sabato 29 novembre 2014

Cirano de Bergerac (1): Dalla Penna di Rostand...

Tutti noi, almeno una volta nella vita, siamo venuti a contatto con Cirano de Bergerac: vuoi leggendo delle versioni ridotte da bambini, vuoi andando a vedere spettacolini alle medie o rimandi al personaggio in vari cartoni animati per non parlare di Guccini, Depardieu e altri riferimenti culturali sparsi. Lui e il suo "nasone che lo precedeva di mezz'ora" sono sempre stati presenti in molti momenti, in maniera più o meno evidente, nel nostro immaginario romantico. Ma chi è veramente Cirano (o Cyrano) de Bergerac? Scopriamolo insieme facendo un piccolo tuffo indietro nel tempo.

Depardieu che fa cose tra un vinello e l'altro

Edmond Eugène Alexis Rostand (1868-1918) era un drammaturgo come tanti in Francia e aveva composto, prima del 1897, giusto qualche opera teatrale e una raccolta di poesie (tranquilli, tanto in Italia non avranno tradotto nulla, inutile cercare). Poi scrisse il "Cirano de Bergerac".
Un drammaturgo come tanti...
Quando, alla fine del primo tempo, il pubblico si alzò in piedi ad applaudirlo senza sosta Edmond capì che, quella volta, aveva fatto un colpaccio. Addirittura dietro le quinte venne a fargli visita un ministro che si staccò la spilla della legione d'onore e gliela affibiò senza troppi giri di parole. Rostand si aspettava una carriera rose e fiori che lo incoronasse a genio della letteratura francese e... così non fu. Come accade a molti ancora adesso che, fatta una grande opera, vengono prima omaggiati come divinità scese in terra e poi spariscono nel nulla, così il nostro autore compose, certamente, diverse altre opere ma nessuna ebbe mai l'onore di essere anche solo minimamente comparate col "Cirano de Bergerac", nemmeno il suo ultimo lavoro, il più complesso, quello a cui aveva dedicato uno sforzo maggiore, "Chantecler" (il gallo del pulito), fu un vero e proprio fiasco. Ora di Rostand non rimane che un cognome anonimo
... ma con dei baffi (e una pelata) mica da ridere!
scritto a lato di una delle più toccanti e romantiche (nel senso stretto del termine) opere teatrali del 1800: ma perché?

Il messaggio del Cirano è, oramai, diventato scontato a parole come il "ti amo più di ieri e meno di domani" dei Baci Perugina ma, nei fatti, pare che la gente (ragazzi e ragazze nessuno escluso) se ne sia dimenticata insieme, spesso, al buon senso: che tu sia brutto o che tu sia bello l'importante è che tu sia una persona che sappia amare e non uno stoccafisso sotto sale per quanto fisicamente attraente. Cirano non è bello, ha un naso gigantesco, ma sa comporre poesie che fanno sciogliere il cuore di chiunque si trovi nei dintorni a sentirlo declamare, maschio o femmina che sia, ed è leale e sempre pronto a prendersi gioco di spocchiosi leccaculo dimostrando un coraggio da leone e una grinta senza pari. Cristiano, invece, il suo rivale in amore ma, allo stesso tempo, amico è bellissimo, un vero eroe sul campo di battaglia di Venere e di Marte, ma non sa spiccicare due parole senza impantanarsi come un trattore nel fango.

SPOILER!
(non è essenziale leggersi quest'orribile riassunto per gustarsi l'articolo, quindi evitate pure)

