domenica 29 giugno 2014

Collana "Piccole Opere di Grandi Autori" (1): "L' Odalisca" e "Il Cavaliere di Aigremont" (ovvero "Storia dell'Anello che fa Indurire e Allungare il C....") di Voltaire

Ed eccoci al solito, abituale, appuntamento anche se in ritardo di un giorno! L'ultimo, oltretutto, di questo scoppiettante (???) giugno. Fra poco arriveranno le prime vere e proprie vacanze e, quindi, la pubblicazione degli articoli avrà qualche sbalzo ma di questo ve ne parlerò un'altra volta con più calma. Intanto, siete passati a trovarmi su Facebook? No? Male, malissimo! Infatti è da una settimana circa che ho aperto la mia pagina ufficiale in cui vi invito a passare per dare un'occhiata (ma poi chiudete subito, eh, che se no mi diventate ciechi). La dicitura, in alto, sotto il nome, recita "comunità" e, vi posso assicurare, non è un caso. Quello che voglio infatti creare è una vera e propria comunità di discussione e dibattito di argomenti vari perché, come sempre vi dico e MAI vi stancherò di ripetere, io non sono qua per indottrinarvi ma per crescere INSIEME: voi con gli articoli e io coi commenti, con il feedback, positivo o negativo che sia, non ha importanza. Quindi, se avete voglia o tempo passate e, magari dopo aver lasciato un molto simbolico "mi piace" (odio questa procedura, sul serio, e non mi premerebbe nemmeno ricordarvela se non fosse per il fatto che così la pagina acquista più visibilità da parte di un pubblico sempre maggiore aumentando, di conseguenza, interattività), commentate, esprimete il vostro parere e fatevi sentire senza esitazione! Quindi appunto, vi aspetto numerosi!

 E oggi iniziamo pure una nuova rubrica! Come potete capire anche voi dal titolo si tratta di piccole opere minori di grandi autori che, spesso e volentieri, vengono trascurate e disdegnate. Se vogliamo già l'"Apokolokyntosis" di Seneca può essere considerata tale così come la "Matilda" di Mary Shelley (per fortuna in questo caso). Quindi capirete anche voi perché questi articoli potrebbero essere un po' più brevi del solito ma, non per questo, meno affascinanti.

Oggi si inizia con due opere di Voltaire (tutto quel che avete bisogno per conoscere l'autore qualora vi fosse nuovo lo trovate qui) che spesso vengono quasi volutamente ignorate (e presto capirete il perché). Ma partiamo subito con la più importante, ovvero "L'Odalisca" del 1779, anno in cui appare ancora anonima e in forma semi-clandestina. Il nome di Voltaire apparirà solo nel 1796 dopo la sua morte e i critici hanno spesso considerato l'opera spuria (ovvero non scritta dalla persona da cui è firmata). Effettivamente, può sembrare strano a prima vista che un vecchio filosofo di 81 anni (Voltaire è del 1894 quindi fate un po' voi i conti) scriva un'operetta erotica di scarso valore morale e contenutistico ma, se si analizza un attimo il contesto, non ci sarà difficile convincerci del contrario. Come sappiamo la produzione del filosofo è ampia e quasi sterminata toccando più o meno tutti i generi e, quindi, è plausibile che a maggior ragione si sia cimentato anche con questo genere "basso" di moda al tempo. Infatti, come già ho avuto modo di dire se non sbaglio, molte grandi menti hanno composto operette erotiche come anche il famoso Diderot che, da giovane, scrisse i "Gioielli Indiscreti", un romanzetto composto, come vuole la molto poco credibile leggenda, in soli 15 giorni (e di cui vi potrei parlare un giorno non appena avrò modo di approfondire l'autore). Storiella stupida questa, vero, ma ci fa capire come questi testi fossero composti quasi per scherzo e non volessero altro intento se non rappresentare in modo satirico la società dei nobili che se ne stava tra agi e lussi chiusa a Versailles. Infatti sia la corte del re del Congo in Diderot che l'harem del sultano di Voltaire sono una rappresentazione satirica di un ambiente odiato e disprezzato da una nuova borghesia illuminata che discuteva nei caffè (su tutte queste cose belle andate a rileggervi il mio primo articolo su Voltaire che trovate sempre qui). Quindi, insomma, non deve stupirci che lo stesso autore del "Candido" e di "Micromegas" abbia potuto comporre un testo così spinto considerando anche che, come critica alla religione cristiana, qualche anno prima aveva composto "La Vergine di Orleans", una parodia dei poemi cavallereschi (che sto cercando di procurarmi in ogni modo) in cui Giovanna d'Arco perde la verginità con un asino. Ovviamente Voltaire cercò di aggiustare il tiro diffondendo una versione censurata ma, ormai, l'originale era diventato virale e si diffondeva a macchia d'olio in tutta Francia. Quindi, traendo le nostre conclusioni, l'"Odalisca" potrebbe averla benissimo scritta lui, ci sarebbero tutte le premesse e motivazioni. Anche lo stile, seppur abbastanza comune in tutto il '700, pare essere il suo ma, in ogni caso, di prove certe non se ne ha.
"L'Odalisca" ha pure delle sue stampe ma, pare, su Google queste non sono ancora state importate e dunque ciccia, non le vedrete nemmeno per l'opera dopo.
MAI UNA GIOIA


Ah, e la trama dite? In realtà non è quel granchè, parla di questa ragazza che, tra un intrigo amoroso con qualche eunuco e simili e l'altro, entra a far parte dell' harem del sultano in persona che la inizia alle arti erotiche. Già, nulla di che, però è un FOTTUTO RACCONTO EROTICO SCRITTO DA VOLTAIRE, solo per questo è un "must have" della vostra libreria! Senza contare che, comunque, è scritto molto bene.

