sabato 15 febbraio 2014

Il Grande Mistero di Luciano e Apuleio: due romanzi a confronto! (EXTRA)


Salve a tutti, e benvenuti a un nuovo capitolo! Oggi, dopo i soliti ringraziamenti (grazie), passiamo subito a questo articolo “extra”: infatti non tratterò di un’opera nel dettaglio ma della vita di due grandissimi autori, Luciano e Apuleio, che mi servirà da base per parlare soprattutto del primo nel dettaglio senza dovervi ripetere tutto ogni volta.

Innanzitutto, perché dedicare un capitolo a parte proprio per queste due figure? Della loro vita, in effetti, sappiamo molto poco ma le analogie tra i due sono così particolari e misteriose che meritano di essere analizzate perché creano un caso unico ed eccezionale nella storia della letteratura.

 Ma iniziamo subito con quello di cui più mi preme parlare, Luciano di Samosata (120 d.C.-190 d.C. circa). Egli nacque in Siria, all’estremità orientale dell’impero romano, a pochissimi passi dal regno dei Parti, o Persiani a dir si voglia, da una famiglia di ceto medio. Molte informazioni sulla sua infanzia ci vengono fornite dall’ opera autobiografica “Il Sogno” in cui racconta come, vista la sua predisposizione da bambino  a fare piccole statuette di animaletti di cera a scuola, sia stato introdotto nella bottega dello zio scultore. E questi, che il giorno che c’era lezione di pedagogia a scuola aveva la febbre, al primo sbaglio del piccolo Luciano, lo riempì di botte costringendolo a tornare a casa piangendo dalla mamma. La notte però fece un sogno molto strano: due donne, una grossa e rude, personificazione della Scultura, e l’altra aggraziata e delicata, la Letteratura, gli apparvero per cercare di convincerlo a scegliere una di loro. Ma il giovane Luciano, dopo la brutta giornata passata, non ebbe dubbi: Letteratura non fece nemmeno in tempo finire il suo discorso che il ragazzo già si era lanciato tra le sue braccia. L’opera, molto breve e semplice, presenta qualche tratto interessante che mi ha colpito. Innanzitutto tutti i nomi dei familiari, del nonno e del padre in questo caso, sono stati volutamente censurati dall’autore con una serie di asterischi. In un’epoca in cui il concetto di privacy non era poi così importante la scelta risulta particolare. Inoltre, se Luciano si fosse vergognato della sua famiglia di origine, non avrebbe continuato per tutta la vita a vantare le sue origini culturali siriane (nessuno al tempo gli chiedeva un kebab senza salsa bianca) e, se fosse stato famoso presso i suoi contemporanei, perché evitare che la sua fama ricadesse sui suoi parenti? Un’altra particolarità sta proprio nella scelta dell’argomento. Un’opera autobiografica e elogiativa allo stesso tempo è tipica solo di figure molto egocentriche (come Cicerone che, tra le righe, e sono molte, si vanta di aver salvato tutta Roma da solo), non di autori scherzosi e spiritosi come lui che anzi ridicolizzava questi personaggi scrivendo feroci testi satirici. Certo, scrisse molte opere strane come l’ ”Elogio della Mosca”, ma questo perché faceva parte dei neosofisti, una corrente filosofica che sosteneva che si potesse parlare di qualunque cosa sostenendo, grazie all’uso illimitato della parola, tutto e il contrario di tutto (ma diciamo pure che ci tornerò su un’altra volta, se sto a spiegarvi tutto ora non ce le caviamo più). Per il resto, della sua vita, non sappiamo troppo: si mosse prevalentemente tra l’Italia, la Grecia e l’attuale Turchia diventando maestro di retorica e ricoprendo incarichi politici vari. Egli attraversò diversi periodi di produzione, da quello puramente satirico (il “Dialogo dei Morti”) a quello filosofico (“I Filosofi all’Asta”), fornendoci diverse biografie di personaggi celebri del suo tempo con ritratti nitidi, particolareggiati e spietati (“Alessandro o il Falso Profeta”). Ma di tutte queste opere ho deciso che ne parlerò a parte: infatti, come avrete capito, Luciano è uno dei miei autori preferiti di sempre e ci tengo a sviscerarlo bene ma con calma, così da non confondervi le idee. Quel che mi importa ora è invece palare della sua attività di romanziere con “La Storia Vera” e “l’Asino”, opera di cui ci occuperemo oggi mentre l’altra la rimando al prossimo articolo!

