Benvenuti
a "Portale Amsterdam". Qui potrete trovare sia le mie
impressioni sulla città sia utili consigli cliccando comodamente uno
dei link qua sotto riportati. Per qualunque dubbio o richiesta di
informazione aggiuntiva, rivolgersi al blogger di bordo tramite i
commenti o la pagina relativa. Ricordiamo ai signori passeggeri che
la discussione e i diversi punti di vista sono sempre ben accetti! A
breve avrete accesso ai link, vi preghiamo di allacciarvi le cinture
di sicurezza. Riccardo del Letterarteblog vi ringrazia per aver
scelto di leggere su questo sito! Grazie e arrivederci!
lunedì 28 marzo 2016
Amsterdam: Tips and Tricks
Amsterdam
è una delle mete in Europa più gettonate da diverse decine d'anni.
Vuoi per il clima liberale, per il fascino che suscitano i canali o
il clima rilassato, milioni di turisti si riversano per le strade
della capitale Olandese in ogni periodo dell'anno. Qui vi darò
qualche consiglio e suggerimento su cosa vedere o come muoversi in
città!
♠I
Am Sterdam Card:
fatela assolutamente. Costa un pochino ma avrete tutti i musei più
importanti, a parte quello nazionale, gratuiti e pure i mezzi
pubblici per spostarsi in città (no treno quindi). Importantissima
perché la maggior parte delle attrazioni culturali costa e non poco,
e con questa carta si può risparmiare un po'. Disponibile per 24,
48, 72 o 96 ore dall'attivazione, acquistatela sul sito internet
ufficiale o sul posto.
Merita
tantissimo e comprende una piccola crociera gratuita per i canali
della città!
♣ Attenti
a bici e tram:
hanno le loro corsie privilegiate, ovviamente, ma state attenti a non
farvi prendere prendere sotto. Particolare attenzione per le piste
ciclabili su cui transitano anche i motorini!
♥Muovetevi
a piedi:
il centro storico è veramente piccolo e anche un museo "distante"
come il Tropenmuseum (quello di etnografia, veramente bellissimo) si
raggiungono camminando nel peggiore dei casi per una mezz'oretta se
dovrete attraversare trasversalemnte la città, altrimenti le
distanze sono molto ridotte.
♦Prendete
una camera nei dintorni di Amsterdam:
l'Olanda è attraversata in lungo e in largo da treni che, ogni
cinque minuti, partono per ogni dove. Località come Amsterdam
Sloterdijk o Harlem posso essere veramente molto comode per
alloggiare, considerati gli altissimi costi degli hotel nella
capitale!
♠Mangiate
etnico:
l'Olanda trae la propria forza vitale dagli immigrati che giungono da
tutto il mondo portando con sé tradizioni e culture molto diverse.
La cucina tradizionale, al contrario, non ha nulla di veramente
speciale, quindi approfittatene per esplorare nuove frontiere del
gusto!
♣Attenti
a dove comprate il formaggio:
siamo italiani e sappiamo cosa sia il formaggio buono. Ecco, sappiate
che quello Olandese non lo è o, comunque, impallidisce di fronte
alla più banale forma di grana
nostrana!
Insipido e morbido, non ha un sapore particolare se non moltissimo
stagionato e, per questo, sono costretti a mischiarlo con condimenti
vari
(ad esempio cumino o erbe varie).
Come se non bastasse, in centro città i prezzi sono a dir poco
vertiginosi... per poi crollare, naturalmente, nei supermercati!
Sulla via della casa museo di Rembrandt si trova un grosso
supermercato (cercate i portici vicini in direzione della sinagoga
portoghese) in cui 3 piccole forme vengono 16€. In centro i prezzi,
per intenderci, si aggirano intorno ai 50€ per lo stesso prodotto.
♥Meravigliosi
musei nascosti:
potrei dirvi di quanto sia bello il Van Gogh Museum ma a poco
servirebbe. Mi sento, invece, di consigliarvi nella maniera più
assoluta la collezione di dipinti del 1600 olandese presso l'
Hermitage Amsterdam e il Tropenmuseum di antropologia, già citato
sopra,
e il museo della città in pieno centro.
