole, infatti, che da una sua zanna venne realizzato un olifante per Carlo Magno, come quello che nella "Canzone di Orlando" l'eroe suona durante la battaglia di Roncisvalle! Quale sia, se ci sia effettivamente arrivato o se sia stato realizzato rimane, ancora oggi, un mistero...


Elefante slogato nella Città Proibita di Pechino
In ogni caso questa vicenda dell'elefante ebbe un'importanza grandissima proprio per gli artisti che lo poterono studiare e rappresentare in maniera un po' più veritiera, anche se di certo non era questo l'intento del miniaturista Medievale. Inoltre quest'animale è Fondamentale nel sistema simbolico delineato dei bestiari e rappresenta, fin dagli antichi Greci, uno dei migliori animali che si possano trovare in Natura! Il problema della rappresentazione dell'elefante, senza entrare troppo nel dettaglio, ha riguardato curiosamente paesi anche molto distanti come Cina e Giappone: sarebbe curioso uno studio comparatistico in questo senso, non trovate? 
Elefante Giapponese  a Nikko, Giappone

In futuro avremo modo di analizzare l'importanza anche di altri animali ma, per oggi, mi limito solo a questo. L'articolo è stato breve ma mi ha fatto un piacere incredibile realizzarlo, forse proprio per la sua leggerezza. In ogni caso l'appuntamento che vi do è per mercoledì e giovedì rispettivamente a Pavia alla libreria il Delfino e a Vigevano alla Feltrinelli per la presentazione/dialogo, in collaborazione con Arcigay Coming-Aut Pavia, del libro "Tutta un'Altra Storia: storia dell'omosessualità dall'antichità al secondo dopoguerra" con l'autore Giovanni Dall'Orto (di cui vi parlai QUI). Si tratta per me di un evento molto importante e vi aspetto numerosi se no... appuntamento a martedì prossimo con un nuovo articolo!