Ma ora passiamo invece ad Apuleio (125 d.C.-170 d.C.)! Egli nacque a Madaura, nell’attuale Algeria, ma non sappiamo nulla né della sua famiglia di origine né ci sono pervenute troppe notizie certe sulla sua vita. Sappiamo che, di sicuro, egli amava viaggiare tantissimo, tant’è che si recò pure in Egitto dove si convertì al culto di Iside e Osiride (religione di cui ci parla anche Plutarco in un trattato particolare, “Iside e Osiride” appunto). Tale scelta religiosa fu talmente determinante da influenzare il suo più grande lavoro, le “Metamorfosi o Lucio e l’Asino d’Oro”, soprattutto nel finale (di cui non vi spoilero NULLA DI NULLA, andate a leggervi il romanzo che merita assolutamente!). Ma, attraverso un suo lavoro autobiografico, “La Magia”, noi sappiamo che fu accusato da della gente di un paese del nord Africa di essere uno stregone. Quest’ accusa, ovviamente infondata, era stata fatta da dei parenti di una vecchia e ricca vedova che il giovane Apuleio era stato accusato di aver sedotto con dei filtri magici per poi sposarla (ma lui l’amava comunque, sicuro). In quest’opera, che altro non è che il testo di difesa scritto e pronunciato da Apuleio, sono presentati tutti gli indizi che avevano portato gli accusatori a condurlo davanti al giudice e si basavano su fatti che noi oggi definiremmo normali ma che per quell’epoca erano qualcosa di magico e misterioso come… lavarsi i denti (cosa sconosciuta ad alcuni ancora oggi) con del dentifricio (sì, c’era già ai tempi, e veniva importato dall’oriente) e guardarsi allo specchio (il vetro ai tempi veniva poco usato perché difficilissimo da realizzare). Non sappiamo poi come andò a finire il processo, ma è probabile che Apuleio si sia salvato. Ma perché è così interessante questo testo? Innanzitutto si tratta di una delle pochissime difese in tribunale che ci è giunta per intero di quel periodo storico oltre ad essere l’unico vero documento biografico sull’autore in nostro possesso. Come si può evincere dal testo, Apuleio era molto interessato alle culture diverse dalla sua e assorbiva usi e costumi particolari che lo rendevano misterioso e sospetto agli occhi della gente (come un templare o un Maya, dicono le fonti). Per il resto non sappiamo nulla, nemmeno come si chiamasse veramente! Il nome che ci è stato tramandato, Lucio, è lo stesso di quello del protagonista della sua opera e la cosa è alquanto sospetta. Come può essere successo? Vi ricordate forse di quel patriarca bizantino, Fozio, a cui piaceva scrivere riassunti e di cui vi ho parlato qualche articolo indietro? No? Malissimo, ma potete rimediare andando tutti QUI per mettervi in pari! In ogni caso il sant’uomo (nel vero senso della parola)  decise di riassumere anche la trama di quest’opera, forse attribuendo al suo autore il nome del protagonista, confondendosi come un ubriaco a un Gay Pride (cose che capitano quando ancora Wikipedia non esisteva anche se, diciamocelo, prima di scrivere certe cagate poteva anche buttarci un occhio a quel che faceva o fare almeno un paio di riletture). Ma, attenzione, il nostro Fozio potrebbe averne fatte anche di peggio! Infatti pure Luciano (forse, ma non si è certi sia lui) ha composto un’opera molto molto simile, “L’Asino” appunto, di cui il nostro riassuntista (o riassuntatore, fate voi) parla. Ora, che Luciano sia diventato il Lucio del libro e questi a sua volta Lucio Apuleio? Molto probabile ma… tutte ste storie di asini da dove spuntano (ma soprattutto, la mia voglia di parlare di questi animali, da dove nasce?)? Perché c’è un mega romanzo al riguardo e poi un suo riassunto con un finale completamente diverso? Da dove sono nate tutte queste leggende? Non lo sappiamo. Non ci sono arrivati infatti altri romanzi o testi che accennino ad alcun tipo di trama del genere. Però, senza un modello precedente, non è possibile che due opere del genere siano nate nello stesso periodo e con caratteristiche così sfacciatamente uguali! A questo punto diventa una semi certezza ormai che Apuleio e Luciano (o chiunque abbia scritto quest’opera) quantomeno si conoscessero o avessero a che fare con un circolo culturale perlomeno simile.