Tutti
gratuiti con la I Am Sterdam Card,
solo state attenti agli orari perché chiudono alle 17!
♦Pronuncia:
non provate nemmeno a pronunciare
l'Olandese. Non è tedesco e nemmeno inglese, ha nomi complessi e un
sacco di vocali che si leggono in modo sempre diverso. Lo dico per
voi eh, per evitare figuracce estreme davanti a tutti (sì mi è
capitato) e incomprensioni. Tutti, in compenso, parlano inglese se
non... qualche parola di italiano (quindi andateci piano con i
commenti acidi, i
diretti interessati potrebbero
capire)
♠Droga:
diffidate di qualunque prodotto a base di erba che non venga venduto
all'interno dei Coffe Shop: solo loro sono autorizzati a vendere
sostanze stupefacenti. Tutto il resto sarà un mucchio di schifezze
costose che non producono alcun effetto
e che delle canne avranno solo il sapore.
Andate solo in locali che vi sembrano tranquilli e affidabili,
piuttosto anche ricercati e pretenziosi, non gettatevi nella
caotica
catena Bulldog che ha un aspetto terribile. Vi ricordo che potrete
portare con voi fino a 5 grammi e non di più e che, tendenzialmente,
è considerata maleducazione fumare per strada lontano dai Coffe
Shop.
♣Prostituzione:
le "donnine",
decisamente poco vestite,
stanno in piccoli appartamenti che si affacciano sulla strada e non
si possono fotografare
(quindi non vetrine come le possiamo intendere noi).
Il quartiere della prostituzione dietro la Oude kerk è il più
famoso ma, in realtà, possono essere ovunque anche se le più
attraenti stanno in quella zona. Non conosco prezzi o modalità con
cui funziona la contrattazione ma, da quel che ho visto, si entra e,
subito dopo,
viene tirata una tendina tattica: se proprio dovete farlo almeno
cercate di non sgusciare
di fronte
al gruppo vacanze Piemonte!
♥Birra:
la maggior parte degli alcolici sarà d'importazione belga. Meno
costosa rispetto all'Italia, buttate sempre un occhio sulla
gradazione: facilmente
si va sui
9
gradi!
La birra nazionale è la Heineken, il che vi fa ben capire perché
puntino molto su altri prodotti...
Ovviamente
queste sono solo alcune cose che mi vengono in mente ma non fatevi
problemi e chiedetemi quel che volete sulla mia "Amsterdam
Experience" sotto nei commenti oppure in pagina!
Amsterdam: un'Opinione.
Amsterdam
è una città delle più curiose, divisa in maniera ambigua tra vizio
e virtù. L'antica Oude Kerk (chiesa vecchia) riposa accanto alle
vetrine delle prostitute e a un basso rilievo che raffigura un seno
palpato, i coffee shop della Bulldog vomitano turisti sulle sponde
dei placidi canali e la sporcizia insozza le strette stradine del
centro di primo mattino. Difficile, a mio avviso, trovare una poesia
ad Amsterdam diversa da quella ispirata dai suoi
canali su cui si
affacciano le case sbilenche dalle facciate in mattoni dalle mille
sfumature. Piazza Dam, sede del palazzo reale, è attraversata da una
strada trafficata, invasa dai tram e da folle di turisti mentre la
Museumplein, la zona in cui sono situati i musei principali, è
occupata da turisti tanto, troppo, intenti a farsi una foto con la
grande scritta "I am Sterdam". Paragonata con altre
capitali nordiche visitate negli scorsi anni (Bruxelles, Parigi,
Copenaghen, Londra e Stoccolma), Amsterdam assomiglia terribilmente
al formaggio tipico di quella zona: insipido al gusto di chi ha
sperimentato altro. Con questo non voglio dire che sia una brutta
città: mi ha entusiasmato non poco ed andarci era uno dei sogni
della mia vita ma, diciamo, un po' di amaro in bocca rimane quando si
fa un confronto con altre località.
