martedì 1 marzo 2016

I Briganti, l'Onor e la Cina io canto: "In Riva all'Acqua", tra avventura ed eroismo (pt.1)

Piazze, monumenti e cattedrali, in Italia e per l'Europa, sono testimoni immortali di grandi eroi, gesta straordinarie e avvenimenti storici di assoluta importanza. Ma tutto ciò fa riferimento solo alla cultura occidentale quando, in realtà, a centinaia di migliaia di chilometri di distanza, altre popolazioni subivano uno sviluppo analogo. Oggi non parliamo di lussuose corti arabe, non di cavalieri della steppa Kazaka né di intrepidi samurai Giapponesi. È, finalmente, giunto il momento di parlare di "In Riva all'Acqua", uno dei quattro classici della letteratura cinese.

La cosa più particolare è sicuramente che "In Riva all'Acqua" non è un romanzo. Non uno solo almeno. Potremmo dire che vi sono due sezioni distinte: una prima parte del XVII secolo che fa da introduzione, quasi, alla seconda composta da un insieme indefinito e infinito di canzoni, ballate e storie raccontate a lume di candela dal popolo da tempi molto remoti. Oggi, in questo primo articolo, ci concentreremo sulla struttura dell'opera mentre, la prossima volta, avremo modo di occuparci dei grandi temi trattati.

Ling Zhen "Tuono Spaccatutto"
"In Riva all'Acqua", nella versione di Jin Shengtan, narra come si è andata a formare quella banda di briganti che popola le leggende folcloristiche locali. Cerca di dare un senso compiuto, dunque, a delle vicende episodiche e autoconclusive. Per questo viene considerata, di solito, la parte migliore del complesso dell'opera: elegante e raffinata, intesse una trama complicatissima e intrecciata con arguzia. Sostanzialmente il romanzo racconta di come si siano conosciuti e uniti in una grande alleanza 108 briganti, a loro volta incarnazione dei 108 demoni (36 celesti + 72 terrestri) che rappresentano le stelle della costellazione delle Pleiadi. Dopo 930 pagine si riuniscono tutti in un forte sul monte Liang circondato da acque paludose e da lì combattono le truppe imperiali che cercano, inutilmente, di sottometterli. La provenienza dei protagonisti è varia ma, come filo conduttore approssimativo per tutti, si può dire che il motivo principale per cui si sono uniti sotto un'unica bandiera è l'avversione per la corruzione della corte imperiale e la sete di giustizia, quella vera e giusta, che non riescono a trovare per vie legali. Una sorta di Robin Hood dagli occhi a mandorla, si potrebbe dire, che non ruba per dare ai poveri ma per avere più giustizia per chi si è comportato sempre rettamente. Come andrà a finire? Ne potremo parlare la prossima volta...

Oggi mi piacerebbe approfondire un po' quali sono i caratteri essenziali di quest'opera. Perché, appunto, come già detto ha una struttura episodica, quindi composta di avventure a sé stanti quasi fini a sé stesse, dal momento che comunque includono di norma l'ingresso di nuovi briganti nelle vicende. Inoltre è particolare notare la regia a volo d'uccello e chi ha visto "Birdman" sa di cosa parlo: si segue un brigante per un po', poi questo
Shi Jin "Drago Blu"
incontrerà un altro personaggio, inizieremo a seguire lui, poi incontrerà un altro protagonista ancora che diverrà il centro delle nuove avventure e così via. Grazie a questa
tecnica la narrazione, agile e veloce, diventa anche molto intrigata, considerando che si può incontrare la stessa persona anche a distanza di centinaia di pagine e decine di capitoli ma in un altro luogo. Questo il motivo per cui si considera l'opera di Jin Shengtang molto raffinata e complessa, con un'abilità di scrittura superlativa! Riesce a dar senso logico-temporale-spaziale a vicende evidentemente narrate a voce da generazioni. Sembra, quasi, vi sia stata anche una sua ricerca dietro: se alcuni briganti sono molto caratterizzati psicologicamente, altri in realtà sembrano per finire nella banda quasi per caso: che l'autore non sia riuscito a reperire racconti convincenti sulle loro origini? Un altro carattere significativo che deriva da quest'origine popolare della vicenda sta nella fine di ogni capitolo che si concluderà sempre con un cliffhanger, un colpo di scena, la sospensione al limite di una situazione.

Lin Chong "Testa di Leopardo"
Questa struttura, gli appellativi fantasiosi dei briganti e la natura stessa del romanzo possono farci paragonare l' "Odissea" a "In Riva all'Acqua". Tuttavia mi preme sottolineare la differenza pregnante tra i due capolavori: il primo è frutto di una raccolta successiva non attribuibile a un autore solo, cosa che non avviene con Jin Shentang. Cambia il modo di operare e l'intento delle due opere: una tendenza raccoglitrice e ragionata da entrambe le parti, con elementi di distacco tra le due opere. Quel che è certa è l'importanza di questo romanzo per la cultura letteraria cinese e, di rimando, Giapponese. Tuttavia questo testo ha avuto una fama, almeno all'estero, assai minore rispetto a "Viaggio in Occidente", per quanto, se non ha influenzato un mostro sacro come Dragon Ball, è stata, comunque, punto di riferimento per "Saint Seya: i Cavalieri dello Zodiaco".

E con questo per oggi è tutto! Non appena leggerò la seconda parte avrete il seguito di quest'articolo, con analisi di temi e contenuti. Mi dispiace, infatti, essermi limitato questa volta con le cose da dire ma trattandosi di un lavoro enorme (e non solo come numero di pagine) preferisco affrontarlo poco alla volta ma bene! Per il resto vi do appuntamento o alla live di domani sera (QUI potete vedere di che si tratta) o al prossimo articolo martedì prossima con... Apollinaire!



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