Ed
eccoci tornati a questa seconda parte! La prima la trovate QUI e
invito TUTTI quanti a leggerla per capire qual'è lo stile e
l'intento di questo piccolo spazio. Se invece vi fidate a continuare
e non capite però non lamentatevi, eh!
Dunque,
iniziamo con le cose da vedere in sè facendo città per città,
senza ordine cronologico del viaggio. Belgrado deve il suo nome alla
sua fortezza bianca (almeno questo in origine il colore) che sta
sulla cima del promontorio che guarda il piccolo fiume del Sava
andare a gonfiare il Danubio che passa proprio di lì. L'ingresso è
gratuito e, detto sinceramente, dentro non è che ci sia un granchè
d avedere di per sè: è più un bel giardino in cui far quattro
passi ormai. Dentro si trova il mausoleo di un tipo arabo (scusate la
generaliatà dell'affermazione, ma non studiando la loro storia non
so nemmeno quanto sia stato effettivamente importante), un pozzo
romano (che poi è austriaco ma romano suona meglio) che nemmeno è
venuto su bene, la statua di un uomo nudo con in mano un falco e una
spada (a simboleggiare l'indopendenza serba) e vi è, oltre a un
vasto e interessante museo della guerra, una parte un poco nascosta
che ospita due chiesette molto carine. In una addirittura vendono
l'acqua di una fonte che loro ritengono miracilosa e che spero non
sia la stessa dell'acqua del rubinetto che sa di cloro in una maniera
mostruosa. La città presenta una via principale pedonale in cui vi è
una fontana abbastanza famosa (ma non altrettanto bella) che, cammina
cammina (ma cammina cammina tanto eh!) vi porta alla gigantesca
cattedrale ortodossa di S. Sava, un santo le cui reliquie furono
bruciate dai mussulmani proprio lì. Per strada fate attenzione a non
perdere la casa museo del premio Nobel per la letteratura Ivo Andriç,
la chiesa di S. Marco con la sua piccola vicina e il museo di Tesla,
il famoso fisico, che anche solo per l'importnaza dell'inventore vale
ASSOLUTAMENTE una visita (lì sono oltretutto conservate le sue
ceneri). San Sava non vale la pena di una visita perchè sarà pur
grande come S. Pietro quasi ma dentro è ancora un cantiere e non
hanno finito di fare un culo. Di notevole importanza è anche la
cattedrale ortodossa vera e propria che si trova vicino circa alla
cittadella. E fine, questo c'è sul serio da vedere. Sorpresi che non
ci siano tanti altri edifici religiosi oltre a quelli ortodossi (solo
una moschea è stata risparmiata tra le tante che vi erano)? Ebbene,
i tolleranti cittadini di Belgrado non potevano sopportare che altra
gente pregasse in modo diverso e hanno demolito tutto, bello no (no
eh?)? Comunque per Belgrado un paio di giorni sono sufficienti direi,
non è che ci sia molto nella cittadina da vedere. Invece i dintorni
possono essere parecchio interssanti! C'è la tomba di Tito da
visitare con tanto id museo dei doni che gli hanno fatto da tutto il
mondo e il piccolo paesino di Zemum che offre una meravigliosa
camminata lungo il Danubio! Quattro passi però, se ve li volete fare
senza dover prendere un taxi per andarci, potete farli anche a
Belgrado che offre un ottimo vialetto dove passeggiare sotto la
fortezza seguendo il corso del Sava e del Danubio (so che questa
geografia un po' vaga può essere disturbante ma dovete vedere com'è
fatta l'affluenza per capire bene!). E questo è tipo quello che ho
visto della Serbia e di belgrado: non molto ma abbastanza per farmi
un quadro generale. Passiamo ora a Sarajevo! Quando arrivammo per la
prima volta col taxi la "celebre" piazza principale con le