Il
concetto dietro ad Amsterdam è abbastanza chiaro: i soldi. Scambi
mercantili che si affollano da secoli, apertura mentale per aumentare
gli introiti e l'arte di sapersi vendere bene hanno reso grande una
nazione che, di per sé, non è in grado di fornire prodotti
eccezionali. "Holland has got nothing", come mi disse uno
studioso al museo di archeologia Allard mentre analizzava i resti di
una fossa biologica di un'abitazione del 1600, mostrandomi resti di
cibi tropicali e mediterranei che una terra così fredda e buia mai
avrebbe potuto produrre. Questa dedizione per gli affari ha fatto in
modo che, non troppo tempo dopo la riforma protestante calvinista,
l'Olanda perdesse la propria cultura religiosa: ad oggi non esistono
vere cattedrali nella capitale e tutto ciò che è sacro è relegato
e ridimensionato a una categoria commerciale o di impegno sociale
volto a guadagnare prestigio e, da qui, cariche politiche e potere.
L'anima della città non si è persa ma si è incanalata in un'altra
via, quella del successo, che ha posto le basi per una forte
tolleranza.
Amore
per il potenziale lavorativo degli immigrati, abbattimento di ogni
barriera morale pur di fare affari e il distacco da ogni potere
religioso hanno reso grande una nazione con i suoi pregi e difetti.
Legalizzazione della prostituzione e, in parte, di alcune droghe:
Possibile? Amorale? Necessaria? Ovviamente non sono qua per fornire
una risposta che non segua la mia etica e ideali ma vi posso dire
che, nel bene o nel male, il tutto funziona. O,
almeno, questo è
vero finché non si va a sbattere con la realtà dell'abuso dei
coffee shop, quei locali in cui è consentita la vendita di diverse
droghe leggere. La maggior parte dei turisti, vi risulterà presto
chiaro, si reca in Olanda solo ed esclusivamente per quello,
ignorando completamente qualunque aspetto culturale possa offrire la
città. Ciò può provocare un certo fastidio solo nel momento del
confronto con alcuni connazionali o quando si percorrono certe strade
molto affollate del centro ma, in generale, regna un clima di totale
serenità. Se non fosse per il forte odore, voi non vi accorgereste
di loro e loro, credetemi, di certo non si accorgeranno di voi!
Una
città moderna, divisa tra tradizione e innovazione, che ha un
disperato bisogno di risorse esterne per sopravvivere. Un angolo di
mondo sotto i riflettori costanti della stampa internazionale per le
sue scelte audaci. Un luogo di grande cultura, sì, ma spesso
importata con lo scotto di perdere la propria identità o, ancora
peggio, di appiattirla. Una città non facile, complessa nel suo
funzionamento, dalle mille sfaccettature e dai numerosi lati oscuri
misti al fascino dell'inventiva.
La
città del vizio o della libertà?
Sta
a voi deciderlo!
Per
consigli e trucchi sulla visita alla città venite pure qui!
venerdì 18 marzo 2016
Capire H. P. Lovecraft: una breve guida
Quando
si legge un romanzo, racconto o poesia la prima cosa da fare, per
poterlo comprendere pienamente, è contestualizzarlo nel suo
periodo inquadrando l'autore. Per fare ciò è fondamentale conoscerlo e saper
comprendere e interpretare il suo carattere con i tratti caratteristici, senza lasciarci traviare dalla nostra mentalità di oggi. Quel che
voglio fare qua, nello specifico, è tracciare una breve guida alla
comprensione di H. P. Lovecraft, un autore molto particolare e che
offre in modo emblematico il fianco a questo lavoro! Discuterò prevalentemente dei suoi punti critici, quelli che possono far vacillare la sua figura, di certo non ho intenzione di stilare un quadro completo (almeno oggi) delle influenze che ha ricevuto al livello di letture e clima culturale.
