Ed
eccoci, finalmente, a un "normalissimo" capitolo del sabato! Veramente,
mi mancava scrivere in modo regolare e sistematico di opere
specifiche! L'ultima volta è stato con "American Psycho"
il capolavoro di Ellis e di cui potete trovare qui l'articolo,
casomai qualcuno se lo fosse perso. Ma veniamo al dunque a questa
settimana passando a parlare di un uomo di cui avrete sicuramente
sentito parlare: Marco Polo (1254-1354)! Siamo al secondo capitolo di questa "collana" (senza contare gli extra) e, se volete, qui e qui potrete recuperare i due articoli passati, il numero 0 e il numero 1, su "Le Avventure al di là di Thule" e "La Storia Vera" di Luciano di Samosata. Detto questo, iniziamo!
Prima
di parlare del "Milione" (perchè se no era troppo semplice, se non si comincia a parlare degli antenati di settimo grado non sono contento, eh?), l'opera in cui Marco Polo parla del
periodo passato in Cina, è il caso di parlare della sua vita prima
di queste avventure. Egli, come tutti noi sappiamo, era di Venezia
anche se ci sono alcune strane teorie secondo cui egli possa in
realtà provenire da un'isoletta croata. Questa teoria, più volte
confutata, è ****** *** ****** *** ***** (mi censuro se no poi pensate che io sia un tipo volgare quando mi sembra evidente che io non lo sia e che, anzi, preferisco i giri di parole alle spiegazioni dirette): ora, egli nelle sue avventure
parla di Venezia, si è sposato a Venezia ed è stato sepolto a
Venezia, ma vuoi non dire che non fosse di Venezia? Troppo semplice leggere le cose e prenderle per quel che sono (non per questo però le scie chimiche non esistono, state tranquilli)? Così, giusto per
il gusto di sparare stronzate (e ora che mi sono abbastanza acceso
posso partire alla grande)! Ovviamente non è che iniziò a viaggiare
fin da piccolo ma accompagnò suo padre e suo zio nel 1271 che, precedentemente tornati da un viaggio, avevano scoperto che la mamma
di Marco era morta (mica si può lasciare a casa da solo un
bambino come io ho fatto con la grammatica in questa frase, dhe!). I signori Polo erano mercanti e messi del Papa nelle
terre dell'estremo oriente: infatti l'impero mongolo di Gengis Khan era arrivato molto vicino all'Europa e, anche se inizialmente non
furono visti di buon occhi dai cristiani (i Tartari, com'erano
chiamati, prendono il nome dal Tartaro, una sorta di Inferno per gli
antichi Romani: diciamo che inizialmente erano giusto un po'
sospettosi, ma giusto un pelo), in seguito questi avendo un sacro sepolcro
da recuperare e che era nelle mani dei mussulmani chiesero il loro aiuto. Bhe, insomma, quello che
fecero il padre e lo zio di Marco fu prendere, andare dal Papa, recuperare una lettera con su scritto <<Aiutateci a recuperare
il sacro sepolcro, figa, non fate gli asociali là dall'altra parte
del mondo, cristo santo!>> , andare dal Kublai Kan, il re
del Catai (oggi Cina e dintorni), far soldi tanto che c'erano e
portare una risposta che, se non sbaglio, fu pure positiva (a dire la
verità fu, all'inizio lo stesso Kublai Kan a proporre quest'accordo
se non sbaglio, che cucciolo!). Ora, serviva che tornassero indietro
che c'era da riportare la contro-risposta del Papa (e da guadagnarci
qualcos'altro). Ed è da qui che cominciano i viaggi del Marco che
iniziò a seguire i parenti piuttosto che rimanere mezzo orfano a
casa da solo a giocare al Nintendo 64 (ancora non era uscita la Wii). Il "Milione", però, dovete sapere che non parla solo
del viaggio si andata e ritorno fatto da Marco e compagni: infatti
egli si trovò parecchio bene in quelle terre e vi rimase a lungo
facendo anche delle missioni diplomatiche per conto del signore del
Catai. Tutte queste strade e questi itinerari narrati li potete
vedere anche voi qui e, per comodità, vi consiglio di tenervela
davanti agli occhi (magari intervallandola con l'articolo, giusto per
vedere che cosa vi dico) proprio come me: non lo volete fare? Cazzi
vostri io l'ho detto!
Nell'immagine
si vede bene il viaggio anche del padre e dello zio (percorso
azzurro) che passarono, in quel loro primo viaggio, da nord sopra il
mar Caspio (oltretutto facendo un curiosissimo cerchio che
sinceramente non so spiegarmi) ma noi seguiremo ora il filo rosso. Come potete vedere, dopo esser
partiti da Roma per i motivi che vi ho detto, passarono dalle isole
Greche del Mediterraneo. Ed è qui che appresero che nel frattempo il
Papa era morto e dovevano tornarsene indietro ad aspettare quello
nuovo. Fortuna volle che la persona che donò loro queste indicazioni
era un prete missionario abbastanza potente: infatti tornato con loro
a Roma fu lui ad essere eletto Papa (ah, gli strani casi della vita...) e ri-indirizzò sulla loro strada
i Polo. Allora, non starò qua a raccontarvi passo per passo quel che
videro che, se no, vi prendete il libro e ve lo leggete che fate
prima (magari prima no, ma meglio sì) ma mi soffermerò su alcune
figure particolari incontrate e che sono di un'importanza
incredibile: mi riferisco al Saggio della Montagna e al Prete Gianni
(o Janni). Chi sono questi due personaggi mitici?
