sabato 8 marzo 2014

Magica storia della Magica Magia: Magico viaggio nel Magico mondo della letteratura Magica


Salve, e bentornati a questo (ennesimo) capitolo settimanale! Oggi, come vi avevo promesso l’ultima volta, non parlerò di opere letterarie o di autori nello specifico, ma cercherò di farvi un quadro sintetico (per quanto questa non sia proprio la mia arte) ma esaustivo di un tema molto particolare e spesso banalizzato: la magia.

Innanzitutto qualche precisazione. Non dovete immaginarvi qualcosa come formule magiche, conigli dal cappello o copricapi a punta e nemmeno stregoni o maghi come questo. Siamo qui a parlare di un fenomeno culturale e, sotto alcuni aspetti, popolare, privo dei caratteri a cui noi oggi siamo abituati ma che, al contrario, è stato condotto nei secoli passati come una ricerca quasi scientifica. Inutile dire che, come vedremo, il significato stesso del termine e la concezione che ne avevano gli antichi si è radicalmente modificata nel corso dei secoli. Aggiungo anche che, a causa della lunghezza del brano, sono stato costretto a tagliare alcune parti (il “Corpus Hermeticum", il ruolo di Ermete Trismegisto e Salomone per citare giusto qualcosa) di cui però sarò contento di parlare nei commenti (che ricordo essere aperti a tutti) se a qualcuno interessasse qualche delucidazione al riguardo. Ma non perdiamoci in chiacchere generiche e cominciamo subito!

La concezione della magia era nota già agli antichi Greci (e, sul serio, cos’è che non sapessero?). Questa veniva vista come qualcosa di oscuro, impenetrabile e misterioso, lontana dal mondo considerato civile dei Greci e molto vicina all’oriente barbaro, terra geograficamente indefinita piena di prodigi e meraviglie che da sempre ha incuriosito gli abitanti della penisola mediterranea. Questo incontro-scontro tra culture, diffidenti l’una verso l’altra, e mentalità è ben visibile con la figura di Medea, protagonista prima della omonima tragedia di Euripide (485 a.C.-406 a.C.) e, in seguito, eroina ribelle delle “Argonautiche” di Apollonio Rodio (295 a.C.-215 a.C.). Medea, figlia di Eete, re della Colchide, una regione lontana che si affaccia sul Mar Nero (come ancora per poco l’Ucraina), è una maga che ha ottenuto i suoi poteri grazie alla sua parentela con Fetonte (e poi dicono che il nepotismo è un fenomeno moderno), il dio del Sole. Lei si innamora perdutamente di Giasone (che sarà stato sì bello ma, come vedremo, anche un po’ stronzo), un eroe Greco giunto nella sua terra con altri 50 eroi mitici (aveva paura di rimanere da solo la notte) per prendere il vello d'oro, la pelle di una pecora volante divina. Però l’eroe rappresenta una cultura totalmente diversa da quella della principessa della Colchide, è uno straniero, amarlo significherebbe andare contro la volontà del suo clan, del suo gruppo famigliare. Ma lei è disposta a far tutto il possibile (e anche di più) pur di potersi far spolverare la cassettiera: non solo aiuta l’eroe a recuperare il vello dorato con numerosi incantesimi, ma scappa pure con lui e, per non essere raggiunta dal padre, lo distrae lungo la via facendo a pezzi suo fratello e sparpagliandone i pezzi lungo la strada per cui gli inseguitori, con a capo il vecchio re, sono costretti a fermarsi a raccogliere i resti del giovane principe (Medea sei stata proprio una monella!). Dunque Medea è disposta a far di tutto scatenando l’inferno delle sue passioni pur di raggiungere il suo obbiettivo: ed è per questo che, pur di far soffrire Giasone che la voleva lasciare per un’altra donna (dopo un po’ ci si stufa, cercate di capirlo), dopo che le aveva fatto uccidere gente a destra e sinistra per salire al potere (tanto lei era pronta a seguirlo in tutto, non si faceva troppi problemi), è disposta a eliminare i suoi stessi figli avuti con l’eroe greco e a fuggire via (ancora una volta monella!). La magia selvaggia e passionale che proviene dalle lontane terre barbariche è così presentata come un’ arma a doppio taglio: da una parte questo mondo magico e misterioso incuriosisce e affascina ma, dall’altra, se viene stuzzicato e infastidito, può rivelarsi terribile e distruttivo. Questa è una magia che fa riferimento agli dei: la maga non fa uso delle forze della natura (come sarà invece nel rinascimento) ma invoca l’aiuto delle divinità protettrici per aiutarla (infatti scappa a bordo di un carro trasportato da una coppia di draghi alati e non sollevata da un vortice d’aria, per dire).

