venerdì 31 ottobre 2014

Speciale Halloween: gli Zombie di Flegonte di Tralle (feat. All You Need Is Dead)

Buonasera a tutti quanti e benvenuti allo speciale di Halloween meno spaventoso del web (wiiii....)! Oggi non avrete UN articolo ma ben DUE: che culo, eh? Infatti ho fatto una piccola collaborazione con l'admin della pagina facebook "All You Need Is Dead" (in cui vi invito a mettere mi piace subbbbito!), che ha scritto un pezzo per la rivista online "I Love Zombie". E dunque, che cosa trovate di qui e di là? Entrambi ci siamo occupati dello stesso autore, Flegonte di Tralle (mai sentito? tranquilli, ad aver letto le sue opere saremo in 24 in Italia), ma io lo contestualizzo nell'epoca e nel periodo in cui è vissuto parlandovi di alcuni racconti mentre, dall'altra parte, troverete interessanti collegamenti con il grande cinema horror di Romero e quello contemporaneo facendo riferimento alla più famosa delle storie di zombie dell'antichità: la "sposa cadavere" di Anfipoli. Quindi, decidete voi l'approccio da seguire: io vi lascio qui il link dell'articolo, vedete voi se leggervelo ora o più tardi!

Flegonte come non è mai stato


Di Flegonte di Tralle non è che proprio si sappia quanti peli del naso avesse: l'unica cosa certa, oltre al nome, è che fu un liberto (ex schiavo liberato) al servizio dell'imperatore romano Adriano (76-138). 

Piacere, Adriano!
Non abbiamo neppure una sua opera intera; anzi, non siamo nemmeno sicuri che le opere siano le SUE! Infatti capitava che l'imperatore scrivesse delle opere pubblicandole col nome dei suoi liberti (così se erano brutte poteva dare la colpa ad altri) e, anche in questo caso, sembra che ci sia una possibilità che questo sia successo. Quello su cui ci concentreremo oggi è il testo che più ci è arrivato integro (sebbene MOLTO lacunoso): "Il Libro delle Meraviglie". Fin da qualche centinaio di anni prima di Cristo andavano di moda libretti in cui gli autori facevano a gara per raccontare i fatti più assurdi: si tratta della paradossografia ("paradosso" lo sapete che è e "grafia" indica tutte le opere con cui si tratta l'argomento detto prima, il "paradosso" in questo caso). Ma senza iniziare, come solito, a parlare di Adamo e Eva arriviamo subito all'epoca della Roma imperiale (diciamo circa dall'anno 0 in poi per semplificarci le cose). In questo periodo l'oziosa corte dell'imperatore è sempre più smaniosa di innovazioni e novità in ogni ambito, ricercando le più lussuose stramberie solo per impiegare il proprio tempo libero dal momento che, probabilmente, si annoiavano tantissimo (tanto facevano tutto gli schiavi, che fregava a loro?). In particolare, in ambito letterario, si insinua la moda del macabro: da Seneca a Lucano passando per Petronio, tutti volevano sorprendere il pubblico con violente scene di sangue e dettagli macabri. E così fa pure Flegonte ma in maniera molto cruda rispetto agli altri!

Di questo "Libro delle Meraviglie" sono 3 (TRAE) i racconti che hanno influenzato maggiormente gli autori di racconti e romanzi horror fin dal 1800. In realtà la sua opera più famosa era "Le Olimpiadi", un elenco pallosissimo (così dicono i critici dell'epoca, pensate voi!) di persone (tutte rigorosamente inventate) che avevano vinto le gare nei secoli indietro. Ma, appunto, come dicevo, non siamo qui a parlarne oggi (grazie a Dio). A me spetta raccontarvi del secondo e del terzo: il primo, il più famoserrimo, è stato analizzato, come già detto (se non lo avete capito siete delle persone male), dall'admin della pagina All You Need Is Dead su "I Love Zombie" qui: andate a leggere! Ma torniamo a noi e al nostro Flegonte...

