Quest'articolo è la naturale continuazione di quello uscito sabato in cui parlo degli antichi Greci e che trovate QUA! Prima di affrontare le prossime righe vi invito ad andarvelo a leggere se non tutto quantomeno la parte iniziale in cui spiego il Perché e come porterò avanti questa serie di articoli: è molto importante che voi lo facciate se già non sapete cosa vi aspetta, io vi ho avvisati, non rimanete poi delusi!
I
Romani, che vi piaccia o meno, sono nati come (e sono rimasti per MOLTO
tempo) un popolo di rozzi pastori presi unicamente dalle faccende di
guerra (non che i Greci, almeno inizialmente, siano stati troppo
diversi). La loro cultura viene, prevalentemente, dalla tradizione
Greca arrivata in periodi diversi a più ondate. La prima coincide
con la nascita della letteratura a Roma: questo avvenne quando i
Nostri si spinsero a sud del Tevere ed entrarono in contatto con le
colonie della Grecia nel territorio campano, quello che ai tempi era
chiamato "Magna Grecia". Ennio (239
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La Magna Grecia |
a.C. - 169 a.C), Nevio
(275 a.C. - 201 a.C.) e Livio Andronico (280 a.C. - 200 a.C.) furono tra i primi autori veri e propri e si sa
pochissimo di loro, non si hanno che frammenti delle opere che hanno
composto. Ciò che fecero per certo fu però, sostanzialmente,
prendere le "cose belle" del mondo greco e tradurle, in maniera artistica, nel loro latino: sono di questo periodo le grandi
traduzioni dei poemi omerici che hanno segnato l'inizio della vita
letteraria Romana. Una delle cose che colpì il popolo italico fu la
commedia di Menandro che Plauto (250 .C. - 184 a.C.) e altri furono
in grado di mescolare alle tradizioni teatrali arcaiche, legate ai
riti di fertilità, già presenti sul territorio: le tematiche sono
le stesse, le trame si assomigliano (parecchio) e gettano le basi per
la caratterizzazione di Ogni personaggio comico della tradizione
occidentale, da lì fino ad oggi. Infatti viene introdotta, con la
"commedia nuova", una caratterizzazione specifica e rigida
dei protagonisti tramandata da "I Caratteri" di Teofrasto
(371 a.C. - 287 a.C.), il più importante discepolo di Aristotele. In
quest'opera vengono
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Maschera della commedia Romana |
delineati, infatti, dei tipi umani (lo sbruffone,
l'avaro, il superbo ecc.) che sono poi ripresi costantemente, senza
mutamenti, e passano dal mondo Greco a quello Romano e da lì ai
giorni nostri.
La
seconda ondata di cultura greca si fece avvertire qualche tempo più
tardi quando, nel 146 a.C., la Grecia divenne provincia romana. Roma
iniziò, ancora una volta, ad assorbire la cultura Alessandrina e a
cambiare, cosa che non piacque a una certa schiera di pensatori
conservatori capeggiata da Catone "il Censore" (234 a.C. -
149 a.C.). Portatore, invece, di questa nuova moda "orientale"
era il circolo degli
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Marco Tullio "Incubo" Cicerone |
Scipioni, un'importante famiglia nobiliare dagli
orizzonti culturali molto aperti. Nonostante Roma dovesse molto a
Catone per il suo contributo nel vincere i conflitti contro Cartagine
e per la sua forza moralizzatrice riconosce, comunque, il primato
culturale a questa cerchia innovatrice che introduce, tra le varie
novità anche due nuove filosofie: lo stoicismo e l'epicureismo. La
prima fu particolarmente sentita e il personaggio che per primo ne
parlò, pur tenendo un minimo le distanze, fu il famigerato Marco
Tullio Cicerone (106 a.C. - 43 a.C.), il retore più importante di
tutti i tempi conosciuto da generazioni di studenti per le sue
"Catilinarie" (delle orazioni pronunciate di fronte al
popolo contro Catilina, un famigerato criminale sovversivo) oltre che
per le varie opere filosofiche: oratore, avvocato e grande pensatore
ebbe la fortuna (e al contempo la sfortuna) di mettersi sempre in
gioco politicamente, cosa che lo portò ad una morte tremenda.
