venerdì 20 febbraio 2015

Recensione Lampo (01): "Storia di un Corpo" di Daniel Pennac

Manu Larcenet
Non so se mi è mai capitato di leggere un libro a febbraio e di considerarlo,
Daniel Pennac
con ogni probabilità, il migliore letto durante l'anno. Sia chiaro, leggo molto in base all'umore e a quello che voglio o devo approfondire, non vado mai alla ricerca del volume "perfetto", quello che per forza ti emoziona in maniera unica e particolare: eppure, quasi per caso, questa volta è successo. Mi riferisco, come avrete capito dal titolo, a "Storia di un Corpo" di Daniel Pennac nella sua versione ampliata e illustrata da Manu Larcenet, edizione che consiglio per via dell'altissima qualità dei disegni che la accompagnano.


Il romanzo è scritto sotto forma di diario tenuto da un uomo (che rimane tutto il tempo anonimo) e inizia nel 1936 fino ad arrivare al 2010. Il periodo storico attraversato è dei più intensi ma non una parola viene detta al riguardo: l'attenzione è tutta rivolta alla fisicità del Corpo (termine che
ripeterò spesso ma è il punto centrale della recensione, ESIGE di essere ripetuto!) con tutti i suoi acciacchi, piaceri e dolori. Nessun pudore ferma l'autore: il corpo va accettato nella sua interezza, senza freni o reticenze. In questo modo si passa dagli escrementi alla consistenza della vellutata della pelle, dai brufoli pieni di pus alla gioia del sesso, dalla vita alla morte. Qualunque evento esterno riguardi il nostro protagonista (scuola, lavoro, simpatie politiche e sportive) scompare: nella vita ci dimentichiamo sempre della centralità che assume il nostro corpo, motore attorno a cui ruota ogni nostra attività e che non può in alcun modo essere sostituito ma, al massimo, supportato.



Il corpo come crescita e il corpo come decadimento sono aspetti fondamentali, due facce della stessa medaglia, che spesso si dimenticano in base al periodo in cui ci troviamo. Il corpo altrui è solo accessorio, viene raccontato solo quando viene a contatto col nostro: non a caso il titolo del libro è "Storia di UN Corpo": non siamo diversi gli uni dagli altri, quello che proviamo noi lo provano anche gli altri. E questo solo apparentemente è un concetto banale: la capacità di immedesimarsi in qualcun altro è un dono, mai un punto solido di partenza come, invece, dovrebbe essere.



Nel libro si susseguono nomi di persone che magari non si sono mai viste, situazioni non spiegate (non si capisce bene dove viva il protagonista o che lavoro faccia) e giudizi che non si basano un pensiero che si sviluppa nel tempo. Ma in fondo tutte queste cose sono estremamente superflue, dei semplici dettagli: ci si immedesima così tanto nel protagonista che cresciamo con lui, si arriva a non avere una vera percezione distinta dei nostri corpi, quasi fossero una cosa unica. Compare un nome nuovo? "Ma certo, sarà quel vecchio compagno di collegio di tantissimi anni fa..."


Avete bisogno di altri suggerimenti per acquistare questo romanzo immediatamente? Perfetto per i ragazzi che stanno crescendo, per gli adulti per riconoscersi nel proprio sesso o nelle meraviglie dell'altro, per i genitori per provare quello che provano i figli, per i figli per provare quello che hanno vissuto e vivono i genitori. Il viaggio di una vita è lungo ma se lo si affronta insieme non fa più paura. Daniel Pennac ha raggiunto le vecchie cime del ciclo della "Famiglia Maloussen" e ci dimostra quanto sia potente la forza della vita.

Le recensioni sono "lampo" non a caso: sono piccoli pareri sulla piacevolezza di un'opera, non sul loro contenuto (per quello vi sono gli articoli). Ovviamente questo non è il primo libro letto quest'anno ma l'ho voluto scegliere come apertura di questa rubrica proprio perché speciale. Come vi pare come formato? Vi piace? Fatemelo sapere qua sotto con un commentino o sulla pagina Facebook che trovate QUA. Noi ci vediamo mercoledì con lo speciale di S. Valentino (anche se in ritardissimo) "120 Sfumature di Sodoma"! Ci vediamo!


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