Abbiamo a che fare, entrambe le volte, con storie di morti tornati in vita ma con caratteri particolari: da una parte troviamo teste parlanti che profetizzano guerre e massacri mentre, dall'altra, una sorta di episodio di licantropismo. Ma andiamo con calma. Il secondo racconto parla di uno che, dopo essersi sposato e aver lasciato incinta la moglie, muore dopo pochi giorni. E fin qui tutto ok se non fosse per il fatto che il bambino è, in realtà, un androgino, una creatura mostruosa che presenta entrambi i genitali (questo era simbolo di grande sventura nell'antichità). Gli anziani del villaggio una sera tengono una riunione per decidere se eliminare o meno il neonato quando, dal nulla, spunta un uomo vestito di nero: è il padre defunto del bambino tornato indietro dall'Inferno a chiedere che il piccolo venga risparmiato! Tutti rimangono attoniti e non sanno se attaccarlo o essere accondiscendenti verso lo zombie ma, alla fine, decidono di tirargli contro delle pietre (la cosa più logica quando accadono cose del genere, no?). Il morto non più tanto morto si stufa, afferra suo figlio e, di fronte agli astanti, lo divora vivo e scompare lasciando, per terra, la testa del bambino. E immaginatevi lo stupore della folla quando questa comincia a parlare predicendo morte e distruzione per tutti! Il tema delle teste mozzate vaticinanti è molto caro non solo alla tradizione greco-romana ma poi si è preservata, se vogliamo, fino ai giorni nostri: pensate alla testa di maiale ne "Il Signore delle Mosche" o anche al gruppo "Talking heads" (anche se non penso proprio che abbiano mai sentito parlare di Flegonte di Tralle...)

Una moderna testa parlante


Nell'altro racconto la situazione è abbastanza simile. Per farla breve un generale dell'esercito romano muore e poi risorge predicendo a tutti incredibili sventure. La cosa particolare è che, dopo che ha finito di vaticinare, viene aggredito e sbranato da un gigantesco lupo demoniaco spuntato dalla foresta: una sorta di lupo mannaro! E non pensate che questi esseri fantastici siano nati solo nel 1800! Infatti il resoconto più famoso che ci è giunto di casi del genere è di Petronio nel "Satyricon" ma anche Ovidio ne "Le Metamorfosi" ce ne parla. Non serve, direi, ricordare quanto questa leggenda sia stata importante per secoli e viva ancora adesso nei nostri cuori.
A passare in generale più che il concetto di uomo-lupo è quello di uomo-coscienza interna. Dal più famoso "Dottor Jeckill e Mister Hyde" di Stevenson fino al Doppleganger di Edgar Allan Poe passando per "Frankenstein" e altri, i doppi hanno continuato a presentarsi nella nostra cultura in maniera sempre più impressionante. Capolavoro indiscusso di questa tematica è poi il fenomeno del vampirismo i cui di solito si conosce solo il celebre "Dracula" quando, in realtà, erano tantissime le storie, dal "Vampiro" di Polidori in poi, che hanno avuto a che fare con uomini pipistrello e paletti di legno.

Questo NON è un vampiro

Questo è un Vampiro!








Sarebbe bello continuare a parlare dei racconti di Flegonte... SE NE AVESSIMO!

Sfortunatamente questo è tutto quello che c'è e, forse, proprio perchè il materiale è così poco quest'opera rimane una sorta di perla unica nel panorama della letteratura classica. Il problema e la gioia di parlarvi di questo autore è proprio questo: ho ben poco da dirvi ma quel poco è estremamente curioso e interessante! In Italia Flegonte ha solo una traduzione disponibile al grande pubblico: quella dell'Einaudi da 25€. Un consiglio? Se la trovate (e già non è facile) leggetevi di nascosto i primi tre racconti (tanto ci mettete meno di 5 minuti) e basta. Se invece vorrete approfondire tutte le opere dell'autore leggendo tutte le note possibili all'opera e diventare i #massimiesperti di Flegonte allora questo è il libro che fa per voi!
Il libro solo per #massimiesperti 



E allora, che altro? Andatevi a recuperare, oltre all'articolo legato a questo qui anche la mia iniziativa per il 13 novembre che troverete invece di qua. Noi ci si vede settimana prossima e, anche se banale come la merda, BUON HALLOWEEN!

giovedì 30 ottobre 2014

Gite e amenità varie (1): Mostra Chagall a Milano (13/11/2014)

Sciao beli! Scrivo un piccolo post per invitarvi a una piccola gita. Giovedì 13 novembre andrò a Milano alla mostra organizzata a Palazzo Reale su Marc Chagall (1887-1985).