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"Fino a che punto, oh Catilina, abuserai della nostra pazienza?" |
Se lo
stoicismo ebbe, in seguito, grande fortuna con autori come Seneca,
Epitteto e Marco Aurelio, l'epicureismo, al contrario, fu quasi
allontanato perché imponeva il rifiuto di ogni attività politica
(tra i vari precetti), cosa inaccettabile per una comunità come
quella romana, così attenta a quest'aspetto. L'unico misterioso
autore che ne parlò in maniera abbastanza approfondita nel mondo
latino fu Lucrezio con il suo "Della Natura", un
personaggio di cui si sa poco o nulla e che, alcuni, tendono ad
identificare addirittura come Cicerone sotto falso nome (con tutto
quel che ha scritto si può dire che aveva il buon tempo)!
Grande
passione importata dal mondo orientale fu quella per la storia che, a
Roma, ebbe i suoi più grandi esponenti con Sallustio (86 a.C. - 34
a.C.), Giulio Cesare (100 a.C. - 44 a.C.) e Tito Livio (59 a.C - 17
d.C.): sono tre autori che, pur raccontando storie diverse, applicano
tutti il metodo storico
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Livio e Sallustio furono molto tenuti in considerazione nel Medioevo |
dei precedenti Greci. Il primo parla, nelle
sue "Catilinarie" (ebbene sì, anche lui ha scritto un
libro sulla vicenda) in modo distaccato di avvenimenti avvenuti nel
suo periodo ma ai quali non ha partecipato; il secondo racconta, nel
"Della Guerra in Gallia" e "Della Guerra Civile",
delle spedizioni da lui stesso compiute; l'ultimo, che si inquadra in
un contesto più imperiale che vedremo a breve, parte a raccontare
negli "Annali" tutta la storia di Roma, fin dalle sue
origini. Sono tre grandi nomi, in ogni caso, ma teniamo da conto
Giulio Cesare che, per spiegare un paio di cose, lo dovremo
riprendere.
Una
moda venuta dalla Grecia fu quella per la poesia di ambito amoroso,
quella professata dai famosi "poeti nuovi" (così li chiama
Cicerone), di cui il più celebre è Catullo (84 a.C. - 54 a.C.) che
si rifà a una tradizione molto forte, e che io non ho potuto nemmeno
accennare per ovvi motivi,
capeggiata dalla famosa poetessa greca
Saffo (640 a.C. - 570 a.C.): la produzione varia da momenti di
frenesia erotica piena di doppi sensi a periodi di tristezza, a volte
fasulla, solo per immedesimarsi con il personaggio da playboy
sofferente per la perdita della propria amante: una sorta di dandy
libertino prima di Oscar Wilde!
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Perché? Perché sì! |
Fortunatamente
questo gruppo di persone riusciva ad essere sereno in un periodo
travagliato come quello che stavano vivendo! Infatti erano gli ultimi
anni della repubblica, fase d'oro dell'epoca romana dopo la celebre
monarchia dei sette re, e che, presto, si sarebbe trasformata in un
impero sotto Ottaviano Augusto nel 27 a.C. . Il famoso poeta satirico
Orazio (65 a.C. - 8 a.C.), ad esempio, non può fare a meno di
immaginarsi
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Orazio viene spesso dipinto come un ometto pelato |
un'emigrazione forzata di tutto il popolo verso altri
lidi in attesa di momenti migliori pur di rimanere nell'incertezza
giornaliera di un domani oscuro. Viene così a delinearsi una
tendenza, quella di ricercare una perfezione paradisiaca nello stile
di vita che, per ragioni politiche, era negata. Giulio Cesare aveva
insanguinato mezza Europa con una lunga guerra civile contro
l'acerrimo nemico Pompeo e solo le celebri idi di marzo riuscirono a
fermarlo dall'ascesa al potere come imperatore. Tutto ciò non
avvenne per il suo successore Ottaviano Augusto che, sconfitto Marco
Antonio suo rivale politico, ascese al potere come unico reggente di
un potere quasi sconfinato su un territorio immenso: e non era che
l'inizio dell'epoca imperiale romana.
Però
a Roma, ora superpotenza mondiale, serviva un passato celebre, mica
potevano vantarsi dicendo di discendere da un popolo di pastori e
pecorai! E così Augusto commissionò il lavoro di inventarsi cantare le gesta dei fondatori della patria a un uomo "abbastanza"
famoso: il poeta Virgilio (70 a.C. - 19 a.C.). Così nacque l'
"Eneide", un grande poema celebrativo che fece guadagnare
al nostro autore fama eterna sebbene fosse già noto per i suoi
componimenti pastorali ("Bucoliche" e "Georgiche")
in cui cantava di una vita perfetta idealizzata passata tra i campi
(un po' come Orazio, insomma).