sue casette mi sembrava tanto uno di quei paesini di montagna della
Valle d'Aosta, avete presente con le strade tutte in discesa e la
piazzettina piccola con un chioschetto delle informazioni? Bhè, se
vedete questo coso che c'è in mezzo capirete subito il perchè del
paragone! La città si distngue in due parti: quella antica che
sembra una turistopoli e quella nuova abitata dai cittadini che
vivono la loro vita tranquillamente. Veramente un peccato che la
prima, che comunque presenta tutti edifici autentici, sia stata così
invasa dai turisti e con loro da negozi di cianfrusaglie inutili e
bar-ristoranti scadenti (per quanto si mangi sempre bene, sia
chiaro). In questa parte di può osservare diverse moschee e edifici
del periodo mussulmani che sono scampati (o sono stati ricostruiti)
dopo l'attacco Serbo degli anni '90. Mentre a Belgrado la tolleranza
religiosa non è proprio una disciplina olimpica a Sarajevo le cose
sono all'opposto: nella città, a pochi metri di distanza, convivono
cattolici, ebrei, ortodossi e mussulmani, oriente e occidente,
dimostrando una grandissima apertura mentale! Anzi, in tempi passati
edifici come la vecchia sinagoga furono commissionati e pagati dai
capi politico-religiosi mussulmani che volevano mantenere la pace
aprendo la città a tutti: proprio come in Serbia! Così potrete
visitare ogni edificio religioso che vorrete e state tranquilli che,
in ogni caso, troverete da che rimanere soddisfatti in ogni caso! Il
museo dell'angolo dell'attentato del 1914 presenta uno dei video che
ricostruiscono le vicende passate più esilaranti che abbia mai
visto, merita una visita anche solo per quello! Sulle colline
circostanti si estendono diversi cimiteri (da quello ebraico a quello
mussulmano) ma se ne possono vedere sparsi veramente ovunque! Infatti
i mussulmani non usano le tombe famigliari come le nostre ma singole
e quindi sembrano molti di più ( e dopo i bombardamenti lo sono).
Noleggiando un'auto (attenti alla compagnia a cui vi affidate, la
nostra che è la prima sulla destra quando vi lasciate alle spalle la
pizza principale della città vecchia sulla strada non pedonale coi
binari del tram andnando verso la città nuova ci ha fregati
simulando il furto del tergicristalli posteriore che ci hanno fatto
pagare) si può andare in giornata, attraversando verdi gole, a
visitare la piccola cittadina di Mostar coi suoi dintorni. Qualcuno
di voi avrà sicuramente sentito parlare di questa "capitale"della
Herzegovina perchè è il centro abitato più importante in Bosnia
vicino alla cristiana Medjugorie (non so come si scriva, non fatemelo
cercare per piacere!). Alla fine, in realtà, a parte un antico ponte
effettivamente particolare e carino, altro non è che una stradina
piena di negozietti per turisti e masse di gruppi di anziani in
pellegrinaggio. Il paesino però, come anche Sarajevo, presenta
evidenti segni del bombardamento del '93 e per le strade si possono
leggere ancora piccole pietre che riportano la scritta "don't
forget '93" , cosa che ho
apprezzato tantissimo e ho trovato molto commovente, molto di più di
artificiosi monumenti che poco trasmettono del dolore (d'altra parte
assenti in Bosnia ma anche su questo ci torno).
Vicino a Mostar vi è una
semi deserta città di pietra patrimonio dell'UNESCO (ma non per
questo risparmiata dai Serbi) di origine ottomana che merita una
visita e una casa-monastero dei dervisci, quei tipo monaci mussulmani
che girano per entrare in contatto ascetico col divino. Tutto
comunque fattibile in giornata, le strade per arrivare sono tenute
meglio che in Italia!