Autore
di un'infinità di racconti di genere horror, Lovecraft è
decisamente un personaggio bizzarro che ha vissuto esperienze di vita
molto particolari e che hanno influenzato le sue opere in maniera
significativa. Come magari saprete, quel che si dice spesso di lui è
che fosse razzista, cresciuto con qualche problema in una famiglia di
gente morta in manicomio. Ebbene, tutte queste tre affermazioni sono VERE ma vanno contestualizzate, appunto, nel periodo in cui è
vissuto (1890-1937).
Lovecraft
nasce e trascorre buona parte della vita nella cittadina di
Providence, a Rhode Island, nel New England. Si tratta di una zona
fortemente legata alle sue origini, alla storia dei primi
colonizzatori e a quegli aspetti più "classici" e tradizionali della
cultura americana. Una zona, quindi, profondamente chiusa in sé
stessa, almeno nel periodo in cui ha vissuto Lovecraft, e che di
conseguenza non vedeva di buon occhio ciò che era diverso. Da qui,
appunto, parte del razzismo di Lovecraft, giustificato anche in
relazione alla forte segregazione razziale in atto in quegli anni e
che durerà almeno fino agli anni '60 in tutti gli Stati Uniti. E già solo questo basterebbe
a caratterizzare Lovecraft come un giustificato razzista ma vi è di
più!
I genitori erano gente un po' particolare. Il padre morì quando il giovane
Philip aveva appena 8 anni di sifilide, dopo aver sofferto per diverso
tempo in preda alla psicosi che lo faceva delirare (le turbe dei protagonisti dei racconti trovano, dunque, un modello reale). Da quel momento,
cresciuto un po' con la zia e un po' con la madre, fu più che
accudito e, soprattutto quest'ultima, iniziò a sviluppare una forte
ossessione per il figlio che, invece, voleva anche distaccarsi da
questa figura così oppressiva e pesante. Nutriva un forte senso
patriottico e voleva arruolarsi per l'esercito ma il
genitore glielo
impedì con molta forza: in età decisamente più matura non gli
permetteva di uscire di casa se non sotto giuramento che non si
sarebbe unito alle forze armate! E così il giovane Lovecraft trascorse
un'infanzia e adolescenza in un clima di super-protezione che non
lo lasciava respirare e che, se da un lato gli permise di sviluppare
una fantasia enorme, dall'altro lo rese insicuro nei rapporti con
l'esterno. Per questo, quando ebbe modo di soggiornare nella caotica
New York, si trovò malissimo e decisamente a disagio. Anche il
matrimonio fu molto breve e venne condizionato proprio da questo suo
carattere. Questa diffidenza per il non conosciuto e per il mondo
esterno sono parti integranti per comprendere, appunto, il suo
razzismo ma anche, come già detto, la sua capacità creativa così forte legata a un forte senso d'attaccamento alle sue origini.
Tuttavia,
come accennato, questo vivere con sé stesso ha generato una fantasia
e una volontà d'evasione che hanno avuto importantissime
ripercussioni sulla sua produzione. Questo lo si vede bene, ad
esempio, con i primi racconti, quelli della giovinezza,
caratterizzati da mondi fantastici e evasioni dal quotidiano molto più
forti rispetto a quelli successivi che sì, ovviamente introducono il tema del
soprannaturale, ma ambientandolo comunque nella normalità
dell'esistenza. Lovecraft, in primis Poe, senza esser stato costretto per molto tempo a casa a leggere determinate opere non sarebbe mai diventato
l'autore che noi oggi amiamo e conosciamo!
Quindi,
dove voglio andare a parare per concludere? Lovecraft non è stata
una personalità facile, tutt'altro, qua ho solo accennato alla sua figura, ma è stato, come tutti, figlio
del suo tempo, nel bene e nel male. Che voi lo amiate o odiate a
nulla serve negare o enfatizzare i suoi pregi o difetti: tutti sono
caratterizzanti la persona e l'hanno reso un autore unico. Potremmo poi metterci a discutere sull'effettivo valore delle sue opere,
delle loro origini e influenze e di quel che hanno rappresentato ma
non è questa la sede.