A Roma la magia risente ancora molto dell' influenza greca (la “Medea” di Seneca e la negromante della “Farsaglia” di Lucano sono un esempio) ma diviene anche comica e caricaturale. Le fattucchiere diventano vecchie matte (si sarebbero volentieri fatte intervistare da Andrea Diprè per il sociale) che si aggirano di notte per i cimiteri, addobbate in maniera ridicola come ci racconta Orazio nelle sue satire, per prendere ossa o strani ingredienti per i loro filtri (salvo poi essere spaventate e messe in fuga da una rumorosa scoreggia fatta da una statuetta del dio Priapo). Rimane però un aspetto fondamentale: la magia è diverso, è tutto ciò che è estraneo e proviene da una cultura estranea (in particolare dai regni alessandrini, come quello di Alessandria d’Egitto, che esportavano prodotti interculturali come il “Corpus Hermeticum” che ebbe influenze talmente vaste da toccare poeti come Teocrito). La terra della magia per eccellenza, dove si pensava che pure i sassi potessero parlare, diventa la Tessaglia, una regione della Grecia in cui si avventura Lucio, il curioso protagonista del romanzo di Apuleio (di cui vi parlo qui), proprio per imparare quest’arte.

Però, con l’avvento del medioevo e poi soprattutto del rinascimento, le cose cambiarono parecchio. Per comprendere a fondo l’argomento è indispensabile parlare prima della concezione degli spazi della natura per i medievali, poi mutata per gli umanisti rinascimentali, che è alla fine la teoria della natura elaborata dal filosofo Aristotele (384 a.C.-322 a.C.) che a noi, così abituati a sentir parlare di chimica e molecole, sembra (e infatti è) di una banalità assurda. Infatti gli antichi ritenevano che in tutto ci fossero quattro elementi (terra, acqua, aria e fuoco), ognuno con un proprio grado di peso (nell’ordine in cui li ho messi tra parentesi dal più pesante al più leggero) che doveva essere rispettato in natura. Così tutto ciò che era composto di terra avrebbe cercato in tutti i modi di andare in basso mentre il fuoco avrebbe cercato di salire in cielo al di là dell’aria. Inoltre esisteva un quinto elemento, l’etere, che componeva indifferentemente tutto ciò che oggi definiremmo spazio, dal Sole alla Luna passando per tutti i corpi celesti (massì, tanto si vede che è tutto la stessa cosa). In particolare tutto l’universo era organizzato in centri concentrici che piano piano si allontanavano dalla terra (pensate a un sasso gettato su uno specchio d’acqua): più si saliva, allontanandosi dalla amterialità e corporalità del nostro misero pianeta (scuuusa allora, etere, scuuusa), meglio era. Inoltre ad ogni livello corrispondeva una divinità, piano piano sempre più perfetta, che culminava con il così detto “motore immobile”, la grande divinità che faceva muovere tutto il mondo. I medievali, molto legati alla figura di Aristotele (figuratevi gli altri come erano conciati per credergli), presero paro paro lo stesso modello sostituendo però Dio al “motore immobile” e i santi e gli angeli alle altre divinità. Questa era una visione verticale del mondo definita teocentrica, ovvero con Dio (Teo dal greco) al centro di tutto, grande protagonista delle vicende universali.

Invece con l’umanesimo rinascimentale, circa nel 1400, la visione dell’universo cambia radicalmente. Al centro di tutto non c’è più Dio ma il genere umano, protagonista di ogni vicenda universale: è il passaggio dalla visione teocentrica a quella antropocentrica. Pertanto, secondo questa teoria, la natura è stata creata da Dio (lui rimane, sia chiaro, dire il contrario sarebbe costato la vita. Gesù non scherza.) per noi, creature dotate di intelletto, ed è nostro diritto, e anzi dovere intellettuale, piegarla ai nostri scopi completamente. Da qui si svilupparono numerosi nuovi approcci al mondo, tra cui quello della rivoluzione scientifica per cui è la Terra a essere al centro del sistema solare e non il Sole e quello del microcosmo e del macrocosmo: le cose che accadono dentro all’uomo (microcosmo) sono un riflesso del mondo fuori (macrocosmo) e viceversa (ovviamente è una spiegazione un po’ semplicistica ma non ho tempo di scrivere un trattato). Ed è proprio da queste teorie che nasce la magia in senso rinascimentale, ovvero l’idea di poter rendere schiava delle nostre esigenze la natura schiavizzandola (che alla fine altro non è se non il concetto di “cultura”, ovvero trasformazione di ciò che è selvaggio in qualcosa che può servirci). Quindi molti intellettuali di quel tempo che si interessavano a tantissimi argomenti, come Pico della Mirandola (1463-1494) o Giordano Bruno (1548-1600), sono ascrivibili alla cerchia dei maghi anche se non invocavano demoni o roba simile (magari Giordano Bruno in parte sì, ma lasciamolo perdere che già aveva le idee un po’ confuse di suo). In particolare il più famoso di tutti fu un certo Cornelio Agrippa di Nettesheim (1486- 1535) che, con il suo celebre trattato “Sulla Filosofia Nascosta” (tradotto suona malissimo, il titolo originario è “De Occulta Philosophia”), ispirò tantissimi intellettuali nella ricerca di metodi, più o meno fantasiosi, di un modo per assoggettare la natura. Quindi niente invocazioni diaboliche o riti strani (peccato, eh?), questi sono lasciati a un’ altra branca della magia, la così detta magia nera.