L'altra opera di cui vi voglio parlare si intitola "Il Cavaliere di Aigremont" ovvero "Storia Dell'Anello che fa Indurire e Allungare il C..." (e la censura non è mia ma è proprio il titolo così). Sì, avete capito bene, ci troviamo di fronte a una di quelle opere fini e dagli alti contenuti morali tipiche del 1700 proprio. Questo breve e divertentissimo CAPOLAVORO non è mai stato pubblicato mentre Voltaire era in vita ma fu, solo successivamente, ritrovato tra le carte dell'autore con la firma di Abbè Bazin, uno pseudonimo da lui già usato (come, del resto, era lo stesso "Voltaire"). Per vostra fortuna il racconto rientra in uno di quei rari casi di "opera talmente bella e divertente che, se raccontata, non vale la pena di leggere" e, quindi, non mi starò a dilungare troppo sulla trama che, del resto, è molto simile a quella di un qualunque gioco di Super Mario: un eroe prende, va, salva la principessa e fine. Ovviamente tutte le avventure/disavventure comiche del personaggio ruotano intorno a questo anello magico che, se indossato, ogni volta che vien fatto il segno della croce aggiunge un tot di centimetri al cazzo (tanto per usare la stessa espressione di Voltaire così se è volgare lui non vi potete lamentare): immaginatevi che succede quando l'oggetto magico capita tra le mani di un prete che, passando per un villaggio, benedice i passanti! Quindi, appunto, LEGGETE questo racconto che, nella mia edizione, dura solo 19 pagine compresi i disegni vari: il vostro cervello potrà reggere mai a cotanto sforzo?
La copertina dell'edizione italiana che ho letto io ma non per questo, l'unica


Sia l' "Odalisca" sia "Il Cavaliere di Aigremont" li potete trovare in una simpatica (perché sorride sempre ciao) edizione della Coniglio Editore a soli 12€ che, vi posso assicurare, sono spesi benissimo! Come accennato, quest'articolo è venuto un po' corto anche perché, come già vi ho detto, sono opere da leggere e non da raccontare e la loro contestualizzazione l'ho già fatta anche altre volte. So anche che come articolo è un po' "mhe" ma, insomma, di appigli non è che ce ne fossero tantissimi e, quindi, niente per questa travagliata settimana è andata così!


Quindi, dato che ci avanza tempo, vi pongo una piccola questione. Non settimana prossima ma quella ancora dopo avrò un esame (il 10 per la precisione) e, quindi, in quel periodo sarò un po' stanco/impegnato e non mi potrò dedicare a chissà quali profondi progetti. Pertanto non sabato prossimo ma quello dopo pensavo di pubblicare un articolo su un film, primo di una trilogia che voglio affrontare, di cui ho già pronta una scaletta generale e che, pertanto, non mi richiede troppo sforzo. Quindi, che fare invece questo sabato? Come sempre, di cose da dirvi ce ne sono e pure tante ma voglio sentire la vostra opinione: voi proponetemi QUALUNQUE COSA e, se fattibile e soprattutto se mi stuzzicherà, avrete il vostro articolo! Quindi, per chiudere, aspetto i vostri commenti sia qua sotto (dove CHIUNQUE può scrivere, lo ricordo) oppure sulla mia pagina Facebook dove, vi ricordo, vi invito a mettere mi piace così da avere continui aggiornamenti e materiale extra che pubblico quotidianamente! Per il resto, per chi di voi parte, buone vacanze!

sabato 21 giugno 2014

Collana "Tra Cinema e Letteratura" (1): "300" di Sneyder-Miller e le "Storie" Erodoto: quando il film è attendibile ma non sembra.

E buongiorno a tutti quanti ancora una volta! Oggi, come già vi avevo accennato, voglio parlarvi di "300", il film del 2007 girato da Zack Snyder basato sull'omonima graphic novel di Miller il quale, a sua volta, ha tratto il racconto dalle "Storie" di Erodoto (484 a.C. - 425 a.C.), il primo vero storico greco che ha prima narrato e poi scritto le gesta di generazioni di uomini vissuti prima di lui. E sì, siamo solo all'inizio e già ci ho ficcato una bella frase di cinque righe: OTTIMO! Ma, prima di venire al dunque andando a vedere analogie e differenze tra la pellicola e i fatti come si sono svolti introducendo almeno un minimo il nostro storiografo, vi devo comunicare una piccola cosa. L'altro giorno, giovedì, in preda a convulsioni causate da una massiccia dose di gelato ho deciso di creare una pagina facebook del blog. La verità è che da un mese a questa parte sto assistendo ad una crescita esponenziale delle visualizzazioni: figuratevi che il giorno in cui ne ho avute di meno erano comunque una decina il 6 di questo mese che sì, dette così non sembrano tante, ma rispetto alle 2 o 3 che ricevevo prima sono molte di più e la cosa non può che farmi un enorme piacere considerando che siamo arrivati a una ventina abbondante ogni giorno. Ed è così che, anche per festeggiare il post n.30, vi invito a farci un salto e a farvi sentire: commentate, esprimete un'opinione libera perché il mio è un lavoro di CONDIVISIONE e non di indottrinamento, cresciamo insieme io e voi! Ed è per questo appunto che più che il classico "mi piace" canonico (che comunque vi invito ad apporre qualora ne abbiate voglia) vi chiedo un pensiero, una riflessione o anche solo un consiglio tecnico, stilistico o pratico: TUTTO è ben accetto, TUTTO è letto integralmente da me, TUTTO è apprezzato, anche gli insulti (quelli magari un po' meno...)! Questo richiede un piccolo sforzo da parte vostra, ma genera una GRANDE soddisfazione per me! vi lascio subito qui il link e ve lo metto pure a fondo pagina, così non potete sbagliare! E ora iniziamo!

