lunedì 28 marzo 2016

Portale Amsterdam

Benvenuti a "Portale Amsterdam". Qui potrete trovare sia le mie impressioni sulla città sia utili consigli cliccando comodamente uno dei link qua sotto riportati. Per qualunque dubbio o richiesta di informazione aggiuntiva, rivolgersi al blogger di bordo tramite i commenti o la pagina relativa. Ricordiamo ai signori passeggeri che la discussione e i diversi punti di vista sono sempre ben accetti! A breve avrete accesso ai link, vi preghiamo di allacciarvi le cinture di sicurezza. Riccardo del Letterarteblog vi ringrazia per aver scelto di leggere su questo sito! Grazie e arrivederci!






Amsterdam: Tips and Tricks

Amsterdam è una delle mete in Europa più gettonate da diverse decine d'anni. Vuoi per il clima liberale, per il fascino che suscitano i canali o il clima rilassato, milioni di turisti si riversano per le strade della capitale Olandese in ogni periodo dell'anno. Qui vi darò qualche consiglio e suggerimento su cosa vedere o come muoversi in città!



I Am Sterdam Card: fatela assolutamente. Costa un pochino ma avrete tutti i musei più importanti, a parte quello nazionale, gratuiti e pure i mezzi pubblici per spostarsi in città (no treno quindi). Importantissima perché la maggior parte delle attrazioni culturali costa e non poco, e con questa carta si può risparmiare un po'. Disponibile per 24, 48, 72 o 96 ore dall'attivazione, acquistatela sul sito internet ufficiale o sul posto. Merita tantissimo e comprende una piccola crociera gratuita per i canali della città!

Attenti a bici e tram: hanno le loro corsie privilegiate, ovviamente, ma state attenti a non farvi prendere prendere sotto. Particolare attenzione per le piste ciclabili su cui transitano anche i motorini!

Muovetevi a piedi: il centro storico è veramente piccolo e anche un museo "distante" come il Tropenmuseum (quello di etnografia, veramente bellissimo) si raggiungono camminando nel peggiore dei casi per una mezz'oretta se dovrete attraversare trasversalemnte la città, altrimenti le distanze sono molto ridotte.

Prendete una camera nei dintorni di Amsterdam: l'Olanda è attraversata in lungo e in largo da treni che, ogni cinque minuti, partono per ogni dove. Località come Amsterdam Sloterdijk o Harlem posso essere veramente molto comode per alloggiare, considerati gli altissimi costi degli hotel nella capitale!

Mangiate etnico: l'Olanda trae la propria forza vitale dagli immigrati che giungono da tutto il mondo portando con sé tradizioni e culture molto diverse. La cucina tradizionale, al contrario, non ha nulla di veramente speciale, quindi approfittatene per esplorare nuove frontiere del gusto!

Attenti a dove comprate il formaggio: siamo italiani e sappiamo cosa sia il formaggio buono. Ecco, sappiate che quello Olandese non lo è o, comunque, impallidisce di fronte alla più banale forma di grana nostrana! Insipido e morbido, non ha un sapore particolare se non moltissimo stagionato e, per questo, sono costretti a mischiarlo con condimenti vari (ad esempio cumino o erbe varie). Come se non bastasse, in centro città i prezzi sono a dir poco vertiginosi... per poi crollare, naturalmente, nei supermercati! Sulla via della casa museo di Rembrandt si trova un grosso supermercato (cercate i portici vicini in direzione della sinagoga portoghese) in cui 3 piccole forme vengono 16€. In centro i prezzi, per intenderci, si aggirano intorno ai 50€ per lo stesso prodotto.

Meravigliosi musei nascosti: potrei dirvi di quanto sia bello il Van Gogh Museum ma a poco servirebbe. Mi sento, invece, di consigliarvi nella maniera più assoluta la collezione di dipinti del 1600 olandese presso l' Hermitage Amsterdam e il Tropenmuseum di antropologia, già citato sopra, e il museo della città in pieno centro. Tutti gratuiti con la I Am Sterdam Card, solo state attenti agli orari perché chiudono alle 17!

