E
quindi, rieccomi qua dopo essere stato latitante per un mesetto circa!
I miei impegni li sapete, ve li ho detti qui, ma è anche vero che vi
avevo promesso un nuovo articolo per sabato scorso! Perchè non è
uscito finendo per essere spostato a oggi? Bhè, diciamo che fino
all'altro giorno ero più o meno in questa situazione che imprecavo
contro tutti i santi dell'olimpo Pastafariano perchè LibreOffice, il
mio magnifico programma di scrittura, mi scombinava tutto il numero delle
pagine nella mia relazione per l'università mandando a puttane un
po' del mio lavoro di mesi (per fortuna recuperato tutto). Comunque,
a parte questo, eccomi qua sano e salvo pronto a ricominciare (non con troppo slancio, mi raccomando)! Questo
stramaledetto lavoro ve lo metto sul sito appena posso (e capisco
come fare) come vi avevo già detto tempo addietro che avrei fatto.
Inoltre indovinate un po'? questa è l'ultima settimana di lezione
all'università (urla di gaudio e giubilio evidentemente finte dato il periodo che mi aspetta)!! E questo che vuol
dire? Che sarò più regolare nello scrivere articoli e, a parte un
paio di settimane quest'estate, ogni sabato avrete il vostro
articolo! Contenti? No? Vi capisco!
Ma
veniamo al tema di questa settimana! Musica e letteratura, due arti
che spesso hanno avuto a che fare l'una con l'altra fin dall'origine
di qualunque forma di cultura scritta (e non). Ora, dato che parlare
dell'importanza della musica non si può fare in un articolo o due
(ci vorrebbe tipo un'enciclopedia divisa in voluminosi volumi
volumetrici) per stavolta diciamo che vi disegnerò (e pregate che
non lo faccia nel senso letterale del termine, lo dico per voi, anche se ne sarei capace) un
quadro generale di come la musica abbia accompagnato fin dagli
antichi tutta la letteratura per giungere fino ai giorni nostri dove
vi lascerò con un piccolo libro che vi consiglio ma, senza perderci
in chiacchere, iniziamo sul serio!
La
letteratura nasce, all'origine dei tempi, in poesia e non in prosa.
Questa cosa, che può apparire strana a molti (a me all'inizio
sembrava incomprensibile data la mia incapacità di comporre rime
anche solo lontanamente decenti), in realtà è comprensibile se
si pensa a come fossero le prime forme di cultura letteraria: orali e
non scritte. Agli inizi (e si sta parlando anche prima dei Greci e
quindi, andando all'indietro senza nemmeno troppo esagerare, almeno a 700 anni prima che nascesse Gesù) nessuno scriveva nulla di
letterario, al massimo si contava quanti buoi c'erano nella stalla con
dei segni, nulla di più. Però qualcuno, presso i sovrani o tra il
popolo, sapeva suonare qualche strumento rudimentale (stiamo parlando di strumenti con una corda sola che, penso, anche uno scimpanzè saprebbe suonare col sedere) e cominciò,
piano piano, ad accompagnare alla "musica" delle parole. E, dato che all'inizio alla gente non gliene fregava del verso che facevano le volpi (ogni riferimento è puramente casuale), iniziarono a narrare le gesta di eroi grandiosi del passato e di dei arrapatissimi tramandandosi il testo di generazione in generazione a
memoria. Effettivamente imparare qualcosa ritmandolo cantando e suonando
è più semplice e aiuta molto di più a ricordarsi le cose. Fu così
che nacquero, nella Grecia del 600 a.C. circa, delle figure chiamate
aedi che andavano di corte in corte a cantare di antiche battaglie e
scontri mitici. Tra questi vi era anche un vecchio ceco di nome
Omero, personaggio praticamente mitico e probabilmente inventato, che
si dice abbia cantato per primo tutta l' Iliade e l'Odissea, solo
successivamente messe per iscritto. Ora, non entriamo nel merito se il
signor Omero sia o non sia esistito, se i due poemi li abbia
effettivamente composti lui e sul loro valore, facciamo che ne parlo
a parte un'altra volta, che è meglio (come sempre, del resto). Comunque, sta di fatto che
fecero un vero scalpore all'epoca e la gente cominciò a studiare sempre di più gli strumenti musicali e i testi da cantare. Non starò
qui a dilungarmi con una serie infinita di nomi casuali a mo di
elenco del telefono perchè sia io che voi, penso, troviate tutto molto
pallosissimo (o almeno io l'ho trovato così al liceo, non mi sono mai piaciuti gli elenchi del telefono. e faccio giurisprudenza, per intenderci.). Vi basti sapere che mentre c'è gente che aggiunge
corde alle arpe, fa buchi ai flauti e comincia a cantare dei propri
cazzi (come sempre, in Grecia, in ogni senso: vi basti leggere qui) e
non più di grandi eroi c'è qualcuno che inizia a intuire che dietro
alla musica vi possa essere un ordine, un'armonia quasi matematica che può
regolare non solo le leggi della metrica ma anche dell'universo intero. Infatti si racconta che una volta qualcuno (non mi ricordo se fosse una persona specifica ma non importa), vedendo il grande (non nel senso di grasso) filosofo Pitagora (che comunque era mezzo pazzo, quindi se lo trovate
strano non siete i soli) che, seduto da solo a occhi sembrava essere
rilassatissimo, gli chiese che stesse facendo ed egli rispose che
stava ascoltando la musica celeste dei pianeti che si muovevano (sì,
era completamente pazzo, ve l'ho detto!). Però, poi, in seguito (non sono riuscito a trovare altri avverbi da metterci in mezzo se no avrei continuato), anche persone del
calibro di Platone la introdussero tra le "manie", ovvero
quelle arti provenienti dagli dei. Il discorso rimane più o meno
invariato anche per l'epoca dei romani ma occorre fare delle
precisazioni: noi della musica degli antichi non sappiamo nulla di nulla.