Già in numerosi articoli ho accennato a chi fossero i logografi come Ecateo di Mileto e, qualora voleste approfondire, non dovete far altro che andare a fine articolo e cliccare il tag "logografo" e vi uscirà tutta una serie di brani al riguardo. Altrimenti, per semplificare, vi basti sapere che erano uomini vissuti nell'antica Grecia che prendevano, andavano in luoghi lontani, tornavano, raccontavano alla gente quello che avevano visto di bello e poi lo scrivevano. Il problema è che molti le cose straordinarie di cui dicevano di essere stati testimoni se le inventavano di sana pianta standosene seduti a casa e non si conta il numero straordinario di stronzate sparate da certi autori (uomini senza testa e con la faccia sul busto, per intenderci).
E comunque sì, c'era gente che ci credeva
Però, in tutto questo marasma generale, qualcuno iniziò a usare un po' di metodo e a darsi degli obbiettivi. Tra questi vi fu, appunto, Ecateo di Mileto il quale cercò per primo di dare una spiegazione razionale e sensata dei vari miti (ma quanto non era avanti quest'uomo così tanti secoli fa quando, ancora adesso, c'è gente che crede ciecamente a ogni stronzata religiosa che gli viene detta? E non mi sto riferendo tanto, anche se in parte, alla religione cristiana quanto alle opere di certi santoni che speculano sui difetti e le debolezze della povera gente. Ma anche di questo i Greci, e Luciano in particolare, hanno parlato e a noi non resta che approfondire un'altra volta il tema che sta parentesi tonda si sta facendo un po' tanto troppo ampia) anche se, qualche stronzata, diciamo che pure lui l'ha detta. Ecco, un po' più innovativo ancora di Ecateo è stato proprio il nostro Erodoto che è si è sbattuto per andare in giro per l'Asia di persona personalmente dandoci le varie informazioni dividendole in cose che aveva sentito dire o aveva visto (cosa non fatta dagli altri) e dicendoci cosa, anche secondo lui, erano puttanate e cosa, invece, era attendibile. In particolare egli ci narra dell'impero Persiano per 4 generazioni (non nel senso che ci mette tanto, era riferito alla famiglia reale) e, condendo il tutto con racconti di popoli lontani, delle due "Guerre Persiane" che si svolsero appena prima che egli nascesse (no, nella seconda nessun re coi baffetti casomai vi sembrasse di averla già sentita sta storia dei due conflitti uno vicino all'altro di portata mondiale). In particolare la battaglia delle Termopili in cui Leonida perse la vita si è svolta durante la seconda nel 480 a.C. ed è stato il primo dei tre grandi scontri che videro a confronto Greci e barbari guidati da quella drag queen di Serse (le altre sono la battaglia navale di Salamina con Temistocle prima e quella di Platea dopo). Questo basti per introdurre, così in via proprio generale generale, l'autore.



Dunque, premetto che io ho visto solo il film di "300" e non ho letto la graphic novel di Miller (ma presumo che le due opere siano abbastanza affini facendo conto che lui stesso ha dato una mano nella regia per la creazione di questa pellicola). Quindi, io qui parlo del film come se tutti lo aveste visto, non sto a ripetervi la trama che, in ogni caso, non è delle più complesse e, per quello, ci sta già Wikipedia che è sicuramente scritta meglio di questo articolo. Il film, anche se può non sembrare, è particolarmente fedele alla storia originale, molto più di quanto non mi aspettassi! Innanzitutto il regime di guerra che vigeva perennemente a Sparta è reso assai bene: se si guarda anche alla storia della letteratura o del pensiero in generale nessuno, o quasi, è mai venuto da Sparta se non guerrieri famosi. Qui tutti gli uomini che erano considerati cittadini svolgevano l'attività di guerrieri e, se alla nascita sembravi troppo debole e smunto (poi in base a quali criteri non si sa), allora per davvero, come nel film, ti buttavano giù da una rupe a marcire coi cadaveri di quelli che, prima di te, avevano incontrato la stessa sorte. Anche l'addestramento dei ragazzi era molto duro e, sotto certi aspetti, è stato ripreso dalla società di Roma soprattutto durante il periodo arcaico ma anche successivamente: il cittadino Romano doveva essere fiero di essere un guerriero, puro di spirito e pronto a battersi fino all'ultimo! Anche le donne, come a Sparta così a Roma, erano partecipi di questo patriottismo esasperato e loro stesse, convinte dall'atmosfera che le circondava, credevano sì di essere inferiori all'uomo ma, proprio per questo, avevano qualche minima libertà in più inculcando questo concetto anche ai figli. Sul versante omosessualità la pederastia era ampiamente praticata ma, per un approfondimento ulteriore, vi rimando al mio articolo sull'omosessualità nell'antica Grecia in cui espongo bene i meccanismi con cui accadeva l'inchiappettamento la cosa. Ed è assolutamente vero il rituale di abbandono nelle campagne del ragazzino affinchè, imparando a sopravvivere da solo, diventasse un vero uomo. Non solo, ma ho accennato prima al fatto che i soli cittadini del centro urbano di Sparta dovessero seguire questo destino. Dovete sapere, infatti, che essi si consideravano superiori a tutti gli altri abitanti della loro regione perchè discendenti dei Dori, una popolazione nomade che abitava un tempo a nord della Grecia e che, in seguito, era scesa e aveva conquistato un po' di città tra cui Micene che cedette il titolo di "capitale della regione" a Sparta. Quindi, non è difficile capire perchè gli Spartani, anche se a distanza di secoli, si sentissero superiori agli altri contadini (detti Iloti) che vivevano nelle campagne circostanti da molto più tempo.
Allora siete mejo voi!
Infatti i ragazzini, appunto lasciati a sopravvivere all'aperto, avevano il diritto e il potere di assalire questi Iloti uccidendoli e depredandoli dei loro averi: ah, che mondo tranquillo e pacifico quello dell'antica Grecia, veramente una meraviglia!