Questa, in realtà, circolava in Europa fin dal primo medioevo e con caratteristiche molto particolari. Ovviamente di opere che proponevano metodi di invocazione di demoni che assicuravano beni e ricchezze era pieno (quando uno è disperato e ha la merda alla gola cerca in ogni modo di rimanere a galla) ma, se molte avevano origini basso popolari, un’opera, giunta fino ai giorni nostri, presenta tratti particolari e che fanno pensare: mi riferisco al “Grimorio di Papa Onorio”. Come si può notare, la scelta dell’autore (ovviamente falso anche se non era ben visto data la sua incoronazione da parte di un re per motivi politici) è particolare: in fondo chi meglio di un Papa può conoscere le cose ultraterrene e riesce ad avere rapporti più o meno convincenti con il mondo divino? In ogni caso il testo presenta diverse varianti e tipologie di invocazione e non è facile capire quale sia meglio seguire: il minimo errore può rovinare mesi e mesi di lunghe preparazioni e rinunce ascetiche. Ma cosa è interessante notare è appunto questo carattere preparatorio comune a tutti i tipi di rituale. Infatti non basta svegliarsi un mattino qualunque in cui non si ha molto da fare, aprire la finestra al sole scintillante, scendere in pigiama nel giardino di casa e tracciare simboli a caso per terra: ci vogliono lunghi mesi di digiuno e preparazione mentale prima di poter provare a fare anche solo un minimo trattino per terra. Infatti il mago deve diventare un vero e proprio asceta, disinteressato alla società e ai beni materiali (tra cui sesso, denaro e potere. Dispiace a me almeno tanto quanto dispiace a voi ragazzi, vi capisco) per diventare un religioso (satanico) a tutti gli effetti. Non si richiede nemmeno sangue di vergine o cuori di neonati (che in ogni caso vorrei ricordare che fino al 28 marzo sono scontati all’ Esselunga), basta qualche agnellino o gallo, nulla di contrario alla morale cristiana, un po’ come credere in un’altra religione. D’altra parte in un’epoca piena di incertezze è anche comprensibile come la povera gente potesse cercare qualcos’altro da adorare dopo che le loro mille preghiere verso il Dio cristiano per tempi migliori erano andate a vuoto (e anzi avevano portato peste, guerre e carestie. No, ma grazie Dio, grazie davvero…). È così che nascono infatti i cuti sabbatci delle streghe. Questi furono la base di quella che oggi si  trasformata poi nella religione Wicca delle streghe (e nel partito di Casaleggio in parte). Tutti i vari riti, tramandati per tradizione orale, sono stati in parte raccolti e tramandati da Leland, uno studioso americano che vedeva nelle streghe un fenomeno di ribellione femminista contro la società maschilista del tempo. Le carte sudiate, tramandategli da una strega italiana e che, secondo lui, provenivano dall’epoca degli Etruschi (la popolazione originaria dell’Italia centrale che visse circa intorno al 500 a.C.) sono raccolte sotto il nome di “Vangelo delle Streghe” in cui Aradia, una sorta di Gesù femminile, nata dall’amore adulterino tra la dea greca Diana (protettrice della caccia e rappresentata dalla Luna, nemica del Sole simbolo di Dio, e pertanto accostata agli Inferi) e il fratello Lucifero, porta tra i mortali una anti morale cristiana. Mi piacerebbe veramente parlarvi tantissimo di quest’opera ma… l’ho finita da poco e ora non c’è proprio tempo per parlarvene bene anche se meriterebbe (commentate per saperne d più se volete, sarò felicissimo di raccontarvi tutto).

