lunedì 16 marzo 2015

Medea la Maga: l'Amore e l'Abbandono (1)

Di tutti i personaggi femminili dell'antichità, il più famoso è di certo Medea. Donna protagonista di diverse opere letterarie, è uno dei soggetti più rappresentati, tanto è forte la sua caratterizzazione e forza d'animo: simbolo di determinazione, coraggio e passione circondato da un contorno di follia, magia e fascino barbaro, ha impressionato poeti, tragediografi e artisti di ogni tipo. Nel percorso di tre articoli impareremo a conoscere Medea in molte sfaccettature e ci porremo delle domande sulla sua condotta: giusta o sbagliata? Condivisibile o meno? Sarete voi, di volta in volta, a decidere cosa sia giusto e cosa sbagliato e, insieme, vedremo di tirare le somme: a fine articolo vi dico come fare! Però, prima di iniziare a porci le prime domande, andiamo a conoscere la nostra protagonista.

Medea noi la conosciamo quando è appena adolescente, avrà sui 16-17 anni circa. Figlia del re Eete, diretto discendente del Sole, vive nella barbara regione della Colchide, nell'attuale Georgia. Il suo popolo da sempre vive in quelle zone impervie e dimenticate da Dio dentro a delle caverne ai piedi dei monti Urali: secondo la leggenda qui era incatenato il titano Prometeo a cui, ogni giorno, veniva divorato il fegato, che poi gli ricresceva, da un'aquila divina come eterna punizione per aver portato il fuoco tra gli uomini e aver ingannato gli dei istituendo il rito del sacrificio (ma non divaghiamo troppo). Nella regione era conservato anche un oggetto raro e portentoso: si trattava del vello (pelo) di un montone dorato volante e parlante (non sto scherzando) che aveva trasportato in volo Frisso e Elle,  due fanciulli che rischiavano di morire sacrificati dal padre, fino a quelle terre. Sfortunatamente, nonostante questo aiuto divino, la giovane Elle
L'Ellesponto è l'attuale stretto dei Dardanelli
precipitò in mare e morì: da quel giorno quel tratto di mare viene chiamato, in suo onore, "Ellesponto". Frisso chiese ospitalità al vecchio Eete che gli diede in sposa sua figlia Calciope. In cambio, però, il montone dorato venne sacrificato e il suo vello appeso a una quercia secolare protetta da un enorme drago perennemente sveglio. Ed è questo l'oggetto del desiderio di Giasone, capo della spedizione di 50 eroi provenienti dalla Grecia e inviati dal re di Iolco (#YOLO), Pelia.


Questi, infatti, pensava di potersi liberare del nipote (era figlio di suo fratello) mandandolo verso morte quasi certa in un viaggio ai confini del mondo alla ricerca di un oggetto sostanzialmente inutile. Infatti Pelia era diventato re di Iolco (#YOLO) con l'inganno quando, in realtà, il legittimo erede doveva essere, appunto, il fratello Esone, padre di Giasone. Però si sa, il male paga alla fine: un oracolo gli comunica che un giovane proveniente dalla campagna senza un sandalo lo avrebbe spodestato. E voi figuratevi la sorpresa del vecchio quando si vide arrivare proprio Giasone con un piede nudo e l'altro no! il re, che come i nostri politici non ne voleva sapere di mollare la poltrona, lo inviò dunque MOLTO lontano sperando che
schiattasse in qualche modo. Ma sottovalutò la profezia, la volontà degli dei e, soprattutto, la forza di 50 eroi mitici, da Ercole a Ulisse, radunati per quest'impresa folle sulla nave magica e parlante (non sto scherzando) Argo. Dopo varie peripezie arrivano in Colchide ma quel simpaticone di Eeta non vuole sapere di cedere il vello d'oro. La situazione si fa critica: il re sembra inamovibile, la popolazione ostile e gli eroi scoraggiati. Urge trovare una soluzione: ed è a questo punto che inizia il bello, state a sentire, aprite occhi, cervello e orecchie perché alla fine del racconto sarete VOI a decidere se Medea abbia fatto bene o meno a fare quel che ha fatto!

A questo punto della storia intervengono le divinità che fanno innamorare Medea di Giasone: questi, capita la situazione, se ne approfitta bellamente e le chiede di aiutarli. Infatti il re Eeta aveva concesso agli eroi di recuperare il vello a patto che superassero tre temibili prove: sconfiggere dei cinghiali giganti sputafuoco, eliminare l'esercito di bronzo che sarebbe sorto dai denti sotterrati degli animali bestiali e eludere la guardia del drago che soffre di insonnia: insomma, tre cosine da poco! Medea, in ogni caso, completamente rapita dall'amore per Giasone decide di aiutarlo e di tradire il suo popolo e utilizza le sue arti magiche per lanciare incantesimi vari di aiuto ai Greci. Questi riescono nelle tre imprese e recuperano il vello d'oro ma Eeta non è per nulla contento e decide di attaccarli con l'esercito per ammazzarli. Medea, che non vuole lasciare il suo uomo, decide di partire con loro. Secondo una versione del mito (che seguirò per comodità) Apsirto, il fratello di lei, decide di aiutare la sorella e di fuggire con gli stranieri. Però le truppe del padre incalzano e stanno per raggiungerli! Come salvarsi? State a sentire e poi ditemi se avreste fatto lo stesso!


Medea, vista la situazione nera, decide di compiere un atto estremo: ammazza il fratello e lo fa letteralmente a pezzi con un'ascia. In seguito, mentre continuano a fuggire, butta i resti di Apsirto per strada poco alla volta così che Eeta sia costretto a fermarsi per raccoglierli e metterli assieme. Un gesto estremo che però permette loro di salvarsi. E voi, sareste arrivati a tanto pur di aver cara la pelle e poter fuggire col vostro amore? Avreste tradito il vostro popolo per seguire uno straniero venuto da terre lontane?

Nel Medioevo questo tema simpaticissimo fu ripreso in vari poemi cavallereschi!

Per farmi sapere come la pensate e cosa avreste fatto voi potete lasciare un commento qui sotto (sono aperti a TUTTI, anche chi non ha un account google Plus) oppure potete venirmi a trovare sulla mia pagina Facebook dove vi aspetto a braccia aperte! Ci si vede venerdì per un nuovo articolo!

4 commenti:

  1. Per quanto la scelta di Medea riveli una grandissima forza e notevole coraggio nel difendere l'amore che la legava al suo uomo, trovo che quello da lei compiuto sia un gesto estremo e non giustificabile.
    Rinunciare alla propria identità, alla propria appartenenza ad un popolo fino all'uccisione del proprio fratello (che é simbolo di un legame sia affettivo sia biologico) é qualcosa che va contro il rispetto dei legami familiari e dei propri doveri civili, inseguendo un desiderio egoistico (tra l'altro proiettato verso l'ignoto).
    In sostanza, dunque, non penso avrei agito come Medea :)

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    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    2. Oltretutto il gesto, nell'ottica Greca, è doppiamente criticabile! Infatti il legame di sangue fratello-sorella è molto, molto profondo secondo leggi arcaiche e ormai perse nel tempo! Nessun Greco l'avrebbe mai imitata!

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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