Piacere, Marc Chagall

Molto probabilmente andrò al mattino ma poi ci si mette d'accordo meglio sull'orario. Se avete meno di 26 anni il biglietto costa soli 10€, altrimenti saranno ben 12€! E non ditemi che "non ve lo potete permettere"! Che si farà? Bhe, cosa volete che si faccia a una mostra se non vedere quadri? Però poi al pomeriggio, per chi vuole, si faranno 4 passi a Milano! Per farmi sapere se siete interessati potete scrivermi un messaggio quando volete oppure venite QUI, sulla mia pagina FB e amndetemi un messaggio privato. Il luogo di ritrovo sarà davanti a Palazzo Reale. Che altro dire? Se non venite siete delle persone male! E domani... nuovo articolo!

VENITE A FARE UNA PASSEGGIATA CON ME!

sabato 25 ottobre 2014

Vita, morte e miracoli di Mary Shelley (3): la donna morta a 25 anni e "L'Ultimo Uomo"

Eh, ma buongiorno a tutti quanti! Oggi concludiamo un percorso che ci ha accompagnato tutto l'anno: la vita e le opere (alcune) di Mary Shelley! In questo capitolo porteremo la nostra eroina verso la tomba (tanta gioia) con "L'Ultimo Uomo", un'opera che, personalmente, ritengo il capolavoro nascosto dell'autrice, superiore persino al celeberrimo "Frankenstein".


Essendo l'ultimo capitolo di una trilogia è all'incirca inutile che vi mettiate a leggerlo se non avrete affrontato le parti precedenti che, però, potrete trovare comodamente qui e qua. Il fatto che, per chiudere il ciclo, io parli di quest'opera non vuol dire che non possegga, abbia letto o non esista altro della Mary: mi aspetta ancora il romanzo "Valperga" che non ho idea di quando affronterò e tre racconti che prendono il nome di "Metamorfosi" che lessi in poche ore e che mi presero abbastanza (tranne l'ultimo che è un piccolo grande merdalavoro).
"Arriveranno mai articoli su queste ed altre opere?" (la faccio io la domanda perchè tanto lo so che non ve lo siete chiesti): Eh, bell'argomento! Sicuramente non nell'immediato e non legati alle vicende biografiche dell'autrice: quando avrò letto troverò la voglia di leggere "Valperga" sicuramente ve ne parlerò mentre "Metamorfosi" me lo tengo come Jolly per i periodi di crisi. Eh sì, ho detto "trovare la voglia di leggere" perchè, sinceramente, scrivere l'articolo che state leggendo per me è stato un po'faticoso vuoi per gli impegni che recentemente si sono affollati, vuoi per il fatto che Mary Shelley l'avevo trascurata un po' troppo (l'ultimo articolo risale a quando scoprii come mettere le immagini sul blog senza link strani, figuratevi!). E poi, detto sinceramente, ci sono libri un po' più interessanti dell'anonimo "Valperga" (poi magari è meglio di questo, eh!)! Quindi, sperando che questa introduzione non comprometta la vostra lettura, buon divertimento!

La Mary nel 1840

Si può dire che Mary Shelley, tornata col figlio in Inghilterra dopo l'annegamento del marito Percy nel 1822 in Italia, sia morta a 25 anni. Infatti si trova a Londra da sola in una situazione economica non troppo felice: il padre la tratta un po' con sufficienza (dopo che hai scritto un romanzo basato sul rapporto incestuoso padre-figlia ci credo anch'io però), tutti i suoi amici sono in giro per l'Europa (compreso Byron a combattere in Grecia) e l'opinione pubblica nei suoi confronti non è delle migliori. Iniziano a circolare molti libretti, più o meno clandestinamente, che raccontavano la vita di Percy e compagni in modo più o meno favoloso, tinteggiando ogni avvenimento con dettagli scabrosi inventati solo per vendere più copie possibili (un po' come accade oggi coi giornali, capaci di riportare la stessa notizia in centinaia di versioni differenti e spesso contrastanti). Mary si battè attivamente per cercare di sfatare certe leggende popolari sul suo conto, su quello del marito e degli amici ma senza mai riuscirci del tutto. Nel 1824 poi la terribile notizia: Lord Byron era morto in Grecia a soli 36 anni. 

