Ho
visto "Pink Flamingos", meglio conosciuto come "Fenicotteri
Rosa" in Italia. Se non avete mai sentito prima il titolo dovete
sapere che questa pellicola viene considerata, per dirla all'inglese,
"The Mother of trash movies". John Waters nel 1972 è
riuscito a creare un prodotto così affascinante e offensivo da
essere ricordato per anni se non come uno dei peggiori film della
storia, sicuramente il più trash!

(nel prossimo trafiletto SPOILER ma il finale non è così importante)
La
trama consiste in una serie di vendette, una più assurda dell'altra,
finché Divine non arriverà a risolvere la vicenda eliminando la
coppia di fronte a una stampa estasiata. La pellicola si chiude con
la scena che rese famosa Divine al livello internazionale: per
coronare il so trionfo come "filthiest woman alive" mangia,
di fronte alla telecamera, un escremento di cane appena depositato
sul marciapiede. Come in seguito chiarito, non si trattava di una sua
perversione né provò alcun tipo di gioia nel compiere quel gesto,
"semplicemente era scritto sul copione". Tuttavia questo
gesto la portò sulla bocca di tutti e creò un vero scandalo: forse
nessuno ha mai più fatto qualcosa di così genuinamente scioccante
di fronte alla cinepresa!
Fatto
sta che Pink Flamingos, piaccia o meno, fa maledettamente bene il suo
lavoro: scioccare e disgustare. John Waters, il regista, non è uno sciocco ed era ben conscio del valore della sua pellicola che, ci
tengo a precisarlo, risale addirittura al 1972. Divine diventa così
un'icona hippie, punk con 10 anni anni di anticipo. Come
testimonia una sua intervista del 2010, Pasolini fu un punto di
riferimento per lui e "Salò", del 1975, non fa che
confermare questo tipo di intesa. Intesa che si sviluppa sul triplice
asse De Sade-Pasolini-Waters. Tutti e tre hanno un obbiettivo (gli
ultimi due in particolare nelle pellicole di cui parliamo oggi):
portare il male dell'umanità a galla. Che sia tra le pagine di un
libro o sul grande schermo, che ci piaccia o meno, questi tre autori
portano lo stesso messaggio in tre modi diversi: narrazione, tragedia
e commedia, l'uno complementare rispetto all'altro. Mentre guardavo
la pellicola mi è capitato più volte di pensare "Cavolo, ma
questo è De Sade" traendo le mie conclusioni non solo da quello
che vedevo ma anche da quel che sentivo.
A
questa lettura andrebbe aggiunta quella punk di rottura col passato,
di capovolgimento di regole e valori. Già la drag queen è
ribaltamento dell'ordine comune, Divine riesce a "ribaltare il
ribaltamento" con il suo modo di fare e la forza trasgressiva
che la contraddistingue. Divine non fa "schifo", vuole "far
schifo". Che ci piaccia o meno il movimento hippie è stato il
primo filone di rottura con la tradizione classica del dopoguerra,
una delle prime opposizioni concrete al sistema che partono fin dagli
anni '50. Sicuramente la comunità LGBTI deve a Divine una certa
visibilità, sebbene non sia stata un faro nella lotta dei diritti.
Oggi Harris Glenn Milsted, in arte Divine appunto, è morto ma la
comunità ha già una sua permanenza stabile nella società da
diversi anni. E questo, nel bene e nel male, grazie anche a lei.
Il film è, ad oggi, inedito in Italia ma non all'estero. Tuttavia online s trova abbastanza facilmente una versione sottotitolata in italiano con tanto di contenuti extra (il commento di Waters a molte scene). Alla fine Pink Flamingos mi è piaciuto. Non è di certo un film da primo appuntamento, però lo trovo brillante e geniale in quel che vuole fare: schifo.
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