Cirano, per amore di Rossana (sua cugina, tra l'altro) che pensa non lo vorrebbe a causa del suo naso, decide di aiutare l'amico Cristiano, altrettanto cotto della bella signora, e compone al posto suo lettere d'amore per l'amata e discorsi pieni di affetto e tenerezza. I due giovani si fidanzano ma vengono presto divisi dalla guerra e la scena si sposta sul fronte. Qui il nostro romantico protagonista rischierà spesso la vita per consegnare le lettere da spedire a Rossana da parte di Cristiano (sempre scritte da lui): tutto sembra andare per il meglio, se così si può dire, finché lei non giunge al fronte e intuisce chi è il vero autore di quelle missive anche se Cirano, fino alla fine, negherà l'accaduto nonostante Rossana si dica disposta ad amarlo, nonostante il naso, se egli fosse il vero autore di tutte quelle dolci parole che le sono arrivate. La tragedia romantica non è, tuttavia, che appena iniziata: Cristiano infatti muore ferito da un proiettile tra le braccia dell'amata senza aver il coraggio di rivelare chi fosse l'autore di tutte quelle lettere. La scena si sposta, per l'ultima volta, a Parigi dove Rossana sta in convento e Cirano, ferito dalla guerra e ormai vecchiotto, le fa visita quotidianamente. Un giorno, però, viene assalito da un gruppo di nemici che lo feriscono a morte: riesce a stento a giungere al convento dove morirà non prima di aver ripetuto a memoria una delle lettere del periodo della guerra che aveva scritto per Cristiano. Rossana capisce che la persona che ha sempre amato era Cirano, il vero compositore di quelle bellissime parole, ma ormai è troppo tardi e la tragedia si conclude qua...

Non ho resistito...


FINE SPOILER!

La tragedia è bella, per carità, ma perché riscosse un successo così clamoroso? La fine del 1800, si sa, non fu proprio il periodo più romantico della storia della letteratura e, anzi, la donna non era vista dagli autori del tempo come una tenera amante ma come una conquistatrice inflessibile,
La donna-sfinge per Moreau
spietata dominatrice. La realtà è che un vero e proprio "romanticismo" in Francia non v'era mai stato! Tutto quel periodo di inizio 1800 che vedeva le emozioni e gli ideali posti su un piedistallo al di sopra della scienza e della ragione era arrivato in ritardo (rispetto non solo all'Europa ma anche all'Italia, il che è tutto dire) a causa, principalmente, degli influssi di una rivoluzione ancora non troppo distante nel tempo e nello spazio. Nel momento in cui un certo bisogno di espressione di sentimenti non viene soddisfatto e rimane sopito si trasforma in una pentola a pressione rotta piena di vapore: quand'è troppo esplode!

E così i Parigini, o meglio i Francesi, avevano bisogno di tornare ad amare di quell'amore che oggi è tanto stereotipato (la frase del bacio come apostrofo delle parole "t'amo" da dove pensate che venga?) ma che loro sentivano come vero e proprio, fin quasi nazionale. E, veramente, per il resto il Cirano non ha alla fine molto altro da aggiungere o da darci: un'opera semplice, se vogliamo, intrisa di un romanticismo ricercato che però non lascia spazio a un serio approfondimento dei personaggi. Cirano, ad esempio, è molto più complesso e articolato nella canzone di Guccini che in tutta l'opera! Che non vuol dire che sia un male, ma che si è voluto puntare ad altro. Il Cirano più che un'opera bella in sé (e non fraintendete, è veramente geniale) ci appare così ricco e straordinario perché ha avuto un'importanza da non sottovalutare nella nostra concezione di amore e di affetto verso il prossimo.

Ma siete sicuri che Cirano de Bergerac sia solo un personaggio bidimensionale di una tragedia francese? E se invece vi dicessi che Cirano de Bergerac è esistito veramente? E se vi dicessi che Cirano de Bergerac fu uno scrittore e alchimista? E se vi dicessi che Cirano de Bergerac morì in circostanze misteriose? E se vi dicessi che ve ne parlerò sabato prossimo, di Cirano de Bergerac? Lunedì alle 14, intanto, se fossi in voi darei un'occhiata alla pagina FB...

Paint level: Masterchef!

lunedì 24 novembre 2014

Comunicazioni di servizio urgente: Youtube.



