Quando
si legge un romanzo, racconto o poesia la prima cosa da fare, per
poterlo comprendere pienamente, è contestualizzarlo nel suo
periodo inquadrando l'autore. Per fare ciò è fondamentale conoscerlo e saper
comprendere e interpretare il suo carattere con i tratti caratteristici, senza lasciarci traviare dalla nostra mentalità di oggi. Quel che
voglio fare qua, nello specifico, è tracciare una breve guida alla
comprensione di H. P. Lovecraft, un autore molto particolare e che
offre in modo emblematico il fianco a questo lavoro! Discuterò prevalentemente dei suoi punti critici, quelli che possono far vacillare la sua figura, di certo non ho intenzione di stilare un quadro completo (almeno oggi) delle influenze che ha ricevuto al livello di letture e clima culturale.
Autore
di un'infinità di racconti di genere horror, Lovecraft è
decisamente un personaggio bizzarro che ha vissuto esperienze di vita
molto particolari e che hanno influenzato le sue opere in maniera
significativa. Come magari saprete, quel che si dice spesso di lui è
che fosse razzista, cresciuto con qualche problema in una famiglia di
gente morta in manicomio. Ebbene, tutte queste tre affermazioni sono VERE ma vanno contestualizzate, appunto, nel periodo in cui è
vissuto (1890-1937).
Lovecraft
nasce e trascorre buona parte della vita nella cittadina di
Providence, a Rhode Island, nel New England. Si tratta di una zona
fortemente legata alle sue origini, alla storia dei primi
colonizzatori e a quegli aspetti più "classici" e tradizionali della
cultura americana. Una zona, quindi, profondamente chiusa in sé
stessa, almeno nel periodo in cui ha vissuto Lovecraft, e che di
conseguenza non vedeva di buon occhio ciò che era diverso. Da qui,
appunto, parte del razzismo di Lovecraft, giustificato anche in
relazione alla forte segregazione razziale in atto in quegli anni e
che durerà almeno fino agli anni '60 in tutti gli Stati Uniti. E già solo questo basterebbe
a caratterizzare Lovecraft come un giustificato razzista ma vi è di
più!
I genitori erano gente un po' particolare. Il padre morì quando il giovane
Philip aveva appena 8 anni di sifilide, dopo aver sofferto per diverso
tempo in preda alla psicosi che lo faceva delirare (le turbe dei protagonisti dei racconti trovano, dunque, un modello reale). Da quel momento,
cresciuto un po' con la zia e un po' con la madre, fu più che
accudito e, soprattutto quest'ultima, iniziò a sviluppare una forte
ossessione per il figlio che, invece, voleva anche distaccarsi da
questa figura così oppressiva e pesante. Nutriva un forte senso
patriottico e voleva arruolarsi per l'esercito ma il
genitore glielo
impedì con molta forza: in età decisamente più matura non gli
permetteva di uscire di casa se non sotto giuramento che non si
sarebbe unito alle forze armate! E così il giovane Lovecraft trascorse
un'infanzia e adolescenza in un clima di super-protezione che non
lo lasciava respirare e che, se da un lato gli permise di sviluppare
una fantasia enorme, dall'altro lo rese insicuro nei rapporti con
l'esterno. Per questo, quando ebbe modo di soggiornare nella caotica
New York, si trovò malissimo e decisamente a disagio. Anche il
matrimonio fu molto breve e venne condizionato proprio da questo suo
carattere. Questa diffidenza per il non conosciuto e per il mondo
esterno sono parti integranti per comprendere, appunto, il suo
razzismo ma anche, come già detto, la sua capacità creativa così forte legata a un forte senso d'attaccamento alle sue origini.