Spero
che l'articolo vi sia piaciuto e che possa un minimo guidarvi nella
lettura e approfondimento dell'autore! Noi ci vediamo con un prossimo
articolo e, nel frattempo, rimanete aggiornati in pagina per nuovi
sviluppi!
martedì 15 marzo 2016
I Briganti, l'Onor e la Cina io canto: "In Riva all'Acqua", tra avventura ed eroismo (pt.2)
Le
vicende dei briganti, analizzate in questo articolo, assumono tinte tragiche sul finale. Pur venendo reclutati dalle truppe imperiali in
seguito ad un'amnistia, dopo aver aiutato i loro nuovi alleati a
respingere feroci popolazioni tribali dai confini Cinesi, vengono traditi e giustiziati senza troppe cerimonie. Ma perché succede questo? Per quale motivo si sono sottomessi ai loro nemici?
Cosa voleva ottenere Song Jiang, il loro capo? Per scoprirlo dobbiamo
fare un piccolo passo indietro...
Se
andiamo a vedere le origini dei briganti vedremo che la maggior parte
dei protagonisti è stata vittima di abusi del potere ufficiale che
li ha condannati quando loro, in realtà, erano dalla parte della
ragione, ma di un certo tipo di ragione... infatti si delineano due
schieramenti opposti: da una parte il potere ufficiale, corrotto e
mal funzionante ma che rimane saldo
nella sua posizione di
superiorità da rispettare costi quel che costi, dall'altra una
giustizia popolare vera e autentica, frutto di contravvenzioni spesso obbligatorie volte a
tutelare interessi superiori, divini quasi. Una controparte orientale, si potrebbe dire, dell'Antigone di Sofocle, una tragedia
classica che tratta il tema della contrapposizione tra le due visioni
normative. Da notare come Song Jiang non intenda e non abbia mai voluto
sostituirsi all'imperatore o ad altri dignitari: egli si vuole affiancare, se non sottomettere, riconoscendo sia l'importanza del potere ufficiale sia, allo stesso tempo, la sua ingiustizia e imperfezione. Egli cova,
nascosto, il desiderio di sistemare le cose tramite ragione e buon
senso, rifacendosi a un diritto comune. Invece ecco che la corruzione
non cede e rimane salda sul suo scranno ufficiale. Questa cosa la si
vede bene in un capitolo in cui uno dei briganti vuole risolvere le faccende tramite "il buon diritto" e finisce per
ritrovarsi in guai serissimi, a un passo dalla morte, onde venir
salvato all'ultimo da uno dei briganti che, più di tutti,
rappresenta il concetto di giustizia popolare.
Wu Song "Pellegrino" |
Curiosi
tutti questi riferimenti al diritto, non è vero? In realtà sono
comprensibilissimi nell'ottica dell'opera che ha un taglio
spaventosamente giuridico: diritto penale, privato, procedurale,
amministrativo ed internazionale, vi sono radunate moltissime
sfaccettature giurisprudenziali, quasi a creare un quadro del diritto
dell'epoca, una piccola raccolta di alcuni
istituti classici. In
particolare l'ambito penalistico è messo in risalto ma chi ha
sentito parlare del codice Tang non dovrebbe
sorprendersi: in questa raccolta di leggi l'ambito della pena e della
sua esecuzione è particolarmente favorito! Quindi allo stesso tempo
una critica al potere ufficiale, una sua proposta alternativa e una
descrizione dello stesso nei suoi istituti e funzionamenti:
sorprendente!
Liu Tang "Diavolo Rosso" |
Nel
mezzo viene inserito anche il tema del soprannaturale che, ogni
tanto, fa capolino tra le pagine del romanzo. Magie, entità divine e
gli stessi 108 briganti sono manifestazioni di un mondo parallelo che
poco sembra avere a che fare con rozzi briganti cinesi. E infatti la
differenza con un'opera quale Viaggio in Oriente è evidente: lì il
divino era vero e proprio protagonista, quasi l'unico, e la
quotidianità faceva solo da sfondo incarnata nella figura di
Porcellino. Qui, al contrario, si ha un rovesciamento con
un'attenzione maggiore, quasi verista, all'ambiente circostante
tralasciando aspetti divini, comunque presenti.