Quindi, per riassumere, ci ritroviamo con due autori contemporanei parecchio misteriosi, entrambi grandissimi viaggiatori e conoscitori di culture molto lontane che hanno scritto opere molto molto simili (quella di Luciano è veramente un riassunto di quella di Apuleio, riprende anche gli stessi episodi). Una cosa del genere è destinata a non ripetersi mai più nella storia della letteratura e ciò mi fa sospettare che sotto ci sia qualcosa di più di una banale collaborazione o scambio di idee. Probabilmente è andato perso uno dei più grandi romanzi mai stati scritti sulla faccia della terra e, che per un motivo  per l’altro, non ci è arrivato. La stessa opera di Apuleio fu rinvenuta solo nel 1300 da Boccaccio (1313 d.C.-1375 d.C.) che la utilizzò come spunto per il suo “Decamerone” (1351). E non è nemmeno difficile immaginare perché la trama sia stata così censurata dai copisti medievali dati i contenuti parecchio spinti (il culmine viene raggiunto con un episodio di zoofilia in cui l’asino, date le sue doti, è il protagonista indiscusso tanto per intenderci). Inoltre, all’interno dell’opera di Apuleio, è incastrata, proprio a metà, rompendo tutta la storia, la famosa favola di Amore e Psiche che ispirò tantissime opere d’arte successivamente (tipo questa e questa).

Prima della conclusione qualche informazione per i consigli sugli acquisti! “La Magia” di Apuleio io l’ho trovata in un’edizione sconosciuta ma molto accurata della “Acquarelli”, una collana della Giunti penso introvabile (non c’è su il prezzo per dirvi), però l’ho vista in giro anche in economica della BUR, per cui penso venga 10€ o anche meno. Il “Sogno” e l’ “Asino” di Luciano li ho trovati insieme al “Gallo”, un dialogo filosofico molto divertente, in un unico libricino (di cui non trovo la copertina) della Oscar Mondadori a soli 9,50€ e, penso, non sia difficile da trovare. Infine per le “Metamorfosi” di Apuleio andate sul sicuro con una versione BUR completissima di note a soli 10,60€. Tutte queste opere sono facili da leggere, interessanti ma soprattutto divertenti e godibilissime quindi che aspettate a prenderle?

Ed eccoci arrivati alla fine di questo articolo. So che non è stato magari dei più brillanti ma mi serve come base per parlarvi tranquillamente di Luciano. Ed è per questo che ho deciso di considerarlo un extra, qualcosa di piccolo e a parte, che mi serve da introduzione al prossimo brano in cui parlerò della “Storia Vera”, una delle mie opere preferite di sempre e su cui mi soffermerò parecchio. L’unico dispiacere è di aver liquidato così in fretta il povero Apuleio col suo straordinario romanzo ma, veramente, sono stufo di parlare di asini, basta! Quindi nulla, se avete trovato un po’ giù di tono questo articolo non preoccupatevi, col prossimo si ricomincia alla grande! Ovviamente COMMENTATE condividete e mi piacciate! Questo brano lo dedico agli amici dell’associazione “Anche Fozio Ha un’Anima” che da anni si batte per salvaguardare la figura del bistrattato santo bizantino che altrimenti sarebbe bandito da ogni libro di testo.

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