Pronuncia: non provate nemmeno a pronunciare l'Olandese. Non è tedesco e nemmeno inglese, ha nomi complessi e un sacco di vocali che si leggono in modo sempre diverso. Lo dico per voi eh, per evitare figuracce estreme davanti a tutti (sì mi è capitato) e incomprensioni. Tutti, in compenso, parlano inglese se non... qualche parola di italiano (quindi andateci piano con i commenti acidi, i diretti interessati potrebbero capire)

Droga: diffidate di qualunque prodotto a base di erba che non venga venduto all'interno dei Coffe Shop: solo loro sono autorizzati a vendere sostanze stupefacenti. Tutto il resto sarà un mucchio di schifezze costose che non producono alcun effetto e che delle canne avranno solo il sapore. Andate solo in locali che vi sembrano tranquilli e affidabili, piuttosto anche ricercati e pretenziosi, non gettatevi nella caotica catena Bulldog che ha un aspetto terribile. Vi ricordo che potrete portare con voi fino a 5 grammi e non di più e che, tendenzialmente, è considerata maleducazione fumare per strada lontano dai Coffe Shop.

Prostituzione: le "donnine", decisamente poco vestite, stanno in piccoli appartamenti che si affacciano sulla strada e non si possono fotografare (quindi non vetrine come le possiamo intendere noi). Il quartiere della prostituzione dietro la Oude kerk è il più famoso ma, in realtà, possono essere ovunque anche se le più attraenti stanno in quella zona. Non conosco prezzi o modalità con cui funziona la contrattazione ma, da quel che ho visto, si entra e, subito dopo, viene tirata una tendina tattica: se proprio dovete farlo almeno cercate di non sgusciare di fronte al gruppo vacanze Piemonte!

Birra: la maggior parte degli alcolici sarà d'importazione belga. Meno costosa rispetto all'Italia, buttate sempre un occhio sulla gradazione: facilmente si va sui 9 gradi! La birra nazionale è la Heineken, il che vi fa ben capire perché puntino molto su altri prodotti...



Ovviamente queste sono solo alcune cose che mi vengono in mente ma non fatevi problemi e chiedetemi quel che volete sulla mia "Amsterdam Experience" sotto nei commenti oppure in pagina!



Amsterdam: un'Opinione.

Amsterdam è una città delle più curiose, divisa in maniera ambigua tra vizio e virtù. L'antica Oude Kerk (chiesa vecchia) riposa accanto alle vetrine delle prostitute e a un basso rilievo che raffigura un seno palpato, i coffee shop della Bulldog vomitano turisti sulle sponde dei placidi canali e la sporcizia insozza le strette stradine del centro di primo mattino. Difficile, a mio avviso, trovare una poesia ad Amsterdam diversa da quella ispirata dai suoi
canali su cui si affacciano le case sbilenche dalle facciate in mattoni dalle mille sfumature. Piazza Dam, sede del palazzo reale, è attraversata da una strada trafficata, invasa dai tram e da folle di turisti mentre la Museumplein, la zona in cui sono situati i musei principali, è occupata da turisti tanto, troppo, intenti a farsi una foto con la grande scritta "I am Sterdam". Paragonata con altre capitali nordiche visitate negli scorsi anni (Bruxelles, Parigi, Copenaghen, Londra e Stoccolma), Amsterdam assomiglia terribilmente al formaggio tipico di quella zona: insipido al gusto di chi ha sperimentato altro. Con questo non voglio dire che sia una brutta città: mi ha entusiasmato non poco ed andarci era uno dei sogni della mia vita ma, diciamo, un po' di amaro in bocca rimane quando si fa un confronto con altre località.

Il concetto dietro ad Amsterdam è abbastanza chiaro: i soldi. Scambi mercantili che si affollano da secoli, apertura mentale per aumentare gli introiti e l'arte di sapersi vendere bene hanno reso grande una nazione che, di per sé, non è in grado di fornire prodotti eccezionali. "Holland has got nothing", come mi disse uno studioso al museo di archeologia Allard mentre analizzava i resti di una fossa biologica di un'abitazione del 1600, mostrandomi resti di cibi tropicali e mediterranei che una terra così fredda e buia mai avrebbe potuto produrre. Questa dedizione per gli affari ha fatto in modo che, non troppo tempo dopo la riforma protestante calvinista, l'Olanda perdesse la propria cultura religiosa: ad oggi non esistono vere cattedrali nella capitale e tutto ciò che è sacro è relegato e ridimensionato a una categoria commerciale o di impegno sociale volto a guadagnare prestigio e, da qui, cariche politiche e potere. L'anima della città non si è persa ma si è incanalata in un'altra via, quella del successo, che ha posto le basi per una forte tolleranza.