In
generale la Giustizia divina sembra presiedere le azioni dei
protagonisti. In fondo era scontato che la loro fine dovesse essere
quella: si trattava di 108 spiriti che dovevano pagare una
pena in terra per poter essere riammessi nell'alto dei cieli. Era
indispensabile, allora, un loro sacrificio per adeguarsi a un ordine
universale, maggiore, come le leggi che andavano difendendo,
che trascende dagli ideali mortali di vita.
che trascende dagli ideali mortali di vita.
Zhou Tong "Tirannello" |
Vorrei
chiudere questa breve ed imperfetta esposizione dei temi di "In
Riva all'Acqua" portando il parere di un cinese autorevole: Mao
Tse Tung. Inizialmente il dittatore, accanito lettore,
adorava quell'opera, piena di briganti coraggiosi che, come lui,
avevano combattuto contro un potere opprimente. Tuttavia, salito al
potere in modo più definitivo e stabile, sempre meno umano e
comunista, vide nell'opera quasi una minaccia e volle limitarne
fortemente la diffusione. L'opera doveva insegnare, secondo lui,
solamente l'arte di arrendersi al potere ufficiale,
accettandolo in tutte le sue sfaccettature. Da questo breve giudizio
ben si evince che del giovane rivoluzionario comunista, verso la fine
degli anni '60, poco prima della morte, non ne era rimasta traccia.
giovedì 10 marzo 2016
Apollinaie l'Eresiarca & Co.
Giullaume Apollinaire (1880-1918) è stato, indubbiamente, una delle menti più geniali del suo tempo.
Se può non piacere lo stile o i temi, spesso di carattere erotico, il gigantesco bagaglio culturale che aveva alle
spalle e che ha riversato nelle sue opere è sicuramente ineccepibile. Non fa eccezione la prima raccolta di racconti "L'Eresiarca & Co." (1910) che, edito da Garzanti, ho recentemente avuto modo di leggere.
La
premessa che va fatta a questi racconti è che senza un apparato seppur minimo di note non potrete
cogliere ogni sfumatura del testo (problema, questo, che la Garzanti non pone in alcun modo!). Come detto, appunto,
Apollinaire è un acculturato, studioso di antichi testi semi
sconosciuti, ama dar sfoggio della sua erudizione vantandosi
inizialmente con amici, poi confrontandosi con il pubblico. Questa
raccolta di racconti, infatti, è la prima che abbia mai pubblicato
ed era, precedentemente, riservata a una dimensione intima, di
amicizia e confidenza. Curiosa, quindi, la scelta di Apollinaire di
porsi in maniera originale, forse leggermente arrogante, con un mondo
intellettuale in continua evoluzione: Picasso, Tzara e Ezra Pound solo
alcune delle personalità che, ad inizi 1900, resero celebre e
animata la Parigi di Montmartre, della nuova cultura rivoluzionaria e astratta, degli eccessi ai nostri occhi quasi dimenticati.
Ed
è in questo quadro che, appunto, si inseriscono i racconti con un
giusto mix di modernità e gusto antiquario. Nelle pagine che
Apollinaire dedica agli amici spuntano leggende europee come quella
dell'ebreo errante, di pittoreschi serial killer
o tragiche storie d'amore immerse nell'atmosfera dell'epoca, ben visibile da alcuni dettagli quotidiani che traspaiono tra le righe. Il testo, a tratti, diventa un elenco di nomi, fonti e
citazioni che infiamma le pagine che scorrono veloci dietro ai fatti
che si susseguono incalzanti, come tipico di racconti brevi,
brevissimi, quasi fiammiferi.