Questo è il mio primo video su Youtube. E sono terribilmente imbarazzato. Non è che una presentazione di quello che c'è sul blog in cui parlo... e male. Non sono un professionista, ho fatto quanto possibile, spero tutti voi apprezziate! Andate a mettere mi piace, condividete e iscrivetevi al canale! 

giovedì 20 novembre 2014

Approfondimento (2): la "regola della L"

Sì, avete letto bene, sto facendo un piccolo approfondimento improvvisato sulla "regola della L"! Infatti quella che può sembrare una "legge" goliardica da scuole medie ha, in realtà, radici molto più antiche e interessanti. La famosa "legge della L" (inutile che vi stia a spiegare di che roba si tratti) risale fino al tempo degli antichi Greci! Fin dai tempi più antichi questo popolo ha viaggiato in lungo e in largo e ha scritto molti trattati sulle meraviglie incontrate per il mondo: sono i logografi di cui tanto ho già parlato. In particolare qualcuno parla anche della popolazione dei Pigmei ai quali attribuiscono, appunto, dei grandi falli nonostante l'altezza.
I Pigmei erano, per tradizione, in perenne lotta con delle gru!
Perchè? I Greci avevano un modello di bellezza fisso e stereotipizzato: carnagione chiara, capelli biondi, occhi azzurri, proporzione delle membra, assenza di peli superflui e, nel caso dei maschi, un membro ben proporzionato, meglio se piccolo (simbolo di virilità ai tempi). Ora, come potete ben immaginare, quando si son visti dei nanetti (con tutto il rispetto) di colore scuro che non si curavano troppo potete capire quale potesse essere il loro ribrezzo. E quindi, per rendere la scena ancora più grottesca, perchè non dargli, come stereotipo, un grosso e orribile membro sproporzionato? Il pigmeo è lo stereotipo dello straniero brutto (e dunque cattivo) che i Greci aborrivano e deridevano in tutto e per tutto: non a caso i personaggi della commedia greca hanno tutti, sulla scena, delle parti deformate e, in particolare, indossano falli finti di cuoio. 
Ora capite quello che intendevo?


Vi è poi anche un discorso più complesso legato alla cultura popolare che caratterizzava e macchiettizava certi stereotipi comportamentali e fisici: per esempio la coppia Don Quishotte-Sancio Panza nasce non dalla fantasia di Cervantes ma da un antichissimo vaso in cui sono ritratti un uomo alto magro e
scheletrico e uno basso e grasso. Così un fallo grande, simbolo di fertilità ma anche elemento comico, era legato a chi, per natura, era apparentemente il meno portato a possederlo: motivo per cui il protagonista dei romanzi di Luciano di Samosata e Apuleio è un asino, animale che, come si sa, è famoso non esattamente per la sua folta criniera (e infatti questo aspetto viene più volte accennato/messo in evidenza nelle opere).

La "regola della L" da lì poi vola e fluttua nell'aria attraversando secoli di cultura popolare e influenzando scrittori (De Sade in primis, guardacaso) e storici: vi era diffusa la notizia che Napoleone fosse dotato "della virtù meno apparente e, di sicuro, la più indecente". In realtà nulla di più falso! Il grande imperatore francese si sa, non era proprio un gigante per via di alcuni disturbi ormonali avuti da piccolo e anche la sia "crescita" sessuale ne ebbe delle gravi conseguenze. Tra oppositori politici e sostenitori si scatenò, all'epoca, un vero e proprio dibattito sull'argomento! Ma oggi la scienza è in grado di rispondere a questo nostro quesito: Signori, è con grande piacere che vi presento... il PENE DI NAPOLEONE; conservato sotto qualche sostanza fino ai nostri giorni!
Piacere, sono il pene di Napolone!

Alla fine avevano ragione gli oppositori: 4 quando era giù e 6 quando era su. Ciononostante le sue donne le ha avute: è proprio vero che le dimensioni non contano!