Amore per il potenziale lavorativo degli immigrati, abbattimento di ogni barriera morale pur di fare affari e il distacco da ogni potere religioso hanno reso grande una nazione con i suoi pregi e difetti. Legalizzazione della prostituzione e, in parte, di alcune droghe: Possibile? Amorale? Necessaria? Ovviamente non sono qua per fornire una risposta che non segua la mia etica e ideali ma vi posso dire che, nel bene o nel male, il tutto funziona. O,
almeno, questo è vero finché non si va a sbattere con la realtà dell'abuso dei coffee shop, quei locali in cui è consentita la vendita di diverse droghe leggere. La maggior parte dei turisti, vi risulterà presto chiaro, si reca in Olanda solo ed esclusivamente per quello, ignorando completamente qualunque aspetto culturale possa offrire la città. Ciò può provocare un certo fastidio solo nel momento del confronto con alcuni connazionali o quando si percorrono certe strade molto affollate del centro ma, in generale, regna un clima di totale serenità. Se non fosse per il forte odore, voi non vi accorgereste di loro e loro, credetemi, di certo non si accorgeranno di voi!

Una città moderna, divisa tra tradizione e innovazione, che ha un disperato bisogno di risorse esterne per sopravvivere. Un angolo di mondo sotto i riflettori costanti della stampa internazionale per le sue scelte audaci. Un luogo di grande cultura, sì, ma spesso importata con lo scotto di perdere la propria identità o, ancora peggio, di appiattirla. Una città non facile, complessa nel suo funzionamento, dalle mille sfaccettature e dai numerosi lati oscuri misti al fascino dell'inventiva.

La città del vizio o della libertà?
Sta a voi deciderlo!


Per consigli e trucchi sulla visita alla città venite pure qui!

venerdì 18 marzo 2016

Capire H. P. Lovecraft: una breve guida

Quando si legge un romanzo, racconto o poesia la prima cosa da fare, per poterlo comprendere pienamente, è contestualizzarlo nel suo periodo inquadrando l'autore. Per fare ciò è fondamentale conoscerlo e saper comprendere e interpretare il suo carattere con i tratti caratteristici, senza lasciarci traviare dalla nostra mentalità di oggi. Quel che voglio fare qua, nello specifico, è tracciare una breve guida alla comprensione di H. P. Lovecraft, un autore molto particolare e che offre in modo emblematico il fianco a questo lavoro! Discuterò prevalentemente dei suoi punti critici, quelli che possono far vacillare la sua figura, di certo non ho intenzione di stilare un quadro completo (almeno oggi) delle influenze che ha ricevuto al livello di letture e clima culturale.



Autore di un'infinità di racconti di genere horror, Lovecraft è decisamente un personaggio bizzarro che ha vissuto esperienze di vita molto particolari e che hanno influenzato le sue opere in maniera significativa. Come magari saprete, quel che si dice spesso di lui è che fosse razzista, cresciuto con qualche problema in una famiglia di gente morta in manicomio. Ebbene, tutte queste tre affermazioni sono VERE ma vanno contestualizzate, appunto, nel periodo in cui è vissuto (1890-1937).

Lovecraft nasce e trascorre buona parte della vita nella cittadina di Providence, a Rhode Island, nel New England. Si tratta di una zona fortemente legata alle sue origini, alla storia dei primi colonizzatori e a quegli aspetti più "classici" e tradizionali della cultura americana. Una zona, quindi, profondamente chiusa in sé stessa, almeno nel periodo in cui ha vissuto Lovecraft, e che di conseguenza non vedeva di buon occhio ciò che era diverso. Da qui, appunto, parte del razzismo di Lovecraft, giustificato anche in relazione alla forte segregazione razziale in atto in quegli anni e che durerà almeno fino agli anni '60 in tutti gli Stati Uniti. E già solo questo basterebbe a caratterizzare Lovecraft come un giustificato razzista ma vi è di più!

