Andando a guardare la storia dell'uomo notiamo che, fin
dall'antichità, è stato accompagnato da varie figure animali. Se,
certamente, il cane ebbe un ruolo primario in attività come caccia e
pastorizia, tuttavia non fu certamente il nostro solo aiutante.
Impossibile, in unico articolo, andare a parlare di ciascuno, per
quanto fondamentale trasmettere il messaggio che, se siamo qui oggi,
non lo dobbiamo solo a noi stessi. Per questa volta, quindi, ci
accontenteremo dell'asino anche se qui troverete qualcosa pure sul
maiale e la sua storia.
La
cultura popolare, opposta a quella più ufficiale, non ha né origine
né fine: è sempre esistita e sempre ci accompagnerà. Temi come
fertilità, vita e morte, con conseguente rinascita, vengono portati
alla luce tramite una serie di immagini apparentemente molto semplici
ma che nascondono messaggi molto profondi. Per comprendere bene quel
di cui stiamo parlando, immedesimiamoci un attimo con l’uomo
preistorico: non sa nulla, può solo intuire, non ha conoscenze
scientifiche di alcun tipo. Tutto funziona per similitudini: il
ventre, che accoglie il seme dell'uomo, è accomunato al suolo che,
oltre a generare anch'esso nuova vita col seme delle piante, accoglie
pure i morti. Entrambi i luoghi, inoltre, si trovano "in basso"
rispetto alla nostra percezione: ecco che l'Inferno si trova dunque
di sotto, luogo negativo, in contrasto col cielo, "in alto", dove sta la testa e, di conseguenza, il Paradiso. Può sembrare
un ragionamento un pochino contorto, ma si tratta, alla fine, di un
gioco di associazioni continuo, funzionale a comprendere il ruolo
dell'asino.
L'animale
è una sintesi perfetta di questa mentalità.
Genitali
vigorosi simbolo di fertilità, l'ambivalenza di un ventre che
accoglie cibo e genera rifiuto, scarto e dunque morte, ovvero gli
escrementi. Questi, a loro volta, serviranno a dar nuova vita nella
terra, tramite la concimazione dei campi.
Una vera manna dal cielo per l’uomo
che, piano piano, andava progredendo nelle tecniche agricole.
L’animale,
inoltre,
è un infaticabile lavoratore, basta riempirlo di botte: un
celebre proverbio Medievale recita
Cos’hanno
in comune l’asino, l’albero di noce e il contadino? Bisogna
picchiarli perché diano qualche frutto!
Il
gioco di rimandi visto fin'ora si concretizza in svariate occasioni
e epoche. Ad
esempio, nel Medioevo,
il tamburo, fatto con la pelle d’asino conciata e tirata, veniva
suonato ai matrimoni con la mazza, simbolo fallico, come rito di
fertilità e,
allo stesso modo,
il tamburello, dal suono così allegro, era simbolo dell’amante
cornificatore.
Nell’antica
Grecia Dioniso era il dio dell’ebbrezza, del vino e
dell’incontrollabilità delle passioni: le menadi, sue
sacerdotesse, si dedicavano a culti orgiastici, detti "misteri",
in
suo onore e,
durante
questi,
come pazze,
perdevano completamente il controllo di sé. Tra
i personaggi che accompagnavano il corteo della divinutà veniva
rappresentato, spesso, il satiro Sileno:
vecchio,
grasso e effeminato,
vestito
di giallo come le donne, simbolo del passato che si rinnova in
futuro, cavalcava,
non a caso, un asino che ne sottolineava il valore.
L'animale,
poi, è protagonista di due importanti romanzi della classicità
greco-romana:
“L’Asino d’Oro” di Luciano di Samosata e “Le Metamorfosi”
di Apuleio. Le due opere hanno un rapporto molto particolare tra di
loro: infatti lo scritto del
primo
ha lo stesso contenuto riassunto del
secondo,
ma in lingua greca. Lucio,
il protagonista, si trasforma appunto in asino e, nel tentativo di
tornare alla forma originaria,
ne passa di cotte e di crude. La
bestia
non è un semplice componente della trama
ma diventa
elemento comico che gode di vita propria, carico di tutti i
significati visti e che di certo i due autori avevano in
mente.
L’animale
come essere buffo, sgraziato e poco sveglio emerge anche in altre
occasioni. Pare,
ad esempio, che uno dei fondatori della scuola stoica, vedendolo
mangiare dei fichi e bere vino, sia letteralmente morto dal ridere!
Tra
gli uomini colti del Medioevo
correva,
invece,
la
celebre storiella dell’asino di Buridano. Questa povera bestia,
posta tra due mangiatoie piene, non sapendo a quale attingere per
prima, morì di fame corrosa dal dubbio.
L'asino era così importante che, nel
Medioevo,
si
celebravano,
nei periodi di festa,
le
“messe dell’asino”: il
vescovo o il prete, durante la liturgia,
sostituivano le
parole col verso dell’animale!
L’asino
è un animale che, nella nostra società, viene spesso sottostimato
perché non riusciamo a coglierne l’importanza che aveva un tempo.
Racchiudeva le speranze delle persone che sopravvivevano grazie al
suo lavoro, ed era così fondamentale per loro da incarnare
significati complessi e arcaici, tramandati per secoli e secoli! Spero che l'articolo vi sia piaciuto e vi do appuntamento sul blog tra due settimane (salto un articolo causa esami) e dopodomani sulla pagina Facebook per il primo concorso del Letterarteblog: venite a trovarmi per scoprire come vincere un bellissimo libro!
Articolo stupendo. Non solo per la semplicità descrittiva, ma per le conoscenze presenti.
RispondiEliminaLeggendolo mi è tornato in mente un'altra presenza letteraria del caro animale: Pinocchio!
Anche lì aveva un ruolo apparentemente denigratorio, in realtà secondo me Collodi voleva sottolinearne l'unicità, perchè solo un asino ha la forza di fare ciò che fa un asino.
Esattamente, Collodi non avrebbe preso un asino se quest'animale non fosse stato un simbolo, portatore di determinati messaggi, all'interno di una società in grado di leggerli. Questo sottolinea l'importanza dell'animale, pari a pochi altri!
EliminaE grazie mille per i complimenti!