Iniziamo
dal Saggio (o Veglio) della Montagna. Avete mai sentito dell'origine del nome
"assassino"? Questo deriva, più o meno (nel senso che lo
scrivo come si pronuncia), dal termine "assashin", ovvero
"consumatori di ashish" (no, questo non fa di tutti i
cannaioli potenti degli assassini, aspettate). C'era nelle zone
dell'India/Medio Oriente (circa, eh, si tratta pur sempre di un personaggio mitico)
un certo signore, il Saggio appunto, che faceva il mercenario e
ammazzava la gente per gli altri. Egli aveva, però, il sangue
dell'imprenditore nelle vene, e pensò: <<Perchè non far
fare a tanti altri quello che mi tocca far da solo? Tanto la
richiesta non diminuisce certo, anzi, e posso permettermi di fare un piccolo
investimento!>>. Così
recintò un bellissimo giardino con fiumi di latte e miele (pensa la
sete dopo un po') e ci mise dentro qualche ragazza piacevole e
abbastanza ben disposta, che non fa mai male, e poi iniziò a
procurarsi persone giovani e in gamba disposte ad ammazzare per lui.
Ma come fare? Facile:
imbrogliando la gente! Andava dai giovani ragazzi, li faceva
ubriacare e drogare finchè non perdevano coscienza e se li portava
nel suo giardino. Qui, quando i poveracci si svegliavano, pensavano
di essere morti e in Paradiso circondati da un giardino magnifico e da figa (soprattutto da quella) in
quel modo. A quel punto il Saggio della Montagna (che poi era più il
Furbone della Montagna) diceva che dovevano andare sulla terra ad
ammazzare gente per conto di Dio e loro, belli e tranquilli, dopo
essere stati drogati di nuovo, si risvegliavano tra i "mortali",
facevano quel che dovevano, li drogavano ancora e tornavano in
"Paradiso" ancora una volta.
Insomma, una pacifica storiella su come fottere gli altri facendoli
uccidere altra gente facendo leva sulla religione: ricorda nulla?
L'altra
figura particolare che emerge dal racconto è quella del Prete Giovanni o Janni (ops, ho sbagliato immagine, volevo mettere questa!) e, addirittura, nella lingua originale Presto Janni (che perdiamo il treno!).
Questo sovrano (che non era, come avrete capito, un vero e proprio
uomo di fede) viene generalmente indicato come un potentissimo
regnante dell'Asia ma compare anche in vari manoscritti medievali
come comparsa nei poemi cavallereschi come cattivone e anche nel
nostro "Orlando Furioso" dell'Ariosto
(che un giorno non vedo l'ora di avere il tempo di leggere).
Quindi un personaggio leggendario, sostanzialmente, che però non
viene menzionato solo da Marco Polo nel "Milione"
ma anche da altri viaggiatori dell'epoca. Effettivamente appare
evidente come il Presto Janni (mi diverte troppo chiamarlo così) del
Polo (e, quindi, non quello che lancia magie da draghi volanti nei
poemi cavallereschi, anche se sarebbe estremamente più figo) sia
realmente esistito: il nostro italiano infatti parla di un certo
Cinghys Cane che gli mosse guerra perchè il Presto non voleva
concedergli la figlia in sposa.
E tutti voi, almeno una volta nella vita, avete sentito parlare di
questo Cinghys Cane. Sorpresi? Vi viene in mente nulla? Si tratta del
grande imperatore (e, dunque Cane=Can=Khan) del Catai(=Cina)
Gengis(=Cinghys). Sì, proprio quel Gengis Khan (che non ho idea se si
scriva così o meno ma tanto ci siamo capiti) che fu il primo vero
grande imperatore di una Cina che oggi appare quasi piccola in
confronto al suo dominio che si era spinto fino alle porte d'Europa,
come abbiamo detto prima. Quindi appare evidente come il Presto Janni
in realtà non sia che un regnante (ha anche un nome, sono riusciti
ad identificarlo ma non so chi sia storicamente e non penso vi
interessi. In caso contrario sapete cosa fare) oppostosi alle
conquiste di Gengis Khan.
