sabato 31 gennaio 2015

Viaggio in Occidente: un romanzo, un'esperienza di vita.

Ci sono dei punti fissi nella nostra cultura occidentale che, anche senza averli affrontati nel dettaglio, rappresentano un bagaglio culturale per tutti noi: tra questi vi è l'Odissea (un uomo viaggia per mare), la "Divina Commedia" (Dante si fa una vacanza nell'oltretomba) e "Romeo e Giulietta" di Shakespeare (due tipi si innamorano e muoiono) per citare i più noti. Magari non li abbiamo approfonditi (io, ad esempio, non ho mai letto nessuna delle opere citate in versione Integrale) ma ne conosciamo, anche solo in maniera raffazzonata, la trama e sappiamo riconoscerne, per dire, una parodia. Tutto il mondo, nel 2015, è paese ma ogni cultura mantiene, tuttavia, un suo patrimonio personale: anche quella orientale. E l'opera che, a conti fatti, è più significativa e incisiva per molti aspetti oggi in Cina e Giappone è il romanzo "Viaggio in Occidente" di Wu Cheng'En.

Il nostro autore
Per conoscere quest'opera non è indispensabile sapere molto del suo autore: Wu Cheng'En (1500 d.C. - 1582 d.C.) non è famoso per altre opere e ha tratto la trama del suo capolavoro da una serie di leggende precedenti che ha legato assieme creandone un romanzo. L'effettivo merito di questo mediocre scrittore è di aver saputo unire mito, religione, satira ed avventura cucendo assieme racconti popolari sotto forma di una trama unica (un po' come è accaduto da noi con l'Odissea e l'Iliade) che ha un senso e presenta pure una certa evoluzione dei personaggi (seppur minima) strada facendo.

Il romanzo, di 100 capitoli, è diviso in due parti: la prima, "Scimmiotto in Cielo", è composta dai primi 6 mentre gli altri costituiscono il vero "Viaggio in Occidente". La storia si svolge in una Cina fantastica di migliaia di anni fa e popolata da personaggi religiosi e mitici (santi immortali, draghi e divinità) che convivono tranquillamente con contadini,
"Monkey King" è l'ultimo film su questa parte
briganti e imperatori. In questa terra tutto può accadere: si può continuare a vivere per un tempo praticamente infinito ma anche cambiare forma, camminare sulle nuvole, creare potentissime magie, combattere schiere di orchi armati fino ai denti, destreggiare armi sacre, teletrasportare montagne e tanto altro ancora. Ed è in questo mondo magico che un giorno, da un uovo di pietra, nasce Scimmiotto, conosciuto come Sun Wukong o come Son Goku (ricorda nulla?), in base alla tradizione. Subito si dimostra un essere decisamente fuori dal comune: divenuto re di un gruppo di scimmie parlanti (come quasi tutti gli animali) sul Monte dei Fiori e dei Frutti, la creatura decide che vuole diventare una divinità del cielo. Dopo essersi addestrato presso un immortale ed aver appreso l'arte delle 72 trasformazioni, si reca presso un drago marino per richiedere delle armi e lì trova un bastone di metallo che si ingrandisce a suo piacimento e che nessuno, tranne lui, riusciva a spostare tanto era pesante (era servito per appiattire la Via Lattea, giusto per intenderci). A quel punto sale nel cielo e viene ricevuto dall'Imperatore di Giada, il custode supremo del mondo ultraterreno, che per liberarsene (quella sbarra era MOLTO pericolosa) gli assegna una carica misteriosa: quella dell' "equipuzio". Scimmiotto ci mette un po' di tempo a capire che "equipuzio" significa "stalliere", carica infima anche tra i mortali, e a quel punto
Guanyn diventerà, in seguito, un'alleata formidabile
minaccia di mettere a soqquadro il paradiso delle divinità. Prontamente bloccato, gli viene proposta un'altra carica, quella di controllore del "Giardino delle Pesche dell'Immortalità" che, però, gli fanno da banchetto dopo poco tempo. Braccato e rincorso da vari ufficiali, riesce a vincere molte divinità importanti nell'arte del combattimento corpo a corpo ma, alla fine, si vede costretto a cedere: viene catturato dal Lao Tzé (il fondatore del Taoismo) e dalla Pusa Guanyin (una divinità Buddhista che sarà di vitale importanza per le vicende future). Provano a scuoiarlo, a bruciarlo nel forno alchemico di Lao Tzé in cui si produce il cinabro (un elisir di immortalità in pillole) ma nulla, si arrossano solo gli occhi (un tratto distintivo insieme alle pupille d'oro): d'altra parte tra pesche dell'immortalità e quintalate di cinabro che si è inghiottito è diventato a tutti gli effetti immortale senza contare che, in precedenza, si è pure recato all'inferno per cancellare il suo
nome dal registro dei morti! Alla fine è costretto ad intervenire Buddha in persona che lo fa precipitare sulla terra con uno schiaffo e lo incatena sotto le montagne dei cinque elementi per 500 anni dandogli da mangiare solo ferro fuso bollente: questa la punizione per chi infrange l'ordine celeste.




