martedì 19 gennaio 2016

Futurismo Anno 2016

La letteratura italiana è piena di movimenti dimenticati e, quando tornano utili, rispolverati per poi essere riabbandonati in un cassetto. Tra questi, uno dei più ignorati, almeno negli ultimi anni, è il futurismo. Certo, diciamo che la forte misoginia e l'amore per la guerra, con quel profumo di fascismo e nazionalismo malsano che emana dalle pagine di Marinetti, non hanno aiutato questi autori ad avere un posto d'onore tra i giganti del XX secolo. Eppure, rileggendo di recente i loro manifesti (editi in una bellissima edizione della Abscondita in cui li trovate tutti raccolti), mi sono accorto della loro forza e lungimiranza che va al di là di alcune tematiche un po' spiacevoli anche per il sottoscritto. Analizzare il futurismo in un solo articolo è a dir poco impossibile, quindi ho deciso di prendere tre temi che, rivisti secondo la giusta luce, possono dare, secondo me, una grande mano a chi si trova in momenti di sconforto di fronte alla triste realtà che ci circonda, portando a una rivalutazione di questi artisti.

A tal proposito la prima parola che vi propongo è "Innovazione". Non come sinonimo di un cambiamento lento e progressivo ma di una vera rivoluzione, violenta come una valanga che precipita, onnipotente, sul fianco gigantesco della montagna, e spazza via d' un colpo interi villaggi coi loro abitanti. Cambiamento radicale, quindi, di tutto ciò che è, per usare un'espressione futurista, "passatista", legato a epoche andate, che ci lega a convinzioni salde ma antiquate. La meraviglia per il nuovo, per il diverso, verso forme di bellezze altre, mai viste, ma altrettanto sorprendenti. Ad esempio, la bellezza per un enorme macchinario industriale che non rispecchia i nostri canoni classici, tipici ad esempio di una statua greca, ma che con la sua massa di metallo, potente e assordante, plasma la materia, la rigira, sottomettendo la natura al suo controllo! Una creazione dell'uomo bellissima, che riesce a modificare sostanzialmente la realtà, qualcosa a cui noi siamo abituati ma di cui l'uomo è testimone da appena un centinaio d'anni. Il vecchio è vecchio, e tale deve rimanere. Anche lui, in fondo, è stato, a sua volta, innovazione di qualcosa di precedente, perché non dovremmo fare lo stesso e ribellarci alla polvere?

Legato a questo concetto riposa, indomita, la seconda parola: "Uomo". L'uomo, al centro del mondo che lo circonda, è onnipotente nella sua conoscenza della Natura che lo circonda. L'uomo è il super-uomo di Nietzche ma senza connotati filosofici di alcun tipo: ognuno può essere un eroe incredibile e può esprimere sempre al meglio le sue potenzialità, basta volerlo. Forza e coraggio sono i suoi attributi principali insieme al genio creativo, che lo contraddistingue dagli altri esseri viventi e lo accomuna a un Dio, in grado di modificare la Natura a proprio piacimento. Non bisogna sottovalutarci o affidarci passivamente a qualche essere superiore ma essere protagonisti del nostro tempo.

Essenziale, poi, "Movimento" e "Modernità". Vedo, spesso, disprezzare nuove tecnologie in favore di vecchi sistemi, seguendo il detto "si stava meglio quando si stava peggio". La modernità è liquida, è movimento, è azione e cambiamento, ormai sempre più pura istintività, non lento ragionamento, e richiede menti sveglie, intelligenti e brillanti. Non c'è tempo per lente speculazioni secolari, dibattiti infiniti sul bene e sul male o ragionamenti moderati. La Modernità richiede immediatezza e prontezza di riflessi, non si ferma, continua a mutare forma, si spande e contrae costantemente al suono di battiti di ciglia. La forza del Movimento, dell'Innovazione di cui abbiamo parlato prima, si sposa perfettamente sia
con i macchinari, le automobili grattacieli e aereoplani dei primi del 1900 sia con il nostro internet, fatto di dati frenetici che si scontrano nell'etere, strumenti per diffondere   nostre proiezioni contemporaneamente nel mondo, razzi che si fiondano nelle oscurità cosmiche dell'universo, la conoscenza a portata di pochi click. Dobbiamo amare il mondo che ci circonda, adattandolo ai nostri bisogni così da vivere il meglio possibile, saper approfittare delle opportunità che ci offre. Sputiamo sul piatto muffo dei nostri padri ammalati e costruiamoci, insieme, un futuro migliore in cui vivere, cercando di non essere così sciocchi come i nostri avi per poi, alla fine, magari sgretolarci in miseria ma stendendo la strada ai nostri figli.


Un articolo senza pretese, vero, ma che mi sento di dedicare a chi ha dei dubbi sul suo presente, passato e futuro. A chi non sa dove sbattere la testa e cerca un centro di gravità permanente. A tutti i miei lettori. A chi ha letto fin qua. A me stesso.