De Chirico, "Ritratto di Apollinaire" |
Volendo
analizzare anche solo minimamente i contenuti ci si accorgerà
immediatamente della centralità del ruolo della religione. Questa,
però, non è trattata in modo banale: con mio grande stupore non viene derisa ma nemmeno esaltata. Con molta lucidità ne tratteggia gli
aspetti incredibilmente umani, comuni, accostandoli alla solita
erudizione di cui ama farsi vanto. Esiste qualche racconto piccante
in cui la chiesa è coinvolta ma senza mai sfociare nella grottesca
oscenità. Non vi sarà quindi, per fare un esempio, un prete che
avrà un rapporto sessuale con una donna ma, diversamente, questa
rimarrà "folgorata" dalle immane proporzioni del prelato
senza che questi sfiori la diretta interessata con un dito. Oppure,
per cambiare religione, si parla di ebrei che frequentano bordelli,
al fianco dei cristiani, ma senza invocare alcun riferimento alla
fede (da poco era terminato "l' Affaire Dreyfus"). Da non credente è un approccio che ho molto apprezzato proprio
perché non attacca in modo sciocco e becero, come accadeva fin
troppo spesso durante l'illuminismo, un'intera classe per il solo fatto di esistere ma, al contrario, umanizzando il discorso riporta le
istituzioni al piano della quotidianità se non della banalità:
un'arma decisamente più efficace contro chi detiene un certo tipo di
potere!
Tiriamo
le conclusioni: abbiamo tra le mani un'ottima edizione economica
firmata Garzanti a basso prezzo con ottima traduzione e abbondanti note. A
questo aggiungiamo una serie di racconti agili e veloci, molto
piacevoli da leggere, che possono intrattenere per un pomeriggio come
per diversi giorni. Racconti vari, che dipingono una Parigi scossa
nelle viscere da un clima culturale vivo e in fermento e che avrebbe
influenzato la storia del pensiero in modo radicale. Che dite,
secondo voi vale la pena leggerlo?
martedì 1 marzo 2016
I Briganti, l'Onor e la Cina io canto: "In Riva all'Acqua", tra avventura ed eroismo (pt.1)
Piazze,
monumenti e cattedrali, in Italia e per l'Europa, sono testimoni
immortali di grandi eroi, gesta straordinarie e avvenimenti storici
di assoluta importanza. Ma tutto ciò fa riferimento solo alla
cultura occidentale quando, in realtà, a centinaia di migliaia di
chilometri di distanza, altre popolazioni subivano uno sviluppo
analogo. Oggi non parliamo di lussuose corti arabe, non di cavalieri
della steppa Kazaka né di intrepidi samurai Giapponesi. È,
finalmente,
giunto il momento di parlare di "In Riva all'Acqua", uno
dei quattro classici della letteratura cinese.
La
cosa più particolare è sicuramente che "In Riva all'Acqua"
non è un romanzo. Non uno solo almeno. Potremmo dire che vi sono due
sezioni distinte: una prima parte
del XVII secolo che fa da
introduzione, quasi, alla seconda composta da un insieme indefinito e
infinito di canzoni, ballate e storie raccontate a lume di candela
dal popolo da tempi molto
remoti.
Oggi, in questo primo articolo, ci concentreremo sulla
struttura dell'opera mentre, la prossima volta, avremo modo di
occuparci dei grandi temi trattati.
Ling Zhen "Tuono Spaccatutto" |
"In
Riva all'Acqua", nella versione di Jin Shengtan, narra come si è
andata a formare quella banda di briganti che popola le leggende
folcloristiche locali. Cerca di dare un senso compiuto, dunque, a
delle vicende episodiche e autoconclusive. Per questo viene
considerata, di solito, la parte migliore del complesso dell'opera:
elegante e raffinata, intesse una trama complicatissima e intrecciata
con arguzia. Sostanzialmente il romanzo racconta di come si siano
conosciuti e uniti in una grande alleanza 108 briganti, a loro volta
incarnazione dei 108 demoni (36 celesti + 72 terrestri) che
rappresentano le stelle della costellazione delle Pleiadi.