I genitori erano gente un po' particolare. Il padre morì quando il giovane Philip aveva appena 8 anni di sifilide, dopo aver sofferto per diverso tempo in preda alla psicosi che lo faceva delirare (le turbe dei protagonisti dei racconti trovano, dunque, un modello reale). Da quel momento, cresciuto un po' con la zia e un po' con la madre, fu più che accudito e, soprattutto quest'ultima, iniziò a sviluppare una forte ossessione per il figlio che, invece, voleva anche distaccarsi da questa figura così oppressiva e pesante. Nutriva un forte senso patriottico e voleva arruolarsi per l'esercito ma il
genitore glielo impedì con molta forza: in età decisamente più matura non gli permetteva di uscire di casa se non sotto giuramento che non si sarebbe unito alle forze armate! E così il giovane Lovecraft trascorse un'infanzia e adolescenza in un clima di super-protezione che non lo lasciava respirare e che, se da un lato gli permise di sviluppare una fantasia enorme, dall'altro lo rese insicuro nei rapporti con l'esterno. Per questo, quando ebbe modo di soggiornare nella caotica New York, si trovò malissimo e decisamente a disagio. Anche il matrimonio fu molto breve e venne condizionato proprio da questo suo carattere. Questa diffidenza per il non conosciuto e per il mondo esterno sono parti integranti per comprendere, appunto, il suo razzismo ma anche, come già detto, la sua capacità creativa così forte legata a un forte senso d'attaccamento alle sue origini.

Tuttavia, come accennato, questo vivere con sé stesso ha generato una fantasia e una volontà d'evasione che hanno avuto importantissime ripercussioni sulla sua produzione. Questo lo si vede bene, ad esempio, con i primi racconti, quelli della giovinezza, caratterizzati da mondi fantastici e evasioni dal quotidiano molto più forti rispetto a quelli successivi che sì, ovviamente introducono il tema del soprannaturale, ma ambientandolo comunque nella normalità dell'esistenza. Lovecraft, in primis Poe, senza esser stato costretto per molto tempo a casa a leggere determinate opere non sarebbe mai diventato l'autore che noi oggi amiamo e conosciamo!

Quindi, dove voglio andare a parare per concludere? Lovecraft non è stata una personalità facile, tutt'altro, qua ho solo accennato alla sua figura, ma è stato, come tutti, figlio del suo tempo, nel bene e nel male. Che voi lo amiate o odiate a nulla serve negare o enfatizzare i suoi pregi o difetti: tutti sono caratterizzanti la persona e l'hanno reso un autore unico. Potremmo poi metterci a discutere sull'effettivo valore delle sue opere, delle loro origini e influenze e di quel che hanno rappresentato ma non è questa la sede.



Spero che l'articolo vi sia piaciuto e che possa un minimo guidarvi nella lettura e approfondimento dell'autore! Noi ci vediamo con un prossimo articolo e, nel frattempo, rimanete aggiornati in pagina per nuovi sviluppi!

martedì 15 marzo 2016

I Briganti, l'Onor e la Cina io canto: "In Riva all'Acqua", tra avventura ed eroismo (pt.2)

Le vicende dei briganti, analizzate in questo articolo, assumono tinte tragiche sul finale. Pur venendo reclutati dalle truppe imperiali in seguito ad un'amnistia, dopo aver aiutato i loro nuovi alleati a respingere feroci popolazioni tribali dai confini Cinesi, vengono traditi e giustiziati senza troppe cerimonie. Ma perché succede questo? Per quale motivo si sono sottomessi ai loro nemici? Cosa voleva ottenere Song Jiang, il loro capo? Per scoprirlo dobbiamo fare un piccolo passo indietro...

Se andiamo a vedere le origini dei briganti vedremo che la maggior parte dei protagonisti è stata vittima di abusi del potere ufficiale che li ha condannati quando loro, in realtà, erano dalla parte della ragione, ma di un certo tipo di ragione... infatti si delineano due schieramenti opposti: da una parte il potere ufficiale, corrotto e mal funzionante ma che rimane saldo
Wu Song "Pellegrino"
nella sua posizione di superiorità da rispettare costi quel che costi, dall'altra una giustizia popolare vera e autentica, frutto di contravvenzioni spesso obbligatorie volte a tutelare interessi superiori, divini quasi. Una controparte orientale, si potrebbe dire, dell'Antigone di Sofocle, una tragedia classica che tratta il tema della contrapposizione tra le due visioni normative. Da notare come Song Jiang non intenda e non abbia mai voluto sostituirsi all'imperatore o ad altri dignitari: egli si vuole affiancare, se non sottomettere, riconoscendo sia l'importanza del potere ufficiale sia, allo stesso tempo, la sua ingiustizia e imperfezione. Egli cova, nascosto, il desiderio di sistemare le cose tramite ragione e buon senso, rifacendosi a un diritto comune. Invece ecco che la corruzione non cede e rimane salda sul suo scranno ufficiale. Questa cosa la si vede bene in un capitolo in cui uno dei briganti vuole risolvere le faccende tramite "il buon diritto" e finisce per ritrovarsi in guai serissimi, a un passo dalla morte, onde venir salvato all'ultimo da uno dei briganti che, più di tutti, rappresenta il concetto di giustizia popolare.