Quindi, insomma, l'atmosfera ci sta tutta! Ma ora veniamo all'arrivo degli ambasciatori persiani. Essi, tutti agghindati alla moda genericamente orientaleggiante (più o meno accurata questa, non so dirvi nel dettaglio se non che i copricapi tipo di tessuto morbido chiamate tiare erano effettivamente assegnate ai veri generali come si vedrà anche per Efialte in seguito) vengono a chiedere "terra e acqua" per il loro re. Può sembrare una stronzata ma, in realtà, questo accadeva realmente in ogni città in cui essi arrivavano a chiedere alleati: l'acqua e la terra erano simboli di sottomissione totale, sia civile che militare. E poi, LA SCENA, quella più famosa, epica e presa in giro di tutto il film: il famoso calcio agli ambasciatori nel vuoto all'urlo di "Questa è SPARTA!" (che non so perchè ma Blogger non me la fa mettere qui e quindi sta sopra e niente, ce la facciamo andare bene così). Ebbene, Erodoto ci dice che questa scena si è veramente svolta (magari l'urlo non è stato proprio quello, eh, ma ci siamo capiti)! Infatti pare che sia a Sparta sia a Tebe (se non sbaglio o comunque era un'altra città simile) gli ambasciatori siano stati veramente scaraventati giù da un pozzo molto profondo proprio come nel film. Questa è stata, in assoluto, la somiglianza che mi ha lasciato più sconcertato: uno pensa che sia la solita cagata hollywoodiana e invece il film ti stupisce proponendoti un evento realmente accaduto con tratti epici che caricano ancor più di significato la scena. Ed è questo uno dei motivi, se non il principale, del mio articolo di oggi: volendo un film o anche un fumetto POSSONO riprodurre fedelmente la storia/trama di un libro anche senza stravolgerla come è successo ormai fin TROPPO spesso.

Ma passiamo a parlare del nostro protagonista: Leonida lo Spartano. Questo re (erano due che comandavano insieme a un'assemblea di anziani a Sparta) viene descritto molto sommariamente da Erodoto per quanto riguarda l'aspetto ma, in compenso, ci cita tutta la serie di suoi antenati, in puro stile Aldo Giovanni e Giacomo, fino ad arrivare al mitico Eracle per far vedere che lui è bravo:

<<[204] Ognuno di costoro aveva poi altri comandanti, città per città, ma quello che era più ammirato e che guidava tutto l'esercito era lo spartano Leonida, figlio di Anassandrida figlio di Leone figlio di Euricratide figlio di Anassandro figlio di Euricrate figlio di Polidoro figlio di Alcamene figlio di Telecle figlio di Archelao figlio di Egesilao figlio di Dorisso figlio di Leobote figlio di Echestrato figlio di Egis figlio di Euristene figlio di Aristodemo figlio di Aristomaco figlio di Cleodeo figlio di Eracle.>>

Comunque è Leonida che, appunto, decide di marciare fino alle Termopili con 300 uomini. Ma aspetta aspetta, perchè solo 300 uomini? E 'ste Termopili dove stanno? Allora, qua bisogna fare un paio di precisazioni. Gli uomini Spartani presenti alle Termopili erano effettivamente soli 300 (ma in tre righe quante volte non ho detto "300", "Termopili" e "uomini"? Benvenuto itagliano...)  perchè questi erano detti "cavalieri" e facevano parte di un gruppo a numero fisso che seguiva uno dei due re quando questi si spostava. In realtà in città rimanevano ancora 8000 soldati, quindi era ben protetta. Poi, ci sono dei problemi al livello di spazi ma, soprattutto, di tempi.

Vedete nella cartina le Termopili dove sono? Sparta non è indicata perchè si trova a sud, fuori cartina, in quella specie di penisola grande grande di cui si vede solo la testa diciamo. No, perchè nel film sembra quasi che vedano le Termopili dalla finestra e che la battaglia si sia svolta nel giardino sul retro sotto casa! E quindi, come potete immaginare, non è che il giorno dopo l'arrivo dei Persiani siano andati a combattere ma, anzi, se non sbaglio, è passato come MINIMO un mese.