Dopo 930 pagine si riuniscono tutti in un forte sul monte Liang
circondato da acque paludose e da lì combattono le truppe imperiali
che cercano, inutilmente, di sottometterli.
La provenienza dei protagonisti è varia ma, come filo conduttore
approssimativo per tutti, si può dire che il motivo principale per
cui si sono uniti sotto un'unica bandiera è l'avversione per la
corruzione della corte imperiale e la sete di giustizia, quella vera
e giusta, che non riescono a trovare per vie legali.
Una sorta di Robin Hood dagli occhi a mandorla, si potrebbe dire, che
non ruba per dare ai poveri ma per avere più giustizia per chi si è
comportato sempre rettamente.
Come andrà a finire? Ne potremo parlare la prossima volta...
Oggi
mi piacerebbe approfondire un po' quali sono i caratteri essenziali
di quest'opera. Perché, appunto, come già detto ha una struttura
episodica, quindi composta di avventure a sé stanti quasi fini a sé
stesse, dal momento che comunque includono di norma l'ingresso di
nuovi briganti nelle vicende. Inoltre è particolare notare la regia
a volo d'uccello e
chi ha visto
"Birdman"
sa di cosa parlo:
si
segue un brigante per un po', poi questo
incontrerà un altro
personaggio, inizieremo a seguire lui, poi incontrerà un altro
protagonista ancora che diverrà il centro delle nuove avventure e
così via. Grazie a questa
tecnica la narrazione,
agile e veloce, diventa anche molto intrigata,
considerando che si può incontrare la stessa persona anche a
distanza di centinaia di pagine e decine di capitoli ma in un altro
luogo. Questo il motivo per cui si considera l'opera di Jin Shengtang
molto raffinata e complessa, con un'abilità di scrittura
superlativa! Riesce a dar senso logico-temporale-spaziale a
vicende evidentemente
narrate a voce da generazioni. Sembra, quasi, vi sia stata anche una
sua ricerca dietro: se alcuni briganti sono molto caratterizzati
psicologicamente, altri in realtà sembrano per finire nella banda
quasi per caso: che l'autore non sia riuscito a reperire racconti
convincenti sulle loro origini?
Un altro carattere
significativo che deriva da quest'origine popolare della vicenda sta
nella fine di ogni capitolo che si concluderà sempre con un
cliffhanger, un colpo di scena, la sospensione al limite di una
situazione.
Shi Jin "Drago Blu" |
Lin Chong "Testa di Leopardo" |
Questa
struttura, gli appellativi fantasiosi dei briganti e la natura stessa
del romanzo possono farci paragonare l' "Odissea" a "In
Riva all'Acqua". Tuttavia mi preme sottolineare la differenza
pregnante tra i due capolavori: il primo è frutto di una raccolta
successiva non attribuibile a un autore solo, cosa che non avviene
con Jin Shentang. Cambia il modo di operare e l'intento delle due
opere: una tendenza raccoglitrice e ragionata da entrambe le parti,
con elementi di distacco tra le due opere. Quel che è certa è
l'importanza di questo romanzo per la cultura letteraria cinese e, di
rimando, Giapponese. Tuttavia questo testo ha avuto una fama, almeno
all'estero, assai minore rispetto a "Viaggio in Occidente",
per quanto, se non ha influenzato un mostro sacro come Dragon Ball, è
stata, comunque, punto di riferimento per "Saint Seya: i
Cavalieri dello Zodiaco".
E
con questo per oggi è tutto! Non appena leggerò la seconda parte
avrete il seguito di quest'articolo, con analisi di temi e contenuti.
Mi dispiace, infatti, essermi limitato questa volta con le cose da
dire ma trattandosi di un lavoro enorme (e non solo come numero di
pagine) preferisco affrontarlo poco alla volta ma bene! Per il resto
vi do appuntamento o alla live di domani sera (QUI potete vedere di
che si tratta) o al prossimo articolo martedì prossima con...
Apollinaire!
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