Un Lord Byron morto bello come, probabilmente, non lo è mai stato

Anche l'ultimo amico se n'era andato e lei era rimasta sola. Si dedicò, quindi, alla scrittura di varie opere e alla sistemazione degli scritti del marito, operazione oltretutto ostacolata da parecchie persone che, per via di queste voci di corridoio e pettegolezzi, vedevano Percy più come un demonio pericoloso che come un letterato innamorato della libertà  (il suo trattato "Sul Diavolo" non l'aveva aiutato, così come il celebre saggio "Sulla Necessità dell'Ateismo"). Lei però si buttò con tutto il cuore nel progetto e, infatti, ci dice "[...] avrò i suoi libri e i suoi manoscritti, e in quelli vivrò!". Mary divenne sempre meno socievole fino a cadere in un evidente stato di depressione: così scrive "All'età di ventisette anni, in questa popolosa metropoli della mia nativa Inghilterra, mi trovo sola. La lotta deve essere dura se genera misantropia in una come me, così attaccata ai suoi simili". Il padre continua a far pressioni su di lei affinchè componga un'altra grande opera, un capolavoro degno del "Frankenstein", qualcosa che la faccia guadagnare (la più grande preoccupazione del genitore che le passa ben poco con cui vivere e che sembra, sempre di più, una figura oppressiva e destabilizzante per Mary). La nostra eroina vede trasformarsi la sua "passione" in "lavoro" e, nel complesso, le opere ne risentono parecchio: nessuna riesce a entusiasmare la critica come il vecchio capolavoro e, anzi, viene spesso attaccata e criticata aspramente. Questo è il caso di "The Last Man" ("L'Ultimo Uomo" da noi) del 1826 che, per i motivi che tra poco vedremo, fu stroncato dalla critica e presto passò nel dimenticatoio delle opere sconosciute dell'autrice. Ma addentriamoci meglio in quest'opera che, solo recentemente, sta riscuotendo il successo dovutole!


C'è una cosa che colpisce subito, a prima vista, non appena si leggono le poche righe introduttive scritte sul retro della copertina: la storia si svolge nel 2073! Ebbene sì, avete capito bene, si tratta di un romanzo ambientato nel futuro (e vorrei sottolineare quanto non sia geniale come cosa essendo stato scritto nel 1826) anche se, a conti fatti, è ben distante da una qualsiasi opera fantascientifica moderna: non ci sono vere e proprie migliorie tecnologiche a parte delle specie di aerei simili a mongolfiere. Delusi? Pure io quando lo lessi ma non è questo il punto! Il romanzo, diviso in tre parti, narra inizialmente la vicenda di Lionel Verney (l'ultimo uomo) e dei coprotagonisti Adrian e Lord Raymond in una serie di intrighi politici in un'Inghilterra democratica allo sbando per poi prendere una piega macabra e funesta: un focolaio di peste scoppia in Turchia e velocemente si diffonde decimando la popolazione mondiale. Lionel sarà veramente l'unico sopravvissuto, l'ultimo uomo, oppure qualcun altro è riuscito a sfuggire alle grinfie della malattia mortale?

Di certo non sono qua a dirvelo o a rovinarvi la sorpresa: il libro va letto e gustato, non mi va di raccontarvi una trama che tanto troverete anche su Wikipedia scritta pure meglio! Passiamo invece a qualche considerazione sui personaggi e sulla vicenda. Come abbiamo visto il periodo per Mary Shelley non è dei più felici e tutto sembra andarle storto va storto: di certo non potete aspettarvi un'opera allegra e gioiosa che schizzi felicità da ogni poro!
"Schizzare felicità"... a volte non so come mi vengano...