Curiosi tutti questi riferimenti al diritto, non è vero? In realtà sono comprensibilissimi nell'ottica dell'opera che ha un taglio spaventosamente giuridico: diritto penale, privato, procedurale, amministrativo ed internazionale, vi sono radunate moltissime sfaccettature giurisprudenziali, quasi a creare un quadro del diritto dell'epoca, una piccola raccolta di alcuni
Liu Tang "Diavolo Rosso"
istituti classici. In particolare l'ambito penalistico è messo in risalto ma chi ha sentito parlare del codice Tang non dovrebbe sorprendersi: in questa raccolta di leggi l'ambito della pena e della sua esecuzione è particolarmente favorito! Quindi allo stesso tempo una critica al potere ufficiale, una sua proposta alternativa e una descrizione dello stesso nei suoi istituti e funzionamenti: sorprendente!

Nel mezzo viene inserito anche il tema del soprannaturale che, ogni tanto, fa capolino tra le pagine del romanzo. Magie, entità divine e gli stessi 108 briganti sono manifestazioni di un mondo parallelo che poco sembra avere a che fare con rozzi briganti cinesi. E infatti la differenza con un'opera quale Viaggio in Oriente è evidente: lì il divino era vero e proprio protagonista, quasi l'unico, e la quotidianità faceva solo da sfondo incarnata nella figura di Porcellino. Qui, al contrario, si ha un rovesciamento con un'attenzione maggiore, quasi verista, all'ambiente circostante tralasciando aspetti divini, comunque presenti.

In generale la Giustizia divina sembra presiedere le azioni dei protagonisti. In fondo era scontato che la loro fine dovesse essere quella: si trattava di 108 spiriti che dovevano pagare una pena in terra per poter essere riammessi nell'alto dei cieli. Era indispensabile, allora, un loro sacrificio per adeguarsi a un ordine universale, maggiore, come le leggi che andavano difendendo,
che trascende dagli ideali mortali di vita.


Zhou Tong "Tirannello"
Vorrei chiudere questa breve ed imperfetta esposizione dei temi di "In Riva all'Acqua" portando il parere di un cinese autorevole: Mao Tse Tung. Inizialmente il dittatore, accanito lettore, adorava quell'opera, piena di briganti coraggiosi che, come lui, avevano combattuto contro un potere opprimente. Tuttavia, salito al potere in modo più definitivo e stabile, sempre meno umano e comunista, vide nell'opera quasi una minaccia e volle limitarne fortemente la diffusione. L'opera doveva insegnare, secondo lui, solamente l'arte di arrendersi al potere ufficiale, accettandolo in tutte le sue sfaccettature. Da questo breve giudizio ben si evince che del giovane rivoluzionario comunista, verso la fine degli anni '60, poco prima della morte, non ne era rimasta traccia.

giovedì 10 marzo 2016

Apollinaie l'Eresiarca & Co.

Giullaume Apollinaire (1880-1918) è stato, indubbiamente, una delle menti più geniali del suo tempo. Se può non piacere lo stile o i temi, spesso di carattere erotico, il gigantesco bagaglio culturale che aveva alle spalle e che ha riversato nelle sue opere è sicuramente ineccepibile. Non fa eccezione la prima raccolta di racconti "L'Eresiarca & Co." (1910) che, edito da Garzanti, ho recentemente avuto modo di leggere.

La premessa che va fatta a questi racconti è che senza un apparato seppur minimo di note non potrete cogliere ogni sfumatura del testo (problema, questo, che la Garzanti non pone in alcun modo!). Come detto, appunto, Apollinaire è un acculturato, studioso di antichi testi semi sconosciuti, ama dar sfoggio della sua erudizione vantandosi inizialmente con amici, poi confrontandosi con il pubblico. Questa raccolta di racconti, infatti, è la prima che abbia mai pubblicato ed era, precedentemente, riservata a una dimensione intima, di amicizia e confidenza. Curiosa, quindi, la scelta di Apollinaire di porsi in maniera originale, forse leggermente arrogante, con un mondo intellettuale in continua evoluzione: Picasso, Tzara e Ezra Pound solo alcune delle personalità che, ad inizi 1900, resero celebre e animata la Parigi di Montmartre, della nuova cultura rivoluzionaria e astratta, degli eccessi ai nostri occhi quasi dimenticati.