Russolo, Carrà, Marinetti, Boccioni e Severini

5 commenti:

  1. Bell’articolo e teoria affascinante quella di lasciarci trasportare fiduciosi dall’innovazione ! L'espressione “modernità liquida” mi ha richiamato alla mente un grande esperto di questo tema: Zigmut Bauman, il quale non è a priori contro la tecnologia, ma tuttavia ne ha sottolineato le contraddizioni e le criticità, che non sono poche e nemmeno lievi. Io sarei per un’innovazione molto riflessiva, che non escluderebbe totalmente possibili effetti collaterali…però! Chiudo con una citazione:

    "Il terreno su cui poggiano le nostre prospettive di vita è notoriamente instabile, come sono instabili i nostri posti di lavoro e le società che li offrono, i nostri partner e le nostre reti di amicizie, la posizione di cui godiamo nella società in generale e l'autostima e la fiducia in noi stessi che ne conseguono. Il "progresso", un tempo la manifestazione più estrema dell'ottimismo radicale e promessa di felicità universalmente condivisa e duratura, si è spostato all'altra estremità dell'asse delle aspettative, connotata da distopia e fatalismo: adesso "progresso" sta ad indicare la minaccia di un cambiamento inesorabile e ineludibile che invece di promettere pace e sollievo non preannuncia altro che crisi e affanni continui, senza un attimo di tregua. Il progresso è diventato una sorta di "gioco delle sedie" senza fine e senza sosta, in cui un momento di distrazione si traduce in sconfitta irreversibile ed esclusione irrevocabile. Invece di grandi aspettative di sogni d'oro, il "progresso" evoca un'insonnia piena di incubi di "essere lasciati indietro", di perdere il treno, o di cadere dal finestrino di un veicolo che accelera in fretta." Z.Bauman

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    1. Bauman era nell'aria, voluta strizzatina d'occhio a chi lo conosce! Assolutamente vera la riflessione sulla tecnologia a cui allego, a ribadire il concetto, le mie parole finali sul miglioramento del mondo che ci circonda!

      E grazie per aver apprezzato l'articolo e commentato!

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  2. Articolo molto interessante, ma mi trovo in disaccordo su alcuni punti. La prima tematica trattata, l'innovazione, é di per sé positiva poiché si basa sul concetto che l'uomo possa dominare tutto, persino la natura, e rivoluzionare il mondo, come hai sottolineato nella seconda parte, ed é quindi qualcosa che va apprezzato. Il voler cambiare presuppone però un presente degno di biasimo. Allo stesso tempo il cambiamento non necessariamente porta a qualcosa di positivo, nonstante vi possano essere le buone intenzioni dell'uomo, stiamo pur sempre andando incontro a qualcosa che non conosciamo. Altro punto che mi sento di criticare é il terzo, la modernità. Io credo che la tecnologia odierna non possa essere criticata in quanto basata sull'istinto, tutt'altro. Basti pensare al settore informatico, ove é necessario utilizzare soprattutto la ragione, non solo nel progettare, ma anche nell'utilizzare un tale prodotto e l'istinto può essere veramente poco spendibile in tali situazioni.

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    1. Buoni punti, provo a ribbatere così:

      In realtà l'assunzione che il presente sia degno di biasimo è errata: lo è il presente nel suo guardare in modo morboso al passato, creando una sorta di stallo culturale che non porta a un effettivo miglioramento. Un presente che guarda il futuro non è mai negativo, e da qui il secondo punto, sul miglioramento sempre in meglio. Vero, non per forza si cambia in meglio, ma l'uomo procede anche per tentativi. Poniamo una situazione A, attuale, da cui si arriva a una B, futura ma più infelice. Di fronte a ciò l'uomo evidentemente ha sbagliato ma non per questo deve tornare a A o fermarsi a B ma, insieme, approdare a un C migliore. Spero di essermi spiegato. Sull'ultimo punto io parlo di interfaccia user-friendly: per il resto son d'accordo, viviamo in un'epoca in cui usiamo il telefono ma non sappiamo come funzioni!

      Comunque ripeto, belle osservazioni!

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  3. Il rischio che comporta un'innovazione a oltranza, priva, sostanzialmente, di valori e principi fondanti,e di fatto quasi mai orientata alla realizzazione dei bisogni fondamentali dell'umanità sono un fatto incontrovertibile. Le tecnologie e le conoscenze di cui disponiamo oggi sarebbero già largamente sufficienti a garantire all'umanità livelli di vita qualitativamente elevati. Se vogliamo finalizzare la nostra esistenza ad un miglioramento di essa stessa, é inevitabile guardare ad altro tipo di cambiamento o rivoluzione: una crescita etica dell'uomo. Che tipo di etica? Un'etica razionale, non istintiva certamente. Un'etica profondamente vagliata e studiata che abbia come fine il benessere psico-fisico dell'essere umano. Tendere con tutte le forze alla realizzazione di questo progetto, se vogliamo abnorme nella sua grandiosità, é la vera impresa di un 'superuomo" ideale e auspicabile ed assimilabile a quello nietzschiano unicamente sotto l'aspetto della determinazione.Qualsiasi tecnologia o conoscenza senza questi presupposti risulterebbe, a lungo termine, dannosa o quantomeno inutile per gli scopi umani. Salvo rassegnarsi a vivere in un mondo caotico, conflittuale, nel quale masochismo e autolesionismo la fanno da padroni e gli interessi perseguiti saranno sempre e solo, fatalmente, quelli particolari dei pochi e in un tempo limitato, secondo logiche di vita e comportamento lontane dagli interessi dei più. Il pericolo di un mondo iper-tecnologico nelle mani di un élite economica e/o politica che estromette l'elemento uomo in ogni ambito della società, mi pare che essere un incubo non così assurdo da presentire e preconizzare.

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