Ed eccoci
ora alla tanto promessa analisi dell’opera e delle sue influenze partendo
proprio dal titolo (ovviamente l’articolo, appena pubblicato sulla trama, lo
trovate qui o comunque dopo questo!). Perché la “Storia Vera”? Il racconto è
evidentemente un insieme di fatti inventati, perché chiamarlo in questo modo?
Per capirlo bisogna analizzare insieme il prologo e capire l’intento
dell’autore. Dei vari racconti di viaggio dell’antichità, con i relativi
problemi sulla veridicità dei prodigi incontrati, ho già parlato in parte qua
e, se volete capire il motivo centrale del tutto, andate a leggere! Infatti è
proprio contro i numerosi logografi e avventurieri cialtroni che Luciano vuole
intentare una vera e propria polemica dichiarata e aperta nel prologo: ci
racconta qualcosa che per sua stessa sincera ammissione non è mai successo,
senza prendere in giro il lettore o l’ascoltatore con inutili balle
(infatti nell’opera tutti questi
imbroglioni, come Erodoto ad esempio, sono agli Inferi appesi e torturati in
vario modo). La sua vuole essere una lettura veloce e divertente, che stacchi
il lettore dal grigiume della vita quotidiana e dal peso degli studi o del
lavoro, trasportandolo in un mondo variopinto e colorato pieno di creature
straordinarie (intento che condivide con il mio blog, peraltro): infatti il
cervello, se esageratamente messo sotto stress (e chi è stato in sessione
d’esami fin’ ora ne sa qualcosa), e non viene mai liberato da un momento di
pausa rende molto meno! Quindi è proprio Luciano che ci mette in guardia dalle
opere di questi imbroglioni e ci propone una storia tutto meno che vera!
Qualche
parola va ora spesa sulla rappresentazione dei “VIPS”, ovvero delle figure che
popolano i campi Elisi. Essi non sono mai storicamente (o letterariamente)
attendibili o pertinenti alle descrizioni forniteci dalla tradizione storico
letteraria. La loro deformazione comica avviene in due modi: o se ne esagerano
le caratteristiche in modo parossistico (Elena sempre rapita, Ulisse arrapato
come non mai) oppure sono l’esatto opposto di come siamo abituati a vederli
(Omero non è per nulla cieco). Quindi nessuno è esente dalla satira mordace
dell’autore e i vizi, i caratteri puramente umani e abbassanti, sono messi in
luce: anche questi esseri da tutti ritenuti superiori sono comuni mortali
portati per natura all’errore e all’imperfezione (come se dicessi che anche il
Papa fa la cacca). Per il resto non compare nessun personaggio particolare a parte
Cinira (di cui non c’è molto da dire se non che viene appeso per delle
robustissime palle), Scintaro che riprenderò poco più avanti e Endimione, il re
della Luna, che fa più da comparsa che da personaggio attivo. Lo stesso Luciano
è sì il protagonista della vicenda, ma non partecipa praticamente mai agli
eventi, quasi fosse un turista che non c’entra nulla o facesse parte del
pubblico a una cena con delitto (molto imbarazzato mentre degusta la sua
bistecchina Buitoni con la gente che gli muore di fianco).
Ma passiamo
alle numerose influenze. La “Storia Vera”, come dichiara lo stesso Luciano nel
prologo, è una sorta di mosaico di episodi fantastici, all’epoca famosi, tratti
da romanzi e diari di avventure in terre lontane che solo in parte ci sono
giunti. Nella trama ho già accennato ai riferimenti più famosi, come il viaggio
sulla Luna tratto da Antonio Diogene (come lo stesso Fozio ci suggerisce) o il
mare di ghiaccio simile a quello di Thule ma affrontato come fecero gli
Argonauti in mezzo al deserto. Una grande e importante influenza è data anche dalle
storie di folclore locale dei posti visitati in vita da Luciano. Ad esempio, la
storia del viaggiatore inghiottito da una balena e al cui interno trova un uomo
calvo (Scintaro) ha origine nei racconti tramandati oralmente nel nord Europa e
quindi da una cultura estremamente diversa da quella Greca, creando un gioco di
connessioni multietniche e cosmopolite possibili solo in un grande impero, come
quello romano, in cui si dava molta importanza alla cultura locale. Ma come
faceva Luciano a conoscere storie di popoli così lontani? Come detto nella sua
biografia (QUI) egli viaggiò veramente tanto: in particolare insegnò retorica
anche in Gallia (attuale Francia) e lì avrà sicuramente sentito parlare di
queste leggende magari attraverso a qualche mercante proveniente dalla non
troppo lontana Danimarca per dire.. Non dimentichiamoci però dell’influenza
della religione ebraica con cui era entrato in contatto nella sua Siria natia:
famoso è l’episodio, nella Bibbia, di Giona inghiottito dalla Balena. Ma questo
non è l’unico elemento tratto dalle religioni emergenti in quel periodo in
Medio Oriente. Infatti come non riconoscere Gesù che cammina sulle acque nella
figura degli uomini dai piedi di sughero che passeggiano sulla superficie dell’oceano?