Ma vabbè, arriviamo al momento della battaglia proprio. C'è da dire che a difendere il passato non erano solo gli Spartani ma anche altri numerosi guerrieri (e no, non solo quelli con a capo il pelato, ce n'erano molti di più). Però bisogna dire la verità, cioè che a un certo punto, quando la situazione si era fatta critica, Leonida che era a capo di tutti congedò le altre truppe e rimase là a combattere da solo con i suoi e quindi sì, diciamo che un qualcosa in più l'ha fatto rispetto agli altri. I Persiani, quanti erano in realtà? Erodoto la spara grande arrivando a calcolare cinque milioncini di persone raddoppiando il calcolo già errato che aveva fatto (non vale contare le gambe). In realtà gli storici moderni parlano di un numero imprecisato tra i 300mila e i 500mila che, comunque, pochi non sono. Tra i barbari vi era effettivamente un gruppo scelto di soldati chiamati gli "immortali" come nel film perchè, un po' come i 300 cavalieri di Sparta, facevano parte di un gruppo a numero fisso in cui morto uno veniva subito sostituito (e no, non dovevano essere per forza sfigurati per entrare a far parte del gruppo). Certo, nel film vi sono uomini giganteschi bruttissimi, cosi ciccionerrimi con delle lame al posto delle mani (che tipo penso siano eunuchi ma non so) e tipi che lanciano bombe e queste sì, sono evidenti esagerazioni, però bisogna anche tenere conto che l'impero Persiano era grandissimo, tipo tutto l'Egitto, la Turchia, la Siria, la Giordania, il Libano, Israele, l'Iraq e l'Iran più altre regioni quindi hai detto nulla.
Di certo non stavano stretti!
E dunque è possibile che, in un territorio così vasto e con un esercito così folto, ci fossero dei fenomeni da baraccone che possono aver stupito i Greci ma, sicuramente, non del calibro di quelli visti nel film. Dei soldati Spartani qualcuno è ricordato da Erodoto e sembra coincidere con quelli che si vedono anche nel film ma non sono ancora così malato da controllare che i nomi coincidano. Invece è confermata la figura di Efialte che, in Erodoto, non è uno storpio dallo sguardo cattivo ma un semplice pastore corrotto, senza storie di onori o altro. Il buon Serse, oltretutto, non era considerato una vera e propria divinità immortale come nel film in quanto la religione Persiana, basata sulle conoscenze di Zoroastro (Zarathrusta per tutti gli amanti di Nietzche) prevedeva divinità immateriali che rappresentassero dei concetti presenti anche in natura, non divinità assolute scese in Terra (ma non per questo l'ammirazione per il regnante era minore di quella mostrata nel film). Lo stesso carro/baldacchino tipo di oro portato sul groppone dagli schiavi pare esistesse e fosse dedicato a Zeus e nemmeno lo stesso Serse osò mai salirvici anche se se lo portò dietro tutto il tempo (l'utilità? bhe, di certo faceva scena): venne poi abbandonato quando i Persiani, dopo le varie sconfitte, se ne tornarono con la coda tra le gambe a casa. Anche la morte di Leonida è stata resa bene, così sepolto tra le frecce anche se, a dire il vero, il nemico non lo trattò poi tanto bene dopo la morte: il re barbaro ordinò infatti che il suo cadavere, dopo essere stato decapitato, fosse pure crocifisso in bella mostra (e una pisciatina sopra tanto che c'eri non ce la potevi fare?). Finita la battagli poi Serse, per dare coraggio alle truppe che dovevano raggiungerli, fece seppellire tutti i suoi uomini nascondendo i cadaveri accuratamente tranne pochi e lasciando ben esposti quelli dei Greci così che tutti credessero che le perdite del suo esercito fossero veramente poche: peccato che la gente non sia scema e nessuno ci credette ma fece finta di nulla (non volevano dare un dispiacere troppo grande a Serse che se no poi ci rimaneva male).


Bene, pensavo di avere molto più tempo per parlare del confronto in generale tra film e letteratura ma vedo che il tempo e lo spazio sono finiti e, quindi, ci tocca rimandare! Ho saltato qua e là qualche dettaglio (tipo Leonida che dice <<Stasera ceneremo all'Inferno>> sia nel film sia in un passo di Erodoto) ma, appunto, questa pellicola non me la sono studiata prendendo appunti e confrontandola passo per passo con l'originale. In ogni caso, come avrete capito, il film è molto valido e, per quanto riguarda le inesattezze storiche, state attenti a certi critici pronti a svenarsi se non è stato riprodotto tutto fedelmente più che alla virgola che, ad essere troppo pignoli, poi si pecca di pedanteria e noiosità. Spero abbiate apprezzato questo mio riferimento al mondo del cinema e, vi posso assicurare, non sarà l'ultimo soprattutto se riceverò da voi un certo feedback. Ed è appunto questo che vi chiedo ancora una volta! Fatemi sapere cosa ne pensate qua sotto o, ancora meglio, nella mia nuova pagina facebook: un mi piace, un insulto o un complimento generico fanno veramente TANTO per chi sta dall'altra parte dello schermo, fidatevi! Per quanto riguarda me, ho dei progetti molto interessanti sul cinema (non a caso ho deciso di iniziare una nuova rubrica) e pensavo di proporvi una specie di "analisi" di tre titoli, tutti collegati tra di loro, che meriterebbero una certa attenzione! Ma anche altri confronti libro-film o libro-qualunquealtracosa sono fattibili, fatemi sapere voi! Intanto vi saluto e vi do appuntamento alla settimana prossima! Ricordatevi di passare dalla mia pagina facebook e buon fine settimana! 

sabato 14 giugno 2014

Il senso della vita per Voltaire e gli illuministi: le risate dei giganti di "Micromegas"

