Di
tutti i personaggi femminili dell'antichità, il più famoso è di
certo Medea. Donna protagonista di diverse opere letterarie, è uno
dei soggetti più rappresentati, tanto è forte la sua caratterizzazione e forza d'animo: simbolo di determinazione,
coraggio e passione circondato da un contorno di follia, magia e
fascino barbaro, ha impressionato poeti, tragediografi e artisti di
ogni tipo. Nel percorso di tre articoli impareremo a
conoscere Medea in molte sfaccettature e ci porremo delle domande
sulla sua condotta: giusta o sbagliata? Condivisibile o meno? Sarete voi, di volta in volta, a decidere cosa sia giusto e cosa sbagliato e, insieme, vedremo di tirare le somme: a fine articolo vi dico come fare! Però, prima di iniziare a porci le prime domande, andiamo a conoscere la nostra protagonista.
Medea
noi la conosciamo quando è appena adolescente, avrà sui 16-17 anni
circa. Figlia del re Eete, diretto discendente del Sole, vive nella
barbara regione della Colchide, nell'attuale Georgia. Il suo popolo
da sempre vive in quelle zone impervie e dimenticate da Dio dentro a
delle caverne ai piedi dei monti Urali: secondo la leggenda qui era incatenato il titano Prometeo a cui, ogni giorno, veniva divorato il fegato, che poi gli
ricresceva, da un'aquila divina come eterna punizione per aver portato il
fuoco tra gli uomini e aver ingannato gli dei istituendo il rito del sacrificio (ma non divaghiamo troppo). Nella regione era conservato anche un
oggetto raro e portentoso: si trattava del vello (pelo) di un montone
dorato volante e parlante (non sto scherzando) che aveva trasportato
in volo Frisso e Elle, due fanciulli che rischiavano di morire sacrificati dal padre, fino a
quelle terre. Sfortunatamente, nonostante questo aiuto divino, la
giovane Elle
precipitò in mare e morì: da quel giorno quel tratto
di mare viene chiamato, in suo onore, "Ellesponto". Frisso chiese ospitalità al vecchio Eete che gli
diede in sposa sua figlia Calciope. In cambio, però, il montone
dorato venne sacrificato e il suo vello appeso a una quercia secolare
protetta da un enorme drago perennemente sveglio. Ed è questo
l'oggetto del desiderio di Giasone, capo della spedizione di 50 eroi
provenienti dalla Grecia e inviati dal re di Iolco (#YOLO), Pelia.
L'Ellesponto è l'attuale stretto dei Dardanelli |
Questi,
infatti, pensava di potersi liberare del nipote (era figlio di suo
fratello) mandandolo verso morte quasi certa in un viaggio ai confini
del mondo alla ricerca di un oggetto sostanzialmente inutile. Infatti
Pelia era diventato re di Iolco (#YOLO) con l'inganno quando, in realtà, il
legittimo erede doveva essere, appunto, il fratello Esone, padre di
Giasone. Però si sa, il male paga alla fine: un oracolo gli comunica
che un giovane proveniente dalla campagna senza un sandalo lo avrebbe
spodestato. E voi figuratevi la sorpresa del vecchio quando si vide
arrivare proprio Giasone con un piede nudo e l'altro no! il re, che
come i nostri politici non ne voleva sapere di mollare la poltrona,
lo inviò dunque MOLTO lontano sperando che
schiattasse in qualche modo.
Ma sottovalutò la profezia, la volontà degli dei e, soprattutto, la
forza di 50 eroi mitici, da Ercole a Ulisse, radunati per
quest'impresa folle sulla nave magica e parlante (non sto scherzando) Argo. Dopo varie peripezie
arrivano in Colchide ma quel simpaticone di Eeta non vuole sapere di
cedere il vello d'oro. La situazione si fa critica: il re sembra
inamovibile, la popolazione ostile e gli eroi scoraggiati. Urge
trovare una soluzione: ed è a questo punto che inizia il bello,
state a sentire, aprite occhi, cervello e orecchie perché alla fine
del racconto sarete VOI a decidere se Medea abbia fatto bene o meno a
fare quel che ha fatto!
A
questo punto della storia intervengono le divinità che fanno
innamorare Medea di Giasone: questi, capita la situazione, se ne
approfitta bellamente e le chiede di aiutarli. Infatti il re Eeta
aveva concesso agli eroi di recuperare il vello a patto che superassero
tre temibili prove: sconfiggere dei cinghiali giganti sputafuoco,
eliminare l'esercito di bronzo che sarebbe sorto dai denti sotterrati degli
animali bestiali e eludere la guardia del drago che soffre di
insonnia: insomma, tre cosine da poco! Medea, in ogni caso, completamente rapita dall'amore per Giasone decide di aiutarlo e
di tradire il suo popolo e utilizza le sue arti magiche per lanciare
incantesimi vari di aiuto ai Greci. Questi riescono nelle tre imprese
e recuperano il vello d'oro ma Eeta non è per nulla contento e
decide di attaccarli con l'esercito per ammazzarli. Medea, che non
vuole lasciare il suo uomo, decide di partire con loro. Secondo una
versione del mito (che seguirò per comodità) Apsirto, il fratello
di lei, decide di aiutare la sorella e di fuggire con gli stranieri.
Però le truppe del padre incalzano e stanno per raggiungerli! Come
salvarsi? State a sentire e poi ditemi se avreste fatto lo stesso!
Medea,
vista la situazione nera, decide di compiere un atto estremo: ammazza
il fratello e lo fa letteralmente a pezzi con un'ascia. In seguito, mentre
continuano a fuggire, butta i resti di Apsirto per strada poco alla volta così che
Eeta sia costretto a fermarsi per raccoglierli e metterli assieme. Un
gesto estremo che però permette loro di salvarsi. E voi, sareste
arrivati a tanto pur di aver cara la pelle e poter fuggire col vostro
amore? Avreste tradito il vostro popolo per seguire uno straniero
venuto da terre lontane?
Nel Medioevo questo tema simpaticissimo fu ripreso in vari poemi cavallereschi! |
Per farmi sapere come la pensate e cosa avreste fatto voi potete lasciare un commento qui sotto (sono aperti a TUTTI, anche chi non ha un account google Plus) oppure potete venirmi a trovare sulla mia pagina Facebook dove vi aspetto a braccia aperte! Ci si vede venerdì per un nuovo articolo!
Per quanto la scelta di Medea riveli una grandissima forza e notevole coraggio nel difendere l'amore che la legava al suo uomo, trovo che quello da lei compiuto sia un gesto estremo e non giustificabile.
RispondiEliminaRinunciare alla propria identità, alla propria appartenenza ad un popolo fino all'uccisione del proprio fratello (che é simbolo di un legame sia affettivo sia biologico) é qualcosa che va contro il rispetto dei legami familiari e dei propri doveri civili, inseguendo un desiderio egoistico (tra l'altro proiettato verso l'ignoto).
In sostanza, dunque, non penso avrei agito come Medea :)
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaOltretutto il gesto, nell'ottica Greca, è doppiamente criticabile! Infatti il legame di sangue fratello-sorella è molto, molto profondo secondo leggi arcaiche e ormai perse nel tempo! Nessun Greco l'avrebbe mai imitata!
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