L'autrice in questi anni si dedica completamente al recupero e ripristino delle opere e della figura di suo marito Percy e dei suoi defunti amici, primo tra tutti Lord Byron. Ed ecco che, come per magia, ognuno dei personaggi de "L'Ultimo Uomo" rispecchia una persona che ha reso speciale la vita della triste vedova: Mary è Lionel Verney, il defunto marito Adrian mentre, ovviamente, Lord Raymond è Lord Byron. L'autrice vive nel passato e nei ricordi di una gioventù che sembra ormai lontanissima perchè il presente non le appartiene, la scaccia e la rifugge, mentre nel futuro non vede che morte e distruzione: la peste, appunto. Ormai è diventata insensibile a qualunque richiesta di affetto umano e rifugge qualsiasi rapporto con l'umanità: tutti muoiono intorno a Lionel, portati via ora dalla guerra (Lord Raimond come Lord Byron) o da un naufragio (Adrian come Percy), oppure vengono sepolti dal pesante manto della peste che tutti schiaccia, senza eccezioni o distinzioni.



La peste è di certo un tema molto interessante nel quadro generale dell'opera. Infatti non compare come protagonista assoluta ma, anzi, si fa sentire in modo molto defilato, quasi distante, in un breve accenno tra le righe: sembra quasi un'innocua malattia sviluppatasi in oriente per via delle scarse condizioni igieniche ma, solo col passare del tempo, essa si trasferirà anche in occidente eliminando ogni forma di vita essa incroci sul suo cammino (ogni riferimento all'attualità è puramente casuale. Giuro.)
Loggiuro
Soprattutto nell'ultima parte del romanzo mi sono reso conto di una cosa: ad essere protagonista dell'opera non è il coraggioso Lionel, non il tenero Adrian o il ribelle Lord Raimond ma, bensì, l'umanità tutta dipinta e delineata nelle sue più varie e colorite rappresentazioni attraverso una serie di tipi umani e scenette quotidiane che mettono in luce una massa di gente piena di sogni, ideali e speranze spazzate via di fronte alla morte: contro di essa nulla vale, niente è importante, tutto si massifica e annulla. La paura è la costante della terza parte del romanzo che si presenta vivida e ricca di emozioni e sentimenti come non mai: difficilmente si viene trascinati in mezzo a un tornado di emotivo! Per quanto uno ci provi è vero quello che dice Mary: non ci si può tirare indietro dall'amare il genere umano per quanto malvagio possa essere. E, forse, è proprio perchè l'amiamo così tanto che non possiamo fare a meno di incazzarci e prendercela quando vediamo che tradisce le nostre aspettative e assume atteggiamenti così egoistici e irrazionali da sembrare bestiali. In fondo, come ben sappiamo:

"Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza".
Dante e Ulisse nella Divina Commedia in una miniatura del XIV secolo

Il primo di febbraio del 1851 Mary Shelley moriva per un presunto tumore al cervello all'età di 53 anni. Libera protagonista del periodo romantico inglese, tenera amante del marito Percy o grande scrittrice: comunque la vogliate vedere fu una delle donne chiave nel panorama mondiale della letteratura del XIX secolo e, in sua memoria, questa serie di articoli non ha voluto che essere un modestissimo omaggio alla scrittrice.

A metà tra un intrigo politico e un romanzo fantascientifico-apocalittico "L'Ultimo Uomo" risulta il romanzo migliore mai letto fin'ora di Mary Shelley, un vero e proprio CAPOLAVORO (e no, non ho detto merdalavoro)! Anche se non lo definirei proprio piccolo (530 pagine nell'edizione Oscar Mondadori) lo si legge anche abbastanza velocemente perchè se ci si confonde con i protagonisti e ci si fa prendere dalla vicenda risulta veramente scorrevole e gradevole da leggere. Io ho avuto modo di leggere il romanzo nella sua edizione Oscar Mondadori che, penso, sia ormai introvabile (non so nemmeno dirvi il prezzo in euro, ci sono sole le lire) ma, se siete interessati, le alternative sono due: tanto che siete al computer ve lo comprate a 7.50€ della Giunti con Amazon o altri siti oppure fate gli stronzi e ve lo scaricate da leggere sul computer squagliandovi gli occhi. A voi la scelta!