E rieccoci, ancora una volta, a un altro appuntamento settimanale! Ho seguito, come promesso, i vostri suggerimenti e ho deciso di parlarvi di un autore a me molto caro per varie ragioni: Françoise-Marie Arouet conosciuto, più comunemente, come Voltaire (che in effetti è molto più semplice e comodo da pronunciare).
Mi fa troppo morire come, in ogni quadro, l'abbiano ritratto sempre sorridente!
Ho letto diverse sue opere e mi sono in particolar modo innamorato del suo "Candido" che, ancora oggi, considero uno dei migliori libri che io abbia mai letto (e chi mi conosce sa del valore di questo mio giudizio). Ma non è solo questo il motivo per cui sono particolarmente legato a quest'autore e alle sue opere. Presi infatti in mano il volume (all'epoca ingenuamente acquistato della Newton-Compton, mi mangio ancora le mani! Mi tocca ricomprarmelo in un'edizione più cazzuta!) che conteneva i suoi romanzi filosofici (che alla fine sono le opere che trovate ovunque senza problemi anche nelle peggiori Feltrinelli di paese) nell'estate tra la terza e la quarta liceo che fu, per me, veramente illuminante: infatti fu in quei mesi estivi che, veramente, iniziò la mia formazione letteraria piena e cosciente. Mi ricordo che, dopo aver approfondito in modo autonomo la titanomachia nella "Teogonia" di Esiodo (avevo disperatamente bisogno di un voto alto in Greco e mi divertivo pure) ed aver conosciuto "L'Asino d'Oro" di Apuleio mi ero dato alla lettura di Ovidio ("Metamorfosi"), Goethe ("I Dolori del Giovane Werther"), Brecht ("Galileo"), Milton ("Paradiso Perduto"), Lewis ("Il Monaco") e, appunto, Voltaire con "Candido", "Micromegas" e "L'Ingenuo". Era un mondo, quello delle lettere e dei classici, che avevo appena sfiorato con il "Faust" di Goethe che, a Pasqua, avevo spazzolato in un paio di settimane: avevo inteso la potenza dei libri e dei classici che, per luogo comune e ignoranza principalmente, sono considerati noiosi dai più. Ed è questo che io voglio cercare di portarvi: il mio amore, la mia passione e sì, ILLUMINAZIONE, nei confronti di certe opere. E non vi sorprenda il fatto che sia avvenuto tutto così poco tempo fa (in fondo sono passate sole tre-quattro estati, nulla di più): sacrificando tempo alla scuola e allo studio ufficiale (scelta questa che, però, sappiate che se decidete di intraprendere richiederà dei sacrifici in termini di risultati ma non di soddisfazioni personali che saranno sempre grandissime) mi sono fiondato su opere accennate o solo parzialmente (e comprensibilmente data la mole di argomenti che i prof devono affrontare) incontrate con la morbosa voglia di saperne di più, con una forte e vivida sete di conoscenza che ancora è ben lontana dallo spegnersi! Infatti, per quanto vi possa sembrare che abbia letto tanto, questo non è NULLA in confronto a quello che ancora mi aspetta tra gli scaffali di librerie e biblioteche! Quindi scusate questa lunga premessa ma era per farvi capire il mio valore affettivo con l'opera di cui parliamo oggi che non è, però, il "Candido" perchè meriterebbe un discorso a parte nella rubrica di viaggio ma, bensì, "Micromegas", un'operetta se vogliamo minore ma, non di meno, pregnante e importantissima nel quadro della cultura illuminista che prima vi introdurrò!

Dunque, che cos'è l'illuminismo (che non ha nulla a che fare con gli illuminati della ka$ta anche se è in quel periodo che nasce in effetti), quando nasce ma, soprattutto, perchè? Siamo circa all'inizio del 1700 che, come ben potete immaginare, è quel secolo che viene dopo il 1600. Questo periodo è stato, con il Barocco (che è un movimento artistico-letterario), un vero tripudio di cattivo gusto eccessivo (anche senza PSY e Snoop Dog, pensate un po' !). Andava di moda, infatti, accumulare in modo esagerato elementi già di per sè eccessivi per stupire, fino alla nausea, i ricchi ospiti nelle corti dei sovrani che regnavano tra lussi e agi mentre fuori, sui campi di battaglia, gli eserciti si ammazzavano tranquillamente in alcune delle guerre più sanguinose che l'Europa abbia mai conosciuto.
ci sarebbe stata bene qualche statuetta in più ancora, così è tutto troppo spoglio!
Nascevano così stramberie in ogni ambito, da quello musicale (esisteva un organo che funzionava a gattini) a quello figurativo (cascate d'oro nelle chiese come se non ci fosse un domani) e letterario (Giambattista Marino, uno dei più grandi autori dell'epoca, compose poesie su tutto, perfino sui pidocchi!).
ne voglio troppo uno pure io!
Era il cuore a condurre le persone, non la ragione, e le portava a fare le cose più esagerate ed eccessive per questo gusto del sovrabbondante e dell'esagerato che regnava sovrano su tutti (che poi, non è che il barocco faccia tutto schifo, anzi, ha un suo perchè legato all'epoca di cui poi vi parlerò, ma quando il troppo stroppia...). Però, ad un certo punto, come succede ogni volta, la gente iniziò a rompersi i coglioni di tutti questi eccessi (sì, l'espressione non è proprio fine, ma, vedendo dove poi portò questa corrente di pensiero, diciamo che è pienamente giustificata). Ma attenzione, a rompersi i coglioni non è che furono proprio tutti tutti: i regnanti, infatti, si trovavano benissimo e con loro tutti quei nobili che, in Francia, si trasferirono piano piano nel nuovo palazzo di Versailles fatto ampliare da Luigi XIV (che di certo non alzò neppure mezzo mattone ma di sicuro ebbe l'idea. Forse. Non ne sono nemmeno certo).

