Ciao
e benvenuti tutti quanti a un nuovo spirito della riscrittura, la serie con cui sistemo e riscrivo i vecchi articoli! Mi scuso subito per il font poco felice ma, per problemi di formattazione, questo c'è per i prossimi articoli della collana (maledetto Libre Office!). Oggi vi parlerò di una delle opere più particolari dell’età
imperiale romana e che, a volte, non viene trattata a scuola. Sto
parlando dell' "Apokolokyntosis" di Seneca (sì, proprio
lui) anche conosciuta, in Italiano, come "la zucchificazione del divo Claudio".
Claudio (come non è mai stato) |
Ma
quando Claudio salì al potere il filosofo
non si trovava più a
Roma. Da un paio d'anni,
infatti, era stato
esiliato da Caligola per aver difeso
in modo troppo brillante una causa in tribunale e,
pertanto, era da
ritenersi un uomo pericoloso. In seguito,
con la morte del suo persecutore, sperava
finalmente di poter tornare in patria ma Claudio, invece, rimase
insensibile ad ogni sua
supplica.
Molte le lettere che Seneca aveva cercato di fargli
arrivare ma nulla si muoveva:
infatti Polibio, un
liberto agli ordini dell’imperatore, incaricato di vagliare la
posta diretta al regnante, le stracciava
tutte in automatico!
Seneca, l'integerrimo,
disperato, arrivò
addirittura a comporre un testo consolatorio a
Polibio per la morte del fratello: nemmeno
questa gran leccata, però, gli porto qualcosa.
Diciamo che è una buona macchia sul
curriculum, che si va ad aggiungere a diverse altre, per un uomo che
predicava il disinteresse totale per la sorte terrena!
Alla fine riuscì,
finalmente, a tornare
in patria solo nel 50 d.C. per intercessione di Agrippina, seconda
moglie di Claudio nonché madre di Nerone, il futuro imperatore. In
ogni caso a Seneca, decisamente, non era andato giù il comportamento
del regnante e, quando quattro anni dopo il vecchio Claudio morì,
poté finalmente sfogare tutto il suo odio, condiviso da molti, con
un’opera molto particolare:
l’ ”Apokolokyntosis”, appunto.
Il termine viene da un'oscura parola greca e non è ben chiaro il perché di questa "zucchificazione".
Seneca |
Volendo
riassumere il tutto in poche parole, l'opera inizia con la morte di
Claudio che "emette" l'anima in bagno (la
diarrea l’ha sempre accompagnato, fedele, per tutta la vita ma
potrebbe anche esser stato avvelenato) che
ascende all’Olimpo,
come tutti gli spiriti degli ex imperatori,
con l’intento di diventare una divinità. Lì fanno fatica a capire
chi sia perché
balbuziente ma, una volta riconosciuto,
Augusto, schifato, lo manda nell'Ade (il
nostro inferno) dove è condannato a giocare a dadi con un bussolotto
bucato per l’eternità,
isolato e odiato da tutti.
La
trama sarà anche semplice ma le battute al suo interno, posso
assicurare, sono pensate per divertire anche il lettore medio! Salta
subito all’occhio la forza con cui Seneca
si scaglia contro la figura dell’imperatore:
si
tratta di un genere
letterario molto
particolare: la satira menippea.
La
satira, ci dice Quintiliano, è “un genere tutto latino” che
affonda le sue radici in Lucilio, maestro del
famoso Orazio.
L’origine della parola satira è ancora
oggi dubbia: c’è
chi dice che derivi dal satiro, famoso
per i suoi scherzi e l’aspetto buffo, oppure da "vassoio
pieno di primizie",
come simbolo dei diversi temi trattati all’interno della composizione. Le
caratteristiche principali sono i
brani di prosa e poesia mischiati, la diversità dei temi e il
carattere comico e spietato delle composizioni. Quella
di Seneca,
particolarmente violenta, merita, però,
l’appellativo di “menippea”.
Questa
prende il nome da Menippo di Gadara, un filosofo
cinico
che amava
insultare
e prendere
in giro tutti in maniera molto violenta e caustica,
non curandosi dell'opinione pubblica.
Addirittura il fondatore di questa scuola, Diogene di Sinope,detto il
“Socrate pazzo”, viveva nudo in una botte che si portava sempre
in giro e pare arrivasse addirittura a compiere
atti osceni
in pubblico per dimostrare la
sua
libertà dal
mondo.
Il personaggio,
utilizzato da diversi autori come protagonista di opere satiriche,
è rimasto un simbolo fortissimo e molto scomodo nella storia della
cultura occidentale.
Vi
consiglio caldamente di leggervi questo bel
libretto,
non rimarrete delusi! L'edizione
Mondadori,
l’unica
che conosco ma so che di recente La VIta Felice ne ha proposta una nuova versione,
presenta un’ottima traduzione, moltissime note e una ricca
introduzione
con, oltretutto, un prezzo molto basso! Se volete rimanere aggiornati
sui prossimi articoli venitemi a trovare sulla pagina Facebook!