Spero che l'articolo vi sia piaciuto! Io, personalmente, lo ritengo il più "profondo" (molto virgolettato) scritto fin'ora per via della parte sulla peste e devo ammettere che la cosa non mi è dispiaciuta affatto. Prima di salutarci, però, un paio di cosucce interessanti! Settimana prossima è Halloween e anche il Letterarte non poteva astenersi dall'essere banale e scontato come tutti gli altri! Uscirà infatti una sorta di "speciale" in ben due articoli! "Tu che scrivi due articoli in una settimana? Non ci credo" E fai bene a non crederci, caro il mio attento lettore, perchè la seconda parte sarà il lavoro di un mio amico che, nel settore, è decisamente più esperto di me! Fatemi sapere se l'articolo vi è piaciuto sia qui che sulla mia pagina fb, dove vi ricordo di mettere un mi piace e di condividere l'articolo! 

sabato 4 ottobre 2014

Approfondimeto (1): Natura e Cultura, un conflitto aperto da secoli!

Ciao e bentornati ad un nuovo articolo! In questo periodo, come forse già sapete, sono sempre impegnatissimo e non ho molto tempo per scrivere e, quindi, oggi l'articolo sarà un po' più breve e concentrato del solito (anche se dalla settimana prossima si torna a pieno regime, promesso!). Però datemi un'altra settimana, due massimo, e tutto si dovrebbe aggiustare! L'argomento di cui tratto oggi non è collegato a una singolo lavoro di un solo autore ma a più saggi: io citerò, volta per volta, da dove prendo le informazioni ma l'opera in sé, più o meno esplicitamente, in realtà parla d'altro quindi se poi doveste andare a recuperare qualche testo non aspettatevi una trattazione come la faccio qui a voi! Quest'articolo però non è come gli altri: si chiama "approfondimento" e non a caso! Diciamo che è diviso in 2 parti: la prima più "tecnica" ma non di difficile comprensione in cui spiego qual'è il tema e la seconda di riflessione e discussione su temi di attualità alla luce di quanto detto prima. Quindi no, non aspettatevi grandi battute all'inizio (anche se ovviamente la lettura è scorrevole) ma, superata qualche riga potrete trovare, appunto, una parte di discussione che spero vi appassionerà! Il tema nasce da una sorta di riflessione personale che ha accompagnato lo sviluppo di un numero di un giornalino, "Punti di Vista", a cui collaboro con altri ragazzi da un 2 o 3 annetti. La piccolissima rivista (si tratta di un paio di pagine stampate) è assolutamente gratuita e, se mi contattate, posso farvela avere anche in formato multimediale. Il numero è monotematico e il mio editoriale è una sorta di riassunto, ancora più stringato, della prima parte: se lo volete fate un fischio!

Il tema di oggi è la "Cultura". Ci sono parole, nella nostra lingua, che la maggior parte della gente o sbaglia ad attribuirle significato (scoprire che "ovvero" significa, in realtà, "oppure" mi ha sconvolto l'esistenza all'università) o non sa che vogliano dire del tutto. La difficoltà di esprimere un concetto non è una cosa da poco e ci sono tantissimi studiosi che si sono inutilmente spaccati la testa da 3000 anni a questa parte per capire che cosa facesse della gamba di una sedia una gamba della sedia: quale, quindi, l'elemento ESSENZIALE (di cui non si può far altrimenti) di una cosa? Per quanto riguarda la "cultura" ovvio che non stiamo parlando di un vero "oggetto fisico" ma il termine richiede comunque che noi ci facciamo un paio di domande. Se volessimo trovare una definizione molto semplice di "cultura" sarebbe: tutto ciò che è stato manipolato dall'uomo da un iniziale stato di natura per poi usarlo a proprio piacimento. Come potrete ben capire il fulcro sta proprio nell'opposizione "cultura" e "natura" che formano due mondi distinti, seppur con varie eccezioni, che virtualmente (nemmeno troppo a dire il vero) si oppongono.