Chi si era VERAMENTE rotto i coglioni era una classe di cittadini: i borghesi (i poveri contadini non contano, loro erano stufi di tutto a priori e pure giustamente) che, in quanto ceto ricco, erano anche quelli più acculturati perchè potevano permettersi un'educazione della madonna (la poesia in queste righe). Si erano inizialmente arrabbiati perchè, anche se ricchissimi, i nobili non se li cagavano minimamente e non erano molto considerati in politica. Iniziarono quindi, allontanandosi sempre di più dalla corte, a pensare con la loro testa e a riunirsi tra di loro... al bar. Sì, proprio al bar, perchè un tempo non era esattamente il posto in cui si trovavano gli anziani del paese per bere il loro bianchino ma delle case da thé o caffè che servivano queste bevande importate da paesi lontani a prezzi anche non proprio modici. E così i borghesi e filosofi del tempo trascorrevano lì le loro giornate a drogarsi di bevande eccitanti (si dice che Voltaire sia arrivato a farsi 50 caffe in un giorno, se non è droga questa!) e parlando delle loro teorie che, presto, in questi contesti liberi e privi di uomini di chiesa, divennero a dir poco rivoluzionarie per l'epoca (chi vuole intendere intenda).
dovevi solo stare attento che il parruccone non ti finisse nella tazzina del vicino
Infatti se fino a quel momento si era ascoltato solo il cuore si iniziò, da quel momento, a dar ascolto al cervellino (cosa che anche voi, se vi sforzate, potete fare) in maniera quasi fin troppo eccessiva: la razionalità aveva preso il controllo totale sui sentimenti, il cervello aveva vinto il cuore. Gli uomini iniziarono a guardare ai tempi passati, e in particolare al medioevo, come epoche buie, oscure e barbare in cui vigeva come unica legge sopra le altre la superstizione e il fanatismo religioso. Ed è proprio contro qualunque forma di religiosità specifica che si scagliarono con tanta forza: la pretesa che tutto fosse modellato a figura e immagine dell'uomo da un Dio supremo e che l'essere umano fosse la creatura suprema in natura venne totalmente rigettata e irrisa da tutti i filosofi di quel periodo (e questa, che a noi può sembrare una banalità, era una novità pazzesca perchè anche lo stesso re pensava di essere stato scelto da Dio). Preferita era, invece, una nuova forma di culto: il teismo (che non cambia se lo volete alla pesca o al limone). In pratica il ragionamento era che sì, c'era un essere divino che stava sopra gli altri e tutto quanto, però era una follia pretendere di cercare di capire se fosse quello di Gesù, della Bibbia, di Maometto, di Budda, di Cthulu o di chiunque altro. Anzi, le differenze religiose portavano solo a morte e guerre ed erano inutili dato che tutti, teoricamente, avremmo potuto unirci insieme in un'unica grande preghiera universale per adorare un Dio comune.

Per esprimere le loro idee rivoluzionarie e anticonvenzionali, critiche nei confronti della religione e dell'ipocrisia degli uomini, molti (ma non tutti) decisero di adottare un metodo nuovo: non composero più lunghi e interminabili mattoni noiosissimi ma si dedicarono, al contrario, a opere leggere e divertenti che, sotto un alone di giocosità solo apparente, nascondevano feroci e pesanti critiche alla società e all'insieme di valori poco etici dei loro contemporanei: era la satira filosofica tipica del 1700. Le forme in cui questi scritti si presentano sono tante e varie: racconti filosofici, romanzi erotici, commedie di teatro, satire e addirittura poemi cavallereschi. Ma ci fu un solo uomo che, nell'arco della sua lunga vita, riuscì a comporre almeno un'opera mirabile in ciascuno di questi stili: Voltaire (1694-1778). Egli, dato il periodo di attività, si può considerare quasi come il primo degli illuministi e viene, infatti, considerato di una generazione più vecchia ma, non per questo, o forse proprio per questo, molti pensatori successivi come, ad esempio Diderot e Swift, lo consideravano uno dei più grandi autori mai esistiti sulla faccia della terra (e parliamoci chiaro, di certo lo è). Qualunque cosa egli scrivesse, romanzo saggio o poema che fosse, affrontava le cose con una lucidità e un senso dello humour disarmante in grado di intimidire chiunque, anche ai giorni nostri. Ricordo ancora come, leggendo le prime pagine del "Candido", rimasi letteralmente a bocca aperta: mi immaginavo una roba pallosissima e piena di cose filosofiche difficilissime che non avrei capito e, invece, MERAVIGLIA! Mi si palesava un universo di ironia mista a temi profondi che mi fece impallidire e amare, fin dal primo momento, quest'autore. Attenzione però, non è che intendo fare un elogio totale dell'autore anche perchè certe opere come "L'Uomo dai Tre Scudi" sono dei veri e propri merdalavori ma, in linea di massima, mi sono sempre trovato benissimo con i suoi libri. <<Sì, ma questo "Micromegas" arriva o no?>> C'avete ragione pure voi, vediamo subito (si fa per dire) insieme quest'opera!

Il raccontino è veramente breve (tipo 20 pagine nella mia edizione) ma, allo stesso tempo, è tra i migliori e più famosi mai prodotti dall'autore e, una volta conosciuti i nostri protagonisti, capirete il perchè. Nello spazio più profondo (sì, avete capito bene) un giorno un abitante di Sirio che aveva viaggiato per millenni incontrò un abitante di Saturno (giuro è sul serio così!). Dopo un breve dialogo in cui discorrono di quanti sensi abbiano, di quante migliaia di anni abbiano passato alla ricerca improduttiva del senso della vita (e qua non pensare a "Il Senso della Vita" di Moty Python è impossibile e, per questo, l'ho voluto mettere come "sigla" all'opera) e di quanti posti, ai confini dell'universo, abbiano visitato decidono di recarsi sulla Terra. Una volta arrivati i due giganteschi alieni pensano che il pianeta sia deserto perchè le loro dimensioni colossali non permettono loro di vedere nessuno degli esseri che vi abitano. Stanno dunque per andarsene delusi quando, per caso, vedono qualcosa agitarsi nelle acque del nord: si tratta di una piccola nave con a bordo un'equipe di studiosi e ricercatori che i due giganti riescono a scorgere solo grazie a un microscopio. Iniziano quindi una serie di dialoghi in cui vengono messe a confronto le ideologie di alcuni grandi filosofi (che però non è necessario conoscere fin da prima, io stesso quando leggevo non sapevo a chi si stessero riferendo) messe a confronto con l'ideologia illuminista dei giganti. Questi ridono di qualunque filosofia ideata dall'uomo dall'alto della loro sapienza ed esperienza che, seppur enormemente superiore rispetto a quella degli esseri umani, non li ha portati da nessuna parte. L'apice poi viene raggiunta quando un religioso esprime le idee di quel simpaticone medievale di S. Tommaso d'Aquino secondo cui tutto è stato fatto da Dio per, e solo per, l'uomo in quanto creature perfetta. Dopo aver abbondantemente riso di questa pretesa umana i due alieni lasciano ai filosofi un libro contenente il "Senso della Vita". Tale volume non venne aperto per anni finchè qualcuno si decise e, fattosi coraggio, lo sfogliò per la prima volta. Curiosi anche voi di sapere cosa vi fosse dentro? No eh? Vabbè, ve lo dico lo stesso: le sue pagine erano tutte, dalla prima all'ultima, bianche e immacolate!
Guarda che bravo che vi faccio pure i meme apposta!