Ci vediamo questo sabato (se riesco se no il prossimo) con il Cirano di Bergerac di Rostand! Ricordate di passare dalla mia pagina fb!

martedì 18 novembre 2014

"Collana #purogenio" (01): "We're Only in it For the Money" di Frank Zappa

Benvenuti a tutti quanti! Quest' articolo vuole essere qualcosa di particolare, il primo di una serie: vi spiegherò, infatti, perchè l'album "We're In It Only For the Money" di Frank Zappa sia #purogenio. Ovviamente sono gusti personali, per carità, ma nondimeno vi fornirò, in questa nuova rubrica, tutte le motivazioni del perchè una determinata opera/quadro/cd/qualunque cosa sia stata scritta/composta/dipinta/qualunque cosa nel momento giusto dalla persona giusta e nel modo giusto. Certo, si può dissentire ma, prima, voglio sentire le vostre motivazioni RAZIONALI per questo. Ma iniziamo con questo primo appuntamento!

Frank Zappa (quello più  a sinistra) e gli altri Mothers of Invention vi salutano

Terzo di una ricchissima discografia, "We're Only In It For the Money" (1968) di Frank Zappa e dei "The Mothers Of Inventions" è #purogenio per una serie di motivi tra cui, in primis, spiccano la cover (non ci metterete molto a capire il perchè) e il titolo. O meglio, forse dovrei dire "quella che sarebbe dovuta essere la cover"! Infatti Paul mcCartney, storico membro dei "Beatles", non approvò mai questa presa in giro del loro precedente capolavoro psichedelico "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band" (1967). 

La cover risultava ai suoi occhi forse esageratamente dissacrante con, sullo sfondo, personaggi "di dubbio gusto" (si notino i due omosessuali in alto a destra, scandalosi per l'epoca, e Jimi Hendrix sotto che abbraccia una ragazzina) censurati. In realtà, osservando attentamente la composizione, si nota un altro riferimento satirico alla band inglese: a sinistra un manichino, vestito di bianco, tiene sulle gambe un bambolotto nudo e censurato anch'esso. Qualche anno fa infatti i Beatles avevano pubblicato un album in America, "Yesterday and Today" che aveva, come cover, i membri vestiti da macellai, sporchi di sangue, circondati da bambole smembrate come se avessero ucciso dei bambini: ovviamente tutto fu censurato e reso "più conforme al buon costume". Ma ad essere ancora più incisivo fu il titolo "We're Only In It For the Money" che, in quel periodo, riferito alla "febbre" psichedelica del momento, aveva una forza particolarmente forte. Beatles,
 Love, Byrds, Jimi Hendrix e molti altri volevano far credere che quello che stavano facendo era assolutamente spontaneo, sincero e allegro, dal consumo di droghe allo spirito hippie di quel periodo. Ma, in realtà, dietro a quella facciata colorata e giocosa si annidiavano invidie, strategie commerciali e tanto, tanto malessere. Venivano infatti assunte droghe molto molto pesanti come l' LSD che provocava allucinazioni anche molto violente e portava la gente a suicidarsi (spesso i Beatles stessi ricorderanno con orrore certe esperienze). Negli anni '60
The "Butch Cover"
potrà sembrarvi strano ma questo tipo di sostanze alla fine rimaneva principalmente nelle mani delle band e dei più ricchi: fu solo nel decennio successivo che la grande massa iniziò a farne un uso compulsivo ricercando le stesse esperienze psichedeliche che, fino a quel momento, avevano potuto conoscere solo attraverso la musica di altri. Ma Frank Zappa, a differenza di
Zappa nel '68
quanto si possa pensare, fu da sempre contrario alle sostanze stupefacenti per tutta la sua vita (testimoniano i suoi amici più cari che si sarà fatto, se va bene, non più di cinque spinelli in 53 anni, giusto per intenderci). Vi è un episodio che, più di tutti, attesta il suo impegno: nel pieno degli anni '60 vi fu un periodo in cui diversi artisti, tra cui Jim Morrison al tempo fidanzato
Grace Slick che ai tempi era proprio una brutta ragazza
Grace Slick, cantante dei "Jefferson Airplane", presero in affitto comune una casa dalla quale, categoricamente, Frank Zappa volle bandire qualunque tipo di droga: inutile dire che, alla fine, fu bandito lui.