E
quindi queste sono le cose che tipo ho visto. Veniamo ora
all'architettura delle città. Io, devo dire, ho prefrito Sarajevo a
Belgrado. Questa ha sì dei palazzi meglio curati e più vicini al
nostro gusto ma accanto (letteralemente!) presenta grigi condomini
scrostati anche in centro città di epoca comunista che non sono
stati sistemati. A Sarajevo le abitazioni sono più modeste e dimesse
a volte ma, anche ignorando la parte nuova paragonabile a una strada
qualsiasi della nostra Milano, il contesto in cui sono poste e il
retroscena storico così recente giustificano e valorizzano un certo
stato di cose. In entrambe le
capitali, nella periferia, sono presenti grandissimi palazzoni tutti
uguali squallidissimi del periodo comunista che, però, prima di
criticare, bisognerebbe anche contestualizzare. Innanzitutto hanno
avuto il merito di garantire un tetto sulla testa a TUTTI i cittadini
(non vi sono praticamente barboni se non disagiato per le strade) e
inoltre hanno raccolto la popolazione (cosa indispensabile in un
territorio montuoso come quello che circonda Sarajevo) fornendo
ampissimi spazi pubblici verdi. Infatti vi è una grande differenza
tra queste "periferie" e le nostre: infatti una Corsico,
per dire, è una vera e propria città dormitorio, dove la gente non
vive e non passeggia. Là invece non c'è un mini comune di belgrado
o Sarajevo ma dei centri veri e propri a sè stanti con tanto di
negozi e uffici (da quelle parti si trova l'ambasciata americana a
Sarajevo, per dire) che permettono una vita sociale al di fuori del
proprio piccolo appartamento.
Ed è appunto il verde pubblico una grande caratteristica di queste
città che, appunto, data la disponibilità di spazio, si son potute
permettere ampi viali alberati e parchi pubblici che fanno invidia a
Milano!
Sul
cibo andate sul sicuro sempre: si mangia tanto e a poco prezzo (50€
una cena abbondante per 3 persone con birra media per ciascuno, 3
antipasti e 3 secondi, liquorino finale incluso e a volte dolce
pure). Se siete carnivori questo è il vostro paradiso: buttatevi a
pesce nella scelta di carni cotte in ogni modo sempre buone, fresche
e mai stoppose! Anche i
vegetariani tuttavia non avranno difficoltà a trovare di che
nutrirsi (sì, anche voi vegani!). Come
ristoranti vi conssiglio il Little Bay (fatto tipo teatro con gente
che suona musica classica e canta l'opera dla vivo) e il ? (si chiama
così la vecchia osteria accanto alla cattedrale ortodossa) a
Belgrado e Dvari (prima strada sulla destra lungo la via pedonale
principale della città vecchia, di fronte all'ufficio dle turismo) a
Sarajevo dove dovete evitare invece l' "Aereoplane".
In
Serbia ci sono i Dinari: 1000 Dinari sono circa 8€ quindi non
fatevi spaventare dai prezzi!. In Bosnia invece ci sono i Marchi: 2
Marchi sono qui 1 euro per cui non avrete problemi di alcun tipo!
Mi
sembra di aver detto tutto, quindi volevo chiudere facendo un paio di
annotazioni sulla visione della guerra da parte dei due popoli. Nel
museo della guerra di Belgrado si fa solo un molto rapido riferimento
alla guerra degli anni '90 dicendo solo che la NATO ha bombardato la
città come se fosse stata una scelta arbitraria. In città, nel
parco dietro alla cattedrale di S.Marco, vi sono due monumenti. Uno è
una semplice lapide con su scritto "perchè?" e che è
stata posta dai tipi della stazione televisiva che hanno visto 16
colleghi morire sotto i bombardamenti. L'altro è tipo un cuore
spezzato con su la frase "we were just children..." anche
qui per i bambini morti nel bombardamento si Belgrado. L'autista di
un taxi nel portarci alla tomba di Tito ha indicato un locale
distrutto dicendo che quei "nazisti" (questa l'espressione
da lui usata) della NATO avevano bombradato un ospedale uccidendo
anche dei bambini (penso si sia trattato di un errore, di solito
queste cose non si fanno). A
Sarajevo non c'è nulla. Solo sui muri degli edifici ci sono delle
piccole e quasi anonime targhe con su nomi di persone che hanno
lavorato in scuole o posti del genere e che sono morti nei
bombardamenti. Ce ne sono circa 50 su ogni edificio importante.
Qualche centinaio segnano nomi di alcuni dei bambini morti nei pressi
di un parco. Non vi è altro. Nessuno ce ne ha parlato più di tanto.
A ciascuno la sua conclusione.
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