Quindi, vediamo di capire che cosa voleva dirci l'autore (anche se, sinceramente, mi sembra abbastanza chiaro di per sè). Niente è fisso e conoscibile alla perfezione nè da essere superiori nè, tantomeno, dall'uomo, piccolo e limitato com'è: tutte le varie teorie filosofiche sono confutabili e nessuna, per quanto si sforzi, creerà mai un modello di come va il mondo perfetto e inconfutabile. Stesso discorso vale per le varie teorie religiose e soprattutto per quelle che, come il cristianesimo, pensano che tutto sia stato fatto da un Dio ben definito nei confronti dell'uomo, creatura suprema universale. Ogni nostra pretesa di essere arrivati a una verità suprema, a un valore fisso dal punto di vista morale o pratico, è non solo sbagliata ma anche pericolosa perchè blocca qualunque tipo di ricerca ulteriore della verità. Questo senso di scoperta filosofica e scientifica è tipico di tutti gli illuministi che sono riusciti in tutti i settori a dare un grandissimo contributo al nostro sapere attuale.

E quindi, questo era "Micromegas"! Sì, so che la parte riguardante l'opera in sè è molto corta ma, alla fine, non è che ci fosse molto da dire, è un libretto che va letto per essere gustato appieno e posso confermare che anche chi non si intende per nulla di filosofia lo può apprezzare tranquillamente perchè è scritto talmente bene che nemmeno vi accorgerete di averlo finito (anche perchè sono circa 20 pagine). Se proprio avete paura di non capirci nulla prendete una bella edizione che, o nelle note o nell'introduzione, vi spiegherà tutto quel che vi serve!


Inoltre, come ho detto, Voltaire ha scritto di tutto e anche opere minori che nessuno si caga. Questo mi dà lo spunto per iniziare una nuova collana in cui vi parlo di lavori minori di grandi autori e che nessuno, in linea di massima, conosce! Ma, prima di tornare a parlare del nostro Voltaire, volevo la prossima volta parlare di cinema e letteratura analizzando un film e la sua controparte storico-letteraria: il "300" di Miller! Per il momento, però, vi lascio con una piccola canzoncina (che, anche se non in qualità perfetta, ho trovato anche con i sottotili in italiano per i non anglofoni) tratta dal film "Il Senso della Vita" dei Monty Python (lo stesso di cui vi ho messo la sigla iniziale prima) e a cui, prima o poi, non posso non dedicare un articolo! In quest'articolo per parlarvi del mio vissuto la forma scritta mi è stata sinceramente stretta per l'impossibilità di non potervi rendere partecipi delle mie emozioni ma diciamo che, in tal senso (non quello delle emozioni ma quello della multimedialità) ci sto lavorando, piano piano. Buon weekend!


sabato 7 giugno 2014

SPECIALE: il "Diritto Popolare nella Tradizione Letteraria Europea" ovvero tesina universitaria completa del sottoscritto

Buonasera (o per meglio dire, buonanotte) a tutti quanti! Sto scrivendo queste brevi righe di presentazione totalmente alla cieca, senza rivedere in alcun modo il contenuto, quindi perdonate possibili errori di scrittura. Ora, quel che volevo proporvi oggi altro non è se non il mio lavoro di mesi che ho svolto per l'università (sì, proprio quello a cui ho più volte accennato). Ho deciso di metterlo qui così potete vedere come io effettivamente lavori e di cosa, almeno in parte, mi occupi nella mia noiosa vita di tutti i giorni! Attenzione però bambini, questo è un lavoro serio e a livelli universitari, non un articolo e, quindi, non aspettatevi cose divertenti e simpatiche che tutti possono capire ma un lavoro specialistico che, però, può essere affrontato da chiunque abbia una qualche minima nozione di base. Se, e dico se, vedo che il metodo da me usato di condivisione funziona allora metterò anche la bibliografia così come ho messo il testo se no è probabile che cancelli direttamente il post in attesa di trovare un sistema migliore. Allora, però, prima altre due cosette! Questo sabato quindi niente capitolo normale e questo perchè sono stato vittima di un piccolo incidente che ha ritardato il tutto (ma nulla di grave, sul serio). QUINDI, c'è ancora tempo perchè voi mi consigliate su cosa scrivere il prossimo articolo! Mi sono dimenticato di dire la volta scorsa che TUTTI, ISCRITTI O MENO A GOOGLE PLUS, HANNO LA POSSIBILITA' (odio le maiuscole accentate con l'apostrofo, scusate) DI COMMENTARE LIBERAMENTE ANCHE IN FORMA ANONIMA! Quindi, non siate timidi e suggeritemi argomenti che vi potrebbero interessare! Se entro domenica sera non so nulla faccio quello che mi è stato suggerito la scorsa volta, ovvero Voltaire! Detto questo spero possiate apprezzare il mio lavoro e aspetto ansioso vostri commenti con proposte varie! Un salutone e alla settimana prossima!
La mia tesina che spero funzioni!
Bibliografia

Edit: ommioddio sì funziona non ci posso credere! Nei commenti, se vi capita, ditemi oltre ai suggerimenti per le opere di cui parlare anche cosa ne pensate del mio lavoro!