Creando il più grande album satirico anti-psichedelico attraverso l'utilizzo, però, delle tonalità e melodie psichedeliche stesse provò non solo che la storia del "fumare canne per trovare la giusta ispirazione in trip" era una palla ma che, dietro a questo mondo apparentemente pacifista, si nascondeva un brulicare di interessi economici e non solo che avrebbe fatto rabbrividire chiunque! Non a caso, fin dal primo album, fu tenuto sotto controllo addirittura dai servizi segreti americani che non gradivano troppo certe libertà. Ma andiamo a vedere, anche solo in modo generale (anche perchè se no facciamo notte) le canzoni! Come un po' in tutti i suoi album dell'epoca le tracce non sono completamente musicali: una cacofonia di suoni vari tratti da sitcom americane, programmi televisivi e trasmissioni radiofoniche danno l'idea di un pastiche magari non gradevole di per sè ma certamente rappresentativo dello spirito "plasticoso" dell'epoca!


Molte sono le canzoni che parlano di ribellione dei figli, hippie dell'ultim'ora, verso i genitori, chiusi nel loro perbenismo borghese cieco e capitalista.

Società borghese e perbenista quella, poi, di "Harry You're a Beast" in cui si parla di una scena di stupro famigliare di un padre di famiglia sulla propria moglie che si rifiutava di offrire "l'altro buco".

Canzone invece di vera denuncia politica è "Who Needs The Peace Corps?" in cui viene denunciato sia il potere ufficiale (i "Peace Corps" sono un gruppo di volontari fondati nel 1961 e si sente facilmente la frase "I love the police as they kick the shit out of me durante uno sproloquio psichedelico) sia gli hippy (il ritornello "go to S. Francisco" è un motivo che ritorna sempre per tutto l'abum con un alone ironico che farete fatica a non cogliere).

Absolutely Free è, invece, un vero inno (ovviamente da leggersi in chiave ironica) del pensiero hippie confuso ma, nella sua semplicità, incredibilmente poetico. Fatto sta che la canzone, senza anche il suo "flower power sucks" ripetuto in maniera quasi ipnotica che lo rende unicamente comico e originale, rimane la mia preferita in assoluto di questo album. Che condividono con lei questo spirito psichedelico libero sono anche "Concentration Moon" e "Take Your Clothes Off While You Dance" che, però, non riescono a reggere il confronto seppur di grandissima qualità.

A parte "What's the Ugliest Part of Your Body" (con tanto di "reprise" che strizza l'occhio alla "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band" dei Beatles anch'essa seguito dalla sua seconda parte) e la simpatica "Make the Water Turn Black" (basata su un'esperienza di Zappa che, con degli amici, cerco di mantenere sotto osservazione un barattolo di urina per vedere che succedeva) la canzone che più colpisce per la sua forza satirica è "Flower Punk" in cui a essere modificata e parodizzata è "Hey Joe" dei Byrds (sì, quella di Hendrix è una cover molto diversa dall'originale).
Perchè poi vi metto il disco per intero in una posizione random e non il video per ogni canzone? Andatelo a "Blogger" che mi mette sull'articolo dove vuole lui i video senza che li possa spostare!




Ovviamente so di essere stato molto sbrigativo nel parlarvi di ogni traccia ma spero che questa come analisi vi sia piaciuta. Quindi questi i motivi per cui, secondo me, "We're Only in it for the Money" è #purogenio! E voi, che cosa ne pensate? Siete d'accordo con me o no? Ditelo qui con un commento oppure venite a trovarmi sulla mia pagina fb! Rubriche di questo tipo saranno molto irregolari in quanto pensate per essere infra settimanali e il tempo, come capite anche voi, non è infinito per nessuno! Noi ci si vede sabato con "Cirano de Bergerac" di Rostand!

sabato 8 novembre 2014

"Minimal Incipit" di Giancarlo Pasquali: quando l'inizio di un libro è arte!