In
ogni caso, tornando al nostro Marco, egli non solo riuscì ad
arrivare in Cina, ma lì si fermò pure parecchio tempo diventando un
nobile di corte e compiendo pure un viaggio diplomatico (che potete
vedere nella cartina). Un episodio divertente parla dell'assedio di
Nanjing (che noi chiamiamo Nanchino, dove i Giapponesi durante la II
G.M. hanno compiuto un grande massacro che viene, ancora oggi,
chiamato lo "stupro di Nanchino"), arroccato su
un'inespugnabile fortezza, da parte dell'esercito imperiale cinese
che si trovava sulla pianura. Bhe, pare che di lì passasse Marco con
i suoi parenti e che introdussero l'uso della catapulta presso i
Cinesi che così conquistarono i nanchinesi (per la serie "ma
farvi i cazzi vostri mai?"). Quindi, insomma, come avrete capito
Marco e compagni erano molto ben voluti da quelle parti ma a un certo
punto dovettero tornare a casa (anche questo percorso è ben evidente
in cartina). Durante questo viaggio di ritorno che egli compì da
solo perchè il padre e lo zio erano tornati prima si inserisce
uno degli episodi più conosciuti di sempre: l'incontro coi popoli
dalla testa di cane (i cinocefali, appunto). Allora, premettiamo
qualcosa. Già nell'isola precedente aveva visto una popolazione con
la coda che viveva sulle montagne che si comportava in modo strano:
erano macachi. Ora, cosa potete aspettarvi da un uomo che scambia
delle scimmie per strani uomini (la cosa mi puzza un po' di razzismo ma fa niente) ? Mi sembra abbastanza evidente che di
uomini con la testa di cane non ne esistano in Africa, non so che
diavolo possa aver visto anche se questo racconto era diffuso già in
altri precedenti racconti di viaggio: che non si sia ricordato di
cosa avesse visto o che abbia scambiato degli animali per uomini?
In
ogni caso nel 1298 finalmente tornò in territorio italico ma sfiga
volle (perchè qua si tratta proprio di sfiga, eh!) che egli si
trovasse proprio su una di quelle nave veneziane sconfitte dalla
repubblica marinare di Genova, allora nemica giurata di Venezia. Fu
così che si trovò prigioniero per qualche anno e, in queste
condizioni a dir poco precarie, dettò e raccontò dei suoi viaggi a
un certo Rustichello di Pisa che, dunque, a conti fatti, va
considerato il vero autore materiale del "Milione"
che infatti ci è giunto su numerosi codici (i libroni scritti a mano
medievali tutti decorati, quelli belli insomma!).
E
quindi questo era il "Milione"
di Marco Polo! In realtà il
discorso potrebbe essere molto più ampio e potrei parlarvi dei
rapporti che, fin dal medioevo, l'occidente ha intessuto con
l'estremo oriente e di questa tradizione ed eredità orientale
silenziosa che noi ci portiamo dietro. Però il discorso è
complicato, il tempo poco e prima ci sono un paio di letture che
devo, e soprattutto voglio, farmi. Quindi diciamo che riprenderò
l'argomento un giorno e, spero, tra non troppo (anche se temo che per
questo specifico dovrete aspettare almeno agosto-settembre perchè
prima devo fare degli "accertamenti" "sul campo"
di cui vi parlerò). Del
"Milione"
di Marco Polo esistono, ovviamente, diverse edizioni: ne ho vista una
della Garzanti molto economica e piccola ma non so se contiene
un'introduzione di qualche tipo. Io invece ho letto l'edizione Einaudi di cui non conosco il prezzo (regalo ma penso venisse sui 20€
o anche meno) e che vi
consiglio non perchè è quella che ho letto io ma perchè presenta
sia il testo originale sia la traduzione in italiano contemporaneo.
Se decidete, come me, di affrontare il testo originale (tanto è
italiano in prosa, molto ma molto tanto più facile di Dante e, se
non capiste nulla, c'è pure il testo in italiano contemporaneo
quindi è proprio a prova di imbecille) sappiate che non avrete
difficoltà perchè Marco Polo, o Rustichello da Pisa o altri ancora
per lui, scrivono in un italiano da prima elementare (e se mi dite
<<ma noi in prima elementare non sapevamo scrivere>>
sappiate che la cosa non cambia). Infatti vi capiterà di imbattervi
in frasi come "In Giorgia hae uno re il quale chiama
sempre David Melic, cioè a dire, in francesco, Davide Re"
o anche "In Turcomania ha tre generazioni di gente"
e, infine, "Quando l'uomo si parte di questa provincia
ch'io v'ho contato, l'uomo discende per una grande china. ch'è bene
due giornate e mezzo pure a china; e in quelle due giornate e mezzo
non hae cose da contare, salvo che v'ha una grande piazza, ove si fa
certa fiera certi dì dell'anno.".
Ma non è che chi scrivesse fosse scemo (o sciemo) ma il linguaggio
popolare italiano, il famoso volgare, ancora non era perfetto e ben
delineato stilisticamente e quindi la gente scriveva un po' a palmo
(anche di questo se ne riparlerà però).
Quindi penso che tutti voi possiate, in definitiva, leggere il libro
tranquillamente. Non aspettatevi una cosa troppo avventurosa, non è
che Marco di ogni posto narri di leggende o favole particolari, però
per un 250 pagine scarse di storia si può fare.
Chiudo
questo brano con una canzone che, penso, possa anche provare a starci
bene salutandovi fino a sabato prossimo quando, ahimè e ahivoi
affronterò un nuovo merdalavoro!
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