martedì 16 febbraio 2016

L'Anima della Riscoperta (5): il Miglior Amico dell'Uomo

Andando a guardare la storia dell'uomo notiamo che, fin dall'antichità, è stato accompagnato da varie figure animali. Se, certamente, il cane ebbe un ruolo primario in attività come caccia e pastorizia, tuttavia non fu certamente il nostro solo aiutante. Impossibile, in unico articolo, andare a parlare di ciascuno, per quanto fondamentale trasmettere il messaggio che, se siamo qui oggi, non lo dobbiamo solo a noi stessi. Per questa volta, quindi, ci accontenteremo dell'asino anche se qui troverete qualcosa pure sul maiale e la sua storia.


La cultura popolare, opposta a quella più ufficiale, non ha né origine né fine: è sempre esistita e sempre ci accompagnerà. Temi come fertilità, vita e morte, con conseguente rinascita, vengono portati alla luce tramite una serie di immagini apparentemente molto semplici ma che nascondono messaggi molto profondi. Per comprendere bene quel di cui stiamo parlando, immedesimiamoci un attimo con l’uomo preistorico: non sa nulla, può solo intuire, non ha conoscenze scientifiche di alcun tipo. Tutto funziona per similitudini: il ventre, che accoglie il seme dell'uomo, è accomunato al suolo che, oltre a generare anch'esso nuova vita col seme delle piante, accoglie pure i morti. Entrambi i luoghi, inoltre, si trovano "in basso" rispetto alla nostra percezione: ecco che l'Inferno si trova dunque di sotto, luogo negativo, in contrasto col cielo, "in alto", dove sta la testa e, di conseguenza, il Paradiso. Può sembrare un ragionamento un pochino contorto, ma si tratta, alla fine, di un gioco di associazioni continuo, funzionale a comprendere il ruolo dell'asino.

L'animale è una sintesi perfetta di questa mentalità. Genitali vigorosi simbolo di fertilità, l'ambivalenza di un ventre che accoglie cibo e genera rifiuto, scarto e dunque morte, ovvero gli escrementi. Questi, a loro volta, serviranno a dar nuova vita nella terra, tramite la concimazione dei campi. Una vera manna dal cielo per l’uomo che, piano piano, andava progredendo nelle tecniche agricole. L’animale, inoltre, è un infaticabile lavoratore, basta riempirlo di botte: un celebre proverbio Medievale recita

Cos’hanno in comune l’asino, l’albero di noce e il contadino? Bisogna picchiarli perché diano qualche frutto!


Il gioco di rimandi visto fin'ora si concretizza in svariate occasioni e epoche. Ad esempio, nel Medioevo, il tamburo, fatto con la pelle d’asino conciata e tirata, veniva suonato ai matrimoni con la mazza, simbolo fallico, come rito di fertilità e, allo stesso modo, il tamburello, dal suono così allegro, era simbolo dell’amante cornificatore. Nell’antica Grecia Dioniso era il dio dell’ebbrezza, del vino e dell’incontrollabilità delle passioni: le menadi, sue sacerdotesse, si dedicavano a culti orgiastici, detti "misteri", in
suo onore e, durante questi, come pazze, perdevano completamente il controllo di sé. Tra i personaggi che accompagnavano il corteo della divinutà veniva rappresentato, spesso, il satiro Sileno: vecchio, grasso e effeminato, vestito di giallo come le donne, simbolo del passato che si rinnova in futuro, cavalcava, non a caso, un asino che ne sottolineava il valore.

L'animale, poi, è protagonista di due importanti romanzi della classicità greco-romana: “L’Asino d’Oro” di Luciano di Samosata e “Le Metamorfosi” di Apuleio. Le due opere hanno un rapporto molto particolare tra di loro: infatti lo scritto del primo ha lo stesso contenuto riassunto del secondo, ma in lingua greca. Lucio, il protagonista, si trasforma appunto in asino e, nel tentativo di tornare alla forma originaria, ne passa di cotte e di crude. La bestia non è un semplice componente della trama ma diventa elemento comico che gode di vita propria, carico di tutti i significati visti e che di certo i due autori avevano in mente. L’animale come essere buffo, sgraziato e poco sveglio emerge anche in altre occasioni. Pare, ad esempio, che uno dei fondatori della scuola stoica, vedendolo mangiare dei fichi e bere vino, sia letteralmente morto dal ridere! Tra gli uomini colti del Medioevo correva, invece, la celebre storiella dell’asino di Buridano. Questa povera bestia, posta tra due mangiatoie piene, non sapendo a quale attingere per prima, morì di fame corrosa dal dubbio. L'asino era così importante che, nel Medioevo, si celebravano, nei periodi di festa, le “messe dell’asino”: il vescovo o il prete, durante la liturgia, sostituivano le parole col verso dell’animale!



L’asino è un animale che, nella nostra società, viene spesso sottostimato perché non riusciamo a coglierne l’importanza che aveva un tempo. Racchiudeva le speranze delle persone che sopravvivevano grazie al suo lavoro, ed era così fondamentale per loro da incarnare significati complessi e arcaici, tramandati per secoli e secoli! Spero che l'articolo vi sia piaciuto e vi do appuntamento sul blog tra due settimane (salto un articolo causa esami) e dopodomani sulla pagina Facebook per il primo concorso del Letterarteblog: venite a trovarmi per scoprire come vincere un bellissimo libro!



2 commenti:

  1. Articolo stupendo. Non solo per la semplicità descrittiva, ma per le conoscenze presenti.
    Leggendolo mi è tornato in mente un'altra presenza letteraria del caro animale: Pinocchio!
    Anche lì aveva un ruolo apparentemente denigratorio, in realtà secondo me Collodi voleva sottolinearne l'unicità, perchè solo un asino ha la forza di fare ciò che fa un asino.

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    1. Esattamente, Collodi non avrebbe preso un asino se quest'animale non fosse stato un simbolo, portatore di determinati messaggi, all'interno di una società in grado di leggerli. Questo sottolinea l'importanza dell'animale, pari a pochi altri!

      E grazie mille per i complimenti!

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