Oh oh oh, benvenuti a questo ormai ricorrente appuntamento del sabato! Oggi non si parla di libri né di librerie indipendenti ma di artisti. Ebbene sì, come se i viaggi, le mostre e tutto il resto non fossero abbastanza ora è giunto il momento di addentrarci nel fitto sottobosco degli artisti indipendenti in Italia (figo, no?). Certo, un po' pretenziosa come introduzione ma, bhè, vediamo come si evolve la cosa, no? Quella che ho fatto con Giancarlo Pasquali, ideatore del progetto "Minimal Art", non è un'intervista e nemmeno un incontro formale ma una chiaccherata semplice e tranquilla in cui abbiamo parlato del suo lavoro. Quindi non aspettatevi "domandina e rispostina" ma un discorso completo incorniciato e abbellito dalle sue opere (a cui vanno ovviamente tutti i crediti, io è già tanto se sono riuscito a inserire le immagini). Pronti quindi a tuffarvi in questo viaggio?
Questo è "Minimal Incipit"! (in parte, almeno)

Giancarlo Pasquali, classe '64, l'ho conosciuto all'inaugurazione della libreria "Le Notti Bianche" (che fa parte del progetto #sosteniamoci come già vi ho raccontato qui) con cui collabora. Viene dalla nebbiosa Bollate, nella provincia di Milano, dove ha fatto parte (e continua ancora oggi) dell'associazione culturale "L'Ora Blu" (di cui lascio il link del blog). Giancarlo, però, non è principalmente un uomo di lettere ma un grafico: ha ormai molti anni d'esperienza alle spalle e ha addirittura realizzato locandine di film e altri progetti di cui vi accennerò più tardi. Nel 2012 prende in gestione, per conto dell'associazione, un bar/ristorante/pizzeria che vuole diventare una sorta di centro di ritrovo culturale della zona MA sorge un problema: il locale ha bisogno di un arredamento funzionale al suo ruolo! Ed ecco la trovata di Giancarlo: va su internet, consulta vari elenchi dei libri più letti secondo certe classifiche americane, prende l'incipit delle varie opere associando loro un semplice disegno "minimal" che si ricolleghi al tema trattato e, infine, stampa tutto su cartoncino. Era il novembre 2012 quando nacque "Minimal Incipit". Le tavole sono un successone e riscuotono parecchio successo già al primo incontro al circolo con Gianni Biondillo, un autore di Milano. Inizialmente restio viene, infine, convinto dagli amici a portare in giro le sue opere.
Prova ad inviarle a varie librerie tra cui la milanese "Il Mio Libro" di Cristina di Canio e, come dice lui stesso, "fu subito amore". La sua attività viene, piano piano, supportata e pubblicizzata da sempre più librerie indipendenti fino ad arrivare anche a Vigevano, l'ultima tappa per il momento ma con molte altre a venire. In cantiere vi sono sogni e progetti (top secret che non posso rivelarvi) e questo non è che la prima fase di un viaggio artistico e culturale di tutto rispetto. Dal 12 al 16 di questo mese all' "Archivio Sacchi" di Sesto Milanese sono esposte tutte le sue opere, comprese le locandine dei film da lui realizzate: io ci vado
giovedì 13! E a voi va di venire con il sottoscritto? Vi lascio il link dell'evento in fondo alla pagina! Se invece siete incuriositi dal progetto e volete mettervi in contatto con l'autore vi potete benissimo rivolgere a lui direttamente via fb o attraverso di me: per esperienza personale posso dire che è una persona squisita e disponibilissima! Inoltre sarà presente sul luogo della mostra il 17 perchè parte della giuria del concorso "Ex Cover": un'ottima occasione per conoscerlo dal vivo!