Ed è in questo quadro che, appunto, si inseriscono i racconti con un giusto mix di modernità e gusto antiquario. Nelle pagine che Apollinaire dedica agli amici spuntano leggende europee come quella dell'ebreo errante, di pittoreschi serial killer o tragiche storie d'amore immerse nell'atmosfera dell'epoca, ben visibile da alcuni dettagli quotidiani che traspaiono tra le righe. Il testo, a tratti, diventa un elenco di nomi, fonti e citazioni che infiamma le pagine che scorrono veloci dietro ai fatti che si susseguono incalzanti, come tipico di racconti brevi, brevissimi, quasi fiammiferi.

De Chirico, "Ritratto di Apollinaire"
Volendo analizzare anche solo minimamente i contenuti ci si accorgerà immediatamente della centralità del ruolo della religione. Questa, però, non è trattata in modo banale: con mio grande stupore non viene derisa ma nemmeno esaltata. Con molta lucidità ne tratteggia gli aspetti incredibilmente umani, comuni, accostandoli alla solita erudizione di cui ama farsi vanto. Esiste qualche racconto piccante in cui la chiesa è coinvolta ma senza mai sfociare nella grottesca oscenità. Non vi sarà quindi, per fare un esempio, un prete che avrà un rapporto sessuale con una donna ma, diversamente, questa rimarrà "folgorata" dalle immane proporzioni del prelato senza che questi sfiori la diretta interessata con un dito. Oppure, per cambiare religione, si parla di ebrei che frequentano bordelli, al fianco dei cristiani, ma senza invocare alcun riferimento alla fede (da poco era terminato "l' Affaire Dreyfus"). Da non credente è un approccio che ho molto apprezzato proprio perché non attacca in modo sciocco e becero, come accadeva fin troppo spesso durante l'illuminismo, un'intera classe per il solo fatto di esistere ma, al contrario, umanizzando il discorso riporta le istituzioni al piano della quotidianità se non della banalità: un'arma decisamente più efficace contro chi detiene un certo tipo di potere!


Tiriamo le conclusioni: abbiamo tra le mani un'ottima edizione economica firmata Garzanti a basso prezzo con ottima traduzione e abbondanti note. A questo aggiungiamo una serie di racconti agili e veloci, molto piacevoli da leggere, che possono intrattenere per un pomeriggio come per diversi giorni. Racconti vari, che dipingono una Parigi scossa nelle viscere da un clima culturale vivo e in fermento e che avrebbe influenzato la storia del pensiero in modo radicale. Che dite, secondo voi vale la pena leggerlo?

martedì 1 marzo 2016

I Briganti, l'Onor e la Cina io canto: "In Riva all'Acqua", tra avventura ed eroismo (pt.1)

Piazze, monumenti e cattedrali, in Italia e per l'Europa, sono testimoni immortali di grandi eroi, gesta straordinarie e avvenimenti storici di assoluta importanza. Ma tutto ciò fa riferimento solo alla cultura occidentale quando, in realtà, a centinaia di migliaia di chilometri di distanza, altre popolazioni subivano uno sviluppo analogo. Oggi non parliamo di lussuose corti arabe, non di cavalieri della steppa Kazaka né di intrepidi samurai Giapponesi. È, finalmente, giunto il momento di parlare di "In Riva all'Acqua", uno dei quattro classici della letteratura cinese.

La cosa più particolare è sicuramente che "In Riva all'Acqua" non è un romanzo. Non uno solo almeno. Potremmo dire che vi sono due sezioni distinte: una prima parte del XVII secolo che fa da introduzione, quasi, alla seconda composta da un insieme indefinito e infinito di canzoni, ballate e storie raccontate a lume di candela dal popolo da tempi molto remoti. Oggi, in questo primo articolo, ci concentreremo sulla struttura dell'opera mentre, la prossima volta, avremo modo di occuparci dei grandi temi trattati.