Però, appunto, molte fonti non ci sono giunte ma possiamo cercare di ricavarle:
i popoli della Luna, ad esempio, non mangiano ma si nutrono del profumo dei
cibi cotti. Quest’informazione ci è giunta attraverso raccolte di fatti strabilianti
provenienti dall’India in opere posteriori a questa (come l’ “India” di
Arriano) e che sicuramente si basano su modelli preesistenti.
Tutte le
immagini fantastiche dell’opera non sono mai casuali, fini a sé stesse, ma
nascondono o nel nome o nel loro ruolo nella cultura del tempo sempre dei
giochi intellettuali fini e criptici che il lettore, con orgoglio tutto
intellettuale, riuscirà a ricavare all’interno del testo e a sfoggiare di
fronte agli amici colpiti dalla sua culturina. Abbiamo già detto nella trama di
come alcuni uomini sulla Luna si riproducano da soli piantando un testicolo.
Questi personaggi sono gli stessi che cavalcano degli avvoltoi-cavallo nella
battaglia contro i Solari guidati da Fetonte. All’epoca si riteneva, in modo
abbastanza diffuso, e soprattutto in Egitto (gente abbastanza credulona a
queste cose, basta leggere un poco di Erodoto per convincersene), che gli
avvoltoi fossero in grado di riprodursi da soli grazie all’intervento del vento
caldo che soffiava da sud. Così nessun elemento è lasciato al caso e ogni
dettaglio è curato con cura e precisione intellettuale: cavalieri e cavalcature
sono così legati dal metodo di riproduzione. Per i giochi di parole ho già
citato nel testo quello della coscia-ventre che fa riferimento al dio Dioniso.
Ma se tante
furono le influenze che ricevette, altrettanti furono gli scrittori in seguito
toccati nel cuore da questo autore. Tra i più famosi ricordiamo ad esempio Cyrano de Bergerac (1619-1655), il letterato francese dal lungo naso poi divenuto
famoso nell’800 con il famoso dramma di Edmond Rostand (1868-1918), che scrisse
un “Viaggio sulla Luna” anticipato dal celebre viaggio di Astolfo per recuperare
il senno di Orlando nell’ “Orlando Furioso” di Ariosto. Nel 1700 l’autore
satirico irlandese Jonathan Swift (1667-1745) trasse grandissima ispirazione per il suo romanzo “I
Viaggi di Gulliver” (di cui certamente parlerò a parte) in cui, fra i vari
episodi che ammiccano all’opera, c’è quello dell’isola sospesa dei giganti di
cui, come si è visto, parla pure Luciano. Ovviamente, poi, come già accennato,
pure Rabelais (1494-1553) fu un grandissimo ammiratore di quest’opera, tant’è che per il
suo “Gargantua e Pantagruele” ne trasse parecchi episodi come quello dell’isola
delle lanterne. E infine, guardando alla tradizione italiana, ma ancora di più
alla nostra infanzia, come non ricordare Pinocchio tra le svariate vittime di
inghiottimenti?
Qua finisce
il mio articolo sull’argomento “Storia Vera” per ora. Però vorrei ricordare a
tutti che è iniziata una collaborazione col blog di World Press “I Don’t Know”
in cui analizzerò sotto vari aspetti l’opera di Eichiro Oda, il capolavoro dei
manga: One Piece. Perché ricordarvelo proprio ora? Ma perché il primo articolo
metterà in relazione la “Storia Vera” con il manga giapponese che ha tratto
tantissimo spunto da quest’opera, << Sì,
ma si tratta sempre di un fumetto, cioè…>> direte voi. E su questo
non posso darvi torto per nulla: One Piece è effettivamente un’avventura
disegnata. Ma è anche il manga più venduto della storia oltretutto in un’epoca
in cui ogni capitolo è comodamente reperibile su internet. Io, se fossi in voi,
ci rifletterei un attimo!
A casa ho ben tre edizioni di quest'opera, tutte molto facili da reperire e più che valide, della Mondadori Bur e Garzanti che sono anche molto economiche. Ovviamente, se non lo si era capito, quest’opera è
assolutamente da leggere e la consiglio a chiunque. Spero che
anche questo capitolo vi sia piaciuto! Come sempre mi piacciate, condividete e
spargete la voce! I commenti, ricordo, sono aperti a TUTTI e non dovete farvi
problemi a scrivere, anzi, sono più che ben accetti! Volevo dedicare questo
articolo alla mia ex professoressa di inglese di cui ho colto una citazione,
impressa a eterna memoria sulla prima pagina della mia prima edizione della
“Storia Vera”, che recita le testuali parole: “Scusate, pensavo che la
professoressa stava interrogando.”.
Secondo voi
che cos’è la magia? Viaggio con il Letterarte in questa oscura disciplina
dall’antica Grecia fino al rinascimento con il prossimo capitolo!
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