Un discorso a parte meriterebbe invece l’alchimia, una pratica particolare che però con la magia di per sé a poco a che fare se non nel rapporto con la sottomissione della natura ai propri scopi e al valore ascetico delle invocazioni per creare materiali come la fantomatica pietra filosofale. In ogni caso, per approfondire questa dottrina, rimando al libretto di Tommaso d'Aquino  (1225-1274)(grande studioso aristotelico medievale conosciuto come il “bue scontroso” per la sua corporatura e la poca propensione a socializzare con la gente) “La Pietra Filosofale” edito  da Newton Compton (5,00 €).

Quindi, di che ci rimane da parlare? In seguito la magia in quanto tale lentamente scomparve e andò degenerando fino a diventare pura superstizione come ai nostri tempi. A questo punto una classica domanda potrebbe essere << Sì, ok, è tutto un bellissimo discorso, ma tu ci credi alla magggia?>>. La mia risposta alla domanda è sì, io ci credo, credo nella magia. Credo nella magia in quanto utilizzo della natura ai nostri fini e penso sia qualcosa che si debba fare e che sia doveroso ai fini della nostra sopravvivenza come genere umano seppur nei limiti personali, senza richiedere uno sforzo morale a nessuno. Da questo punto di vista ogni ricerca medico-scientifica è da ritenersi magica: le serre, per dire, sono magia come la costruzione di dighe e canali. Quindi sì, credo in un sapere scientifico che pieghi la natura ai nostri scopi: se non usassimo il nostro intelletto faremmo un’offesa a Dio che ce ne ha dotati.

L’articolo, come già detto, è monco di diverse parti perché non c’è veramente lo spazio per dirvi tutto e, fidatevi, anche quello che vi dicono a scuola studiando certi autori come Giordano Bruno o altri è veramente poco, non c’è il tempo per approfondire un’arte così complessa e vasta. Però quello che posso fare è consigliarvi qualche testo da leggere. Iniziamo subito con “Il Senso delle Cose e la Magia” di Tommaso Campanella (1568-1639) per la KeyBook nella collana “Esoterica&Mistero” che potrete acquistare su internet per 15€ anche se, personalmente, vi sconsiglio in parte quest’opera del religioso italiano vissuto nel 1600: la lingua è quella del tempo e molto spesso è di difficile comprensione e, inoltre, nella prima metà del libro i temi trattati non sono proprio entusiasmanti. Però se siete interessati a consultare qualche testo originale non esitate, potrebbe affascinarvi! Il “Vangelo delle Streghe” curato da Leland lo potete trovare per la Fiabesca (che penso sia una piccola casa editrice indipendente) a soli 10€ che, vi assicuro, sono assolutamente ben spesi. Infine, per quanto riguarda il “Grimorio di Papa Onorio”, esiste un’edizione tanto rara quanto magnifica della Hermes Edizioni a soli 12€ curata dallo studioso Jorg Sabellicus. Egli non si limita solamente a presentarvi il testo così com’è ma, per ogni capitolo, lascia un commento completo e approfondito sui testi a cui fa riferimento il libro cercando di riempire anche le lacune lasciate dal manoscritto in maniera impeccabile. Però, dato che non è così facile da trovare, alla fine dell’articolo troverete il link alla versione pdf scaricabile gratuitamente anche se raccomando sempre la versione cartacea. Di altri testi ce ne sono ma al momento non sono riuscito ancora a reperirli. In ogni caso state attenti a non farvi truffare da certe schifezze che comunque vengono vendute indiscriminatamente nelle librerie!

Volevo come sempre ringraziarvi tutti per il supporto che mi date, le visualizzazioni e tutto quanto: il blog non sarebbe nulla senza di voi. Spero che l’argomento vi sia piaciuto anche se, mi rendo conto, per sviscerare il tutto ci vorrebbero libri e libri, non basta di certo un articoletto come questo. E il vostro rapporto con la magia qual’ è? Vi siete mai interessati? Commentate qua sotto, così si possono creare delle discussioni interessanti! Questo articolo lo dedico a tutte le “streghe” che sono morte nei roghi per opera delle barbarità compiute da chi non riesce a sopportare il diverso. L’8 marzo è anche per voi.
Vi lascio ora con un'allegra canzoncina da mettere come sottofondo a party, compleanni e invocazioni diaboliche: musichetta per feste

E la prossima volta? Di che parlare? Gli autori sono tantissimi, i temi ancora di più così come le correnti letterarie. E allora, invece di rifugiarci nei libri, perché non affrontare un argomento un po’ spinoso come l’omosessualità? In particolare vi volevo proporre, con due articoli, la visione della bisessualità prima per i Greci e poi per i Romani attorno alla quale c’è sempre molta confusione partendo dal saggio “Contro Natura” di Eva Cantarella, una grandissima studiosa del diritto antico. Quindi alla volta dell’amore omosessuale greco sabato prossimo!        



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