Cioè, sappiamo più o meno come fossero gli strumenti, nemmeno
troppo bene, ma di certo non sappiamo suonarli come loro, non sappiamo
il ritmo che avevano, non sapiamo leggere correttamente i testi di
poesia, nulla di nulla insomma (come sempre del resto)! Certo, si può cercare di riprodurre
il tutto, ma non sapremo mai se ciò corrisponda a quello che era
anche per loro!
Durante
l'impero romano, come tutti non possiamo non sapere, inizia a
svilupparsi il cristianesimo e, piano piano nei secoli, questo inizia
ad avere sempre più discepoli prima tra i nobili e in seguito anche
tra le classi meno agiate. Ora, questa nuova religione che
riconosceva un solo Dio era molto diversa da quella precedente che ne
adorava diversi e aveva riti completamente differenti (anche se inizialmente tutte queste differenze non è che ci fossero). Allora, che cosa
fare per abituare i nuovi fedeli a tante novità rivoluzionarie tutte
insieme? Inizialmente assorbirono molte feste e riti pagani e poi
iniziarono a cantare e mettere in musica quell'insieme di valori che
dovevano scolpirsi nella mente della gente: era la nascita delle
preghiere (wiii!!)! Queste venivano, come ancora oggi, recitate sia dal
singolo sia dalla comunità radunata che, per memorizzare le parole
meglio e renderle più ridondanti, iniziò a cantarle accompagnandole
con musica (anche nella religione buddista orientale succede la
stessa cosa con i mantra ripetuti e cantati continuamente come questo, giusto per intenderci, di cui mi sono innamorato in Cina). I canti dei gregoriani e di tutti gli
ordini monastici nelle chiese, nei conventi e per strada risuonarono
per tutto il medioevo (la musica rientrava in quell'insieme di arti che, insieme alla matematica, erano insegnate nei blocchi del trivio e quadrivio) finchè non furono, sempre di più,
accompagnati dai canti popolari e volgari che la gente comune
componeva. Questi, anche se non so se ce ne siano arrivati da tempi
molto antichi (sono sinceramente ignorante su tutto ciò), erano da
sempre esistiti (e li abbiamo tutt'oggi) ma, con l'arrivo del
cristianesimo, diciamo che si erano ridotti (a nessuno piace essere
picchiato per strada, a nessuno) ma senza mai scomparire. Con la
cultura del popolo in piazza che festeggia alle fiere iniziano a
svilupparsi di nuovo e vengono riproposti soprattutto da quegli
studenti che, stufi di star tutto il giorno sui libri, nei momenti
liberi, uscivano dalle loro cellette e inventavao canzoncine (quando i siti porno ancora non esistevano era dura passare le giornate), via via
sempre più articolate, che sfociarono poi in vere e proprie grandi
opere come i celebri "Carmina Burana" di cui avrete
sicuramente sentito questo brano. Piano piano però la tematica di
questi canti da religiosa divenne o epica, con i poemi cavallereschi
cantati già da tempo alle corte dei sovrani, o amorosa, con le
canzoni dei menestrelli provenzali (una regione del sud della
Francia). Questi, in particolar modo, da cantori di piazza e buffoni
(come Cielo d'Alcamo in Sicilia) divennero sempre più professionali e furono a
volte pure invitati dai vari sovrani a cantare per loro pur
riscuotendo un certo successo anche tra il popolo. E così ci si
avvicinò piano piano alla poesia di Dante, Petrarca e gli altri della
compagnia che, col passare del tempo, abbandonarono gli strumenti e i canti ed
iniziarono a recitare le loro composizioni come siamo abituati noi.
Ma,
in ogni caso, la musica non scomparve mai. Infatti non ne ho parlato
fin'ora (che bullo che sono) ma si continuava a cantare a teatro da
sempre: cantavano i Greci con le tragedie, cantavano i Romani con le
commedie, cantavano i Medievali con le rappresentazioni di episodi
sacri, cantavano i Rinascimentali nei loro drammi pieni di morti e
sangue. E tutto questo cantare ai teatri, anche se all'inizio era osteggiato dai
sovrani, cominciò piano piano ad essere apprezzato (una delle prime
a farlo fu la famosa Elisabetta I d'Inghilterra) e elevato di forma.