Scimmiotto non può nulla contro l'immenso potere di Buddha!


La seconda parte è quella che dà il nome all'opera. 500 anni dopo la ribellione e l'imprigionamento di Scimmiotto, Buddha e Guanyn notano che in Cina, regno orientale, si è persa la vera fede. Allora fanno sì che il re, dopo una serie di vicende, mandi il giovane monaco Tripitaka fino al regno
Tripitaka
occidentale del Budda situato sul monastero del Monte degli Avvoltoi, nell'attuale India, per prendere un po' di testi sacri (sutra). Sulla via il monaco incontrerà e recluterà Scimmiotto (che controllerà tramite dei cerchi magici datigli da Guanyn per stringere la testa del burrascoso allievo causandogli forti mal di testa), un drago che si trasformerà in un cavallo bianco, Porcellino, un essere con la testa di maiale che mangia per dieci e che è sempre pronto a farsi beffe dei suoi compagni, e Sabbioso, un orco un po' taciturno. La via per il Paradiso Occidentale è Molto lunga (tra andare e tornare passano 14 anni) e irta di pericoli: una miriade di demoni vuole mangiare la carne di Tripitaka che, pare, possa donare molti anni di vita. Ogni volta, però, i tre condiscepoli riescono a salvarlo con uno schema apparentemente sempre uguale (maestro rapito - primi scontri non riusciti - richiesta di aiuto ad altre divinità) ma che in realtà cambia da situazione a situazione. Spesso sono costretti a chiedere l'intervento di Guanyn o, come nel caso del Demone Toro, di tutte le forze celesti in uno scontro epico che sconvolge la Terra. Finalmente, a fine romanzo, Tripitaka e Scimmiotto diventano Buddha mentre gli altri 3 discepoli riescono comunque ad elevarsi anche se con ranghi minori.



La storia, come avrete capito, se riassunta così può sembrarvi leggermente (giusto un pochino...) confusa se non sapete anche solo dell'esistenza delle 3 religioni Cinesi: Buddismo, Taoismo e Confucianesimo. Tutte e tre sono presenti (anche se l'ultima, molto diversa dalle altre, non la si trova spesso) e convivono pacificamente anche in Cielo: non c'è giusto o sbagliato, tutto convive e coesiste in perfetta armonia. L'autore privilegia, comunque, il Buddismo (anche se viene, in certe occasioni, preso di mira anch'esso) sia per ovvie esigenze di trama (anzi, spesso i taoisti sono demoni sotto falso aspetto) sia per motivi di censura.