Tuttavia,
come accennato, questo vivere con sé stesso ha generato una fantasia
e una volontà d'evasione che hanno avuto importantissime
ripercussioni sulla sua produzione. Questo lo si vede bene, ad
esempio, con i primi racconti, quelli della giovinezza,
caratterizzati da mondi fantastici e evasioni dal quotidiano molto più
forti rispetto a quelli successivi che sì, ovviamente introducono il tema del
soprannaturale, ma ambientandolo comunque nella normalità
dell'esistenza. Lovecraft, in primis Poe, senza esser stato costretto per molto tempo a casa a leggere determinate opere non sarebbe mai diventato
l'autore che noi oggi amiamo e conosciamo!
Quindi,
dove voglio andare a parare per concludere? Lovecraft non è stata
una personalità facile, tutt'altro, qua ho solo accennato alla sua figura, ma è stato, come tutti, figlio
del suo tempo, nel bene e nel male. Che voi lo amiate o odiate a
nulla serve negare o enfatizzare i suoi pregi o difetti: tutti sono
caratterizzanti la persona e l'hanno reso un autore unico. Potremmo poi metterci a discutere sull'effettivo valore delle sue opere,
delle loro origini e influenze e di quel che hanno rappresentato ma
non è questa la sede.
Spero
che l'articolo vi sia piaciuto e che possa un minimo guidarvi nella
lettura e approfondimento dell'autore! Noi ci vediamo con un prossimo
articolo e, nel frattempo, rimanete aggiornati in pagina per nuovi
sviluppi!
Ho iniziato a leggere Lovecraft qualche mese fa in lingua inglese, intrigato moltissimo dalla lore di Bloodborne e dal fatto che tutto girasse intorno all'idea di sogno, concetto che io ho sempre voluto cercare di capire. Ho dovuto molto rallentare la lettura a causa di diversi impegni (ho letto ancora "solo" dei racconti ma non il vero suo capolavoro, il ciclo di Chtulu) ma quello che ho capito é che sono delle storie molto poco banali per essere dei racconti scritti per venire pubblicate in riviste. Sono dei racconti che sembrano presupporre una paura irrazionale davvero insita nell'autore. E l'atmosfera mi fa pensare che forse potrebbero prendere effettivamente spunto da immagini oniriche approfondite e romanzate. Il suo é un horror "alternativo"nel senso che potrebbe realmente esistere in quanto coinvolge dimensioni alternative collegate alla nostra realtà, che nessuno può dire che esistano o meno con certezza. É a questo punto ovvio dire secondo me che questo suo horror sia molto più di un racconto ma credo che venga da reali problemi psichici dell'autore e persino da problemi infantili come la situazione del padre che tu hai notato. Sono quindi d'accordo con te nel sottolineare quanto il background biografico di Lovecraft sia davvero importante. Concludo a questo punto con una domanda: Se hai letto Lovecraft, credi che leggere Adesso il Ciclo di Chtulu senza aver letto alcuni suoi racconti mi faccia perdere qualcosa (sto infatti seguendo l'ordine in cui sono disposti nel mio libro e, avvicinandomi all'esame di maturità, vorrei inserirlo nella mia tesina ma temo di non avere il tempo di portare a termine la lettura dell'intero libro essendo non pochi i suoi racconti)?
RispondiEliminaChe libro è? I racconti di Chtulu sono racconti come tutti gli altri e la critica non è nemmeno d'accordo su quali ne facciano parte o meno! Quindi sul discorso che dici tu del "mi perdo qualcosa" ti dico di sì e no allo stesso tempo. Il discorso è molto intricato e Chtulu, ti posso assicurare, non è che una figura minore nel panorama di divinità Lovecraftiane. Penso, tuttavia, che i suoi racconti fossero adatti alla rivista almeno nella loro composizione iniziale: solo con una certa maturità, terminato il periodo a NY, inizia a produrre opere di qualità più che mediocre (sempre secondo me e in alcune situazioni). Questa è un'estrema sintesi che non può far altro che rimandarti all'edizione Mondadori che segue tutti i racconti in ordine cronologico: è un lavorone, leggo Lovecraft da tanto e mi manca l'ultimo periodo, ma ne vale la pena!
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