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L'atmosfera pastorale delle "Bucoliche" Virgilio l'ha presa dal greco Teocrito (315 a.C. - 260 a.C.) |
Si
venne, dunque, a creare una corte, piena di figure più o meno
losche, che ruotava intorno alla figura dell'imperatore che, con
l'andare del tempo, assunse sempre di più i tratti da sovrano
orientale, spesso dispotico, che aveva adottato già ai tempi
Alessandro Magno. E, nel gruppo di intellettuali che frequentavano
quest'ambiente, uno dei più noti fu il poeta elegiaco Ovidio (43
a.C. - 18 d.C.), autore delle "Metamorfosi". Egli è
conosciuto anche per l'opera che, probabilmente, lo costrinse
all'esilio: "L'Arte di Amare", un libretto considerato
troppo provocante per l'epoca (anche se si trattava tutta di
facciata, l'imperatore stesso in privato ne faceva di ogni).
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L'impero al massimo della sua espansione |
Il
multiculturalismo provocato dalla nuova situazione politica portò la
terza, ed ultima, ondata di cultura Greca che non fece altro che
aggiungersi completamente e definitivamente a quella già affermata.
Tutto iniziò a cambiare sempre più velocemente, dalla filosofia ai
gusti sessuali passando per le tradizioni quotidiane che subirono uno
scossone. Nell'epoca imperiale l'autore più famoso rimane, a conti
fati, il filosofo stoico Seneca (4 a.C - 65 d.C.) che, insieme al
nipote Lucano ( 39 d.C. - 65 d.C.), autore di un poema che cantava la
guerra civile di Cesare (la "Farsalia"), venne eliminato
perchè coinvolto in una congiura ordita contro l'imperatore Nerone.
In
molti si lamentarono, nei loro scritti, di questo modificarsi dei
costumi, primi tra tutti Marziale (40 d.C. - 104 d.C.) e Giovenale
(55 d.C - 127 d.C.) nelle loro "Satire" che, ancora oggi,
rimangono un interessante specchio di quella che era (e sicuramente
non era) la Roma del tempo. Una Roma che passava a un tipo di
letteratura sempre più privato e personale, come era successo prima
per il periodo Alessandrino, e che ne adotta anche i generi
letterari. Tra questi vi è il romanzo, di cui non vi ho parlato
prima, e i cui esponenti più importanti a Roma sono Petronio,
autore del "Satyricon" di cui si sa pochissimo, e Apuleio
(125 d.C. - 170 d.C.) auotre de "Lucio o l'
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Del rapporto Luciano-Apuleio parlo qui |
Asino d'Oro". A
influenzare particolarmente quest'autore fu Luciano (120 d.C. - 180
d.C.) di Samosata, uno dei miei autori preferiti di sempre
appartenente alla neo sofistica, una scuola che riprendeva lo stile e
i temi dei tempi di Gorgia. Anche la storiografia e la saggistica
ricevettero un grande impulso: la prima grazie alle opere Tacito (56
d.C. - 120 d.C.), la seconda con Quintiliano (40 d.C. - 96 d.C.) e l
"Istituzione Oratoria", un trattato di pedagogia per
allevare il perfetto retore.
Piano
piano l'impero andò disgregandosi a causa di tiranni sempre più
dispotici e folli che facevano rimpiangere i lontani tempi passati:
non è un caso che Plutarco (48 d.C. - 127d.C.), un famosissimo
scrittore in lingua greca, ci abbia lasciato le "Vite
Parallele", una serie di biografie in cui mette a confronto un
personaggio dell'antica Grecia con uno della Roma dei tempi che
furono, quasi a voler riproporre dei modelli di uomini ormai
scomparsi. Nel frattempo la religione cominciava a cambiare e si stava
affermando sempre di più il cristianesimo che divenne, poco alla
volta, il culto più praticato nel mondo occidentale. Però questa è
una storia che racconteremo la prossima volta...
Siamo
così arrivati alla fine, diciamo, dell'epoca d'oro romana. Spero che
questa mia ultima impresa vi sia piaciuta e possa esservi in qualche
modo d'aiuto. Non è approfondita per nulla, ho nominato solo gli
autori principali con le loro opere ma, almeno, se dal nulla sentite
nominare un "Tucidide" almeno potete dire di averlo sentito nominare da qualche parte! La prossima volta, che non so quando
sarà, affronterò il Medioevo, l'Umanesimo, il Rinascimento e il Barocco (già sudo al solo pensiero). Quanto a settimana prossima non so ancora che vi aspetterà, è l'ultimo appuntamento prima di una serie di importanti novità già fissate! Se non volete perdervi nessun aggiornamento venite a trovarmi sulla mia pagina Facebook! Ci si vede!
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