I tre patriarchi: Buddha, Confucio e Lao Tzè

Censura? Perché un romanzo a sfondo religioso dovrebbe essere censurato? La visione del mondo divino per i Cinesi è molto diversa dalla nostra che si può riassumere con: "Sulla Terra le cose fanno schifo? In Paradiso tutto è bello". Si basa sul concetto di "trasposizione": c'è un re sulla Terra? c'è un re in Cielo. Qualcosa non funziona sulla Terra? Qualcosa non funziona anche in Cielo. Stessa cosa, dunque, anche per temi come corruzione ed eccessiva burocrazia, due piaghe che affliggevano la corte imperiale del tempo. Si rischia di essere esiliati per l'eternità perché un giorno, a uno dei numerosi banchetti, si fa cadere per sbaglio una coppa per terra! Questi aspetti ridicoli vengono evidenziati ed enfatizzati ogni volta che si parla dell'imperatore di Giada, il grande regnante celeste, e della sua corte che finisce sempre per fare delle figure ridicole. Ma anche figure religiose come Buddha e altri presentano caratteri MOLTO umani e materiali (Guanyn, personaggio fondamentale nel Buddismo, viene definita "vecchia zitella").

Ma, di tutti gli aspetti interessanti dell'opera, quello che sorprende di più è la... Storicità dell'opera! Eh già, che pensavate, che Tripitaka non fosse mai esistito? E invece sì! Egli, che in realtà si chiamava Xuanzang (602 d.C. - 664 d.C.), impiegò 17 anni per recarsi in India (14 nel libro) a recuperare
Il Vero Tripitaka
delle sacre scritture che ci sono giunte fino ai nostri giorni. Inoltre, tanto per rincarare la dose di storicità della vicenda, lo stesso Wu Cheng'En inserisce traduzioni di preghiere da parte del nostro protagonista create dalla sua controparte vera e, inoltre, un elogio che l'imperatore della Cina gli fece una volta tornato a casa.

Viaggio in occidente ve l'ho voluto appositamente presentare in modo Molto semplice perché voglio che rimanga una sorta di esperienza immediata e d'impatto: se c'è un libro da leggere, anche non per forza per intero, è questo. Potrebbe benissimo essere paragonato a un manga di combattimento moderno ma senza immagini misto a scene di poesia paesaggistica ripetitiva ma molto bella. Di tutte le opere lette fin'ora questa, come persona, è quella a cui sono, forse, più legato. In Italia, infatti, ve ne sono principalmente tre edizioni: una della Kappa che, sebbene MOLTO ridotta, è comunque decisamente gradevole (letta alle medie), una magnifica dell'Adelphi concentrata in 30 capitoli (letta alle superiori) e infine una della Luni integrale (letta di recente alle superiori): sono cresciuto, insomma, in
questi ultimi 8 anni, accompagnato in fasi diverse della mia vita da questo capolavoro che è aumentato, progressivamente, di difficoltà: non vi nascondo, dunque, la mia emozione nel finire, il 30 dicembre, questo capolavoro per l'ultima volta. Sono cresciuto con il romanzo e con lui ho compiuto un importante percorso di crescita che mi ha portato ad essere quello che sono: una specie di parente sempre presente, insomma!

Il "viaggetto" che si è fatto Xuangzang in 17 anni


Come già detto, però, non ho intenzione di esaurire qui l'argomento! Sabato prossimo doppio articolo con Angelo "Sommobuta" Cavallaro, esperto di manga e famoso blogger e Youtuber, in cui parleremo delle influenze della letteratura (e non solo) sul mondo dei fumetti giapponesi. Si parlerà, tra i vari titoli, di capolavori quali Dragon Ball, Naruto, Bleach, One Piece ma anche di JoJo, Seven Deadly Sins, Toriko e Pokémon! Tengo molto a questo progetto e spero di potervi trasmettere tutta la mia eccitazione! Venite a trovarmi su Facebook per avere continue informazioni! Altrimenti ci si vede lunedì prossimo!





3 commenti:

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  2. Penso proprio che lo leggerò nella sua edizione integrale! Darà un senso e una base a tutte quelle opere che ho conosciuto in questi anni!
    La scena con il palmo distruttore di Buddha (oltre ad essere fighissima) ricorda un sacco Asura's Wrath, gioco che mi sa che ha preso molto spunto da quest'opera

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    1. Conosco il gioco di nome ma non di fatto! Il libro, in ogni caso, dell'editore Luni è reperibile online ma occhio al costo: 60€ ben spesi ma sono comunque 60! Sulla mano di Buddha ci sarebbe molto da dire, particolare nello stesso "Viaggio in occidente" la prova cui sottopone scimmiotto sul suo palmo!

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