E sarebbe anche bello salutarci qua allegramente se non vedessi là, in fondo, una manina alzata per una domanda "Ma come mai di tutti gli artisti che girano in Italia e nel mondo ci parli proprio di lui? Che ha di speciale?". La risposta in realtà è abbastanza semplice: "Minimal Incipit" di Giancarlo Pasquali è il segno di un tempo che sta cambiando, di una cultura letteraria solo apparentemente morta ma che, come una fenice, sta riacquistando forza dalla sua cenere. Sono anni che si è manifestato un certo disinteresse nei confronti della letteratura da parte di una grande fetta di pubblico che si accontentava del suo Fabio Volo e di biografie di Steve Jobs pensando di ricavarne profondissime meditazioni filosofiche (da entrambe le opere, sia chiaro...). Ora, al contrario, vi è una
riscoperta della letteratura con L maiuscola da sempre più persone che si manifesta nella sua unione con altre arti: la pittura, la grafica e la musica a più livelli. Qualche esempio? Fioccano oramai le biografie, più meno romanzate, di vari cantanti spesso con formati particolari e accattivanti come il da me già citato "Transmissions: Vita e Morte di Ian Curtis" dell'amico Alessandro Angeli (se siete interessati contattatemi in privato, qui la pagina dedicata!) che non è un puro racconto di vita ma un'unione di note e parole da ascoltare, in tutto e per tutto, con cuffiette e i-Pod alla mano. Di altro tipo è invece l'album di Caparezza "Museica", pieno zeppo di citazioni letterarie e artistiche e rivolto a un pubblico amplissimo: una vera innovazione in ambito culturale non tanto perchè presenti materiale troppo rivoluzionario (anche, in alcuni casi) quanto per via della portata enorme che le sue canzoni hanno (giuro che ci scrivo un articolo analisi intero, fatemi prima prendere il CD!).
E questo blog, d'altra parte, non è da meno.

Infatti mi dispiace dovervelo annunciare ma sì, ho delle cose da dire MOLTO importanti su questo spazio (che palle eh? non posso biasimarvi) ma, per una volta, sono tutte molto molto positive. Non sono qui ancora da un anno a parlarvi di robe, è veramente presto, ma noto come un pochino le cose, piano piano, stiano cambiando (ora più di prima, casomai aveste già sentito queste parole). Mentre voi state leggendo queste parole, ad esempio, io sto finendo definitivamente di lavorare al logo ufficiale del Letterarteblog. E la cosa, ragazzi, non è proprio una robetta da poco perchè legata a un progetto molto importante. Sabato prossimo (o giù di lì) verrà aperto il canale Youtube ufficiale legato a questo spazio: eh già, è sputtanamento time (anche se non mi vedrete ma sentirete solo la mia
suadente voce)! Il primo video è una sorta di trailer e introduzione, nulla che i più azzimati di voi non conoscano, ma è rivolto a spiegare agli "altri" una volta per tutte perchè siamo qui. Che cosa cambierà nella gestione delle cose? Nulla sostanzialmente! Gli articoli continueranno a uscire regolarmente qui, nulla di diverso da prima. Dall'altra parte, invece, troverete collaborazioni, off topic e puttanate (quelle non mancano mai) che necessitano di uno spazio a parte. Già io ve lo dico, il primo vero video sarà probabilmente una collaborazione che bolle
in pentola da... mesi! E fidatevi, non avete idea nè di chi sia il personaggio in questione nè di cosa tratterà: rimarrete scioccati (che poi, dovrebbe andare in porto al 90%, oh: io spero continui bene come fin'ora!).


E dunque, che altro fare se non salutarci qua? Spero che le opere di Giancarlo Pasquali con cui ho accompagnato la lettura dell'articolo vi siano piaciute! Se volete venire con me giovedì 13 novembre a vedere la sua mostra "Minimal Art" e/o la mostra di Chagall lasciate un messaggio qui oppure cliccate qui per la pagina fb! Nelle prossime due settimane andremo ad approfondire un personaggio, invece, che ha conosciuto un triste destino, diviso tra mito e realtà: Cirano de Bergerac!