Questa opposizione uomo/natura era ben nota fin dai tempi antichi a un livello più o meno conscio così come lo è pure oggi: non tutti voi magari sapevate di questa differenza esplicitamente ma, dentro di voi, avevate già chiara la questione (ad esempio sentendo parlare di OGM, energia nucleare e edilizia selvaggia). Nel Medioevo, ad esempio, come ci racconta il celebre storico Jaques Le Goff nell'articolo "Il Deserto-Foresta nell'Occidente Medievale" (edito in Italia in "Il Meraviglioso e il Quotidiano nell'Occidente Medievale" dall'editore Laterza) vi erano due gruppi opposti ben distinti: la foresta (natura) e la città (cultura). Da una parte gli eremiti cercavano di vivere come Adamo cibandosi di quello che trovavano mentre, dall'altra, il cittadino viveva circondato tutti i giorni da cultura e con questa, per questa e grazie a questa sopravviveva: l'inizio dei commerci ne è un chiaro esempio. Il selvaggio non era solo il simbolo di avvicinamento a Dio ma al divino in genere e, quindi, anche al Diavolo. Così in Dante tutti i dannati e i demoni hanno attributi bestiali e naturali sebbene lo stesso Dio sia paragonato al Sole e il Paradiso Terrestre si tratti comunque di un giardino, non di una città (che si trova all'Inferno, tanto per intenderci).
Un posto tranquillo dove passare le vacanze con gli amici


Distinzioni, quindi, sì chiare ma anche fragili per cui tutto si confonde: capire cos'è natura e cultura non è per nulla facile molte volte e noi potremmo essere tratti in inganno. Ma facciamo un paio di esempi. Il gioco: natura o cultura? "Cultura!" direte voi e, invece, si tratta di natura. Come ci insegna infatti in "Homo Ludens" il famosissimo Johan Huizinga (sì, anche se non lo avete mai sentito sappiate che è famoso) il gioco è un attività "preculturale" (e dunque naturale) in quanto è presente anche tra gli animali che la utilizzano come forma di apprendimento. 
Col povero pesce blob però nessuno voleva mai giocare. Povero pesce blob!


Al contrario, invece, il cibo è completamente un'attività culturale dall'inizio alla fine: chi di voi si mette nei campi a masticare spighe di grano dure ancora attaccate al suolo invece di mangiare del pane? Il nostro cibo, sia per come viene prodotto sia per come viene scelto e consumato non è MAI naturale (nè mai lo è stato casomai ve lo steste chiedendo). Ne parla più diffusamente Massimo Montanari in "Il Cibo come Cultura" edito da Laterza ma, se non avete voglia di leggerlo, abbiate fiducia e pazienza perchè ci tengo a trattarlo a parte in un futuro articolo.
E lui? Natura o Cultura?



Ma quindi, che cosa non è VERAMENTE natura? Ormai ben poco in quanto, a parte gli istinti primordiali (ma non tutti) e poco altro non c'è ormai nulla, nemmeno nelle cose che ci vengono propinate per pubblicità come tali: non fatevi fottere! Ma poi quanto è effettivamente giusto ricercare questa natura tentando, idealmente (quanto inutilmente), di ritornare alle origini dell'uomo? Il concetto del "si stava meglio quando si stava peggio" è effettivamente attuabile o ne vale la pena portarlo avanti? Questo tema è stato, ad esempio, cantato perfettamente dai Talking Heads in "Nothing but Flowers".


Ma noi stessi possiamo fare a meno della cultura? E qui una piccola riflessione personale: nella nostra società di adesso quanti vogliono veramente tornare a uno stato di piena unione con la natura? Ogni giorno sentiamo parlare di vegani, ecoterroristi e di associazione che ammazzerebbero il loro vicino di casa pur di salvare un cagnolino come di movimenti che sempre di più "invadono" il nostro territorio. Perchè parliamoci chiaro, un conto è avere dei principi generali da seguire e ci può stare, ce li ho pure io: non è che con la scusa della cultura brucio le gomme della macchina per strada o butto borse di plastica direttamente in bocca alle testuggini. Però, come per tutte le cose, bisognerebbe, a mio avviso, non esagerare nell'eccessivo fanatismo di chi non vuole o non riesce a scendere a compromessi. E voi, che ne pensate? Quanto hanno ragione di esistere i vegani, gli eco terroristi e gli attivisti della PETA più estremi oggi? Può effettivamente essere ora di tornare indietro e di cambiare visione della vita? Sbizzarritevi qua sotto o sulla mia pagina fb e creiamo un bel dibattito! Ora vi lascio con un'altra canzone e ci vediamo settimana prossima!