Ling Zhen "Tuono Spaccatutto"
"In Riva all'Acqua", nella versione di Jin Shengtan, narra come si è andata a formare quella banda di briganti che popola le leggende folcloristiche locali. Cerca di dare un senso compiuto, dunque, a delle vicende episodiche e autoconclusive. Per questo viene considerata, di solito, la parte migliore del complesso dell'opera: elegante e raffinata, intesse una trama complicatissima e intrecciata con arguzia. Sostanzialmente il romanzo racconta di come si siano conosciuti e uniti in una grande alleanza 108 briganti, a loro volta incarnazione dei 108 demoni (36 celesti + 72 terrestri) che rappresentano le stelle della costellazione delle Pleiadi. Dopo 930 pagine si riuniscono tutti in un forte sul monte Liang circondato da acque paludose e da lì combattono le truppe imperiali che cercano, inutilmente, di sottometterli. La provenienza dei protagonisti è varia ma, come filo conduttore approssimativo per tutti, si può dire che il motivo principale per cui si sono uniti sotto un'unica bandiera è l'avversione per la corruzione della corte imperiale e la sete di giustizia, quella vera e giusta, che non riescono a trovare per vie legali. Una sorta di Robin Hood dagli occhi a mandorla, si potrebbe dire, che non ruba per dare ai poveri ma per avere più giustizia per chi si è comportato sempre rettamente. Come andrà a finire? Ne potremo parlare la prossima volta...

Oggi mi piacerebbe approfondire un po' quali sono i caratteri essenziali di quest'opera. Perché, appunto, come già detto ha una struttura episodica, quindi composta di avventure a sé stanti quasi fini a sé stesse, dal momento che comunque includono di norma l'ingresso di nuovi briganti nelle vicende. Inoltre è particolare notare la regia a volo d'uccello e chi ha visto "Birdman" sa di cosa parlo: si segue un brigante per un po', poi questo
Shi Jin "Drago Blu"
incontrerà un altro personaggio, inizieremo a seguire lui, poi incontrerà un altro protagonista ancora che diverrà il centro delle nuove avventure e così via. Grazie a questa
tecnica la narrazione, agile e veloce, diventa anche molto intrigata, considerando che si può incontrare la stessa persona anche a distanza di centinaia di pagine e decine di capitoli ma in un altro luogo. Questo il motivo per cui si considera l'opera di Jin Shengtang molto raffinata e complessa, con un'abilità di scrittura superlativa! Riesce a dar senso logico-temporale-spaziale a vicende evidentemente narrate a voce da generazioni. Sembra, quasi, vi sia stata anche una sua ricerca dietro: se alcuni briganti sono molto caratterizzati psicologicamente, altri in realtà sembrano per finire nella banda quasi per caso: che l'autore non sia riuscito a reperire racconti convincenti sulle loro origini? Un altro carattere significativo che deriva da quest'origine popolare della vicenda sta nella fine di ogni capitolo che si concluderà sempre con un cliffhanger, un colpo di scena, la sospensione al limite di una situazione.

Lin Chong "Testa di Leopardo"
Questa struttura, gli appellativi fantasiosi dei briganti e la natura stessa del romanzo possono farci paragonare l' "Odissea" a "In Riva all'Acqua". Tuttavia mi preme sottolineare la differenza pregnante tra i due capolavori: il primo è frutto di una raccolta successiva non attribuibile a un autore solo, cosa che non avviene con Jin Shentang. Cambia il modo di operare e l'intento delle due opere: una tendenza raccoglitrice e ragionata da entrambe le parti, con elementi di distacco tra le due opere. Quel che è certa è l'importanza di questo romanzo per la cultura letteraria cinese e, di rimando, Giapponese. Tuttavia questo testo ha avuto una fama, almeno all'estero, assai minore rispetto a "Viaggio in Occidente", per quanto, se non ha influenzato un mostro sacro come Dragon Ball, è stata, comunque, punto di riferimento per "Saint Seya: i Cavalieri dello Zodiaco".

E con questo per oggi è tutto! Non appena leggerò la seconda parte avrete il seguito di quest'articolo, con analisi di temi e contenuti. Mi dispiace, infatti, essermi limitato questa volta con le cose da dire ma trattandosi di un lavoro enorme (e non solo come numero di pagine) preferisco affrontarlo poco alla volta ma bene! Per il resto vi do appuntamento o alla live di domani sera (QUI potete vedere di che si tratta) o al prossimo articolo martedì prossima con... Apollinaire!