Nacquero in questo modo le mascherate, terribili drammi interpretati
dalla nobiltà che non sapeva minimamente recitare e che, dunque,
passato il momento di entusiasmo iniziale, iniziò a capire che forse era il caso di lasciar fare a gente che se ne intendesse di più e iniziarono, di nuovo, a far fare il
lavoro ad altri. Questi professionisti, vedendo che ai nobili
annoiavano le recite classiche e che preferivano sentir cantar la
gente, inventarono delle forme di teatro in cui la gente non faceva
che cantare (scusate le mille ripetizioni di cantare ma non è facile trovare sinonimi), dall'inizio alla fine, spesso dimenticandosi di come si
scrivesse decentemente: era il melodramma che, in Italia, ebbe piena
realizzazione con quell'animale da circo che era Pietro Trapassi in
arte Metastasio. Il libretto del melodramma, poi opera lirica,
divenne sempre più popolare e venne affiancato anche da grandi nomi
nella storia della musica del calibro di Mozart, Beethoven e altri che qualcuno di
più bravo di me vi potrebbe snocciolare senza problemi i quali (gli artisti, non gli esperti) però
iniziarono anche a far musica per i cazzi loro.
Quindi
abbiamo, per ricapitolare, allo stesso tempo: musica lirica, musica
da teatro normale, compositori per conto loro che però smettono di
usare la musica molto in linea di massima per accompagnarla a testi di poesia. Bene, tutto questo ormai
non c'è più. O meglio, la suddivisione non è più così distinta.
Infatti dagli anni '50 c'è stato un vero e proprio boom musicale
legato, in parte, alla più facile accessibilità di tutti alla
musica con i vinili prima e le cassette e i cd dopo ma anche grazie a
un periodo di pace abbastanza lungo in Europa e a una certa
prosperità che ha avvicinato le grandi masse al panorama musicale (l'imbarazzo di non saper bene dove mettere le virgole ma vabbè, a noi piace così).
Ora, non mi metterò qui a parlare di 60 anni di musica in un
articoletto, sarebbe noioso ed inutile (e quantomai stupido), ma vi voglio portare 2 esempi
di come la musica, col tempo, non sia più rimasta un qualcosa di fine a sè
stesso ma come si sia mescolata sempre di più con altre arti tra cui
la letteratura. Iniziamo da un esempio musicale che ha tratto buona
parte della sua realizzazione dalla cultura letteraria: Battiato e,
in particolare, la canzone "Il Sentimento Nuevo".
Come
potete sentire (a meno che non siate sordi, e allora mi dispiace), l'autore, che piaccia o meno, prende spunto da un
panorama culturale complessissimo e lo trasporta sul piano musicale
fondendo musica e non solo lettere. Il mio non vuole essere un
elogio, sia chiaro, nè voglio dire che le canzoni se non sono così
acculturate facciano schifo, solo questo autore e i suoi testi mi
sembra rappresentino in pieno il concetto di mescolanza di modi
diversi di vedere una cultura fusi attraverso la musica.
L'altro
esempio che volevo portarvi è invece più letterario: si tratta di
"Transmission. Vita morte e visioni di Ian Curtis, Joy Division"
di Alessandro Angeli. Questo libro che racconta con precisione la
vita romanzata di Ian Curtis mette bene in luce come si possa parlare
di musica e di personalità legate ad essa con esattezza scientifica
legandola però al piacere di una lettura gradevole e non pesante. E
io, nota bene, dico questo da non amante dei Joy Division (più per
ignoranza devo ammettere) e tuttavia l'ho molto apprezzato: se amate la band sarete al settimo cielo per il vostro acquisto, ve l'assicuro! Il
libretto è edito da Grande Sconcerto, una piccola casa editrice che fa
riferimento al gruppo di Stampa Alternativa, per soli 13€: per questo motivo, dato
che potrebbe essere difficilmente reperibile, vi do, a fine articolo, il link della pagina facebook e della casa editrice ma dovreste trovarlo senza problemi su Amazon. A questo
punto potreste chiedermi: <<Ma perchè, di tanti libri che
parlano di musica, proprio quello ci devi consigliare? Non c'è
niente di meglio?>>. Diciamo che il discorso è molto complesso
ed andrebbe affrontato a parte, però si tratta
principalmente di un motivo ideologico legato alle piccole case
editrici e di cui preferisco parlarvi a parte, vi basti sapere che
tutto quello che pubblicizzo è perchè lo ritengo valido (se non
ineccepibile) e che, quindi, dietro non ci sono strani maneggi e
magheggi.
Poi
appunto, della musica ne potrei parlare per giorni e giorni e, per
questo motivo, preferisco scrivere dei singoli articoli senza fretta,
aspettando di avere la giusta ispirazione! Prima di lasciarvi e darvi
appuntamento alla prossima volta in giro per il mondo con un noto viaggiatore italiano volevo dedicare
quest'articolo a Bianca che ha percorso con me buona parte del
percorso di formazione musicale (e tanti auguri, a proposito!)!
Piccolo appunto: sono stato un cretino! "Grande Sconcerto" non è una piccola casa editrice che si appoggia a "Stampa Alternativa" ma una collana di questa! Scusate per l'innocuo e innocente errore!
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